Confraternite
ed Oratori laicali a Gallipoli tra XVI e XIX secolo
Non
è stato ancora raggiunto il momento di sintesi storica relativa alla presenza
e al ruolo svolto dalle confraternite laicali in Gallipoli nel corso dei
secoli, anche se ci soccorrono le frammentarie notizie raccolte dai diaristi
locali(1) e le visite locali(2) eseguite dagli Ordinari diocesani, che
ci tramandano una presenza continua di tali organismi, costituiti nel
tempo e poi regolati sulla scorta delle costituzioni di Clemente VIII
del 7 dicembre 1604(3).
Un
sommario ordinato di tali realtà è stato fornito, pur con i limiti propri
di una storiografia erudita ottocentesca, da opere a stampa di un qualche
residuo valore di proficua consultazione quali le "Memorie istoriche"
di B. Ravenna(4), "Gallipoli ed i suoi dintorni" di P.Maisen(5),
tenendo anche conto di quanto annotò G.Castiglione nella sua monografia
su Gallipoli pubblicata nel 1853 da F.Cirelli nella corposa opera "Il
Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato"(6).
Un
divulgativo saggio su "Le Confraternite della Diocesi di Gallipoli
dal 1500 al 1900", curato dal compianto Antonio Barbino(7) è
stato pubblicato dal "Centro di Ricerche di Storia religiosa in Puglia"
che resta comunque un tentativo, sia pure encomiabile, di rappresentare
in sintesi il panorama confraternale per come si manifestò nella Diocesi
gallipolina.
E'
fin troppo evidente che non possa scindersi l'esperienza gallipolina da
quella più generale vissuta in Puglia e nel Regno di Napoli sulla scorta
delle "Prammatiche" regie e dei "Rescritti" reali
nonchè delle "Costituzioni", "Decreti" pontifici,
della Sacra Congregazione delle Indulgenze e dei Riti, che operarono,
in sede di legittimatione, de "jure regio" e de "jure
canonico", ponendosi fin dall'inizio un problema di pratiche
religiose o di partecipazione con "voce attiva e passiva" del
clero, ricadenti nella competenza esclusiva dell'autorità ecclesiastica,
e dovendosi attestare l'esistenza giuridica e l'attività di comunità laicali
in campo sociale ed assistenziale.
Questioni
queste che avevano il loro naturale riflesso in campo contributivo e della
tassazione sui beni posseduti, in qualche modo regolate, sia pure in forma
transattiva, con il Concordato del 1741(8) ma riacutizzatesi con l'Unità
d'Italia mediante la codifica legislativa sulla soppressione degli ordini
religiosi del 17.12.1861 e 7.7.1866(9)
Peraltro,
la parziale conoscenza dei numerosi fondi archivistici e la non sempre
corretta applicazione di metodi scientifici di ricerca e studio, hanno
limitato fortemente una piena valutazione, in sede di sintesi storiografica,
dell'influenza sugli usi, i costumi, le pratiche devozionali e ancor più
sulla società, sulla sua organizzazione, sulla economia e sulla cultura
in generale.
Per
fare ciò necessitava, innanzitutto, una conoscenza ottimale degli statuti
confraternali, delle motivazioni devozionali e sociali, delle categorie
interessate al fenomeno, delle committenze e delle maestranze che operarono
per la costruzione e la decorazione degli Oratori laicali.
Occorre,
pertanto, delineare una necessaria
e approfondita conoscenza della realtà confraternale, per come andò attestandosi
in Gallipoli dalla prima metà del '500.
Uno
strumento di conoscenza tra gli anni 1566-1600 è quello rappresentato
dalle visite di Mons. Pelegro Cybo(10) e di Mons. Capece(11), ambedue
esistenti presso la Curia vescovile di Gallipoli fino ai primi anni '60
ed ufficialmente andate disperse. Fortunatamente sopravvivono due anonime
trascrizioni(12) realizzate tra il 1945 ed il 1952 che, alla luce dei
riscontri operati con le particole pubblicate tra '800-'900 da vari autori,
ci rimandano un altissimo grado di affidabilità tanto che, in mancanza
delle fonti originali, assurgono a dignità di documento storico.
Esse
ci danno schematicamente, unitamente a quelle di Montoya e Filomarini,
una panoramica del nascere e dello svilupparsi del fenomeno confraternale,
consentendoci di conoscerne meglio e più appropriatamente le dinamiche
del suo sviluppo.
Emerge
infatti che nel 1567, data della visita di Mons. Cybo, solo sei erano
le confratenite esistenti(13) passate ad 8 sotto il governo diocesano
di mons. Capece(14) mentre sessant'anni dopo con Mons. Montoya esse raggiungevano
le 15 unità(15).
E'
bene precisare, comunque, che la storia e le vicende di ogni singola confraternita
si legano principalmente a quelle del titolo, sotto la cui invocazione
operava il singolo sodalizio, riuscendo ardua e prematura ogni dettagliata
analisi dei singoli statuti, delle erezioni canoniche e delle dismissioni,
delle successive ricostituzioni e delle contemporanee duplicazioni(16).
Tenendo comunque conto che semplicisticamente si è sempre parlato di confraternite,
riferendosi alle organizzazioni laicali, non accorgendosi che accanto
ad esse operarono le congregazioni laicali, e confondendone spesso la
genesi giuridica ed amministrativa, dovendosi invece distinguere le prime
dalle seconde per la specificità dell'erezione e funzione giuridica.
