di Claudio Palmieri
Lunedi' scorso all'ora di pranzo ho preso il coraggio a due mani e sono andato a "subire" una seduta dall'igienista seguita a breve da una dal dentista. Insomma, ero in uno spirito masochistico generato per lo piu' dagli eventi e dal fatto che l'ultima pulizia alla mia dentatura risaliva a piu' di un anno fa. Cosi' sono arrivato in questo studio dentistico svizzero che ha l'aspetto di una clinica privata dove le rette costano un occhio della testa. Ero gia' stato li' un'altra volta ed ero stato colpito dall'elevato numero di "sale" complete di sedia di tortura e di infermiera o "assistente" che in camice si davano da fare freneticamente. L'aspetto era quello di uno studio "ricco" e molto professionale. Una particolarita' era che tutte le infermiere avevano i denti ingabbiati da quegli apparecchi correttivi che fanno paura a qualsiasi essere raziocinante. Particolare inquietante per uno studio dentistico, dove uno si aspetta sorrisi smaglianti a trentadue denti, opportunamente ostentati per far sentire il paziente imbarazzato della sue carietta o del filo di tartaro sull'incisivo. Mi e' venuto da pensare che forse li' le infermiere e le assistenti venissero pagate "in natura", con un impianto al titanio invece che con uno stipendio. Chissa', certo e' che non vorrei essere nei panni di uno dei loro fidanzati: sarei ogni due giorni al pronto soccorso a farmi suturare le ferite sulla lingua e non solo li', brrrrr ...
Al contrario della prima volta che ero stato in quello studio, ora non c'era grande movimento, ma solo una ragazza bruna con degli occhiali di metallo con le lenti rettangolari. Dopo essermi presentato ho scoperto che lei era l'igenista e stava aspettando proprio me. Cosi', dopo i convenevoli, mi ha fatto acomodare in una delle sale di tortura, ha chiuso la porta e mi ha cominciato a fare un po' di domande di rito: quando e' stata l'ultima volta, con chi, le ha fatto male, etc. Chiaramente si riferiva all'ultima pulizia dei denti ... Ad un tratto il pensare all'ultima volta che l'avevo fatto, mi ha riportato la mente a quell'episodio con grande piacere, ma di questo parleremo dopo. Insomma l'igienista mi ha fatto stendere sulla sedia e cosi' ha cominciato il suo lavoro. Il mio umore era buono e mi sentivo ben disposto per subire questa tortura sapendo che non e' una cosa dolorosa, se non per il fatto che si deve stare per molto tempo con la bocca spalancata. Ma mentre lei armeggiava nella mia bocca continuando a conversare e frustrandomi da morire perche io non potevo certo risponderle se non con dei cenni degli occhi e delle chiusure ritimiche delle palpebre, mi sono reso conto che la mia buona disposizione verso questo trattamento dipendeva dal ricordo dell'ultima volta.
Gia', quella era stata un'esperienza molto differente, certo solo a livello di sensazioni perche' nei fatti non e' che fosse andata molto diversamente: pulizia dei denti questa, pulizia dei denti quella. Ma se questa volta l'igenista mi era sembrata asettica come gli strumenti che stava usando, l'altra volta non era stato affatto cosi'. Gia' era stato completamente diverso.
Era stato in Gennaio, l'anno scorso, in Sardegna e la giornata era paradossalmente piu' calda di questa che e' stata in pieno Maggio. Ero arrivato nello studio alle 8:30 ed ero il primo paziente del giorno per l'igenista. La segretaria, una ragazza bruna e rotondetta completamente diversa dagli automi incontrati nello studio svizzero, mi aveva fatto direttamente accomodare nella sala con "la sedia" in attesa che l'igenista arrivasse. L'attesa non fu lunga: una ragazza carina, minuta, con i capelli lisci scuri entro' poco dopo presentandosi come colei che avrebbe dovuto tortutrarmi per un po'. L'accordo era di avere due sedute: una per l'arcata superiore e una, il giorno dopo, per l'inferiore. Cosi' dopo un po' di convenevoli, molto meno sterili di quelli avuti con la collega svizzera, comincio' il suo lavoro.
