PREMESSA
Molti sono gli elementi atti a dimostrare
che le scelte operate a Mestre nel settore fognario sono errate.
Alcuni di essi sono:
- progetto generale scadente in quanto nonn basato su uno stato
di fatto realistico delle condotte preesistenti, in quanto non
tiene conto nei modi dovuti delle previsioni urbanistiche vecchie
e nuove, ed infine in quanto consiste essenzialmente in un cattivo
adattamento del precedente sistema fognante: una razionale unificazione
dei molti bacini in cui era prima divisa la città, richiedeva
invece un assetto totalmente nuovo e funzionale;
- stralci esecutivi già realizzati o in corso di costruzione
non sufficientemente coordinati in quanto spesso difformi dal
progetto generale, oppure relativi ad opere non contemplate dal
suddetto progetto generale,
- il sistema previsto (fognatura di tipo mmisto) non è adatto
ad un territorio come quello di Mestre con molte vecchie tubazioni
immerse nella falda freatica che finiscono per drenare i terreni
rendendo difficoltosa la depurazione finale delle acque reflue.
Nel presente lavoro si evita discuterne punto per punto, anche
se ne varrebbe la pena, limitandoci a descrivere il solo collettamento
delle acque reflue della zona Valsugana- Gazzera Bassa luogo di
residenza dell'estensore della presente nota.
LA SITUAZIONE DELLA GAZZERA
L'estremità più
a sud del territorio in questione (zona E F della planimetria
schematica allegata) potrebbe benissimo scaricare le acque bianche
(cioè dovute alla pioggia) nei due rii che lo attraversano
e (cioè il Cimetto ed il Dosa ) con un percorso breve e
di sicura funzionalità. Nulla di tutto questo. Le acque
di pioggia mescolate a quelle nere vengono fatte defluire verso
nord e quindi in una direzione opposta a quella del naturale deflusso
del terreno, mediante lunghi e profondi collettori ( percorso
E - D - C - B, percorso F - C - B) che, sottopassato il fiume
Marzenego, si immettono nella vasca di raccolta di Zelarino (Punto
B) dove arrivano, seguendo questa volta la naturale pendenza del
suolo, anche le acque di pioggia della zona più a nord
ed altimetricamente piu' elevata cioè di Zelarino. L'aver
attraversato il fiume Marzenego con una condotta di grande diametro
significa aver creato il collegamento idraulico, con le nefaste
conseguenze che saranno piu' avanti descritte, tra due bacini
da sempre nettamente separati tra di loro grazie al Fiume ed ai
suoi argini che costituivano, in passato, una barriera insormontabile.
Nella vasca di Zelarino (punto B) sono funzionanti le pompe di
sollevamento che provvedono a inviare le acque in parte verso
sud (percorso B - G - H - I) fino ad arrivare all'impianto di
depurazione posto a Fusina e, al verificarsi di piogge intense,
direttamente nel vicino fiume Marzenego. Una prima incongruenza
risulta fin da ora evidente se si pensa che le acque reflue della
zona sud (punti E - F) viaggiano verso nord per ritornare subito
dopo sui propri passi (Punto H). Si tratta di rilevanti volumi
di acqua sollevata meccanicamente per far loro compiere un giro
vizioso con l'unico risultato di richiedere elevati costi energetici.
Ma non è questo l'aspetto peggiore delle vicenda. Infatti,
se il funzionamento idraulico degli impianti fosse corretto, tutte
le acque sia se provenienti da nord (Zelarino) che da sud (Gazzera-
Valsugana) sarebbero addotte nei recipienti finali senza alcun
inconveniente fatta eccezione per l'accennato dispendio energetico.
Le cose si svolgono invece in modo totalmente diverso a causa
del funzionamento anomalo dell'impianto di sollevamento di Zelarino,
il quale, sia perché dimensionato, come di norma, per far
fronte soltanto ad eventi piovosi contenuti entro un certo limite
definito dal "tempo di ritorno" ma soprattutto per un
difetto gravissimo della rete di fognatura nella quale sono immesse
anche acque di scolo dei fossi di campagna le cui normali destinazioni
dovrebbero invece essere i canali di bonifica del Consorzio Dese,
entra spesso in crisi non essendo in grado di sollevare gli enormi
quantitativi che, con grave colpa di chi gestisce la fognatura,
vi pervengono. E' in tale malaugurata evenienza che l'abitato
della Gazzera Bassa si trasforma in un vero e proprio bacino di
contenimento delle altrui acque (Zelarino ed altre), che vi si
raccolgono percorrendo a ritroso i collettori di fognatura (percorso
B - C - D - E e percorso B - C - F) con i gravi danni che si possono
immaginare. In tal senso anche i lavori recentemente eseguiti
lungo la Via Calucci per un importo superiore a due miliardi di
lire, in luogo di salvaguardare il bacino sotteso, contribuiranno
ad addurvi in grande quantità acque non pertinenti, aggravando
gli effetti degli allagamenti della Gazzera di per sé già
molto gravi.