Le
congregazioni erano rette da un Padre spirituale, nominato dal Vescovo,
che aveva la totale responsabilità delle pratiche religiose e devozionali,
potevano avere "sodales" sacerdoti e chierici con diritto di
voto "attivo e passivo" nell'elezione
degli Amministratori. E' il caso delle congregazioni del SS.mo Crocefisso,
della Purità, degli Angeli, di S.Maria del Cassopo e di S.Maria del Carmelo,
tutte repliche ma corpi distinti dalle relative confraternite, ad eccezione
di quella del SS.mo Crocefisso che nasce ed opera come congregazione fino
alla prima metà del '700.
Anche
quella dell'Immacolata dei Nobili è registrata, sia nella visita pastorale
di Mons. Montoya che in quella di Filomarini, come congregazione, pur
avendo le caratteristiche giuridiche di erezione e governo delle confraternite.
Unica caratteristica comune della congregazione dei Nobili con le altre
congregazioni sembra essere quella dell'appartenenza dei "sodales"
ad un ceto, quello nobile in questo caso, così come per la Congregazione
del SS.mo Crocefisso, composta da "fabri lignari ex illis qui
dolia conficiunt" detti bottari, la congregazione di S.Maria
del Cassopo, composta da fabbri ferrai, di S.Maria degli Angeli con affiliati
"piscatori et foresi", di Santa Maria della Purità, costituita
da "omnes de plebe vulgo bastasi".
Dei
"Sodales" della congregazione di Santa Maria di Monte Carmelo
nulla ci riferiscono le cennate Visite pastorali, anche se ciò non esclude
la possibilità di una loro esclusiva appartenenza ad un ceto artigianale.
Tutte
queste congregazioni erano rette "iuxta regula generales ad varia
opera pietatis ut in iisdem regulis" e governate da un Padre
sacerdote destinato ad arbitrio del Vescovo che, pertanto, diveniva inamovibile,
percepiva uno stipendio sotto forma di elemosina, amministrava ai Confratelli
"Confessiones sacramentales" e si avvaleva dell'opera
di un Prefetto e di vari Amministratori.
I
fratelli delle congregazioni, a differenza delle confraternite, non avevano
e non vestivano l'abito del sodalizio.
Tutte
le congregazioni erano provviste di "sedilia lignea pro sodalibus
cum genuflexoriis" mentre il "Bancone" era collocato
in "loco distinto pro ufficialibus", tra i quali il posto
di maggiore rappresentanza era tenuto dal Padre rettore.
Lo
spirito con cui la Chiesa operò in questo campo, fu quello evidentemente
di potersi ingerire direttamente nella gestione dei conti relativi alla
raccolta di elemosine e nel soddisfacimento dei legati pii, vincolati
a quella determinata cappella o altare, mantenendone la devozione e garantendo
la manutenzione dell'immobile, di proprietà della Mensa vescovile, riservando
ogni attività ad opere di culto.
L'esclusiva
appartenenza dei congregati ad un determinato ceto o mestiere, è sintomo
di un diffuso interesse della gerarchia ecclesiastica di aggregare ed
organizzare con propri istituti le classi sociali, per renderle partecipi
di un comune sentimento di pietà, stimolandoli alla preghiera per ottenere
da Dio, per intercessione dei suoi Santi, il bene morale e materiale dei
viventi e la salvezza dell'anima.
In
questo, fu determinante anche l'azione del ceto dominante, rappresentato
dai Nobili, che fin dal XVI secolo fondarono cappellanie e Confraternite,
nelle quali spesso assunsero la carica di
Priore. Non va dimenticato che la stragrande maggioranza dei 33
sottoscrittori delle regole della Confraternita delle Anime apparteneva
al ceto nobiliare e che un nobile, Francesco Coppola, rifondò nel 1720(17)
la confraternita dell'Immacolata dei Francescani. Lo stesso Giuseppe Della
Cueva, nobile spagnolo e Castellano, ricostituì nel 1687 la confraternita
del SS.mo Rosario, con le regole formate dal Padre Maestro Callisto Missanello
dell'ordine dei Domenicani(18).
Anche
in questo furono solerti gli ordini religiosi, forti dei privilegi papali
di aggregare confraternite all'interno dei chiostri conventuali, con speciale
autorità conferita a favore dei Domenicani, di istituire la Confraternita
del Santissimo Rosario, anche nelle chiese secolari e con facoltà concessa
ai padri Maestri ai Vicari Generali dell'Ordine ed ai loro deputati(19).
Anche
nelle regole della Confraternita del Rosario di Gallipoli si stabilì quindi
nel 1687 di aggregare "sartori e figli di sartori" ammettendo
comunque "fuori dell'arte dei sartori solo dodeci civili o nobili"(20).
E'
evidente che, alla fine, furono le superstiti Confraternite ad assorbire
lo spirito e la funzione propria delle congregazioni, di aggregare e riconoscersi
nello spirito di classe e di categoria.
La
storia delle confraternite è molto spesso la tradizione devozionale e
cultuale ma con sostanziale differente connotazione giuridica.
Esse
erano governate dal Priore e dai Procuratori o Assistenti, avevano il
patronato di un altare o di una cappella, potevano erigere un proprio
Oratorio, decidevano le proprie questioni in autonomia, riservando al
Padre spirituale la celebrazione delle messe. Il Priore era tenuto a porgere
formale obbedienza al Vescovo, in Cattedrale, il giorno della ricorrenza
della Protettrice S.Agata, obbligo inesistente invece per le Congregazioni
rette da un Sacerdote, obbligato dal voto sacerdotale dell'obbedienza.
