Home
Foto
|
|
Archivio
11 Settembre 2001
Osama Bin
Laden
Alla
base del terrore
Nato
nel 1957 in Arabia Saudita, nella capitale Riyadh, diciassettesimo dei 52 figli del piu' ricco costruttore
dell'Arabia Saudita, Muhammad bin Laden.
Comincia a formare la sua rete terroristica fin dal 1979. In quell'anno,
dopo essersi laureato in ingegneria all'università di Gedda, a 22 anni si unisce
alle truppe della resistenza afgana, i mujahedin, per combattere le truppe
sovietiche che occupano l'Afghanistan; paradossalmente con il
supporto anche della CIA. Nel 1980, decide di prendere parte
alla Jihad afghana contro l'Unione Sovietica, trasformandosi in un eroe
nella regione. Un'esperienza che lo porta a radicalizzare il suo odio nei
confronti degli Stati Uniti.
Terminata l'esperienza di guerra contro i sovietici (1989), torna in Arabia
Saudita, e con alcuni alleati diede vita ad Al-Qaeda (La Base), un
network terroristico che, secondo l'Fbi, è presente in una trentina di
stati nel mondo e ha stretto alleanze con gli Hezbollah libanesi, la Jihad
islamica egiziana, e i gruppi armati algerini. Comincia anche
a lavorare per l'azienda di costruzioni di
famiglia, il "Saidi Binladen Group". Ecco
allora che si attiva sui fronti caldi del momento e si unisce alle forze
che si oppongono alla monarchia regnante, la famiglia Fahd, tanto che di lì
a poco gli viene ritirato il passaporto, viene spogliato della cittadinanza
saudita e infine viene espulso dal Paese con l'accusa di sostenere
gruppi integralisti in Egitto e Algeria.
Nel 1996 lancia il primo "fatwah", editto religioso in cui
invita i musulmani a uccidere i soldati americani stazionati in Arabia
Saudita e Somali. A questo ne segue un secondo, nel 1998. Nel mirino di
bin Laden, stavolta, ci sono anche i civili statunitensi.
Secondo gli investigatori bin Laden è al centro di una coalizione
terroristica islamica che vanta numerosi alleati, dall'egiziana al Jihad,
agli Hezbollah iranani, al fronte nazionale islamico sudanese, ai gruppi
della jihad in Yemen, Arabia Saudita e Somalia.
Nell'ottobre 1993, 18 militari statunitensi impegnati nell'operazione
umanitaria in Somalia vengono uccisi nel corso di un'operazione a
Mogadishu. Bin Laden viene condannato nel 1996 con l'accusa di aver
addestrato i responsabili dell'attacco. Nell'intervista rilasciata a CNN
nel 1997, ammette che a uccidere i soldati americani sono stati i suoi
seguaci, insieme a un gruppo di musulmani locali.
Il 7 agosto 1998, otto anni dopo il dispiegamento delle truppe americane
in Arabia Saudita, l'esplosione di alcune autobombe fa saltare in aria le
ambasciate americane a Nairobi, in Kenya e a Dar es Salaam, in Tanzania,
uccidendo centinaia di persone.
Bin Laden ha smentito il proprio coinvolgimento in questi episodi, ma
secondo gli inquirenti la sua responsabilità è del tutto evidente dai
fax inviati dalla sua cellula londinese ad almeno tre organizzazioni
giornalistiche.
Due settimane più tardi, l'allora presidente Usa Bill Clinton (al centro
in quel momento dello scandalo Lewinsky), ordina un attacco missilistico
contro alcuni campi di addestramento in Afghanistan e un impianto
farmaceutico a Kartoum, in Sudan, uccidendo alcuni suoi militanti:
ma lo sceicco riuscì a sfuggire alla rappresaglia (si sa che non rimane
mai a lungo nello stesso posto, proprio per rendersi imprendibile).
Bin Laden quindi sopravvive agli attacchi e viene accusato dalle Nazioni Unite di
aver organizzato gli attentati del 1998.
La sua guerra contro gli Stati Uniti gli è valsa una taglia
di 5 milioni di dollari. Il leader islamico è stato bersaglio di una
massiccia caccia all'uomo Usa dal 1998, dopo gli attentati alle ambasciate
americane in Kenya, a Nairobi, e in Tanzania, a Dar Es Salaam, dove
morirono 224 persone e 4.000 rimasero ferite, attacchi dei quali il leader
ha negato ogni responsabilità. A lui viene attribuita anche la
responsabilità dell'attacco suicida contro il cacciatorpediniere
americano Cole, colpito nel porto di Aden, alla base navale nel Golfo
Arabo, nell'ottobre del 2000, con la morte di 17 americani.
Ufficialmente «ospite» del governo di Kabul, Osama Bin
Laden utilizzerebbe i suoi campi in Afghanistan per raccogliere da tutto
il mondo gli integralisti disposti al martirio nella guerra santa contro
il «Grande Satana», organizzandoli in una rete internazionale in grado
di colpire ovunque. Gestisce affari e collegamenti con gruppi
fondamentalisti. Titolare di proprietà e conti bancari valutati, secondo
le diverse fonti, in centinaia o migliaia di miliardi di lire, è ritenuto
il principale banchiere dell'integralismo islamico nel mondo.
Il 29 maggio 2001 quattro suoi collaboratori vengono condannati al carcere
a vita. Diversi altri sospetti rimangono in attesa di processo.
Tra questi, Ahmed Ressam, reo confesso di aver partecipato al piano
fallito di far esplodere l'aeroporto internazionale di Los Angeles durante
i festeggiamenti del capodanno 2000. Ressam ha detto di aver imparato a
maneggiare pistole e fucili in un campo di addestramento in Afghanistan,
il Paese che ospita il miliardario saudita.ma Bin Laden non è sul
banco degli imputati, nascosto con le quattro mogli e, secondo alcuni, in
precarie condizioni di salute, sulle montagne afghane. Secondo alcune
fonti, la sua residenza abituale sarebbe nei pressi della capitale
spirituale dei Talebani nella città meridionale afgana di Kandahar, o
nella città orientale di Jalalabad.
Il resto è storia recente. Dopo il tragico attentato alle Torri Gemelle
di New York, bin Laden è diventato il pericolo numero uno per gli Stati
Uniti, che hanno unito le loro forze, insieme a numerosi alleati
internazionali, per dare la caccia a quello che è ormai considerato a
tutti gli effetti (anche grazie ad alcuni video che lo vedono
"dissertare" sulla riuscita dell'attentato), il responsabile
morale e materiale della strage newyorchese.
L' organizzazione guidata da Osama Bin Laden
e conosciuta come Al Qaida (la Base):
Generale
Osama Bin Laden
Luogotenenti
Ayman al-Zawahiri
Mohammed Atef (operazioni militari)
Shura Majlis (consiglio
che coordina 4 commissioni)
Comm. Religioso/legale
Comm. Finanza Comm. Media
Comm. Militare
Cellule dormienti individuali
terroriste
|