FORME IN CONTRADA

 di Annamaria Romana Pellegrini

 

     

Fortemente voluta da Ennio Bruni, addetto alla cultura della società “L’Alba”, nella contrada del Bruco, la prima mostra di scultura “Forme in contrada” ha avuto il meritato successo, sia per la qualità delle opere che per il contesto paesaggistico nel quale è stata collocata: il bellissimo spazio verde racchiuso tra le mura ed il profilo imponente della basilica di San Francesco. Bruni non ha mai dimenticato i suoi studi artistici, anche se la vita lo ha portato ad occuparsi di tutt’altro, e con soddisfazione. Ecco, quindi, che può proporre, conoscendone direttamente le vicende artistiche, agli scultori che da decenni operano a Siena, una esposizione delle opere più significative.

Molto bella anche l’idea che i cinque artisti espositori siano presentati da altrettanti uomini di cultura e storici dell’arte. Seguiamo l’esposizione così come si presenta al visitatore, a partire dalla pergola sotto la quale prendono posto le delicate figure di Pierluigi Olla, peraltro sempre presente in contrada con la sua “fanciulla alla finestra”, che calamita gli sguardi di quanti muovono verso San Francesco. Giustamente lo storico dell’arte Piergiacomo Petrioli accomuna la ricerca di questo artista a quanti lo hanno preceduto, nell’incessante produzione propria della “civitas virginis”: le sue sono delle vere scene di teatro (vedi “Diana e Atteone”, bronzo), i cui protagonisti interpretano la tradizione del nudo con forme eternamente adolescenziali (“Marte e venere” alabastro).

Proseguendo la nostra passeggiata nel verde troviamo delle figure in terracotta, che sembrano essere lì da sempre, sotto i rami dell’ulivo. Sono le figure femminili che rappresentano le varie età della donna, per una volta senza drammatici sottintesi, con la naturalezza con la quale solo una donna può rappresentare il corpo femminile: queste opere sono infatti di Luciana Staderini, presentata da Bruno Santi, sovrintendente ai Beni Artistici di Siena e Grosseto, che ci parla di queste forme “semplici, forti, volumetriche e immediatamente comprensibili”.

Diversa, vista con occhi assolutamente maschili, è la donna di Alberto Inglesi, di cui dice Mauro Civai, direttore dei Musei Civici “una figura che è in grado di rassicurarci, al bisogno, ma anche di stimolare i nostri sensi, la nostra forza”. Straordinaria è l’interpretazione che Inglesi dà del “Ratto di Europa”.

 

 

 

 

La Kòre in travertino di Mauro Berrettini fronteggia il Koùros di marmo bianco di Carrara, tra di loro “Tavolo per due”, segni forti che si affiancano alle numerose iniziative di grande spessore promosse da questo artista, come “La passeggiata ritrovata” di Rapolano. Perché Berrettini, come dice Marco Ciampolini “crede nel lavoro collettivo degli artisti, in una sorta di fratellanza”; e speriamo che i suoi progetti che riguardano i nuovi quartieri urbani vadano in porto.

 

Ultimo ma non certo per importanza Plinio Tammaro, già preside dell’Istituto d’Arte senese intitolato a Duccio di Buoninsegna (ma tutti gli artisti hanno una storia che si intreccia con quella di questa istituzione didattica). Roberto Barzanti  definisce il suo temperamento “positivo” , che “mira a sconfiggere con la sperimentazione i rischi del silenzio”. Nato a Napoli, è ormai senese a tutti gli effetti: lo dimostra anche “La Biccherna”.