Con
dispaccio del 19.6.1769 Bernardo Tanucci, d'ordine del re di Napoli, aveva
dichiarato necessario il regio assenso sulla fondazione delle congregazioni
laicali "nonostante il reale assenso...sulle regole"
stabilendo il principio che senza assenso la confraternita "dee
dismettersi". Supplì alla bisogna il successivo dispaccio del
29 giugno 1776 con il quale , il re di Napoli, dettò le norme da seguirsi
per lo stabilimento di corpi laicali, richiamando l'obbligo di munirsi
di regio assenso, distintamente o cumulativamente, per l'approvazione
delle regole e per l'autorizzazione alla fondazione. Presupposti questi,
al di là dell'autorizzazione ecclesiatica, per attestare l'esistenza giuridica
delle confraternite con decorrenza "dal dì dell'impartizione"
del regio assenso, evitando quindi di agire quale "Corpi illeciti
ed incapaci"; condizioni queste che impediva il legittimo possesso
dei beni precedentemente acquistati e posseduti, che ritornavano, quindi,
nella disponibilità e possesso degli eredi dell'antico testatore.Contestualmente
però introduceva il principio secondo cui alle confraternite che avevano
ottenuto l'assenso sulle regole poteva
accordarsi la sanatoria apponendosi la clausola "usque ad Regis beneplacitum",
senza assoggettarle a nuovo assenso "in forma regiae Cancellariae",
ed a quelle sprovviste affatto di assenso era fatto obbligo di richiedere
l'assenso sulle regole e sulla fondazione, senza rischiare la nullità
e quindi la soppressione, lasciando però "illese le ragioni delle
parti per gli acquisti fatti precedentemente"(21).
Il
regio dispaccio del 29 giugno 1776 giunse anche a Gallipoli, e vi è copia
a stampa nelle carte di amministrazione del Vescovo Danisi in Curia vescovile(8),
ed è da credersi che le confraternite si attivarono per regolarizzare
la propria posizione giuridica. La conferma peraltro viene proprio dalle
date di rilascio dei regi assensi. Tra maggio e luglio del 1777, a meno
di un anno dalla pubblicazione del dispaccio, ben 5 confraternite ottenevano
l'assenso cumulativo sulle regole e sull'erezione ed altre due la sanatoria.
Le
disposizioni regie condizionarono alla fine anche il diritto di precedenza
nelle processioni, fino ad allora stabilite per tradizione o ad arbitrio
dall'autorità diocesana, conformandosi al pronunciato della sacra Congregazione
dei Riti, emanato con decreto del 18.6.1639, e che aveva statuito "Praecedentiam
inter Confraternitates illi debere, quae prius saccis usa est",
facendone, quindi, discendere l'ordine di precedenza dalla data di erezione
ed approvazione canonica delle regole(23).
Una
clamorosa lite giudiziaria, sorta nel 1779, coinvolse nella questione
tutte le Confraternite di Gallipoli che, munite di regio assenso, avevano
messo in discussione l'ordine di precedenza nelle processioni.
Ce
ne dà conto un interessante documento, conservato presso l'Archivio Diocesano
di Gallipoli, che è poi una copia legale della sentenza emessa dal Giudice
regio, Domenico Briganti, il quale, sulla scorta dei dispacci regi emessi
in simili questioni, considerato "che la precedenza delle Congregazioni
si deve regolare dall'autorità ottenuta per l'assenso su la fondazione
senza entrarsi in varie dispute sulle sanatorie che valgono ad evitare
le abolizioni e non già a pregiudicare l'altrui diritto nascente dall'autorità
dell'assenso su la fondazione, veduti e riconosciuti l'originali regali
assensi delle Confraternite" ordinava il seguente ordine di precedenza
con obbligo a carico del Primicerio della Cattedrale e del Cancelliere
della Curia della debita vigilanza(24)
1.
Confraternita del Purgatorio - "Tiene assenso sin dalla sua erezione
1662 e in vigore di Regio dispaccio del 25.4.1778";
2.
Confraternita della Misericordia sotto il titolo del Carmine.-"Per
assenso del 7.1.1777";
3.
Confraternita del SS.mo Crocefisso. - "Per assenso del
9.6.1777";
4.
Confraternita di S.Maria dell'Assunta, o sia della Lizza. - "Per
assenso del 7.7.1777";
5.
Confraternita di S.Maria del Cassopo, o sia della neve. - "Per
assenso del 14.7.1777";
6.
Confraternita dell'Immacolata Concezione - "Per assenso del 30.7.1768
e sanatoria a 22.5.1777";
7.
Confraternita del SS.mo Rosario - "Per assenso del 30.11.1768
e sanatoria 24.6.1777";
8.
Confraternita sotto il titolo della Purità - "Per assenso del
31.12.1768";
9.
Confraternita degli Angioli - "Per assenso del 27.6.1769".
Il
tutto, con la debita declaratoria che le ultime due confraternite "oggi
(hanno) rimesse in Napoli le loro regole vallate di regio assenso originali
per impetrarne la sanatoria".
Erano
queste dispute non effimere, solo si pensi che le confraternite operavano
anche come corpi sociali, nei quali spesso ci si aggregava per spirito
di appartenenza ad una classe sociale o per la pratica di un determinato
mestiere ed in cui il titolo o la venerazione speciale derivava da tradizionale
e vissuta devozione familiare.
Non
a caso la confraternita dei Nobili, organata nell'oratorio di Sant'Angelo,
sotto il titolo dell'Immacolata e di S.Vincenzo Martire, si tenne fuori
dalla disputa. A beneficio dei "confratres" andava l'esonero
dall'obbligo della partecipazione alle processioni, con diritto esclusivo
di sostenere le aste del Pallio.
