1. PREMESSA
L'impiego delle pompe centrifughe a velocità variabile negli impianti di sollevamento degli acquedotti consente di ottenere notevoli vantaggi sia per quanto riguarda la qualità del servizio offerto all'utenza sia nell'economia di gestione. Accade non di rado che la messa a disposizione di mezzi molto versatili, come sono anche le pompe in argomento, conduca però ad una loro utilizzazione tanto piu' errata quanto maggiori sono le possibilità che essi offrono. Vengono descritte alcuni di tali errori e le cautele da adottare per evitarli.
2. CARATTERISTICHE GENERALI
2.1. LA VARIAZIONE DELLA VELOCITA' DI ROTAZIONE
La variazione di velocità dei motori elettrici ha più di un secolo, ma inizialmente essa poteva essere attuata soltanto in corrente continua con i problemi che ciò comportava, sia nella costituzione dei motori data la complessità del loro rotore, sia per le difficoltà insite nella produzione della corrente continua. Per parlare di azionamenti in senso moderno occorre arrivare alla fine degli anni '50 quando, grazie, alla diffusione dei semiconduttori di potenza al silicio, si sono diffuse le applicazioni di motori in corrente alternata controllati da convertitori statici di frequenza (inverter). Negli anni più recenti la disponibilità di microprocessori con tempi di scansione di pochi millisecondi ha permesso di ottenere da motori asincroni la massima regolarità di funzionamento anche alle basse velocità con assenza di pulsazioni di coppia. L'aggiunta di un elettroventilatore incorporato infine ha risolto il problema del raffreddamento garantendo un adeguato flusso d'aria indipendentemente dalla velocità di funzionamento.
2.2. LE CURVE CARATTERISTICHE ED I RENDIMENTI MECCANICI DELLA POMPA A VELOCITA' VARIABILE
Il funzionamento di una pompa centrifuga viene
comunemente rappresentato dalla curva portata/prevalenza del liquido
sollevato che ogni costruttore fornisce per ciascuna macchina.
Un altro elemento caratteristico importante è il rendimento
meccanico del gruppo motore-pompa che è molto variabile
secondo il punto di funzionamento. Se esaminiamo in particolare
la curva A-B-C-D rappresentata con linea tratteggiata grossa nella
fig. 1 allegata e relativa ad una comune pompa centrifuga a giri
fissi, possiamo notare i seguenti punti di funzionamento:
-Punto A. La pompa ha la bocca di mandata chiusa, la portata è
zero e la pressione di pompaggio (adimensionalizzata rispetto
al valore di funzionamento ottimale) è pari al 110%.
-Punto B. E' questa la massima prevalenza cui la pompa può
innalzare l'acqua (114%). La portata, in tali condizioni, è
modesta cioè solo pari al 40% nel mentre il suo rendimento
meccanico è molto basso arrivando a meno del 50% rispetto
a quello massimo.
-Punto C. Rappresenta il funzionamento otttimale. La pompa lavora
al 100% di portata, 100% di prevalenza e 100% di rendimento (tutte
le grandezze sono adimensionalizzate).
-Punto D. La portata massima (del tutto teeorica) che la pompa
può sollevare è pari a 180% ma la prevalenza è
zero.
Nel
grafico della figura 2 è rappresentato il funzionamento
nel caso di pompaggio in una condotta nella quale siano preminenti
le perdite di carico rispetto al dislivello geodetico. Si tratta,
ad esempio, di un impianto di sollevamento con una lunghissima
condotta di adduzione. Le due curve rispettivamente di pompaggio
(curva a) e quelle delle perdite di carico del circuito idraulico
(curva b) hanno un andamento atto a determinare in maniera univoca
il punto di intersezione che, soddisfacendo ambedue le curve di
funzionamento, rappresenta portata e prevalenza che l'insieme
condotta/pompa è in grado di fornire.
Nel
grafico della figura 3 è rappresentato il funzionamento
nel caso in cui sia invece preminente la prevalenza geodetica.
E' il caso di sollevamento in un serbatoio sopraelevato posto
nelle vicinanze della pompa. La curva rappresentativa del circuito
idraulico si avvicina molto ad una retta orizzontale che interseca
quella rappresentativa del pompaggio nel punto P caratteristico
del funzionamento. Anche questo insieme è stabile.
