le lotte non si arrestano

NO! ALLA CRIMINALIZZAZIONE DELLA LOTTA

Avrete appreso dagli organi di informazione che 16 lavoratori della Fiat, di cui sono state pubblicate le generalità, hanno avuto altrettanti avvisi di garanzia per lo sciopero del 11-15/04/2009. Anche i diretti interessati hanno appreso la notizia dai giornali, in violazione delle norme a tutela della privacy. E' un dettaglio ma vale la pena di ricordarlo. Gennaio 2008: il piano Marchionne cominciava con i licenziamenti, appena iniziati i corsi di formazione, come denominati dalla Fiat. L’obbiettivo è evidente: intimidire, instaurare un “regime da caserma” per alimentare un clima di paura tra i lavoratori, selezionare quelli più sindacalizzati ed isolarli nei reparto confino proprio come negli anni ‘50. Questo clima di terrore e il trasferimento di 316 lavoratori nel reparto logistico fantasma di Nola, innesca uno scontro tra la Fiat e i lavoratori che si manifesta con scioperi e presidi ai cancelli che durano 6 giorni. Oggi la procura manda 16 avvisi di garanzia. E’ importante ricordare che in quei giorni solidarizzarono con i lavoratori Fiat, delegazioni dei movimenti sociali della Campania e di lavoratori provenienti da altre aziende. Gli operai, nonostante i plausi dei sindacati concertativi ad eccezione di qualche R.s.u., avevano ben compreso lo scopo del piano Marchionne: espellere dalla fabbrica di Pomigliano il sindacalismo di base e tutti quei lavoratori ritenuti scomodi, per poi procedere ad un ridimensionamento dell’intero stabilimento. Ancora una volta la magistratura si schiera con i poteri forti ed attacca i lavoratori. Non è un caso che ciò avvenga in questi mesi difficili di cassa integrazione e di incertezza per il futuro occupazionale per migliaia di operai tra Fiat ed indotto. Mentre cresce sempre di più il timore di una chiusura dello stabilimento, visto la mancanza di un piano di produzione. Intanto la trattativa sul futuro dei lavoratori non parte, accrescendo sempre di più il timore di una chiusura dello stabilimento, visto la mancanza di un piano di produzione. Fiom, Fim, Uilm e Fismic sono più preoccupati a “tenere impegnati i lavoratori” con qualche iniziativa mediatica, anziché sviluppare iniziative di lotta efficaci. Lo scopo di questo ennesimo atto repressivo è quindi quello di intimidire gli operai in previsione di un futuro ancora più incerto e più in generale di colpire chiunque lotti contro la precarietà, per il diritto al lavoro e al reddito. Come si vede i padroni il loro lavoro lo fanno fino in fondo. Quando trovano una opposizione sindacale seria reagiscono con il solito modo; licenziano e denunciano. Questo atto intimidatorio comunque mette in risalto il tentativo di criminalizzare chi lotta, chi vuole difendere diritti propri o universali, così come sta avvenendo con varie lotte socali e sindacali, nel nostro paese e non solo. Impressionante è la negazione del riconoscimento che le lotte sono sindacali e non "criminali"; negli “avvisi” infatti si parla di "violenza"privata invece che sciopero con PRESIDIO delle entrate, si parla MINACCE, di violazione di un ordinanza di sgombero, e via di questo passo. Quando il conflitto sociale non è rituale si vuole trasformarlo in fatto criminale.

DIFENDEREMO L’OCCUPAZIONE E IL NOSTRO POSTO DI LAVORO E CERTAMENTE NON SARA’ LA CRIMINALIZZAZIONE DELLE LOTTE A FERMARCI GIOVEDI 23 ASSEMBLEA INGRESSO 2 DALLE 13