IL MANCATO PROGETTO DELLA CHIESA DI S: ANTONIO

 

            Anche se storia recente, anzi recentissima, sconosciuto ai più è il progetto che nel lontano 1953 il Vescovo di Gallipoli mons. Pasquale Quaremba, d’intesa con il can. Sebastiano Natali, voleva realizzare in Gallipoli con la costruzione della nuova Parrocchia di Sant’Antonio di Padova, in quel Borgo Nuovo che andava espandendosi con nuovi insediamenti edilizi,  in località Arene, dove già da qualche anno era stata completata l’imponente opera dell’Istituto dei Figli della strada, oggi comunemente conosciuto come complesso ex Salesiani.

            L’incarico per la redazione del progetto era stato dato allo studio tecnico d’ingegneria civile Aedilitas di Roma con sede in Via Sommacampagna 29. L’ingegnere Luigi Savio il 29 aprile del 1953 elaborò una scarna seppur esauriente relazone tecnica che fu accompagnata da una fotografia della progettata prospettiva della nuova chiesa, caratterizzata in senso formale dall’applicazione degli stilemi del Romanico-pugliese.

            Per tale progetto era stato tenuto presente il luogo appositamente donato dal Canonico Natali “in luogo battuto dai venti e dove le vaste aree a villini, che fiancheggiano la costruzione, oltre la strada a sinistra della facciata, non consentonozone di riposo nelle giornate piovose”.

            Per questo l’ingegner Savio aveva previsto l’inserimento di un nuovo elemento riportato ”allo spirito originale (S.Nicola di Bari) con la copertura a botte nel suo senso trasversale, richiamando così il tipo di contraffortatura laterale classico dello stile. Eliminate le gallerie di matroneo, e sulle facciate la ricca finestratura che quelle illuminava... gli elementi di decoro” erano stati limitati “al portale ed al rosone”.

            Come si può ben notare dalla fotografia riprodotta, il progetto voleva ricollegarsi all’esperienza costruttiva del Sacro Cuore e dell’Istituto Michele Bianchi promosso dallo stesso Canonico Natali negli anni ‘30. Una impresa comunque ambiziosa ma che risultò alla fine impossibile da realizzare con le poche risorse all’epoca disponibili.

            Si sa che al suo posto fu invece costruita una diversa chiesa che nelle sobrie linee architettoniche estremamente semplificate ha annullato quella originaria aspirazione ad edificare un tempio consono al “concetto di bellezza e spiritualità” che per quei tempi sembrava condiviso dalla maggioranza dei gallipolini.