Vediamo ora che cosa succede variando la velocità di rotazione
della pompa. Ad ogni nuova velocità corrisponde una nuova
curva congruente con quella precedente e quindi ottenibile per
semplice translazione di essa nel mentre collegando tra di loro
i punti di pari rendimento meccanico che si registrano nei vari
casi si ottengono delle figure elissoidiche come rappresentato
nel grafico di fig. 1. In pratica ad ogni variazione della velocità
di rotazione della pompa si ottiene una nuova macchina completamente
diversa da quella precedente ma con un funzionamento analogo rappresentato
in grafico dalla relativa curva caratteristica. La regola, per
variazioni di portata direttamente proporzionali al nuovo numero
di giri e rendimento costante, indica che la prevalenza varia
in proporzione del quadrato del numero di giri e la potenza assorbita,
essendo a sua volta proporzionale al prodotto della portata per
la prevalenza, varia in funzione del cubo del numero di giri.
Indicando con Q la portata, H la prevalenza, W la potenza assorbita
e con i pedici 1 e 2 rispettivamente i riferimenti ai numero di
giri si ha.
- per le portate Q2/Q1=n2/n1
- per le prevalenze: H2/H1=(n2/n1)^2
- per le potenze W2/W1= (n2/n1)^3
Ad esempio se si aumenta sia il numero di giri che la portata
del 20%, la prevalenza cresce del 44% (1.2 x 1.2 = 1.44) ( punto
F della figura n.1) mentre la potenza assorbita aumenta del 73%
(1.2 al cubo è pari a 1.73). Analogamente diminuendo giri
e portata del 20% (punto G della figura 1) si ha una prevalenza
pari al 64% ed una potenza del 51% ri0spetto a quella normale.
Nelle pompe a giri variabili devono essere rispettati alcuni principi
fondamentali.
Innanzitutto il motore deve, ovviamente, essere dimensionato sulla
base del lavoro da svolgere nelle condizioni più gravose
e cioè per la massima velocità il che equivale a
dire che il regime di normale lavoro della macchina è quello
svolto con il motore che funziona con la corrente elettrica di
linea utilizzata così come essa viene consegnata dal gestore.
Sarà poi l'inverter che, limitando la propria funzione
alla sola riduzione del numero di giri per minuto ottenuta modificando
la frequenza della corrente, conferisce alla macchina la caratteristica
di poter modulare portata e pressione. Non è ovviamente
possibile far svolgere al motore un lavoro superiore a quello
di dimensionamento della pompa e del motore stesso come si verificherebbe
nel caso l'inverter facesse, in modo improprio, crescere la velocità
oltre a quella di normale regime. Esiste un limite anche per la
velocità minima di rotazione considerato che un gruppo
pompa-motore costretto a lavorare a velocità di rotazione
molto bassa presenta consumi energetici elevati in relazione con
il modesto lavoro che, in tale regime, sarebbe destinato a svolgere.
In definitiva una pompa a giri variabili è una macchina
che, per quanto riguarda la velocità massima e quindi portata
e prevalenza massime non è altro che una pompa a giri fissi
con inverter fuori servizio, e che, utilizzando tale dispositivo
di variazione della frequenza elettrica di alimentazione, può
diminuire la propria velocità di rotazione e quindi diminuire
a piacere portata e prevalenza, fino ad un limite minimo variabile
da pompa a pompa a seconda delle sue caratteristiche.
L'esame dettagliato del grafico di fig. 1 chiarirà meglio
i concetti.
Importante, innanzitutto, la curva E-C-H ottenuta congiungendo
tra di loro i punti di massimo rendimento alle varie velocità
di rotazione, la quale rappresenta, appunto, l'utilizzazione ottimale
della macchina per tutto il campo di variazione che le è
proprio. Nella pratica risulta assai difficile che la pompa possa
seguire esattamente tale curva pur restando accettabile il suo
rendimento. Al posto di una curva lineare sarà quindi opportuno
considerare una fascia di lavoro come quella tratteggiata nel
grafico che è stata ottenuta, in prima approssimazione,
tracciando, per traslazione di quella E - C - H le due curve "s"
e "d" , fascia che delimita i punti di buon funzionamento
della pompa per tutte la possibile escursione di velocità
anche se spinta fino ai valori estremi. Caratteristica essenziale
della fascia è di aver un andamento molto simile a quello
del circuito idraulico sia quando questo è costituito da
una condotta singola come pure da una rete di condotte, in cui
immettere l'acqua sollevata. In altri termini la funzione che
lega la pressione di testata della rete idrica con la portata
dell'acqua che la stessa può addurre è molto vicina
a quella che lega la prevalenza manometrica totale con la portata
che una pompa a giri variabili è in grado di sollevare.
Vedremo nel prosieguo come sfruttare appieno tale favorevole circostanza.
Se
esaminiamo ora le curve di isorendimento del grafico constatiamo
che, come già detto, esse hanno una forma elissoidica il
cui asse maggiore è parallelo alla fascia prima indicata.