Ciò
sulla scorta dello statuto confraternale(25) e di un'interpretazione capziosa
del regio dispaccio, emanato per la città di Castellamare il 20.6.1772,
secondo cui, "coerentemente a gli uniformi costumi di tutti i
luoghi del Regno,...nella festa del Corpus Domini ed in altre pubbliche
sollennità" le aste del Pallio dovevano essere sostenute "da
coloro che rappresentano il corpo del pubblico dell'Università"(26),
come si sa rappresentato in Gallipoli dal ceto dei Patrizi, congregati
appunto nella congregazione cosiddetta dei Nobili.
Un
discorso a parte meritano, invece, gli Oratori confraternali, i luoghi
cioè nei quali il corpo confraternale svolgeva le pratiche religiose e
dibatteva gli affari sociali, compresa l'elezione degli amministratori.
Nel
XVI secolo, a fronte delle sei confraternite attestate nella visita di
Mons. Cybo, risultano esistenti ben 40 cappelle pubbliche nel solo circuito
murario, oltre alla Cattedrale e alle chiese conventuali di S.Francesco
d'Assisi e di S.Domenico, ed altre 14 nel territorio comunale.
La
confraternitadel Canneto risulta organata nell'omonima chiesa "extra
moenia", per convenzione stipulata con l'Abate di San Leonardo della
Matina (Siponto) dell'ordine Teutonico, e quella di S.Antonio, nella cappella
detta dei "Curreturis", provvista di bolla di concessione. Quella
di S.Angelo sembra la più antica per erezione e risulta organata nell'omonima
chiesa fin dal 1499, per concessione avutane da mons. Alessio Zelodamo
vescovo di Gallipoli(27).
Sprovviste
invece di concessione risultano le Confraternite, della Misericordia,
che pure afferma di agire ed operare nell'omonima cappella, peraltro priva
di Cappellano, da circa 37 anni(28), di S.Giovanni Battista e di S.Maria
di Costantinopoli. In queste due ultine Cappelle risultano mancanti i
cappellani, nonostante i numerosi legati pii e le rendite, supplendo le
confraternite in proprio all'onere della celebrazione delle messe assegnate.
Solo
due delle sei Confraternite sono organate strutturalmente ad uso di congregazione,
"cum scannis ligneis et cascis circum circa" o "sedilia lignea"(29). Priori delle Confraternite
risultano essere i nobili Gabriele Calò, per S.Giovanni Battista, Bernardino
Giustizieri per S.Antonio, Giovanni Nicola Specolizzi per S.Angelo, Achilelle
Specolizzi per S.Maria di Costantinopoli, mentre la Confraternita della
Misericordia è retta dal magnifico Pietro de J(an)ua.
E'
evidente un quadro abbastanza delineato dell'organizzazione dei benefici
e dei legati pii, in gran parte assolti presso una miriade di cappelle
pubbliche, ab antiquo costruite nella città e sul territorio, nel
cui contesto la presenza di organizzazioni laicali sembra sussidiare l'assolvimento
degli oneri, ab intestario gravati sul titolo o sulla stessa cappella.
Tale
situazione sembra modificata drasticamente al tempo della visita di mons.
Capece, dopo appena 46 anni, negli atti della cui visita si registrano
appena 27 Cappelle. A livello confraternale si aggiungono le confraternite
organate nelle chiese conventuali di S.Francesco, sotto il titolo dell'Immacolata
Concezione, e di S.Domenico, con il titolo del SS.mo Rosario.
Da
non sottovalutare la circostanza che, tra l'altro, sul finire del secolo,
era sorto in città un altro Monastero, con la Chiesa annessa dei SS.mi
Pietro e Paolo, dell'ordine delle Clarisse e nel 1630 il Monastero e chiesa
dei Paolotti.(30)
La
dismissione delle cappelle sono direttamente conseguenza della concessione
in Patronato degli altari nelle chiese conventuali, dove i nobili hanno
la possibilità, non solo di ostentare pubblicamente e fastosamente la
propria condizione di casta, ma benanche di provvedersi più decentemente
di un sepolcro familiare scavato ai piedi dell'altare.
L'abbattimento
della vecchia ed angusta Cattedrale e la costruzione della nuova, distolse
definitivamente il ceto nobiliare dal prendersi cura delle vecchie e dissestate
cappelle urbane, preferendo dotare convenientemente ed in alternativa
i nuovi altari, contribuendo, così, al fasto magnificente delle navate
di S.Agata.
Cosicchè,
alla data del 1660, epoca della Visita pastorale eseguita da mons. Montoya,
solo 9 sono le cappelle sopravvissute, in sette delle quali troviamo organate
sei Confraternite (Misericordia, S.Maria di Costantinopoli, S.Maria ad
Nives sive de Cassopo, S.Angelo, S.Giovanni Battista e S.Antonio Abbate)
e due Congregazioni (Crocefisso e S.Maria ad Nives sive de Cassopo).
Le
superstiti cappelle "infra moenia", di S.Menna e di S.Giorgio,
di collazione della mensa vescovile, risultano affidate a cappelani per
il soddisfacimento dei oneri derivanti da legati pii. Su S.Angelo era
stato costruito l'oratorio della Congregazione dei Nobili ed il 1630,
sul luogo dell'antica cappella di S.Elia, era sorto l'oratorio della Confraternita
di S.Giuseppe(31). In Cattedrale nell'altare delle Anime era sorta l'omonima
confraternita, giuridicamente approvata dallo stesso mons. Montoya nel
1660 e, provvisoriamente, dall'anno successivo organata in S.Angelo(32).
Da
qui a pochissimi anni verranno fondate le confraternite e le congregazioni
di S.Maria degli Angeli e della Purità, che completano, con le Confraternite
dell'Immacolata, del Rosario e del Canneto(33) il panorama, diciamo così,
quasi definitivo del fenomeno confraternale in Gallipoli.
