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lo slai cobas per il sindacato di classe ilva -appalto a fronte della nuova situazione fa appello ai lavoratori ilva a rendere concreta la mobilitazione e propone assemblee unitarie a partire dal 4 maggio e una iniziativa di lotta in fabbrica e in città entro la prima metà di maggio- sulla piattaforma già espressa dal comitato dei lavoratori in lotta -ilva taranto

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Ilva. Cremaschi e Bardi (Fiom): "Grave l'annuncio di un nuovo pesante ricorso alla Cassa integrazione a Taranto. Necessarie un'ampia rotazione e adeguate integrazioni salariali"

COMUNICATO STAMPA

Ilva. Cremaschi e Bardi (Fiom): "Grave l'annuncio di un nuovo pesante ricorso alla Cassa integrazione a Taranto. Necessarie un'ampia rotazione e adeguate integrazioni salariali"

Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom-Cgil responsabile per la siderurgia, e Vittorio Bardi, coordinatore nazionale Fiom del settore, hanno rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

"L'annuncio di un nuovo pesante ricorso alla Cassa integrazione, fino a un massimo di 6.550 persone, che a questo punto tocca la metà degli addetti diretti nello stabilimento di Taranto, prevedendo anche la chiusura di un altoforno, è un fatto molto grave. Grave per l'impatto sociale, che verrà amplificato con il coinvolgimento nella crisi di gran parte delle migliaia di lavoratori delle aziende di appalto e subappalto, che rischiano di avere anche minori tutele. Grave perché sinora l'Azienda non ha preso misure efficaci per garantire prospettive certe di lavoro e di reddito ai propri dipendenti."

"Non è più accettabile che si continui periodicamente ad aumentare la Cassa integrazione, a presentare a breve scadenza scenari sempre più foschi, senza impegnarsi a garantire certezze e futuro per i lavoratori. Fino al mese di luglio dell'anno scorso, l'Ilva ha registrato guadagni eccezionali. Ora questi profitti devono servire per tutelare l'occupazione e il salario."

"La nuova procedura di Cassa integrazione annunciata deve essere ancora discussa e dovrebbe partire dal prossimo giugno. È necessario quindi che l'Ilva garantisca un'ampia rotazione della Cassa integrazione che eviti ovunque possibile il ricorso alle zero ore. È necessario altresì che ci siano adeguate integrazioni salariali, perché l'attuale livello della Cassa integrazione è socialmente insostenibile. Inoltre, vanno confermati programmi di investimento che garantiscano il futuro degli impianti e la sicurezza del lavoro e dell'ambiente."

"A questo punto l'Ilva deve uscire dalla navigazione a vista, dalla gestione giorno per giorno e deve impegnarsi per il futuro. Se nell'incontro del 30 aprile questo non ci sarà, a partire dal 4 maggio sarà necessaria la lotta dei lavoratori dell'Ilva, delle aziende di appalto e subappalto e dell'intero territorio."

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 23 aprile 2009

Proposta Uil per Ilva lavorare meno, ma tutti

BARI - Settimana corta per i lavoratori all'insegna del «Lavorare meno, lavorare tutti» e utilizzo dei lavoratori da collocare in cassa integrazione negli interventi mirati ad eliminare tutte le fonti di inquinamento ambientale: è la proposta della Uil di Puglia all'Ilva di Taranto, dopo la decisione di ieri, che porterà alla fermata dell'altoforno 2 dal prossimo 10 maggio.

«Purtroppo non è la sola cattiva notizia - dice il segretario generale della Uil Puglia, Aldo Pugliese - perchè la fermata dell'impianto farà salire anche il numero dei lavoratori in cassa integrazione che passeranno dagli attuali 4.100 a circa 6.700, ai quali dobbiamo aggiungere i lavoratori dell'appalto di cui 2.500sono stati colpiti dalla crisi ed ora subiranno un'altra pesante perdita. Ma alla lista di quelli che hanno perso il lavoro si debbono aggiungere quelli dell'indotto ed i circa mille lavoratori interinali ai quali non è stato rinnovato il contratto di lavoro. In sostanza rimarrà operativo solo l'altoforno 5 su una batteria di cinque altoforni, quattro dei quali mediamente a regime. La produzione di ghisa, di conseguenza, calerà da 26mila tonnellate al giorno a circa 7mila».

«Siamo in presenza di una contrazione del 70% della produzione, che da dieci milioni di tonnellate l'anno passerà a tre». Ancora più grave la questione dei cassintegrati: «Questa novità - dice Pugliese - porta complessivamente fuori dal ciclo produttivo quasi la metà dei circa 13mila addetti dell'impianto. Ma il dato da sottolineare è che quanto sta accadendo sposta l'attenzione da un altro grande problema, che è quello dell'inquinamento ambientale. Facendo riferimento all'impianto di urea utile all'abbattimento delle emissioni inquinanti di diossina, sembrava che si sarebbero risolti tutti i problemi, ma così con è». «Per questo - conclude Aldo Pugliese- invitiamo tutti, azienda enti locali, Regione e governo centrale, a rileggersi l'accordo di programma, che prevede non solo l'abbattimento della diossina A comprenderlo non ci vuole molto: dei parchi minerali, ad esempio se ne discute da trent'anni ma non è cambiato nulla».