La pompa presenta, pertanto, ottime caratteristiche di utilizzo
per la parte centrale in cui sussiste un certo parallelismo tra
tali curve e la fascia di lavoro nel mentre nei tratti finali
le curve tagliano la fascia stessa denunciando un decadimento
di rendimento che diventa sempre più gravoso man mano che
ci si avvicina alle velocità estreme cioè a quella
massima e a quella minima di rotazione. E' quindi necessario ricercare
i limiti entro i quali deve essere contenuta la velocità
di rotazione della pompa al fine di garantirne una corretta utilizzazione.
Al riguardo, nel mentre il punto di massima velocità è,
come già detto in precedenza, forzatamente definito dal
dimensionamento del motore elettrico e corrisponde quindi alla
velocità n=100 del grafico, risulta molto difficile fissare
la velocità minima per le molte implicazioni che ne derivano.
Utile, allo scopo, il grafico di fig 4 relativo al funzionamento
reale di una pompa a giri variabili nel quale non figura, per
le motivazioni prima addotte, la parte superiore relativa alle
velocità superiori al 100%, e dove sono riportate, oltre
alle curve di isorendimento, le curve della potenza assorbita
ai vari regimi. Vi è indicata anche la fascia di lavoro
ottimale in sostituzione di quella prima definita in modo semplicistico
dalle due curve "s" e "d" analoghe a quella
di massimo rendimento. Vi si ricava che per velocità variabili
dal 100% al 80% il rendimento è ottimo essendo pari al
98 %. Esso diminuisce sensibilmente quando si scende al 50% della
velocità e peggiora oltre. Si arriva a concludere che la
velocità della pompa non dovrebbe scendere mai al di sotto
del 60% circa al fine di contenere la perdita di rendimento entro
il 6 % circa. A tutt'altri risultati si perviene se si tiene conto
di un altro fattore determinante: la potenza assorbita dal motore
per l'azionamento della pompa. Si può notare come, alle
velocità basse e bassissime contemporaneamente al citato
scadimento nel rendimento meccanico ed elettrico, che arriva al
massimo ad alcuni punti percentuali, si verifica però un
ben più consistente risparmio energetico dovuto alla minor
potenza assorbita. Ad esempio, alla velocità del 60% mentre
la perdita di rendimento è stimabile nel 6% si ha un risparmio
nella potenza pari a ben l'80%, per cui il risultato finale vede,
a tale regime, una minor spesa energetica del 74%. Analogamente
per velocità del 50% si hanno una perdita di rendimento
del 7% ma un recupero nella potenza del 88% e quindi un ricupero
finale di ben il 81%; al 40% di velocità la perdita di
rendimento raggiunge il 12% ma il risparmio il 95% e quindi l'economia
finale arriva all'83%. Passando a velocità inferiori l'economia
diventa ancora più sensibile. I consumi energetici alle
varie velocità determinati tenendo conto di ambedue i fattori
descritti sono quelli della seguente tabella.
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Dai dati elencati si arriva a concludere
che il rallentamento della velocità di rotazione della
pompa, anche se spinto fino a valori estremi, è comunque
atto a produrre una notevole economia energetica il che dà
una chiara idea di quali siano i vantaggi che si possano ottenere
dalla riduzione della pressione di pompaggio e, in definitiva,
quanto sia importante la scelta della pressione variabile nell'alimentazione
degli acquedotti in sostituzione di quella a pressione di partenza
fissa che la maggior parte degli acquedotti attua normalmente.
In altre parole tutte le volte che l'utenza non lo richiede, è
inutile sollevare l'acqua alle normali elevate prevalenze: molto
meglio, in tali casi, ridurre la prevalenza manometrica delle
pompe per ottenerne un notevole risparmio energetico cui deve
aggiungersi, fattore importantissimo per il servizio idrico, la
sensibile riduzione delle perdite occulte d'acqua dalle condotte
della rete che si realizza in tal modo.
L'economia ottenibile risulta ancora più evidente qualora
si analizzino i dati statistici di consumo degli acquedotti dai
quali risulta che i consumi orari elevati, durante un'intera annata,
sono in numero veramente esiguo nel mentre per la stragrande maggioranza
di tempo si verificano consumi medi o medio-bassi. Ne discende
che l'impiego delle pompe a velocità variabile e la minor
prevalenza di pompaggio che esse permettono di mantenere per lunghi
periodi sono determinanti come risulta dall'esempio riportato
al capitolo 3.5.
E' evidente che ulteriori marcate economie energetiche potrebbero
aversi qualora si riuscisse a contenere i rendimenti meccanici
della pompa costantemente entro valori ottimali. Ciò può
aver luogo soltanto tramite installazione di più pompe
a giri variabili ognuna delle quali funziona da sola quando le
caratteristiche di portata e prevalenza richiesta dal circuito
idraulico rientrano entro i suoi limiti di corretto funzionamento.