La
visita di mons. Filomarini, del 26 agosto 1714, ci attesta l'esistenza
della Congregazione e della Confraternita ("noviter adiuncta")
sotto il titolo di S.Maria di Monte Carmelo, ambedue organate nel nuovo
Oratorio fatto costruire al di sopra dell'antica chiesa di S.Maria della
Misericordia.
Si
chiude così, tra '600 e '700, con ben 15 Confraternite e 5 Congregazioni
il ciclo delle fondazioni laicali a Gallipoli. Naturalmente senza citare
la Confraternita del SS.mo Sacramento o della Lizza in Alezio confusamente
attestata(34), volendosi soffermare alla sola realtà urbana.
In
pieno settecento, la sopravvivenza di questi organismi laicali dipese
soprattutto dalla loro forte caratterizzazione di ceto e di mestiere,
realizzata attraverso l'assorbimento nelle confraternite delle 5 congregazioni.
Non è un caso che alla data della giuridica designazione dell'ordine di
precedenza, fatta dal Giudice regio nel 1779, non risultino più attive
le Confraternite di S.Maria di Costantinopoli, di S.Giovanni Battista,
di S.Antonio di Padova, di S.Angelo(35) e di S.Giuseppe. Quest'ultima
confraternità ritrovò, sia pure tardivamente, la via della ricostituzione,
ottenendo il 1794 l'Assenso regio sulle regole e sulla fondazione e caratterizzando
l'affiliazione in funzione dell'appartenenza al ceto degli artieri falegnami.
Ma ritornò presto ad essere governata fino al 1887 dalla confraternita
del SS.mo Crocefisso(36).
In
effetti già nel 1751 l'elenco delle Confraternite gallipoline espunto
dalle "rivele" del Catasto onciario ci rimanda questa realtà
con 8 Confraternite possidenti assoggettate a tributo secondo le norme
Concordatarie del 1741 e le Istruzioni sul catasto emanate "in Regia
Camera Summariae".(37)
Oggi
sopravvivono solo 9 delle 20 confraternite e congregazioni, organate in
9 distinti Oratori confraternali(38) che, nella loro originaria costruzione
e destinazione, è possibile chiaramente individuare dall'esterno perchè
esibiscono in facciata due porte di accesso, essendo state così concepite
per allogare all'interno sul, controprospetto, il "Bancone"
del Priore e dei Procuratori. Fanno eccezione gli attuali oratori delle
confraternita di S.Giuseppe, del Rosario e di S.Maria della Neve, oggi
organati nelle chiese ex conventuali, rispettivamente di S.Chiara, S.Domenico
e S.Francesco di Paola.
Abbiamo
così tracciato le linee fondamentali dello sviluppo dell'esperienza confraternale
in Gallipoli, cercando di eliminare gli equivoci e le confusioni derivate
da una storiografia municipale per molti versi approssimativa e superficiale,
dando elementi di approfondimento e conoscenze maggiori, necessariamente
bisognosi di integrazioni, relative allo studio sistematico delle regole
di fondazione, della ritualità e pratiche devozionali, dell'azione sociale
e solidaristica, delle attività di amministrazione e gestione economica,
per poter proficuamente e compiutamente definire i contorni di un microcosmo
sociale e culturale nel cui ambito si è svolta, per circa 4 secoli, la
vicenda umana di una comunità cittadina, ancor oggi profondamente segnata
da un intenso vissuto storico e sociale.
NOTE
1) Cfr. Leonardo Antonio Micetti,
Memorie di Gallipoli,(1690 ca.), MS presso BPL; Antonello Roccio, Notizie
memorabili dell'antichità della fedelissima città di Gallipoli,(1640),
MS presso BCG;Carlo Occhilupo, Memorie dell'antichità di Gallipoli
(trascritte dall'originale di A.Roccio con annotazioni ed aggiunte), seconda
metà del XVIII sec., MS 33/76 presso BPL
2) ACG ,G.Montoya, Visita
locale, 1660; Perez della Lastra, Visita locale(Cappellanie
foranee), 5.10.1696. (Per la sola Confraternita e Chiesa di S.Maria del
Canneto)cc.26v.-29r.; O.Filomarini, Visita locale, 1715-16.;
G.Muller, Visita pastorale, 1905-07
3) per il testo integrale della
Constitutio 115 "Quaecumque" di Papa Clemente VIII cfr..Lucio
Ferrari, Biblioteca canonica, juridica, moralis theologica etc.,
Tomo II, Napoli 1789, pp.459-61.
4)
B.Ravenna,
Memorie istoriche della città di Gallipoli, Ed. Raffaele Miranda,
Napoli 1836, pp 390-402.
5)
P.Maisen,
Gallipoli ed i suoi dintorni, Tip. Gallipolina, 1870, pp.98-110
6) Il Regno di Napoli descritto
ed illustrato, Ed. F.Cirelli dal “Poliorama”, Napoli 1853-54
7)
A.Barbino,
Le Confraternite della diocesi di Gallipoli dal 1500 al 1900, In:
"Le Confraternite pugliesi in età moderna 2" a cura di
Liana Bertoldi Lenoci, Schena editore 1989, pp.977-998
8) Per il testo integrale Cfr.Trattato
di accomodamento tra la Santa sede e la Corte di Napoli, Ed. Domenico
Viverito, Lecce 1741. In particolare cfr. il capo quinto, pp.36-38 ".
