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immagine di copertina

La fuga

di David Goodis

Casa Editrice: Fanucci

Anno: 2004

Pagine: 224


Ho scelto questo libro come lettura estiva, o meglio lui mi ha fatto cenno dalla libreria poco prima di partire per le vacanze. E si’, perché io sono uno di quelli che ritiene che i libri ordinati nella libreria se ne stiano in attesa e si facciano notare solo quando è il momento di leggerli. C’è un’interazione tra i volumi dei ripiani, ordinati o meno che siano, ed il nostro stato d’animo, un’interazione che, al momento giusto, produce la scelta giusta.
“La Fuga” di David Goodis (Fanucci Editore, 2004) è uno di quei romanzi che ti prende e non ti lascia andare finché non ti ha detto tutto; un giallo-noir che ti attira a sé con un incipit secco e deciso, fatto di frasi corte e d’effetto, di quelle che vedresti bene se pronunciate nella penombra di un bar malfamato di San Francisco da un Humprey Bogart che ti guarda di sbieco con una sigaretta appesa all’angolo della bocca.
E già, quella di Vincent Parry è proprio una brutta storia, innocente, ma condannato per l’omicidio della moglie, si trova a scontare l’ergastolo nella prigione di San Quintino. Là, dopo un periodo iniziale passabile, qualcosa va storto e Parry comincia a passarserla malissimo. Con il fisico suo da impiegato, si ritrova a fare un lavoro duro che lo sfinisce. Sa di non poter andare avanti per molto e l’unica possibilità che intravede per sopravvivere è la fuga.
Il suo progetto di evadere da S. Quintino riesce, ma Vincent non è un criminale, non regge alla tensione indotta dall’essere un fuggiasco come farebbe uno spietato assassino e piu’ di una volta, nelle diverse fasi della sua fuga, è convinto di non farcela.
Ma, incredibilmente soprattutto per Vincent stesso, fuori dal carcere egli trova più di una persona disposta ad aiutarlo: una donna attraente, ricca e disponibile, un tassista con la memoria fotografica che non si fa sfuggire il volto di un evaso e un efficiente chirurgo plastico a fine carriera.
Ma perché queste persone vogliono aiutarlo? Prima ancora del lettore, la diffidenza viene proprio da Vincent Parry. Egli è sorpreso e sospettoso di questo aiuto inaspettato, ma proprio è proprio fidandosi di queste persone che la sua storia lo porterà dove mai avrebbe immaginato di poter arrivare.

David Goodis scrive di personaggi limpidi, cristallini nel loro ruolo di buoni o di cattivi. Goodis non ci inganna, non ci lascia nel dubbio della scarsa informazione narrativa o della duplicità; leggendo possiamo facilmente identificare i personaggi del suo romanzo in buoni e cattivi, dal carattere bianco o nero senza incappare in zone di grigio. Questa nettezza nei caratteri, però, nulla toglie alla tensione che egli riesce a creare nella trama.
Nel leggere questo suo romanzo, dal titolo originale “Dark Passage”, siamo catturati dal ritmo e dai sentimenti della fuga: l’ansia, il sospetto, lo scoramento legato al possibile fallimento diventano, con lo scorrere delle pagine, propri del lettore. Goodis ci emoziona rendendoci partecipi delle emozioni del protagonista: siamo noi stessi chiusi nell’atmosfera buia e soffocante del barile durante le prime fasi della fuga da S. Quentin; siamo ancora noi nascosti nella casa di Ingrid quando qualcuno suona insistentemente alla porta; e siamo ancora noi lettori fermi dietro la porta di una stanza d’albergo, impauriti e pronti ad uccidere, in attesa che da quella soglia entri il detective con l’impermeabile grigio.

Ed è per tutto questo che, una volta iniziato, non si riesce a mollare la lettura di “La Fuga”; capitolo dopo capitolo la storia deve andare avanti perché noi che leggiamo dobbiamo sapere cosa accadrà, cosa ci accadrà. Dobbiamo scoprire se, attraverso quella serie di coincidenze che forse tanto casuali non sono, il destino di Vincent Parry è quello di un perdente o se, in qualche modo, egli riuscirà a farcela.



L'incipit:

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Una citazione dal testo:

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Claudio Palmieri, Settembre 2005


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Pagina pubblicata l'8 Marzo 2006