Appena tale circostanza non è più verificata deve
essere l'automatismo di regolazione che provvede al suo arresto
previa messa in moto di un'altra pompa di adeguate capacità.
Dalle considerazioni esposte risulta chiaramente che la scelta
dell'assetto definitivo di ogni impianto di sollevamento deve
derivare dal raffronto tecnico/economico tra costi di installazione
e di esercizio di più gruppi pompa aventi diversificate
caratteristiche. Ad esempio in una rete caratterizzata da basse
e bassissime richieste dell'utenza molto rare potrà essere
conveniente prevedere un'unica pompa a velocità variabile
anche se eccezionalmente impiegata fuori rendimento. Nel caso
di un'utenza i cui bassi consumi si verificano con una maggiore
frequenza, trova invece piena giustificazione l'altra soluzione
che prevede più pompe tutte a giri variabili oppure, ed
è questa una circostanza che si verifica molto spesso,
anche una serie di pompe a giri fissi da affiancare alla pompa
principale a velocità variabile.
2.3. COSTITUZIONE DELL'IMPIANTO DI SOLLEVAMENTO IDEALE
Sulla scorta dei concetti espressi nei
capitoli precedenti e tenuta presente la convenienza di adottare
nell'esercizio delle reti di distribuzione a sollevamento meccanico,
il pompaggio diretto in rete a pressione variabile asservita alle
necessità dell'utenza per i molti vantaggi che, come meglio
dimostrato nell'articolo "LA RAZIONALIZZAZIONE DELLE RETI
DI DISTRIBUZIONE ACQUA POTABILE A SOLLEVAMENTO MECCANICO"
pubblicato sulla rivista "L'ACQUA" n. 3/1998, esso presenta,
si può realisticamente affermare che un impianto di sollevamento
ideale è costituito da:
1. Una sola pompa a giri variabili che, immettendo l'acqua direttamente
in rete, sia destinata a svolgere il ruolo principale cioè
a coprire le fasce di consumo che vanno dalla portata massima
prevista per l'ora di punta del giorno di massimo consumo fino
alle basse portate per le quali i rendimenti meccanici ed elettrici
sono ancora accettabili. La sua grande flessibilità le
consentirà, durante l'anno tipo, di fronteggiare agevolmente
le punte di consumo elevate ed elevatissime che, statisticamente,
sono rare. Essa sarà destinata a funzionare per la maggior
parte dell'anno a velocità moderate consentendo così
di ottenere rilevanti economie energetiche vista la minor potenza
assorbita a tali regimi. La scelta delle caratteristiche costruttive
e di regime della pompa dovrà comunque esser particolarmente
curata visto e considerato che è da essa che dipende la
maggior parte della spesa energetica di sollevamento dell'intero
impianto.
2. Una serie di due o tre piccole pompe a giri fissi di adeguata
portata e prevalenza, che, funzionando singolarmente, soddisfino,
con ottimi rendimenti meccanici, le basse portate. Si tratta di
un ruolo molto importante visto che statisticamente avrà,
durante l'anno tipo, una durata notevole e che, grazie alle modesta
potenza assorbita, consentirà di avere consistenti economie
energetiche. Trova piena giustificazione l'adozione di macchine
a giri fissi meno costose che quelle variabili ed atte comunque
a svolgere correttamente e senza dissipazione energetica il sollevamento
della piccole portate richieste dall'utenza nelle condizioni di
regime che qui si esaminano. L'unico inconveniente che può
aversi è un funzionamento fuori rendimento per la pompa
più piccola quando le portate richieste sono molto basse.
Il pompaggio risulterà comunque accettabile in quanto gli
eccessi di pressione e il dispendio energetico che ne derivano
sono comunque minimi.
3. Una serie di casse d'aria atte ad attenuare gli effetti indotti
alla rete dal colpo d'ariete conseguente alla immissione diretta
dell'acqua nella rete.
4. L' installazione delle casse d'aria di cui al punto 3 potrà
anche essere evitata con accurate scelte progettuali dell'impianto
e particolarmente con:
- avvio di tutte le pompe a bocca chiusa ccon successiva apertura
graduale;
- posa in opera di valvole di ritegno conttrappesate o di tipo
a membrana nelle quali la chiusura avvenga senza inversione del
flusso d'acqua;
- costituzione di una condotta di grande ddiametro munita di valvola
di ritegno contrappesata e che, bypassando le pompe, realizzi
un collegamento diretto tra fonti e rete atto ad impedire l'arresto
rapido della colonna d'acqua al momento della messa fuori servizio
rapida della pompa per motivi imprevedibili come ad esempio per
mancanza di corrente.
