La spiaggia
di Marie Hermanson
Ugo Guanda Editore
2001
La spiaggia non e' un giallo classico, ma ne ha gli ingredienti: un cadavere senza nome ritrovato accidentalmente su una scogliera; il mistero
della sparizione di una bambina; un personaggio misterioso, capace di mettere le persone davanti al loro
intimo modo di essere; una sorta di investigazione che ricostruisce un mosaico di avvenimenti nati tutti in un'estate e rimasto silenziosamente irrisolto per venticinque anni.
Questo romanzo della Hermanson parte da una gita effettuata da una delle due
protagoniste, Ulrike. La donna, un'etnologa che si interessa delle leggende sui
rapimenti ad opera dei Troll, ci narra in prima persona di questa sua visita nei luoghi dove trascorse le vacanze durante l'infanzia e l'adolescenza, periodi che, per l'amicizia e le vicende vissute con la famiglia dei Gattman, la segnarono per tutta la vita.
Ulrike, in gita con i suoi due figli, li porta su una spiaggia che era tra le preferite della
sua infanzia. Giocando tra le rocce a strapiombo sul mare, i due ragazzi ritrovano uno scheletro
umano nascosto in un cunicolo quasi inaccessibile. Il macabro ritrovamento viene
segnalato alle autorita' che in seguito identificheranno il cadavere come quello
di una donna scomparsa molti anni addietro.
Seppure questo evento sbrigli finalmente la narrazione, nel seguito esso sembra
quasi messo da parte per lasciare spazio alle vicende dell'infanzia di Ulrike e delle estati passate in quelle localita' balneari, dove
lei aveva incontrato una persona che avrebbe rappresentato una parte fondamentale nella sua vita: la sua migliore amica Anne-Marie Gattman.
Il romanzo ci narra di vacanze estive solari e spensierate, passate tra giochi di bambine, che anno dopo anno si ripetono e
accompagnano Ulrike a Anne Marie fino ad una particolare estate in cui, oramai
adolescenti, assistono alla misteriosa scomparsa della sorellina adottiva di
Anne Marie, Maja.
Questa pero' e' solo una delle vicende portanti del romanzo perche' Marie Hermanson
crea un intreccio narrativo interessante introducendo la narrazione parallela della storia di un'altra donna, Kristina.
Cosi' l'autrice interseca narrazioni di vicende presenti e passate, di personaggi che sembrano vivere esistenze separate con
vicende che si svolgono indipendentemente fino al momento in cui i loro legami e la simultaneita' di certi eventi vengono sapientemente svelati.
La spiaggia e' un buon romanzo, e' ben scritto e l'idea di narrare due storie parallele, ma
cosi' differenti da sembrare completamente dissociate, riesce bene ed e'
efficace nell'avvicere il lettore. La scrittrice dipinge bene i due diversi mondi
delle protagoniste che vivono esperienze di vita completamente diverse e
lentamente conduce il lettore a scoprire il modo in cui i due mondi arrivano ad un drammatico contatto.
Come per altri scrittori nordici, la Hermanson risulta poco scorrevole nelle pagine iniziali del romanzo dove le descrizioni di luoghi e sensazioni assumono i ruoli primari. Nel seguito pero' l'autrice sa catturare l'attenzione del lettore ed in ogni fine di capitolo crea una curiosita' che spinge ad iniziare senza esitazioni la lettura del successivo. Nel complesso la storia e' avvincente e ben costruita, cosi' come come le vicende ed i personaggi che, inizialmente disgiunti, alla fine si incastrano alla perfezione.
Concludo sostenendo che La spiaggia e' un libro al
femminile. Non dico questo perche' l'autrice ed i protagonisti principali sono
donne, ma perche' l'ho sentito dal carattere che permea le descrizioni delle sensazioni,
dei sentimenti e della psicologia dei personaggi. La trama stessa, spesso
sospesa tra realta' ed incantesimo, evidenzia benissimo questa marcata identita'
femminile che complessa e mai lineare risulta descritta a pieno da una frase dell'autrice
contenuta nell'incipit: "Niente è davvero visibile, niente davvero nascosto, tutto s'intuisce, si scambia, si confonde."
L'incipit:
E' un mondo grigio quello in cui si sta muovendo. Il sole none è ancora sorto. Lei ama questo mondo che non ha ne' luce ne' buio, un mondo senza ombre, senza colori. Niente è davvero visibile, niente davvero nascosto, tutto s'intuisce, si scambia, si confonde.
Una citazione:
"… ma non è forse ciò che tentiamo di fare in continuazione? Per tutta la vita adulta non cerchiamo forse di ricreare gli avvenimenti dell'infanzia e dell'adolescenza? Di ripeterli, migliorarli, perfezionarli fino a che coincidono con la nostra concezione di morale, felicità ed estetica. Ovviamente è qualcosa di cui non siamo consapevoli."
Claudio Palmieri, Agosto 2002
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