9) Con RR.DD. 17.2.1861 e fu stabilita la soppressione degli ordini religiosi possidenti e con legge
21.8.1862 la loro devoluzione al demanio dello Stato. Con successiva legge
7.7.1866 si stabilirono le procedure per la cessione di un quarto del
patrimonio immobiliare ai Comuni. A queste norme soggiacquero gli ex monasteri
delle Clarisse, dei Francescani, Domenicani
e Cappuccini di Gallipoli. Le Chiese ex conventuali furono affidate
al Comune con l'impegno di mantenerne
il culto . Il monastero dei Paolotti soggiacque invece alla soppressione
del 1809 e la Chiesa fu concessa alla confraternita del Cassopo con decreto
del 21.4.1813.
10) Mons. Pelegro Cybo fu Vescovo
di Gallipoli dal 1536 al 1575 e partecipò al Concilio di Trento. Eseguì
due Visite locali (andate disperse), la prima nel 1548 e la seconda dal
1563 al 1567.
11) Mons. Vincenzo Capece, dell'ordine
dei Teatini, fu Vescovo di Gallipoli dal 1596 al 1621. Eseguì la visita
locale della diocesi tra il 1599 ed il 1600.
12) La trascrizione della Visita
di mons. Cybo è raccolta su quinterni sciolti di computisteria unitamente
ad altre marginali trascrizioni documentali. Le trascrizioni risultano
eseguite presso la Curia di Gallipoli tra il novebre 1944 ed il gennaio
1945. Il manoscritto è numerato a matita da pag.1 a pag. 113. E' mutila
della visita eseguita alla Chiesa Cattedrale, per il resto sembra completa.
Se ne sconosce il trascrittore. Circa la sua affidabilità ci soccorrono
ampi brani di questa visita citati o pubblicati da vari autori tra i quali
il Ravenna nelle Memorie istoriche ed il can. Nicola Maria Cataldi
nell'Alezio Illustrata.
La
trascrizione della Visita di Mons. Capece è invece contenuta in un vecchio
quaderno scolastico a righi frammista a molte annotazioni estrapolate
dai registri battesimali del XVI secolo conservati presso la Parrocchia
della Cattedrale. Non è una trascrizione completa risultando in molte
parti sunteggiata a cura del trascrittore. Non perde comunque la sua complessiva
validità. La trascrizione si compone di 45 pagine numerate a matita e
risalirebbe ai primi anni cinquanta. La grafia sembra essere la stessa
di cui alla trascrizione del Cybo.
13) Sono segnalate confraternite
nelle seguenti cappelle: Misericordia, S.Maria di Costantinopoli, S.Giovanni
Battista, S.Maria de lo Cannito, S.Antonio de Curreturis, S.Michele(S.Angelo).
14) E sono: Rosario, Concezione,
Misericordia, S.Maria di Costantinopoli, S.Giovanni Battista, S.Antonio
di Bienna, S.Angelo e Canneto.
15) Mons. Montoya è il primo Vescovo
che analiticamente annota il titolo delle confraternite, la cappella
in cui è organata, l'erezione canonica, il sacco confraternale
e gli obblighi. Mons. Filomarini molto si giovò del lavoro compiuto, in
sede di Visita pastorale, da mons. Montoya. Per le confraternite visitate
e citate in questa Santa Visita Cfr. Schede orientative, in questo stesso
volume.
16) Allo stato delle conoscenze
attuali sarebbe semplicistico attribuire una storia comune alle singole
confraternite sulla base del titolo sotto cui via via si andarono costituendo.
A parte le motivazioni devozionali che pure ebbero un ruolo, sarebbe utile
per esempio approfondire le cause delle dismissioni e il perché delle
duplicazioni, come si dirà appresso, pur
essendo stato vietato costituire nello stesso luogo più organismi
pii secondo il dettato di Clemente VIII del 7.12.1604.
17)
Bonaventura da Lama, Cronica dei Minori Osservanti della Provincia di S.Niccolò, Lecce,
O.Chiriatti, 1724, p.141.
18) Cfr. L.A.Micetti, Memorie
di Gallipoli, MS cit., c.448v.:"...nell'altare del Santissimo
Rosario fondata confraternità, della quale sono stato io due volte Priore,
et a me successe per Priore perpetuo il sig. D.Gioseppe della Gueva Regio
Castellano, per opera del quale quattro anni sono dentro del medesimo
Monastero s'è fondata una nuova congregazione sotto il titolo del Santissimo
Rosario, dove con gran divozione sotto le regole del P.M. fra Calisto
Missanello assistono più di novanta fratelli a fare le loro spiritualità,
venendo retta continuamente nel spirituale da un religioso di S.Domenico,
et nel temporale dalli medesimi fratelli che ogn'anno per voti secreti,
precedente elettione del Padre della Congregazione, fanno l'officiali,
che devono reggerla in conformità delle dette regole: Oratorio veramente
molto divoto". Anche il Micetti apparteneva al ceto dei Nobili.
19) L'uso della pratica del Rosario
si fa risalire ad una visione avuta da S.Domenico a Tolosa in cui la Madonna
gli diede la coroncina o "salterio" ordinandogli di predicarne
l'uso. Per questa particolare devozione e pratica religiosa nonchè la
facoltà riservata all'ordine dei Predicatori di istituire confraternite
del Rosario, cfr.: Giacomo Bruno da Scigliano, Teatro sacro
delle eccellenze e prerogative Privilegj e frutti miracolosi del SS.mo
Rosario, Napoli, C. Troyse, 1698; Arcangelo Caraccio, Tesoro
delle grandezze spirituali del S.mo Rosario, Napoli, Camillo Cavallo,
1650; Lucio Ferrari, Bibliotheca canonica, juridica etc.,
Napoli, Luigi Migliaccio, 1789, tomo II, p.465.
