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copertina

La Mala-Ricetta

di Informatore Anonimo

Editore: Fratelli Frilli

Anno: 2000

Pagine: 158

Costo: 12.39 Euro

ISF una sigla che non dice niente all'uomo comune eppure ciascuno di noi avrà avuto a che fare, almeno una volta, con un Informatore Scientifico del Farmaco, appunto un ISF. Ma certo, proprio uno di quei "rappresentanti di medicinali" che, armati di borsa di pelle e di un sorriso minaccioso, nella fila dal medico di famiglia ti soffiano il posto e s'infilano nello studio sibilando che "ogni tre pazienti tocca a loro". Così facendo gli ISF si guadagnano simpatia e famigerata fama tra i milioni di pazienti che frequentano le sale d'attesa dei medici di famiglia italiani.

E proprio di ISF parla "La Mala-Ricetta", il libro firmato da Informatore Anonimo, illuminandoci sul lavoro che questa categoria svolge basandosi sul mercato plurimiliardario dei medicinali e sulla strana forma di marketing che vi sta dietro. Il libro in questione in 11 capitoli, sei rilassanti stacchetti, due appendici, una lettera aperta e un glossario ci apre gli occhi su di un universo che ha dell'incredibile. Credetemi!

Partiamo dalle cifre che ci fanno subito aprire gli occhi sulla caratura del mercato di cui il libro parla. Nel 1998 il mercato del farmaco in Italia valeva 25.402 miliardi (venticinquemilaquattrocentodue miliardi = 25.402.000.000.000) di Lire di cui 13.199 miliardi erano a spese dello stato (cioè a spese nostre!). Viene subito da dire, come fa lo stesso autore di questo libro denuncia, citando Toto': "alla faccia del bicarbonato di sodio". E' vero, queste sono cifre che fanno girare la testa, ma il concetto che l'industria farmaceutica faccia girare enormi capitali forse è già noto a molti. Ciò che però non è così noto è che, se negli altri paesi del mondo l'industria farmaceutica oltre che vendere farmaci, li fabbrica e soprattutto fa ricerca per studiarne di nuovi, in Italia invece, il 79% del fatturato dell'industria farmaceutica (notate quasi i quattro quinti!) è costituito da confezionamento. Che significa questo? Che quasi l'80% del fatturato farmaceutico italiano è risultato di aziende farmaceutiche che non fanno altro che inscatolare prodotti preparati da altri. In alcuni casi non fanno altro che stampigliare i loro marchi su prodotti già confezionati. Ora cosa potete aspettarvi da aziende che praticano questa attività e che magari si trovano su un "mercato" in cui lo stesso farmaco, o meglio lo stesso principio attivo, ha 29 diversi marchi? Bene, esse "usano" gli ISF per "spingere" il più possibile il loro prodotto. E come si fa? Qui La Mala-Ricetta ci spiega tutti i trucchi del mestiere dai mediamente puliti ai più sporchi.

Per un dentifricio o per uno shampoo basta la pubblicità, ma per le medicine come si può fare? I più ingenui di noi penseranno che per ottenere "la promozione" di un dato farmaco basti fornire i medici di un certo numero di "gadget"; magari una bella penna con il marchio della casa farmaceutica ed il nome del prodotto, o magari un bel convertitore lire-euro con i tasti grandi e colorati. E che ne direste se tra i gadget ci fossero anche telefoni cellulari, televisori, computers e, magari, automobili? Proprio così, altro che blocchetti di Post-it, questi ultimi sono i "veri gadget" che l'Informatore Anonimo ha visto circolare durante la sua carriera da ISF.
Siete sorpresi? Bene, riprendetevi un attimo perché non è ancora finita. Questo libro ci spiega come il comparaggio, così si chiama l'atto di dare qualcosa al medico per avere in cambio la prescrizione di un farmaco di una data casa farmaceutica, in Italia (e pare che altrove sia attuato così ampiamente solo in Giappone) ha assunto dimensioni incredibili e oltre che coprire i medici di oggetti di valore e di denaro sonante, ha adottato la scandalosa politica del "congresso balneare". Le case farmaceutiche offrivano ai medici (e credo offrano ancora) dei congressi all'estero durante i quali, nominalmente si faceva attività di divulgazione e di aggiornamento scientifici, mentre, in realtà, ai sanitari veniva garantita una settimana di vacanza "tutto compreso" su una qualche spiaggia esotica.
Al loro ritorno in Italia i medici, riposati e ben abbronzati, avevano l'unico "obbligo" di essere particolarmente benevoli con la casa farmaceutica che si era premurata di pagare il loro "congresso balneare" e così, ai loro pazienti, avrebbero propinato il farmaco o i farmaci di una ben precisa marca.

