PREMESSA
L' invernata in corso di conclusione
con temperature medie molto più elevate della norma e con
precipitazioni atmosferiche così basse, costituisce un
preoccupante anticipo della crisi idrica che inesorabilmente ci
interesserà in un futuro non molto lontano.
Il settore più gravemente colpito, per i notevoli quantitativi
d'acqua di cui abbisogna, sarà quello agricolo, ma anche
il rifornimento idropotabile delle nostre città, di cui
viene specificamente discusso in questa breve nota, correrà
rischi gravissimi per la diminuzione di portata che interesserà
tutte le fonti.
I provvedimenti evocati per farvi fronte sono, a mio avviso, inefficaci.
Il risparmio idrico, tanto pubblicizzato, nella migliore delle
ipotesi potrà ridurre la richiesta idropotabile del 10%,
nel mentre il rifacimento della quasi totalità delle reti
di distribuzione idrica generalmente ritenuto l'unico rimedio
atto a ridurre le enormi perdite accusate dalla gran parte degli
acquedotti italiani, è praticamente impossibile da realizzarsi
per i proibitivi costi e comunque sarebbe in grado soltanto di
diminuire i disagi ma non di ovviare compiutamente alla indicata
carenza delle fonti.
Anche il reperimento di nuove fonti sia da falde profonde di superficie,
sia da sorgenti naturali è estremamente difficoltoso perché
è praticamente esaurita la possibilità di incremento
delle esistenti e sono esigue le possibilità di emungimenti
ex novo. Infine la potabilizzazione di acque di altra origine
come ad esempio quelle marine oppure quelle restituite dai sistemi
fognanti appare tanto onerosa da risultare all'ultimo posto nella
scala delle priorità .
La soluzione di un problema tanto scottante, richiede senza ombra
di dubbio metodologie nuove. Quelle che formano l'oggetto della
presente nota e le conclusioni che da esse potranno derivare,
anche se a prima vista sembrano troppo avveniristiche ed irrealizzabili,
ad avviso di chi scrive, potrebbero, fatte le necessarie verifiche
ed aggiustamenti, apportarvi un contributo veramente importante.
LE SOLUZIONI PROPOSTE
Assodato che la prima preoccupazione
nella gestione di un servizio idrico deve essere quella relativa
all'eliminazione degli sprechi, è d'obbligo rilevare la
scarsa efficacia di provvedimenti, come l'applicazione dei frangigetto
ai rubinetti, l'uso della doccia al posto della vasca da bagno
ecc. ecc. tanto reclamizzati, nel mentre quelli veramente efficaci
sono addirittura misconosciuti.
Tra questi ultimi, se diffusamente adottata, assumerebbe un'importanza
determinante la regolazione della pressione di esercizio delle
reti acquedottistiche in quanto, attuata mediante installazione
ed esercizio in automatico delle valvole di riduzione della pressione
o preferibilmente mediante pompaggio in rete a pressione variabile
con asservimento a quella finale di consegna agli utenti, conseguirebbe
un risultato importantissimo come l'immediata e drastica diminuzione
delle perdite occulte. Si tratta comunque di interventi di normale
routine già collaudati con straordinari risultati reali
in importanti servizi idrici soprattutto stranieri ma assolutamente
non sufficienti : l'aggravarsi della situazione di cui si è
detto, richiede opere straordinarie ed innovative che consentano
di attuare una nuova strategia di gestione degli impianti acquedottistici
come sono, ad esempio, alcuni degli interventi che il sottoscritto
và da tempo proponendo e che sono descritti singolarmente
nel sito http://altratecnica.3000.it
. Alcuni di essi vengono qui ripresi e composti in un insieme
funzionale anche se ne vengono tracciate solo le linee essenziali.
Da rilevare innanzitutto come, a fronte delle notevoli difficoltà
che si incontrano nel reperire tutta l'acqua necessaria per il
soddisfacimento del fabbisogno della popolazione, sussistano in
natura enormi volumi del prezioso un elemento che, in occasione
di ogni evento piovoso intenso, si scaricano a mare senza possibilità
di utilizzo o addirittura provocando, per eccesso di portata,
frequenti allagamenti e danni alle cose e alla persone.
Per poter sfruttare almeno in parte la disponibilità idrica
che ne deriva ed essendo da tempo esaurita la possibilità
di creare nelle zone montagnose dei grandi bacini artificiali
a mezzo delle dighe di ritenuta nei quali poter invasare grandi
quantità d'acqua, occorre prendere in esame altre possibilità
di creazione dei bacini di accumulo.