3. LE APPLICAZIONI
3.1. POMPAGGIO CON PREVALENZA FISSA E PORTATA VARIABILE
Esaminiamo un circuito idraulico composto da due
serbatoi posti a quote altimetriche notevolmente differenti e
tra di loro collegati da condotta di adduzione munita di pompa
che deve sollevare dall'una all'altra vasca una portata variabile
nel tempo (fig. 5). La curva caratteristica portata/prevalenza
del circuito idraulico, considerando trascurabili le perdite di
carico della condotta e le escursioni di livello dell'acqua nei
due serbatoio in quanto valori relativamente modesti nei confronti
del dislivello geodetico da vincere con il pompaggio, è
rappresentata nel grafico di fig.5 con una retta sub-orizzontale
che interseca, come rappresentato con linea grossa, la fascia
di lavoro della pompa a giri variabili. Se ne arguisce che le
modalità di regolazione della velocità sono molto
ridotte e che, pertanto, la caratteristica precipua della pompa
a giri variabili cioè la sua grande versatilità
è praticamente nulla. Molto meglio, in un'applicazione
come quella in oggetto, scegliere una pompa a giri fissi di portata
pari a quella di massima richiesta che, con semplice funzionamento
pulsante regolato da un galleggiante posto nel serbatoio superiore,
è in grado di immettervi i volumi d'acqua richiesti e per
qualsivoglia portata. Sarà il serbatoio superiore, opportunamente
dimensionato, a compensare gli scostamenti tra portata pulsante
ma di valore costante che vi arriva e quella continuamente variabile
in uscita dallo stesso.
Una possibile variante nel pompaggio a prevalenza fissa e portata
variabile di cui si discute, è quella relativa al sollevamento
da serbatoio a rete di distribuzione. Anche in questo caso, pur
mancando il serbatoio di arrivo che rende possibile un funzionamento
pulsante della pompa, è da escludersi l'impiego di pompe
a giri variabili per gli stessi motivi prima addotti. Sarà
invece opportuna l'installazione di più pompe a giri fissi
aventi tutte la medesima prevalenza ma portate differenziate in
modo da coprire con funzionamento singolo pompa per pompa o mediante
loro accoppiamento in parallelo, tutte le richieste escursioni
di portata
Si constata come non sia raro, in applicazioni reali simili a
quelle delle applicazioni descritte, assistere all'uso di pompe
a velocità variabile con la motivazione che esse possono
modulare senza soluzione di continuità la portata sollevata
così come richiesto dal servizio. Si tratta evidentemente
di un uso improprio della pompa a giri variabili che la costringe
a lavorare quasi sempre fuori rendimento. I risultati sono evidenti:
impianto inutilmente complesso con costi elevati sia nella installazione
che nell'esercizio.
3.2. POMPAGGIO CON PORTATA E PREVALENZA VARIABILI E ARRIVO IN SERBATOIO
E' questo il caso di un circuito idraulico di alimentazione
di un serbatoio posto in alto e a notevole distanza dalla produzione
dell'acqua. La condotta di collegamento accusa perdite di carico
che variano notevolmente con il variare della portata addotta.
Considerato che esiste il serbatoio di arrivo, il pompaggio potrebbe
avvenire tramite pompa a giri fissi con funzionamento intermittente
ed avente una prevalenza manometrica totale determinata in funzione
della portata massima. Si tratta comunque di uno dei casi di impiego
ottimale della pompa a giri variabili in quanto atta a sollevare
con continuità la sola portata richiesta e quindi con una
minor spesa energetica rispetto a quella che si dovrebbe sostenere
con la pompa a giri fissi costretta invece a lavorare sempre con
la portata massima. Come risulta dal grafico della fig. 6 la curva
caratteristica del circuito idraulico attraversa la fascia di
lavoro della pompa a giri variabili per una zona molto estesa
il che consente un'ampia regolazione della portata sollevata.
Una particolare cura dovrà essere posta nella regolazione
automatica del numero di giri che il motore deve via via assumere.
Si deve, infatti, notare come la citata similitudine tra curva
portata/prevalenza del circuito idraulico e la fascia di lavoro
ottimale della pompa a giri variabili se da un lato assicura il
soddisfacimento con buoni rendimenti della richiesta idrica per
tutte le portate d'acqua in gioco, dall'altro, appunto perché
privo di una soluzione univoca, conferisce al sistema una totale
instabilità cui deve essere posto rimedio dall'impianto
di regolazione automatica. Un esempio chiarirà meglio il
concetto. Immaginiamo che la velocità della pompa sia asservita
alla portata in uscita allo scopo di poter automaticamente seguire
la richiesta. L'automatismo dovrebbe cioè aumentare o diminuire
la velocità di rotazione, e quindi la portata e la pressione
di sollevamento, in funzione della tendenza alle variazioni in
più o in meno della portata in uscita rilevate da apposito
misuratore. Il sistema, nel mentre funziona benissimo per le pompe
a giri fissi in quanto la loro curva caratteristica, essendo sempre
secante, con angolo vicino a quello retto, rispetto a quella del
circuito idraulico conferisce, come già detto, stabilità
al sistema, nel caso della pompa a giri variabili potrebbero produrre
risultati imprevedibili. In pratica al verificarsi del primo aumento
di portata, la velocità della pompa inizierebbe a crescere
provocando un nuovo aumento di portata e pressione che a sua volta
darebbe origine ad un nuovo aumento di giri. Il ciclo potrebbe
ripetersi con risultati disastrosi.
