Hanno fatto un patto
scellerato
e lo hanno chiamato accordo
sindacale
E’ successo il 22 gennaio tra la Presidente di Confindustria Marcegaglia, i ministri Brunetta e Sacconi (in rappresentanza del Governo), i sindacalisti Bonanni (Cisl), Angeletti (Uil) e Polverini (Ugl).
Hanno
deciso di condannare alla miseria nera i lavoratori e le loro
famiglie.
Infatti, l’ “accordo”
stabilisce:
-
che il contratto nazionale (CCNL) duri
non più 2, ma 3 anni (1 anno offerto in regalo alle aziende),
e che il recupero
salariale sull’aumento del costo della vita conservi gli stessi elementi
negativi che finora lo hanno contraddistinto e in più escluda dal calcolo
dell’inflazione il petrolio e le materie prime (eppure, non è una bazzecola
l’aumento dei prezzi collegato a queste merci!).
Così, i futuri rinnovi
del CCNL vedranno, nell’insieme, aumenti retributivi inferiori del 50% rispetto
a quelli che si sarebbero avuti col sistema finora in
vigore;
-
che gli accordi aziendali producano
aumenti salariali solo se si è disposti a farsi tirare il collo dall’aumento dei
ritmi e dei carichi di lavoro, dal taglio dei tempi, dalla riduzione delle
pause, ecc. (con la salute giorno per giorno regalata al padrone),
e che la contrattazione
aziendale continui a riguardare solo il 25-30% dei lavoratori (con gli altri
che resteranno a bocca asciutta);
-
che salario e diritti previsti dal CCNL
siano ridimensionati sul piano aziendale, nel caso l’azienda venga a trovarsi in
una situazione critica (sarà difficile trovare padroni che non
piangano miseria!);
-
che la proclamazione degli scioperi con cui sviluppare vertenze sottostia
a periodi tali di tregua sindacale da scongiurare che si possa scioperare
(e, se ciò dovesse mai capitare, tutto potrebbe essere fermato con trattative
condotte nientemeno che da Marcegaglia, ministri, Bonanni, Angeletti,
Polverini!).
La Cgil non ha firmato,
soprattutto perché i suoi settori del pubblico impiego e della scuola e quello
metalmeccanico, a grande maggioranza, non hanno accettato che ci fosse verso la
rapina confindustriale e governativa il comportamento di totale complicità già
assicurato da Cisl-Uil-Ugl.
E ora Cisl-Uil-Ugl, per
salvare la loro “superba impresa”, si oppongono al fatto che si tenga nei posti
di lavoro il referendum sul patto scellerato che hanno
firmato!
Il COBAS, che pure ritiene positivo il rifiuto della Cgil di seguire i suoi partners di un tempo, non pensa però che questo sindacato intenda davvero dare alla sua azione gli sviluppi che la situazione richiede.
Se le cose andavano già male sei mesi fa, quando col salario non si copriva più di una ventina di giorni al mese, e se oggi imperversano cassa integrazione, mobilità e licenziamenti (saranno un milione entro la fine del 2009), dobbiamo darci obiettivi adeguati a ridare respiro a noi e alle nostre famiglie, e a contrastare la gestione padronale e governativa della crisi economica, che mira a non farci più rialzare la testa.
ll Governo offre miliardi di
euro a un pugno di speculatori finanziari perché acquistino per tre soldi
Alitalia, licenziando la metà dei suoi dipendenti. Offre miliardi al sistema
bancario, perché continui a farne di tutti i colori, facendo affaroni con la
vendita di obbligazioni fallimentari ai piccoli risparmiatori o con la
concessione di mutui-casa a interessi usurai. E offre un “contributo” ai
cittadini più bisognosi con la vergogna della social card (valore: 1 cappuccino al
giorno!), facendola trovare vuota (senza soldi!) nel 33% dei
casi!
Contro i padroni, il loro Governo e i
sindacati Cisl-Uil-Ugl loro sostenitori, il COBAS
propone:
-
cancellazione dell’accordo-capestro del
22 gennaio;
-
scala mobile delle
retribuzioni per avere il recupero totale e automatico di ciò che esse perdono
in potere d’acquisto a causa del caro-vita;
-
detassazione completa
dell’indennità di mobilità, di cassa integrazione e di
disoccupazione;
-
estensione del trattamento
di cassa integrazione, totalmente detassato, a ogni azienda in
crisi.
Costruiamo le condizioni
perché questi obiettivi trovino la strada per imporsi.