SCACCHI CHE PASSIONE

 


 

 

Racconta una leggenda antica che in un paese lontano un inventore presentò al suo sultano il gioco degli scacchi, chiedendo quella che, di primo acchito, sembrava una modesta ricompensa.  Voleva tanto riso quanto ne risultava da un semplice calcolo: un chicco per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza e così via. Semplice questione di matematica…il sultano ci avrebbe rimesso il regno, e sistemò la faccenda in modo più sbrigativo: un colpo di scure costò meno del riso richiesto, anche se l’inventore del gioco probabilmente non ne rimase soddisfatto. D’altronde, per una passione, si può anche perdere la testa…

    A tutti i membri del nostro gruppo, consiglio un’attività meno pericolosa : la lettura  di due buoni libri, dello stesso autore, entrambi “giocati” su una forte passione, gli scacchi (lupus in fabula) nel primo caso, la musica nel secondo.

    Di seguito riporto due brevi recensioni, che ho trovato navigando nella Rete.

 

 

La variante di Luneburg
di Paolo Maurensig

 

 

Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco. E' un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L'esecuzione di una sentenza? E per quale colpa? La risposta vera è un altra: è una mossa di scacchi. Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Risalendo indietro, mossa per mossa, troveremo due maestri del gioco, opposti in tutto, e animati da un odio inesauribile, che attraversano gli anni e i cataclismi politici pensando soprattutto ad affilare le proprie armi per sopraffarsi. Che uno dei due sia ebreo e l'altro sia stato un ufficiale nazista è solo uno dei vari corollari del teorema. Un grande maestro del gioco, Kasparov, disse una volta: << Gli scacchi sono lo sport più violento che esista >>. Asciutto, lucido, teso, questo romanzo lo conferma con una storia che procede essa stessa come una efferata partita a scacchi - e insieme ci rivela uno scrittore.

Paolo Maurensig è nato nel 1943 a Gorizia e vive a Udine. La variante di Luneburg è il suo primo romanzo

Canone inverso

Articolata su tre livelli di narrazione, affidati ad altrettanti personaggi, la storia di Canone inverso proietta il lettore nell’Europa
centrale dei primi decenni del ventesimo secolo. Il filo conduttore dell’originale vicenda è costituito da un violino di pregio, catatterizzato da una insolita testina antropomorfa intagliata sul cavigliere al posto della chiocciola tradizionale.

Protagonista del romanzo e proprietario dello strumento è Jeno Varga, un violinista particolarmente dotato che racconta la sua vita iniziando dall’infanzia.

Rimasto precocemente orfano di padre, Jeno vive con la madre e un patrigno, che si mostra quasi totalmente insensibile al talento artistico del ragazzo. Questi riceve tuttavia, ad una certa età, come un dono carissimo, il prezioso violino dalla testina antropomorfa, appartenuto al suo vero padre. Gli viene accordato anche di studiare al Collegium Musicum, una prestigiosa istituzione situata nella Bassa Austria, dove regna però una ferrea disciplina che soffoca il talento individuale e la creatività degli allievi più dotati. Oppresso dal clima tetro del Collegium, Jeno ha non di meno sollievo e conforto nel suonare il suo strumento, mentre una vera esaltazione lo accompagna da quando, ancora tredicenne, ha incontrato la violinista Sophie Hirshbaum, per la quale nutre una grande ammirazione e un incrollabile desiderio di ritrovarla. Tra gli allievi del Collegium stringe amicizia con Kuno Baum, un ragazzo dotato anch’egli di straordinario talento artistico. Iniziato con una perfetta sintonia durante una imprevista esecuzione musicale, il legame tra i due giovani si stringe al punto che, qualche tempo dopo, Kuno invita Jeno a trascorrere un periodo di vacanza nel suo castello ad Hofstain, dove gli fa conoscere i genitori, una nonna e pochi amici di famiglia. Il rapporto di cordialità e di amicizia si incrina però profondamente di lì a poco, prima col padre di Kuno, poi con lo stesso Kuno, che pretende dal suo ospite la consegna del violino con la chiocciola intarsiata, dopo avergli dimostrato, facendo appello ad un quadro che ritrae quello strumento in mano ad un antenato, che esso appartiene alla famiglia Baum.

Il racconto di Jeno termina a questo punto, lasciando al narratore, che è venuto in possesso del prezioso violino, lo sviluppo ulteriore della trama. Una lettera riportata nell’epilogo svelerà al lettore l’enigma dell’intricata e a tratti fiabesca vicenda. Nell’intreccio assumono maggior rilivo i momenti dove risalta più vigoroso il fascino irresistibile della musica e quelli dove si infittisce il mistero, come accade durante i dialoghi sull’immortalità e sulla scomparsa di Gustav Baum, argomenti preferiti dei commensali raccolti nel castello di Hofstain.

 


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