Sotto i venti di Nettuno
di Fred Vargas
Casa Editrice: Einaudi
Anno: 2005
Pagine: 448
Non fatevi ingannare, non fatelo. Non prendete sotto gamba questo autore,
non fidatevi quando vi dichiara che “un delitto è sempre semplice”.
Assolutamente non fidatevi!
Mi chiedete Perché? Primo, perché sotto quel nome maschile si nasconde una donna,
una ricercatrice in zooarcheologia ed esperta medievalista.
Secondo, è una gemella, quindi chi meglio di lei potrebbe trarvi in inganno
senza fatica? Terzo, perché se vi invischiate nella lettura del
suo “Sotto i venti di Nettuno”
pubblicato da Einaudi non troverete niente di semplice, neanche
smettere di leggere quando si sarà fatto molto tardi e l’indomani
voi dovrete, immancabilmente, alzarvi presto per andare al lavoro.
Non mi credete? Vargas mente! Mente e posso provarlo.
Secondo voi un commissario che per indagare “spala le nuvole” e
quando è stanco va a camminare in lungo e in largo per Parigi è
un tipo scontato?
Un tenente, un energico donnone biondo, che sa trasformare la sua
energia in qualsiasi cosa e sa far addormentare le persone con un
tocco delle dita non è un tipo fuori dal comune?
Un ispettore che, suo malgrado, porta il nome del traditore del
Conte di Monte Cristo e che ha una cultura enciclopedica, lo si
incontra tutti i giorni?
E se a questo aggiungo che il commissario si trova invischiato
in una vicenda che riaffiora dal passato, un incubo, un mistero
irrisolto che, rimasto latente per anni, riemerge in maniera
esplosiva con un’evidenza lugubre e irreale vi pare che ne
venga fuori una storia semplice?
Signore e signori, non c’è nulla di semplice in questo libro, fidatevi.
I personaggi, la storia, gli intrecci, i colpi di scena sono tutt’altro
che scontati. Ci si trova a leggere e a non poter smettere; i caratteri
dei personaggi sono ammalianti, i capovolgimenti nelle vicende sono
coinvolgenti. Si freme e si dubita sulla parte assunta nella storia dai
diversi protagonisti. Li si trova in un attimo spostati da un fronte
all’altro. Vargas non ci facilita il lavoro di lettori, non ci rende
facile capire chi sono i buoni e chi i cattivi. L’autrice è così
perfidamente complicata che instilla lo stesso dubbio anche al suo
protagonista: nella sua storia, il commissario Jean-Baptiste Adamsberg
non sa bene se lui stesso è un buono o un cattivo. Per scoprirlo sarà sballottato dalla
Francia al Canada, dal suo commissariato alla latitanza, dal sonno all’incubo,
invischiato in un caso che non ha nulla di scontato.
Per cavarsela il commissario Adamsberg avrà bisogno di buoni amici come la
saggia Clementine e l’elegante Josette, una hacker ultrasettantenne. Inoltre,
strano per
uno nella sua posizione, si troverà a dover selezionare accuratamente gli
alleati tra i colleghi poliziotti: non potrà contare ciecamente né su quelli
canadesi, né su quelli francesi.
Vi assicuro che questa storia non sarà facile per il commissario Adamsberg;
Jean-Baptiste dovrà soffrire sino alla fine per scoprire una verità che,
fidatevi, tanto scontata non è.
E se poi proprio non volete credermi, allora fidatevi di Fred Vargas,
aspettatevi un giallo facile-facile. Io non mi riterrò responsabile delle
vostre unghie smozzicate fino alla carne e delle decine di sigarette che
fumerete anelando di arrivare rapidamente alla fine di questo romanzo.
Certo non vi dirò “ve l’avevo detto”, ma vi ho tautologicamente avvertiti:
non sono io il bugiardo.
L'incipit:
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Una citazione dal testo:
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"
Claudio Palmieri, Ottobre 2006
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Pagina pubblicata il 6 Ottobre 2006
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