Per risolvere razionalmente il problema sarà necessario
asservire la velocità della pompa ad elementi del tutto
estranei al sistema pompa/condotta. Si potrà, ad esempio,
asservirla ai livelli che si desidera avere nel serbatoio di arrivo.
L'esempio classico è quello di un serbatoio di arrivo che
si vuole mantenere costantemente al suo massimo livello di invaso.
In tal caso l'automatismo farà aumentare la velocità
di rotazione della pompa di mandata ogni qual volta il livello
scende per diminuirlo in caso contrario. La pompa sarà
fermata qualora il livello tenda a superare quello di massimo
invaso. Sarà anche possibile, in maniera analoga, assegnare
al serbatoio superiore livelli variabili nel tempo sulla base
di un prefissato diagramma giornaliero o settimanale di riempimento/svuotamento.
Con le citate modalità di regolazione la pompa, una volta
assunta una determinata velocità, si comporta esattamente
come una pompa a giri fissi avente una sua curva caratteristica
che interseca in modo ottimale la curva del circuito idraulico
in quanto le due tangenti passanti per il punto di loro intersezione
hanno direzioni tra di loro pressocchè perpendicolari.
Per tutto il periodo in cui la velocità si mantiene costante
siamo quindi in presenza di un sistema stabile con portata e pressione
di pompaggio date dal citato punto di intersezione tra curva caratteristica
della pompa e quella del circuito idraulico in maniera del tutto
analoga a quanto indicato prima per le pompe a giri fissi. Al
variare della velocità di rotazione sarà la nuova
curva caratteristica a fissare nuove ed altrettanto valide modalità
di funzionamento. Una buona regola, normalmente adottata nella
costruzione degli impianti di regolazione automatica come quelli
in oggetto, è quella di imporre manovre graduali che danno
al sistema tempi ragionevolmente lunghi e quindi atti a consentirgli
di mettersi a regime ad ogni variazione di giri della pompa.
Quando, nonostante la cura posta nella
progettazione della rete di condotte, si è in presenza
di una rete di condotte la cui curva caratteristica fuoriesce
per una porzione determinante dalla fascia di lavoro della pompa,
sarà necessario prevedere l'installazione di più
pompe a velocità variabile in modo da poter soddisfare
l'intera gamma di portate da sollevare, come figura nel grafico
di fig. 7 nella quale la maggior parte del lavoro è svolto
dalla pompa più grande alla quale ne è stata affiancata
una più piccola atta a coprire le basse portate. Una buona
regola è di curare la progettazione dell'impianto in modo
da avere una sola pompa a giri variabili che sia in grado di coprire
una gamma di portate il più ampia possibile e di affiancare
ad essa, per le minori, delle pompe a giri fissi che, con un funzionamento
più semplice possano far fronte alle piccole portate sia
pur non rispettando in pieno la prevalenza richiesta. Trattandosi
di basse portate i risultati saranno ottimi anche se la pressione
effettiva alle piccole portate è leggermente diversa da
quella teorica ( fig.8)
Particolari sulla regolazione del serbatoio di arrivo, sempre
congruenti con le citate regole di buon funzionamento della pompa
a giri variabili, possono essere letti nell'articolo " La
regolazione dei serbatoi di compenso" visibile nel sito internet
http://altratecnica.3000.it
3.3. POMPAGGIO CON PORTATA E PREVALENZA VARIABILI MA CON ARRIVO IN UNA RETE DI CONDOTTE
E' questo un caso del tutto analogo a
quello esaminato nel capitolo precedente ma con la variante che
la pressione finale di arrivo non è fissa ma dipende da
numerosi fattori tra i quali la velocità della pompa (e
quindi portata e pressione di partenza) e la tipologia del prelievo.
Anche in questo caso la pompa a giri variabili è atta a
soddisfare in toto la richiesta, qualsiasi siano le portate che
l'utenza richiede nel mentre assume rilievo particolare la regolazione
della velocità. Una delle modalità che possono dare
buoni risultati consiste nell'asservire il numero di giri della
pompa alla pressione ai nodi finali della rete rilevati in tempo
reale nei punti caratteristici della stessa e trasmessi all'impianto
di telecomando se è richiesta una pressione finale assolutamente
costante nel tempo, come pure quando la stessa deve cambiare di
ora in ora sulla base di un prefissato digramma.