La politica del comparaggio si complica se pensate a quante sono le case farmaceutiche in Italia e quante, quindi, possono essere le tentazioni per un medico di famiglia. Cosi', tra gli innumerevoli professionisti seri, e ce ne sono, c'e' stato (e forse c'e' ancora) chi ha cavalcato alla grande l'onda di questo malcostume meritandosi, nel gergo degli ISF, la nomea di "mandibolone". Alla faccia del Giramento di Ippocrate!

A questo punto viene spontaneo chiedersi: tutto questo comparaggio doveva costare una tombola alle industrie farmaceutiche; ma i soldi da dove venivano? Buona domanda! La risposta la troviamo comparando (che bel gioco di parole!) le spese per la ricerca scientifica delle industrie farmaceutiche di alcuni paesi europei in percentuale al loro fatturato:

Italia 2.32 %
Francia 7.39 %
Germania 8.18 %
Gran Bretagna 10.31 %

L'Informatore Anonimo a questo punto ci illumina; facendo riferimento a chi dopo di noi investe di meno, cioè la Francia abbiamo:

differenza percentuale investimenti in ricerca
Italia - Francia = 7.39% - 2.32% = 5.07%

Come già detto nel 1998 in Italia il fatturato dell'industria farmaceutica è stato di 25.402 miliardi di Lire per cui il 5.07% di questa cifra è pari a 1287.88 miliardi di Lire. Bene, questi soldi invece che andare a finanziare la ricerca scientifica come in Francia e negli altri paesi citati, sono probabilmente stati utilizzati per degli "investimenti" dove l'investimento, che nelle industrie normali indica i soldi spesi per migliorare i prodotti ed i servizi, nelle aziende farmaceutiche italiane (o almeno in molte di esse) rappresenta quanto viene speso per viaggi, cene, premi in denaro e gadget per foraggiare i medici usi al comparaggio.

Impressionante, scandaloso, incredibile, ma è tutto vero? La cronaca di qualche mese fa ha portato alla luce qualcosa di questa sporca vicenda, ma la testimonianza di prima mano de "La Mala-Ricetta" ci fa intendere che ciò che abbiamo sino ad ora letto sui giornali è solo la punta di un iceberg. Quindi, se su questo malcostume Italiano volete saperne di più, vale la pena leggiate questo libro in cui l'Informatore Anonimo, con una certa dose di umorismo e una scrittura fluida, ci documenta accuratamente regalandoci anche una piacevole lettura.


L'incipit:

Sfogo e premessa
"Sono un frustrato e un incazzato; l'ordine di importanza è a vostra scelta, in ogni caso, sono entrambe le cose. Questo libro è una vendetta, tarda inutile e vana ma, sicuramente uno sfogo ed un contraccambio. Dimenticavo, sono anche un vigliacco perché mi nascondo dietro l'anonimato ma, se avrete la pazienza di seguirmi, capirete anche perché."


Una citazione dal testo:

Legge541
Art 11:
"Nel quadro dell'attività di informazione e presentazione dei medicinali svolta presso i medici o farmacisti è vietato concedere, offrire o promettere premi, vantaggi pecuniari o in natura, salvo che di valore trascurabile e che siano comunque collegabili all'attività espletata dal medico e dal farmacista."



Claudio Palmieri, Marzo 2003


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Pagina scritta il 29 Marzo 2003 e aggiornata il 29 Marzo 2003