I
fisici
di Friedrich Dürrenmatt
Editore: Einaudi
Anno: 1972
Collana: Collezione di teatro
Pagine: 84
Costo: 9,50 Euro
Una citazione dal testo:
"
Ogni tentativo del singolo di risolvere per conto suo ciò che riguarda tutti è destinato a fallire."
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Pagina pubblicata il 3 Marzo 2004
Il bello di leggere una testo teatrale è che, a grandi linee, potete farvi un'idea di quanto tempo vi ci vorrà a finirlo. Difatti, rispettando i tempi scenici e prendendosi anche una pausa per un caffè tra il primo ed il secondo atto, nella maggior parte dei casi, non vi serviranno più di un paio di ore. Ammetto che la lettura e' un po' più ostica rispetto ad un romanzo (per esempio gli scambi di battute rapidi possono costringerci a soffermarci per rivedere chi ha detto cosa), ma dopo un po' che si conoscono i vari personaggi e ci si fa un'immagine mentale della scenografia, le cose vanno meglio.
Questa volta è proprio di un testo teatrale che voglio parlarvi. E' una commedia di un autore svizzero, Friedrich Dürrenmatt, intitolata I Fisici.
E' un testo in due atti, molto brevi ma molti intensi.
La vicenda si svolge in una casa di cura di lusso gestita da Mathilde von Zahnd, dottoressa honoris causa, dove sono ospitati "aristocratici rimbecilliti, statisti arteriosclerotici - ove non detengano ancora il potere -, milionari deficienti, scrittori schizofrenici, grandi industriali maniaco-depressivi, eccetera, insomma tutta l'elite psichicamente tarata di mezzo Occidente."
Tra questa elite di folli si distingue un gruppo di tre fisici: Herbert Georg Beutler che crede di essere Isaac Newton, Ernst Heinrich Ernesti che crede di essere Albert Einstein e Johann Wilhelm Moebius che sostiene di parlare con re Salomone. I tre sono ospitati, da soli, nella villa, uno degli edifici più antichi del complesso della clinica.
L'azione comincia nel salotto della villa appunto, dove un Commissario di Polizia con i suoi agenti, chiamati a causa di un omicidio, sta facendo i rilevamenti del caso. La vittima è l'infermiera Irene Straub, strangolata con le corde di un tendaggio da Ernst Heinrich Ernesti che, al momento della visita del commissario, è nella sua stanza intento a suonare il violino.
Irene Straub non è l'unica vittima di questa commedia gialla che vedrà, senza mai abbandonare la scenografia del salotto della villa, una serie di colpi di scena, di cambiamenti di identità, di verità rivelate che saranno entusiasmanti ed inquietanti ad un tempo.
La vicenda che nel primo atto sembra aver a che fare con la follia punto e basta, nel secondo atto si apre a rivelazioni che con la follia ben poco hanno a che vedere. Dürrenmatt difatti affronta una problematica profonda e con implicazioni vastissime. La verità vera, quella che sta dietro a tutto il gioco giocato con le interpretazioni magistrali di folli, infermieri e psichiatri, è il ruolo dello scienziato nella società moderna. Se è vero che "Il contenuto della fisica riguarda solo i fisici, ma i suoi effetti riguardano tutti", allora da che parte devono mettersi i fisici e gli scienziati in genere? Devono essere pionieri della scienza e lasciare che sia poi l'umanità a scegliere se seguire o meno il sentiero da loro tracciato oppure ricoprire, accanto al ruolo di scienziati, anche quello di politici e operare in termini di potenza, ponendo le condizioni e scegliendo in favore di chi applicare la loro scienza? O forse c'è una terza via possibile per lo scienziato che non voglia scendere a patti con la morale e cioè quella di rimanere volutamente misconosciuto?
Il lettore scopre così che i tre fisici rinchiusi nella clinica della dottoressa von Zahnd sono tutt'altro che folli, essi sono lucidi attori di un complicato piano per compiere il quale hanno recitato per anni. Purtroppo però, immersi nella loro parte, hanno peccato di ingenuità confidando nel fatto che ciascuno non sapesse dell'altro e che, al di fuori di loro tre, nessuno potesse scoprire il loro disegno. Difatti c'è qualcun altro nella clinica che sa e che ora terrà i tre uomini segregati come pazzi veri e che, calpestando la morale e gli scrupoli che i tre scienziati si erano fatti, userà quel sapere per raggiungere i propri scopi: il potere ed il denaro.
Claudio Palmieri, Febbraio 2004
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