In definitiva la situazione del quartiere Gazzera si presenta,
nei riguardi degli allagamenti, quanto mai precaria e con prospettive
future per gli abitanti ancora peggiori di quelle attuali. Un'idea
della condizione di esasperazione in cui essi versano può
essere data da alcune loro frasi: "più lavori di fognatura
vengono eseguiti più la mia casa va sotto acqua" ;
"il pericolo non deriva tanto dall'acqua che piove dal cielo
quanto da quella che fuoriesce dalle caditoie stradali ".
IL CASO DELLA VIA MARTIRI DI MARZABOTTO
Ad ulteriore dimostrazione degli errori
commessi nella realizzazione delle opere fognarie si cita una
importante opera da poco ultimata per dotare di fognatura la Via
Martiri di Marzabotto facente anch'essa parte del bacino della
Gazzera e quindi con una notevole incidenza sugli allagamenti
di cui sopra.
Bisogna innanzitutto premettere che il progetto generale della
fognatura di Mestre prevede che le acque di pioggia di tutta la
zona periferica (aree abitate e campagna) e quindi anche di quella
in oggetto, siano evacuate, non a mezzo di condotte di fognatura,
ma invece tramite gli esistenti fossi che sfociano nei canali
di bonifica del Consorzio Dese. Le ragioni di tale decisione risiedono
nel fatto che, trattandosi di territorio pressoché orizzontale,
il sistema di sgrondo ha luogo sfruttando il notevole volume di
invaso dei fossi medesimi i quali, riempiendosi fino alla sommità
durante le piogge intense, sono in grado di immagazzinare notevoli
volumi d'acqua che vengono successivamente pian piano sollevati
dagli impianti idrovori del Consorzio Dese per essere recapitati
nei recipienti finali.
Ora, eliminare anche in parte tale volume mediante chiusura, od
anche tombinamento dei fossi, come si usa fare con troppa facilità,
significa diminuire la possibilità di invaso ed alterare
profondamente le descritte modalità di sgrondo con risultati
devastanti. A tale nefasta regola non è sfuggita nemmeno
la Via Martiri di Marzabotto per la quale era pure previsto che
le acque piovane fossero smaltite tramite i fossi esistenti mantenuti
nella loro precedente consistenza fatta salva la possibilità
di provvedere alla loro sistemazione quando necessaria. Al contrario,
in sede di esecuzione dei lavori e contravvenendo sia alle indicazioni
del progetto esecutivo sia a quelle del progetto generale della
fognatura, si è sostituito per un'estesa di circa 600 m
il fosso che correva lungo il lato ovest della via nel tratto
Via Asseggiano - località Via Spiga con una tubazione di
grande diametro ma in ogni caso di sezione notevolmente inferiore
a quella del preesistente fosso attuando, anche in questo caso,
la lamentata riduzione del volume di invaso. E' fuori di dubbio
che la esecuzione di lavori così importanti dal punto di
vista idraulico, e, come già detto, per giunta nettamente
in contrasto con il progetto generale della fognatura, doveva
essere preceduta dall'aggiornamento e relativa approvazione del
progetto generale della fognatura corredato delle necessarie verifiche
idrauliche relative all'intero bacino interessato dall'intervento.
L'aver evitato tale doverosa procedura comporta gravi responsabilità
per l'ente che ha effettuato la direzione lavori delle opere le
quali, per quanto concerne il lato amministrativo/legislativo,
sono assolutamente illecite non essendo conformi alle prescrizioni
di progetto e, dal punto di vista tecnico, sono fonte di un ulteriore
aggravamento delle condizioni idrauliche della Gazzera di per
sé già molto gravi.
CONCLUSIONI
La conclusioni cui si è pervenuti sono le seguenti. E'
ben vero che non esiste al mondo sistema fognante in grado di
far fronte ad eventi piovosi del tutto eccezionali e che pertanto
è giocoforza tollerarne i danni ma è altrettanto
vero che non si può, per una errata progettazione ed esecuzione
delle opere, costringere un centro abitato come quello della Gazzera
a fungere, subendone tutti i danni, da protezione degli altri
centri posti in posizione privilegiata.
I rimedi da proporre sono di due ordini:
Quello risolutivo di primo ordine è dato dalla riprogettazione
dell'intero sistema fognario di Mestre previa esecuzione di dettagliati
controlli in tempo reale del suo attuale stato effettivo. E' quest'ultimo
un metodo definito RTC (Real Time Control) in uso ormai da molti
anni e che darebbe ottimi risultati ma che il Comune, pur avendolo
in programma, non farà mai o, se lo farà, lo farà
male in modo da non dover ammettere i gravi errori del passato
e quelli attuali.
Il rimedio di secondo ordine e specifico per la Gazzera consiste
nella costruzione urgente di opere, oltretutto di costo assai
modesto se rapportate a quello relativo alla fognatura di Via
Calucci ora in corso di ultimazione, atte ad evitare nella maniera
più assoluta che i collettori di fognatura della Gazzera
vengano percorse a ritroso dalle acque in essi contenute. Si tratterebbe
in pratica di uno o piu' portelloni inseriti nei collettori mantenuti
normalmente aperti ma che vengono automaticamente chiusi dall'eventuale
inversione di moto dell'acqua. Inoltre, considerato che la situazione
fognaria della zona è ormai gravemente compromessa, la
sua definitiva salvaguardia non può che derivare dalla
costruzione, anch'essa urgente, di un impianto sussidiario di
sollevamento locale, che entri automaticamente in azione non appena
l'acqua contenuta nel grande collettore di Via Calucci supera
il livello di guardia, per immetterla nel Rio Cimetto o nel Rio
Dosa.