Da rilevare come la caratteristica peculiare del sistema descritto
che consente di variare pressione e portata di esercizio della
rete alimentata sia atto a far seguire le richieste dell'utenza
anche in presenza di sostanziali modifiche come sono quelle relative
ad un importante incremento delle aree abitate.
3.4. L'ACCOPPIAMENTO IN PARALLELO DI PIU' POMPE
La caratteristica principale della pompa
a velocità variabile è, come ripetutamente spiegato,
quella di consentire un sollevamento differenziato dell'acqua
essendo portate e pressioni variabili l'una assieme all'altra
e con continuità al fine di soddisfare le diverse esigenze
del circuito idrico.
Si è già fatto rilevare come l'escursione massima
di ciascuna macchina è condizionata da numerosi fattori
costruttivi e di rendimento per cui deve essere contenuta entro
limiti che variano di volta in volta. Non è raro il caso
in cui non sia possibile reperire in commercio pompe atte a coprire
tutta la gamma di portate e pressioni che sono richieste. Non
resta allora che ricorrere alla installazione di più pompe
di potenza via via crescente e che entrino alternativamente in
funzione per coprire le gamme di competenza di ciascuna di esse.
Ne deriva un impianto di sollevamento la cui fascia generale di
lavoro data dalla sovrapposizione degli elementi singoli può
contenere agevolmente la curva caratteristica del circuito idraulico
e quindi garantire il funzionamento ottimale dell'insieme. E'
questo pertanto il tipo di installazione che deve essere adottato.
Non è raro invece constatare come il problema citato venga
risolto, pensando di economizzare nei costi, tramite installazione
di due o più pompe uguali e regolate da un unico inverter.
Il funzionamento di un impianto di questo tipo, che è assolutamente
da evitare, ha luogo con le seguenti modalità. All'inizio
entra in funzione la pompa n. 1 che fornisce le basse portate
regolate a mezzo dell'inverter con progressivo aumento della velocità
di rotazione fino a raggiungere, a pieno regime, la massima potenzialità
della pompa. Se la portata richiesta aumenta ancora la pompa citata
viene sostituita dalla pompa n. 2 identica alla n. 1 ma a giri
fissi mentre quella variabile viene azzerata. Quest'ultima è
allora in grado di soddisfare ulteriori aumenti di portata dando
luogo ad un nuovo ciclo uguale al precedente al termine del quale,
se necessario, entrerà in funzione la pompa n. 3 a velocità
costante. Il ciclo può ripetersi fino ad avviare tutte
le pompe che compongono l'impianto, salvo provvedere a diminuire
le velocità e quindi ad arrestare via via le pompe quando
la richiesta di portata diminuisce.
Pur essendo quello descritto un impianto atto a coprire tutta
la possibile gamma di portata che il circuito può richiedere,
si tratta di una modalità assolutamente da evitare per
i pessimi rendimenti meccanici delle pompe costrette a lavorare
quasi sempre fuori rendimento come succede quando ha luogo l'accoppiamento
in parallelo di una pompa a pieni giri con un'altra che gira a
bassa velocità. Se si redige il grafico portata/prevalenza
delle pompe delle relative fasce di corretto funzionamento, si
const.ata come la curva del circuito idraulico ne fuoriesca per
la quasi totalità dei possibili regimi, denunciando un
funzionamento assolutamente scorretto. Balzerà anche agli
occhi come le pompe n. 2 e seguenti sono costrette, per gran parte
dei regimi di bassa velocità, addirittura a girare a vuoto
cioè senza sollevare la benchè minima portata d'acqua
ma dissipando in calore tutta l'energia assorbita. Si tratta pertanto
di un tipo di installazione spesso usato ma totalmente errato.
3.5 ESEMPIO DI SOLLEVAMENTO A PRESSIONE VARIABILE
Si vuole raffrontare
il funzionamento delle pompe tradizionali a giri fissi con quello
delle pompe a velocità variabile in un circuito idrico
del tipo indicato al cap. 3.3 e che, essendo caratterizzato da
una grande escursione nella pressione di esercizio, si presta
ottimamente all' impiego di queste ultime.
Il circuito è composto da un'adduttrice che alimenta in
diretta una rete di distribuzione posta a notevole distanza e
che, nella soluzione a giri variabili, si intende far funzionare
a pressione regolata di ora in ora al fine di evitare inutili
carichi residui sopratutto notturni.
Esaminiamo quale sarebbe il funzionamento se fossero installate
pompe tradizionali a giri fissi.
