Il mio gioco, il nostro gioco
Molti penseranno che il significato della parola “gioco” sia semplice e condiviso da tutti. Nell’uso quotidiano viene usata per indicare un’attività semplice di carattere ludico, assolutamente inutile se non per scopi dilettevoli. In taluni casi, viene anche data alla parola un significato per indicare un attività in modo denigratorio “…è un gioco da ragazzi…”, e spesso il gioco viene considerato come un’attività infantile, tanto sciocca quanto inutile nel frenetico mondo di oggi. Nulla di più sbagliato. Il gioco è un’attività seria. Cominciamo dai primi giochi
che si fanno sin dall’infanzia. Per i bambini il gioco è un’attività
che permette loro di scoprire il mondo, creare nuove idee, immagini ed
astrazioni. Il bambino attraverso il gioco scopre se stesso e il mondo
circostante. Nell’attività ludica, le astrazioni del bambino diventano
realtà, e la realtà diventa un’astrazione, nel complesso di
un’attività creativa che lo aiuta a crescere e a conoscere tutte le
cose che lo circondano. Tutti noi abbiamo imparato le prime cose dalla
nostra vita giocando. Il gioco del bambino è scevro da regole perché
egli è il creatore del proprio gioco. Non credo di essere blasfemo
dicendo che il gioco del bambino è l’attività che più somiglia alla
divina scintilla creatrice del mondo. Perché, il bambino non conoscendo
il mondo, è al centro del mondo. Un mondo di astrazioni che proprio egli
stesso ha creato, in modo, concedetemelo, “divino”. A questo punto si potrebbe evincere, da quanto si è detto, che il gioco è un’attività seria per il bambino. Ma molti adulti possono rimanere scettici per quanto riguarda la validità di questa attività negli anni della maturità. Sinora si è detto che grazie al gioco il bambino stimola la propria creatività, conosce il mondo, impara a comunicare, e socializza. Le stesse cose valgono per l’adulto. Se a quanto avete letto sinora sostituite alla parola bambino, il termine adulto…i significati non cambiano! Se qualcuno non fosse convinto di tutto ciò, posso aggiungere che l’attività creativa che si ha nel gioco è paragonabile a quella che l’artista mette nelle proprie opere. Arte e gioco sono strettamente collegate nella fase creativa. L’artista, come il giocatore, vive in un mondo tutto suo; l’artista forte delle proprie emozioni, del proprio amore, della propria rabbia, si immerge nell’opera d’arte, si estrania dal mondo in un’attività creatrice divina, e ne riemerge esprimendo se stesso nella forma comunicativa dell’opera d’arte. Lo stesso fa il giocatore con il proprio gioco. Se giocare è un attività sciocca e futile…possiamo dire lo stesso di Michelangelo che dipinse la Cappella Sistina? Non dimenticando che mi sto rivolgendo ad un pubblico di giocatori di scacchi, sono certo che tutti voi, a volte vi siete stupiti di quanto nel nostro gioco (o sport? Ne riparleremo in uno dei prossimi editoriali…), fosse importante la “bellezza delle mosse” che possono essere a buon diritto definite artistiche. Anche questo mio articolo è un gioco. È una forma sia di creatività che di comunicazione. È creativo…perché questo su cui voi, amici miei, state leggendo, era un foglio bianco di Word. La mia creatività lo ha riempito di parole. Quest’articolo è comunicazione, perché attraverso questo vi esprimo idee e ragionamenti..e forse anche di più. Allora cari amici…giocare è importante. Quando si gioca si esprimono creatività e spinta comunicativa…a quel punto non importa più davvero di vincere o di perdere. BUON GIOCO A TUTTI. Stefano M. (mon_dino)
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