20)
ASL,
Atti notaio P.P.Senape, 46/15, 29.8.1687, segnalato in questo stesso
volume da M.Cazzato p. Nella
Chiesa del Canneto esiste ancora un dipinto raffigurante S.Omobono, commissionato
dai "sartori"per l'altare del
loro Protettore. Ogni anno in quell'altare veniva celebrata, a
cura di un Priore eletto dalla categoria,
una messa nella seconda domenica di Pentecoste, come ci tramanda
la citata visita di mons. Filomarini(c.290v.).
21) Il dispaccio 19.6.1769 fu
emanato in dipendenza di un giudizio trattato nella real Camera di Santa Chiara circa il quesito se la congregazione
di Vieste, fondata senza regio assenso, "si dovesse abolire".
La risposta fu che "il regio assenso è necessario nella fondazione
di qualunque corpo, senza il quale assenso è questo illecito, e dee dismettersi,
e riputarsi per non esistente, non bastando l'assenso ottenuto sulle regole,
le quali riguardano la qualità, e non l'esistenza del medesimo corpo a
rendere legittimo quel, che di principio fu nullo, ed incapace per ogni
riguardo, ed a qualunque effetto". Il dispaccio del 29.6.1776
contiene invece una lunga motivazione di carattere sociale quasi a giustificarne
la sanatoria, ed è del tenore seguente: "Ha riflettuto in oltre(il
re) essere le Confraternite non solo dirette al bene della Religione,
ma anche al bene dello Stato. Impercioche, oltre allo esercizio di religione,
che fanno i confratelli, ne ritraggono molti aiuti civili li sussidi diurni
in caso di infermità, il Medico, li medicamenti, e li funerali per se
e le di loro famiglie, o anche li maritaggi. Che senza queste confraternite
andrebbe a perire una moltitudine di popolo, massime in quei luoghi, ove
mancano Ospedali, e altre pubbliche opere. Che perirebbero ancora senza
questi vicendevoli soccorsi molti Artieri e Contadini, che sono la gente
quanto più negletta, tanto più necessaria...Che moltissimi in fine per
le spese dell'esequie e de' funerali, ai' quali suppliscono le Confraternite,
sarebbe da taluni poco pii Ecclesiastici spogliati delle di loro sustanze".
22) Dispaccio regale datato Palazzo
29.6.1776, firmato de Marco, stampato a Napoli da Giuseppe Maria Severino
Boezio.
23)
SCR,
decreto 18.6.1639, n.839. Sta in: Manuale Ecclesiasticorum, Roma,
Tip. S.Congregazione De Propaganda Fide, 1853, p.242.
24)
ACG,
Copia della sentenza emessa dal Giudice della regia Corte di Gallipoli,
Domenico Briganti, il 26.2.1779, autenticata dal Mastrodatti onorario
della regia Curia di Gallipoli, Vincenzo Pacella.
25)
ASL,
Copia conforme delle "Regole della Congregazione dei Nobili sotto
il titolo dell'Immacolata Concezione e S.Vincenzo martire della città
di Gallipoli" p.6: "...in ogni terza domenica dell'anno
che dalla Cattedrale si conduce processionalmente Gesù Sacramentato per
la città dovranno i fratelli in quel numero, che disporrà il Priore, accompagnar
processionalmente il Venerabile con le torcie accese, e nella mattina
di giovedì Santo quando nella Cattedrale si porta al sepolcro ed il venerdì
mattina quando si estrae dovranno i fratelli, che dal Priore saranno invitati
sostenere l'aste del Pallio e similmente pratticarsi nelle processioni
sollenni del Corpus Domini, per riconoscenza dei divini benefici e per
buono esempio al pubblico di questa città molto frequentata da nazioni
straniere di Culto diverso".
26) Tale pronunciamento fatto
per reale dispaccio firmato da
Bernardo Tanucci riguardava un'annosa controversia tra "pretesi nobili"
e ceto civile della città di Castellamare circa le prerogativedi ciascuno.
La conclusione della vertenza si ebbe appunto con la citata decisione
che stabiliva non esserci in quella città
"la supposta separazione di nobiltà ma una semplice distinzione
di ceto" con la conseguente declaratoria che "Sul punto dell'aste
del pallio ha risoluto e comandato il Re coerentemente a gli uniformi
costumi di tutti i luoghi del regno che nella festa del Corpus Domini
ed in altre pubbliche sollennità non dov'esser veruna privativa di portarsi
l'aste del pallio da soli nobili, ma che queste si portino da coloro che
rappresentano il corpo del pubblico dell'Università, composta egualmente
del ceto nobile, che del popolo". Testo pubblicato in: Copie
di diversi reali dispacci su punti generali, s.a.(ma 1773 ca.), s.l.,(ma
Napoli), fasc. 32, diapaccio (4).
27)
P.Cybo,
Visita locale, 27.10.1567, p.9. Coevo alla concessione della cappella
(1499) è sicuramente l'altorilievo lapideo di S.Michele Arcangelo, oggi
in S.Francesco d'Assisi, con lo stemma araldico di Federico II d'Aragona.
28) Esisteva in questa cappella
una campana in bronzo, oggi conservata nel Museo civico di Gallipoli,
realizzata, appunto, il 1530 e
fusa nelle fonderie gallipoline di Ragonese Patitari. Al suo posto nel
1930 fu collocata un'altra campana che con una iscrizione al coronamento
ricorda quella antica. Cfr. Elio PINDINELLI, Catalogo dei bronzisti
gallipolini, in: “La Prua”, Gallipoli, 28.9.1973; E.Vernole,
Il castello di Gallipoli, Roma, 1933, p.148.
29)
P.Cybo,
Vista, 6.11.1567,S.Antonio de Curreturis, p.51; S.Maria dello Cannito,
p.75.