Lo studio era caldo e una bella e limpida luce solare filtrava dalle tende chiare. Stranamente provavo una sensazione piacevole a stare li' seduto ad aspettare che lei cominciasse. Dopo avere scambiato quattro chiacchere lei si mise a suo agio: tolse il camice dicendo che altrimenti avrebbe fatto una sauna. Aveva una t-shirt bianca aderente che metteva in evidenza un seno piccolo ma ben disegnato. Guardandola mentre lasciava il camice sull'attaccapanni avevo anche avuto l'occasione di sbirciare il suo sederino e, nei pantaloni bianchi da infermiera, la rotondita' emergeva impertinente: carino anche quello. Una ragazza carina di quelle che non ti colpiscono a prima vista, ma che apprezzate con calma rivelano belle qualita' ...
Cosi' dopo aver avvicinato lo sgabello alla mia sedia mise la mascherina e, cosa ancora piu' strana, questo evidenzio' due occhi scuri, lucidi e dolci. Insomma il mio appuntamento in uno studio dentistico si stava lentamente trasformando in una seduta di rilassamento e di godimento interiore.
L'igienista comincio' delicatamente ad esplorarmi la bocca mentre ad alta voce mi diceva cosa avrebbe fatto, forse per mettermi a mio agio e farmi stare tranquillo. Ma io ero gia' talmente rilassato che sembravo sotto l'effetto di una fiala di valium da mezzo litro. Al contrario dell'igienista svizzera, nello svolgimento del suo lavoro non cerco' di conversare. Lo trovai un comportamento intelligente visto che avrebbe avuto un interlocutore inibito e che avrebbe al massimo potuto emettere versi gutturali col rischio di strozzarsi con la propria saliva. Cosi' fece il suo lavoro in silenzio, dolcemente.
Essendo minuta, per arrivare in alcuni punti della mia bocca, lei doveva sporgersi verso di me. Inizialmente questo porto' a qualche contatto furtivo tra i nostri corpi, ma poi andando avanti nel lavoro e forse sentendo una vicendevole rilassatezza notai che appoggiava il suo corpo sul mio con molta naturalezza e senza piu' ritrarsi al contatto. Cosi' piu' di una volta potei godere della leggera pressione del suo seno su di me, o ebbi il piacere di sentire come, cambiando posizione, i nostri corpi si strofinassero. Non so se fu solo una mia illusione, ma in quello studio caldo i suoi capezzoli erano stranamente evidenti: alti, eretti sotto la magliettina bianca. Forse anche lei stava avendo un inaspettato piacere da quella quotidiana attivita'.
Dopo aver finito la prima arcata ed avermi fatto risciacquare, proprio quando io stavo lentamente riemergendo dallo stato estatico in cui mi ero crogiolato, lei mi propose di continuare anche con l'altra arcata visto che era in anticipo rispetto all'appuntamento successivo. Cosi', con le mandibole indolenzite che mi pregavano di dire di no, accettai senza alcuna esitazione. Mi stesi di nuovo su quella poltrona che oramai mi sembrava il divano di una fumeria d'oppio, e con gli occhi chiusi, mi lasciai inerme nelle sue mani. Ero in estasi, ma i miei sensi erano tesi, ogni millimetro della mia pelle era pronto a sentire un contatto, uno sfioramento. Cosi' riuscii a distogliere il mio cervello da quello che accadeva nella mia bocca ed a godere delle carezze furtive del suo seno, del contatto di un capezzolo con la mia spalla, del piacere di sentire il peso del suo braccio posato sul mio torace, di annusare il suo profumo, dolce ma discreto, cosi' come erano i suoi movimenti al di fuori della mia bocca.
Alla fine, dolorante, esausto per lo sforzo delle mandibole, ma soprattutto per il piacere provato in maniera cosi' inattesa mi ricomposi e la ringraziai; nello stringerle la mano notai una strana luce nei suoi occhi che illuminava maliziosamente il suo sorriso. Non so quanto di quello che ho provato sia vero o quanto io ci abbia costruito sopra perdendomi in una follia onirica ad occhi aperti, ma per me e' stata una dolcissima esperienza in cui, inaspettatamente, ho trovato qualcosa che davvero non stavo cercando.
FINE
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