di Claudio Palmieri
Mark chiuse le tende lasciando fuori il sole caldo e la luce intensa. Si diresse verso la scrivania al centro della stanza e comincio' a riporre accuratamente i suoi attrezzi nello zaino di tela nero di quelli porta computer, compatti e con un posto per ogni cosa.
A coloro che gli chiedevano quale fosse il suo lavoro diceva di essere un creativo. Gia', gli piaceva questa definizione: creativo, riteneva fosse quella piu' calzante. In qualche modo cio' che faceva di professione era basato sull'inventiva e richiedeva una buona dose di creativita'. Attenzione pero', non era qualcosa di aleatorio o effimero; al contrario, esso richiedeva sempre una progettazione attenta e non lasciava molto spazio all'istinto. Per ciascun caso che gli veniva affidato, Mark doveva prepararsi con uno studio preliminare a tavolino, doveva pensare in anticipo alle strategie da applicare ed anche prevedere gli eventuali inconvenienti per poter intervenire per tempo. Nel suo lavoro, una cosa andata storta avrebbe potuto compromettere irrimediabilmente il risultato finale. Poi, nell'applicazione del progetto, doveva dare il meglio di se', far collimare tutto mantenendo la mente lucida e l'emotivita' sotto controllo.
Una volta che Mark ebbe terminato di rimettere la sua attrezzatura nello zaino, si diede un'occhiata attorno per verificare che tutto fosse in ordine. L'attenzione al particolare era un'altra costante della sua professione: nulla doveva essere fuori posto. Questa necessita' si adattava bene al suo carattere perfezionista fino all'ossessione; la sua metodicita' ed il rispetto delle procedure erano delle caratteristiche che lo avevano aiutato a concludere sempre con successo i suoi incarichi.
Certo, guardandola dal di fuori, si poteva pensare che la sua fosse un'attivita' un po' ripetitiva; in fondo i suoi clienti gli chiedevano sempre la stessa cosa. Il bello pero' stava nel fatto che ogni volta si trovava a lavorare in una citta' diversa e spesso anche in una nazione diversa. Questa componente era molto stimolante e gli comportava molte sfide professionali: doveva districarsi con le lingue, reperire le attrezzature necessarie in loco e, in ogni nuovo posto, doveva in breve tempo acclimatarsi per poter preparare il lavoro e operare con tranquillita'.
Un'altra componente interessante del suo lavoro era lo studio dei destinatari dei suoi servizi. Mark doveva studiare la loro vita, imparare i loro orari e le loro abitudini. Il suo lavoro andava plasmato su di essi. In piu' c'era da considerare che ogni volta si trovava a farlo con persone diverse, sempre diverse. Una bella sfida.
Terminata la sua rapida ispezione Mark indosso' lo zaino ed usci' dalla stanza. Getto' un ultimo sguardo verso l'interno poi chiuse la porta e si avvio' verso le scale. Mentre scendeva penso' con soddisfazione alla buona scelta che aveva fatto anche questa volta: non era facile trovare il posto ideale per ogni lavoro. Ogni volta doveva usare una sede diversa e doveva selezionarla accuratamente. Il luogo dove lavorare era fondamentale per lui: doveva trovare un posto che avesse la giusta posizione, la luce adatta e, allo stesso tempo, fosse tranquillo e discreto. Questa ricerca per ogni lavoro gli comportava un gran dispendio in tempo ed energie, ma alla fine pagava sempre.
Arrivato in fondo alle scale Mark percorse il breve corridoio che lo separava dall'uscita e, una volta aperto il portoncino, fu investito dal caldo e dall'intensa luce del sole. Inforco' i sottili occhiali scuri e comincio' ad avviarsi verso l'angolo dell'edificio.
Era l'ora di punta e la gente cominciava gia' ad accalcarsi sulla strada, mentre lontano si sentiva il suono di qualche sirena, colonna sonora consueta per quella citta'. Mark con passo deciso si diresse proprio verso la strada dove la piccola folla si stava radunando. Un poliziotto cercava di tenere indietro i piu' curiosi.
Mark si avvicino' al capannello dei passanti che si era appena formato e, senza fermarsi, guardo' tra le spalle della cerchia di persone. Localizzo' immediatamente l'oggetto di tanto interesse: era un uomo esanime, disteso a terra tra la strada ed il marciapiedi. Il volto dell'uomo era insanguinato, ma, con un rapido sguardo da professionista, Mark ne focalizzo' la fronte: aveva un foro di proiettile proprio in mezzo agli occhi.
Una smorfia gli si dipinse sotto gli occhiali scuri. Mark giro' la testa e guardando davanti a se' accelero' il passo per allontanarsi da quello spettacolo cruento. Gradualmente, con il vociare della folla sempre piu' lontano, l'espressione di disgusto si trasformo' in un sottile sorriso di soddisfazione mentre nella sua mente da creativo si faceva largo un pensiero: "Anche questa volta hai fatto un buon lavoro."
FINE
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