30) Cfr.G.Cosi, Il notaio e la pandetta, Galatina Congedo
ed., 1992, pp.110-14; L.A.Micetti, Ms cit., cc.451v.-453r.
31) La cappella di S.Elia è segnalata
nella visita di mons. Cybo, cit., a pp.24-26; Mons. V. Capece, Visita
cit., pp. 37-38, così annota: "Santo Elia concesso dallo d.o R.do
Alfonso per strada pubblica s'obbligò de pagare Cola Specolizi annui carlini
sei quali se pagano da Lucrezia Brunca et heredi de Gasparo Assanti detta
concessione fu fatta a' 13.1.1581".
32) La cappella delle Anime, in
cui fu collocato il dipinto del Coppola, risulta eretta in Cattedrale
nel 1648. La convalida della concessione e l'approvazione canonica della
confraternita furono decretate da Mons.G.Montoya il 14.4.1660. L'atto
fu rogato dal notaio Giovanni Sgura.Cfr. ACA, Copia conforme
dell'originale estratta dal F.llo Archiviario Luca Zacheo(31.12.1822).
Nella visita di Mons. Montoya(c. ) è testualmente trascritta da quest'atto
la lettera petitoria dei confratelli del 13.4.1660.La congregazione fu
nel 1661 organata nella cappella di S.Angelo. Circa l'uso della cappella
di S.Angelo da parte di questa confraternita, Cfr. ACA, Librodei conti, vol.I:
"per tante tavole, fattura, centre, per fare la cong.ne sotto
S.to Angelo come per lista a parte appare - Duc. 88.3.18.1/2”
33) La Chiesa fu concessa alla
Confraternita dal procuratore dell'abate di
S.Lorenzo di Matina autorizzato con
decreto del cardinale Caetani il 1587. Cfr. G.Montoya, Visita,
c.109r.
34) Non è stata ancora provata
l'erezione in S.Maria della Lizza di una Confraternita nel 1670
sotto il titolo di S.Maria dell'Assunta. E' credibile che sia stata, invece,
la confraternita del SS.mo Sacramento essendo provato, sull'attestazione
di mons. Filomarini in occasione della Visita Pastorale effettuata l'8.3.1716
(c.327v.328r.), secondo cui "non paucis ab hinc annis fuit erectum
tabernaculum in altaris maioris, ubi semper asservatur SS.me Eucharestie".
Lo stesso Filomarini fa riferimento ad una
non specificata congregazione e al rito di somministrare la Comunione
agli infermi con gli accompagnatori e gli accoliti con due lanterne accese
e "campanula"per avvertire della presenza del SS.mo. Si rammenti
a tal proposito che i Sommi Pontefici e la gerarchia ecclesiastica ha
sempre consigliato la costituzione di confraternite del SS.mo Sacramento
almeno in ogni Parrocchia concedendo privilegi esclusivi quali quelli
di accompagnare il SS.mo ai lati del Pallio e l'aggregazione per diritto
all'arciconfraternita della Minerva in Roma. Cfr. a tal proposito il decreto
della SCR del 15 feb. 1608, in:L.Ferrari, op.cit.,p.469 sub45.
L'unica confraternita documentata è quella dell'Assunzione di Maria Vergine
della Lizza che ebbe il regio assenso il 7.7.1777 e che dovrebbe essere
la stessa aggregatasi il 22.7.1691 all'arciconfraternita del SS.mo nome
di Maria Vergine in Roma.. Mons. Muller
la ricostituì canonicamente, con anzianità dal 1670, con decreto
del 27.6.1907(in ACG).
35) Per qualche tempo questo sodalizio
fu amministrato dai confratelli del
SS.mo Crocefisso. Cfr. G.Montoya, Visita locale, 23.8.1715, Chiesa
di S.Angelo, c.286r.e 10.5.1660, Chiesa del SS.mo Crocefisso, c. 305r.
36)
ACI,
Libro dove stanno registrati tutti li giorni che s'è fatta congregazione...,
(dal 14.12.1749 al 8.12.1788), "19 marzo venerdì. La sera di detto
giorno r li fratelli si cantarono litanie nel cui fine si cantò il Veni
Creator Spiritus poi s'elesse il Priore di S.Giuseppe il fratello Tomaso
Meca, ed in fine per essere venerdì di marzo si fece la disciplina".
G.Muller,
Visita cit.,p.359, "...fino a quando non si eresse confraternita,
cioè sino al 1887, la congrega del SS.mo Crocefisso ogni anno eleggeva
un Priore il quale a sue spece faceva solennizzare la festa del grande
Patriarca". Il decreto cui fa riferimento mons. Muller e quello
emesso da Mons. E.Carfagnini il 22.11.1887, in ACSG.
37) La formazione dei catasti
fu ordinata con real dispaccio del 4.10.1740 ed eseguita sulla base delle
istruzioni emanate dalla Regia Camera della Sommaria del 1741-42. Cfr.L.Cervellino,
Direzione ovvero guida delle Università di tutto il Regno di Napoli
per la sua retta amministrazione, Napoli, N.e V.Rispoli, vol. II.
Per
le confraternite gallipoline assoggettate a catasto Cfr. ASL, Scritture
delle università e feudi, Catasto onciario, Gallipoli, 1742-1751,
vol. II, "Collettiva generale dell'oncie, Chiese, Munisteri, Luoghi
pii siti in questa città di Gallipoli", c.762r.
38) Attualmente sopravvivono le
seguenti confraternite: Anime, Rosario, SS.mo Crocefisso, S.Maria degli
Angeli, Immacolata Concezione,Purità, S.Maria Ad Nives o del Cassopo,
S.Giuseppe, S.Maria del Carmelo e della Misericordia.
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