Interessante esaminare le caratteristiche del tratto terminale
a mare di molti grandi fiumi italiani. Il corso d'acqua classico
nella sua parte terminale è costituito da alti argini che
delimitano le aree golenali e cioè ampie superfici normalmente
asciutte ma destinate a contenere, in caso di piena del fiume,
portate molto rilevanti con livelli del pelo libero ben più
elevati del piano campagna. E' in questa zona che si raccolgono
tutte le acque di pioggia, nessuna esclusa, cadute nel bacino
imbrifero sotteso dal fiume. Si tratta quindi del punto più
favorevole per la captazione dei rilevanti volumi idrici che vi
pervengono come eccedenza rispetto alle utilizzazioni ubicate
lungo l'intera asta del fiume. Esso presenta altre condizioni
particolarmente favorevoli come l'assenza di utilizzazioni poste
più a valle che potrebbero essere danneggiate dai nuovi
prelievi e come la consistenza di un'area molto ampia che, come
detto, può essere interamente occupata dalle acque provenienti
da monte senza necessità di esproprio e senza particolari
danni ambientali trattandosi di aree che periodicamente sono comunque
invase dalle acque. In definitiva se in prossimità della
foce del fiume venisse costruita una barriera mobile in grado
di rincollare l'acqua in arrivo da monte fino alla quota di sommità
argine previa una sua eventuale regolarizzazione ed adattamento
alle nuove funzioni, vi si potrebbe ricavare un cospicuo bacino
atto a trattenere, per un periodo sufficiente per il trattamento
e la distribuzione ai vari acquedotti come sarà più
avanti indicato, una gran parte di quei volumi d'acqua che attualmente
si scaricano a mare senza possibilità di uso. Importante
rilevare come la barriera mobile, che in ogni caso deve essere
apribile per consentire lo scarico a mare delle portate in eccesso
soprattutto durante gli eventi piovosi eccezionalmente intensi,
esplica l'altra importantissima funzione di evitare la risalita
del cuneo salino lungo il fiume, risalita che spesso ne rende
inutilizzabile ai fini agricoli ed idropotabili un'estesa di decine
di chilometri di fiume. In altri termini, in base alla soluzione
tecnica appena descritta, la parte finale dei grandi fiumi italiani
sarebbe trasformata in altrettanti lunghi laghi che in occasione
delle piogge intense verrebbero riempiti fino alla sommità
arginale e, nelle settimane successive, via via svuotati per alimentare
gli acquedotti ad essi collegati. Viste le grandi portate in arrivo
alla foce dei fiumi è plausibile che uno svuotamento importante
dell'invaso sia limitato ai soli periodi di siccità eccezionale
nel mentre per il resto del periodo annuo l'escursione del bacino
sia limitatissima essendo attuata soltanto per la compensazione
giornaliera delle portate o comunque per periodi molto brevi.
Le opere accessorie necessarie per lo scopo indicato consistono
negli impianti di trattamento e sollevamento dell'acqua del bacino
golenale ed infine nelle reti di condotte per il collegamento
con la maggior parte degli acquedotti viciniori.
Per quanto riguarda il trasporto a distanza delle acque sarebbero
da prevedere due sistemi separati dei quali il primo destinato
alla adduzione di acque grezze destinate alla alimentazione diretta
di reti di distribuzione per utenti di acqua non trattata ed una
di acqua potabile pronta per alimentare gli acquedotti. A loro
volta diventa essenziale che l'attuale tendenza a realizzare condotte
di interconnessione tra una gran parte degli acquedotti venisse
estesa al di fuori degli ambiti regionali: ciò tornerebbe
utile non solo per soddisfare l'esigenza attualmente molto sentita
di interscambio di portate nei due sensi da un acquedotto all'altro
ma anche per il trasporto a notevole distanza dei nuovi e notevoli
volumi d'acqua che il sistema qui auspicato renderebbe disponibili.
CONCLUSIONI
Si sono brevemente descritte delle opere
innovative di cui trattano specificatamente vari articoli del
sito http://altratecnica.3000.it,
e che, opportunamente verificate ed adattate alle particolarità
dei luoghi in cui dovrebbero essere costruite, offrono un importante
contributo alla risoluzione della crisi idrica cui si sta andando
incontro.
Consistono nella creazione di bacini golenali ottenuti mediante
le barriere mobili che se aperte assicurino lo scarico a mare
delle portate di piena del fiume e, chiuse, trasformino le aree
golenali in altrettanti bacini di accumulo e conservazione delle
acque di pioggia che vi si raccolgono.
I vantaggi sono molteplici e vanno da una sicura disponibilità
di ingenti volumi ottenuta senza occupazione alcuna di aree pregiate,
senza pregiudicare altri prelievi da fiume. Un ulteriore vantaggio
è quello inerente la risalita del cuneo salino la quale,
sempre presente nel tratto terminale dei fiumi con conseguente
impossibilità di utilizzare le loro acque per l'agricoltura
o per gli usi potabili, nel caso in esame è impedita dalla
presenza della barriera.
Maggiori dettagli possono essere letti su http://altratecnica.3000.it come segue:
- in merito alla regolazione della pressione vedi "LA REGOLAZIONE DELLA PRESSIONE NELLE RETI ACQUEDOTTISTICHE - L'ESPERIENZA BRASILIANA">
- per lo sbarramento di foce vedi "LO SBARRAMENTO MOBILE DI FOCE"
- per l'adduzione delle portate vedi "VIAGGIO FANTASTICO NELL'UTOPIA DELL'ACQUA"
Articolo redatto in marzo 2007