Il dimensionamento viene fatto considerando il consumo di punta
convenzionalmente fissato nel 100% ed una pressione manometrica
totale di pompaggio pari 70 m che diventa di 35 m a fine adduzione
e cioè in corrispondenza della utenza essendo pari a 35
m la perdita di carico supposta nell'adduttrice stessa. Per la
portata minima, corrispondente al 30%, ferma restando la pressione
di pompaggio a 70m e supponendo la relativa perdita di carico
ridotta a soli 8 m, si ottiene una pressione in testa alla rete
di 62 m. Si tratta di un carico idraulico eccessivo e quindi fonte
di una spesa energetica inutilmente elevata e per giunta di un
considerevole aumento delle perdite occulte.
Esaminiamo ora la soluzione con pompa a velocità variabile
che permette di eliminare l'inconveniente regolando la pressione
di partenza in funzione di quella di arrivo in rete. Resta confermato
un sollevamento a 70 m di colonna d'acqua solo per i periodi di
consumo massimo mentre, per quelli di consumo medio e basso, che
statisticamente sono di gran lunga i più frequenti, la
pressione di pompaggio si riduce notevolmente. Ad esempio per
la portata minima notturna, come detto definita nel 30% di quella
massima, la pressione di pompaggio è pari a soli 23 m che,
a seguito della perdita di carico di 8 m dell'adduttrice, comportano
una pressione di soli 15 m in testa alla rete ma sufficienti per
distribuire la ridotta portata. Da notare come la portata minima
notturna, ad esempio quella relativa al periodo dalle ore 1 alle
ore 4 del mattino si riferisce quasi esclusivamente alle perdite
occulte.
Nella seguente tabella sono messi a confronto i dati di funzionamento
nelle due soluzioni al variare della portata. Per ottenere un
raffronto significativo si è tenuto conto delle durate
statistiche medie, in acquedotti di piccole e medie dimensioni,
della portata oraria durante un'intera annata ed indicate nella
colonna 3 della tabella.
Nel diagramma di fig. 9 contenente tutti gli elementi rappresentativi
del funzionamento della pompa, si è sovrapposta la curva
1-2-3-4-5 relativa al comportamento idraulico della condotta adduttrice
in esame, il tutto con valori adimensionali.
Si sono quindi potuti leggere i valori di pressione di pompaggio,
potenza impegnata ed energia consumata al variare della portata
indicati in grafico con altrettanti punti e riportati nelle colonne
da 1 a 5 della tabella. Nella colonna N. 6 sono invece elencati
i consumi della pompa a giri fissi che si suppone abbia da sollevare
le stesse portate di quella variabile e per le stesse durate,
ma con prevalenza fissa di 70 m. Il risultato saliente è
dato dalla notevole differenza nell'energia totale impiegata nell'uno
e nell'altro caso. Il risparmio, pur non essendo la pompa variabile
utilizzata con i rendimenti meccanici migliori, è pari
a circa il 60%, e, assieme alla notevole diminuzione delle perdite
occulte assicurata dalla minor pressione notturna, fornisce una
prova tangibile della validità dell'impiego della pompa
a giri variabili in un circuito del tipo quì preso come
esempio.
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4. CONCLUSIONI
Dopo una sommaria descrizione delle moderne
apparecchiature di variazione della velocità di rotazione
dei motori elettrici, si sono spiegati quali importanti vantaggi
si possono ritrarre dal loro impiego nell'azionamento delle pompe
di sollevamento degli acquedotti ed in particolare nel funzionamento
a pressione variabile delle reti di distribuzione. Si sono indicate,
mediante grafici di funzionamento, quali sono le caratteristiche
principali e le diverse possibilità di impiego mettendo
in guardia sui pericoli di un impiego errato.
Si è infine determinato, tramite elaborazione di un esempio
teorico, il risparmio energetico che si può conseguire
sostituendo le pompe tradizionali con quelle a giri variabili.
Si è fatto rilevare un altro importante beneficio: la notevole
riduzione delle perdite occulte dovuta alla diminuzione nella
pressione di esercizio in tutti i periodi di basso consumo che
tale apparecchiatura consente.
BIBLIOGRAFIA
C. A. Cavalli - Macchine idrauliche. Principi teorici - Pompe motrici e trasmissioni idrauliche. Ed. Hoepli
A. Lancastre - Manuel d'hydraulique gènèrale. Eyrolle Editeur - Paris
A. Bianchi, U.Sanfilippo - Pompe e impianti di sollevamento - Hoepli - Milano
G.Crivchenko - Hydraulic Machines: turbines and pumps - Lewis Publishers
Gordon L. Culp, Robert B. Williams -
Handbook of public water systems - Van Nostrad Reinhold Company
- New York