L'attacco al diritto di
sciopero
è un attacco alla
democrazia
Con le nuove norme previste dal
Governo sul diritto di sciopero si sta andando rapidamente verso un nuovo e
pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà
sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella
società.
Dietro un linguaggio formalmente
tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, il
governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di
grave crisi economica e le
conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il
costo. Ciò è confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che
dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta
utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici.
L'attacco al contratto nazionale,
le nuove norme che si intendono introdurre sulla rappresentatività sindacale, la
nuova concertazione tra governo, confindustria e sindacati confederali che si è
trasformata in una vera e propria alleanza neocorporativa, sono elementi
finalizzati ad impedire le rivendicazioni e la difesa dei diritti dei
lavoratori. Ciò avviene proprio quando più grave è la crisi economica, più
pesanti le conseguenze per i lavoratori e maggiore la necessità di risposte
determinate.
Lo scopo del governo è quello di
imporre per legge la pace sociale, vietando e criminalizzando il diritto di
sciopero. Di ridurre al silenzio i lavoratori mentre si celebrano i misfatti nel
settore dei trasporti - Fs , Tirrenia, Alitalia - con migliaia di esuberi, di
messa in mobilità, di licenziamenti e il relativo aggravio sulla qualità del servizio e dei costi
UN COLPO DI MANO CHE VA SVENTATO
SUL NASCERE , INSIEME A TUTTI I TENTATIVI PROTESI A METTERE AL BANDO
Illegittima e autoritaria
l'ipotesi di consegnare lo sciopero, che è un diritto individuale sancito dalla
Costituzione, alla disponibilità gestionale di sindacati che rappresentino il
50% dei lavoratori; assurdo perché in molte aziende la sindacalizzazione non
arriva neanche al 50%. Nonché il referendum preventivo che tende a dilazionare e
snaturare l'azione di sciopero, già
oggi estremamente contrastata dalle limitazioni della Commissione di
Garanzia e dai ripetuti divieti del governo. Altrettanto improponibile è
l'adesione preventiva allo sciopero, un non senso giuridico che prevederebbe
l'impossibilità del singolo di poter mutare il proprio atteggiamento rispetto ad
un'azione sindacale indetta. Inaccettabile infine la forma di lotta virtuale che
di fatto elimina il diritto di sciopero ed assegna alle parti la
capacità/volontà di individuare la “penale” per l'azienda in caso di “sciopero
lavorato”, mentre ai lavoratori si ritira l'intera giornata di lavoro: quindi la
perdita secca della giornata per il lavoratore ed una impercettibile riduzione
dei profitti per l'azienda.
Contro questo ennesimo tentativo
di eliminare il diritto di sciopero rispondiamo con la mobilitazione immediata
contro governo e padroni, cisl, uil e ugl e finalizzando a questo obbiettivo gli
scioperi già programmati a partire da quello per il trasporto aereo del 4
marzo.
Il sindacalismo di base ha
indetto una manifestazione nazionale a Roma il 28 marzo e uno sciopero generale
per il 23 aprile anche per difendere il diritto di sciopero e la democrazia
sindacale
Cub –
Confederazione Cobas – SdL intercategoriale
26 febbraio
2009