NOTE AGGIUNTIVE DEL NOVEMBRE 2006 AL TESTO ORIGINALE DEL GIUGNO 2000
Dalle comunicazioni dei tecnici della Vesta
del sett. 2006 e dall'articolo apparso nel Gazzettino del 27.09.2006
risulta che sono in corso di installazione nella centrale di sollevamento
della fognatura di Zelarino delle nuove pompe idrovore che aumenteranno
la portata totale che l'impianto è in grado di sollevare
e scaricare nel fiume Marzenego fino ad un totale di oltre 5 mc/sec,
tale essendo la portata che, in caso di eventi eccezionali, arriva
nella vasca di aspirazione delle pompe. Contrariamente a quanto
affermato dai tecnici e cioè che con tale intervento i
problemi della Gazzera devono considerarsi risolti, l'esame dei
nuovi dati di portata porta a due conclusioni fondamentali. In
primo luogo viene confermato che nella vasca in argomento pervengono
portate idriche enormi e quindi in buona parte estranee alle zone
abitate sottese dalla fognatura comunale. Si tratta di portate
dei fossi campestri che, con grave colpa, invece di scaricarsi
nei canali del Consorzio Dese Sile, finiscono nella fognatura
comunale. Questo rappresenta di per sé un inconveniente
non trascurabile ma è lo è molto di più quello
creato da una smisurata portata costretta a percorrere una rete
fognante priva delle caratteristiche per poterlo fare in modo
normale e cioè funzionando a pelo libero. La portata citata,
per giungere all'impianto di Zelarino ha infatti una sola possibilità:
quella del funzionamento in pressione di alcune condotte fognarie
con tutti gli inconvenienti che ne derivano. Ciò trova
conferma, oltre che nella verifica teorica del funzionamento idraulico
della rete di condotte principali, anche nel fatto che in molte
aree sud della Gazzera, anche se poste a quote non depresse rispetto
a quelle circostanti, durante i periodi di pioggia intensa, ha
luogo il sollevamento dei chiusini stradali della fognatura con
fuoriuscita di elevate portata d'acqua dovute, appunto, all'anomalo
funzionamento in pressione della rete.
Viene anche accertato che gli allagamenti della zona Gazzera Bassa
oltre alle deficienze dell'impianto di sollevamento di Zelarino
di cui si è detto sopra, sono dovuti anche alla mancata
efficienza della rete di condotte sottoposte ad un regime "in
pressione" in sostituzione di quello "a pelo libero"
cui devono obbligatoriamente esse dovrebbero essere soggette.
Da segnalare anche ciò che accadrebbe nel caso, sicuramente
raro ma assolutamente da non escludere, che la centrale di sollevamento
della fognatura di Zelarino per un motivo qualsiasi come mancanza
di corrente o guasto grave, dovesse andare fuori servizio proprio
durante un evento piovoso eccezionale. In tale difficile ma non
impossibile evenienza la situazione della Gazzera sarebbe veramente
tragica in quanto i volumi d'acqua che vi si scaricherebbero a
causa dello sciagurato collegamento idraulico con il bacino posto
al di là del fiume Marzenego, sarebbero enormi e tali da
provocare danni incalcolabili. Questa sola possibilità
è da ritenersi sufficiente per dimostrare l'urgenza e la
necessità di mettere in opera i portelloni atti ad impedire
l'inversione di flusso nelle condotte di fognatura della Gazzera.
In definitiva gli interventi in atto per il potenziamento di un
sistema fognante errato nei concetti di base come quello di cui
si sta discutendo, non apportano sostanziali benefici alla cittadinanza
della Gazzera ma forniscono, senza che ce ne sia bisogno, ulteriori
prove della sua inefficienza di base confermando in toto quanto
sostenuto col presente lavoro nonché la necessità
di eseguire gli interventi proposti e consistenti nella posa di
portelloni che impediscano l'inversione di moto dell'acqua delle
condotte principali ed inoltre nella costruzione di impianti di
sollevamento locali atti ad immettere le acque in eccesso nel
Rio Cimetto o nel Rio Dosa.
NOTE AGGIUNTIVE DELL'OTTOBRE 2007
A totale conferma di quanto indicato nella
precedente nota basterà segnalare come il giorno 1 giugno
2007 e cioè poco tempo dopo l'inaugurazione ufficiale delle
nuove pompe dell'impianto di sollevamento fognario di Zelarino,
pompe che a detta dei tecnici avrebbero dovuto salvaguardare definitivamente
la Gazzera, si è verificato un grave allagamento della
Gazzera Bassa e tutto ciò con piogge assolutamente non
eccezionali.