PREMESSA

Ho pensato di risalire storicamente alle origini delle chiese antiche nella valle del Mugnone attenendomi ai documenti originali consultabili, escludendo quelli legati alla tradizione orale che possono essere considerati opinabili e leggendari. È stato così possibile ricostruire una storia secolare di religiosità essenziale, legata alla civiltà contadina, senza ostentazione o secondi fini. Le tante costruzioni religiose della valle, patrocinate da importanti famiglie fiorentine nei primi secoli del nostro millennio hanno sempre saputo rispettare questa parsimonia nelle apparenze, quasi come a voler passare inosservate, riparate nel verde dei cipressi.
Questa nobile modestia, indice di vero spirito cristiano, è stata a mio avviso ingiustamente trascurata dagli storici di professione, forse considerando che è molto più facile attirare l'attenzione dei meno attenti riproponendo all'infinito la storia dei maggiori monumenti del centro fiesolano senza scomodarsi troppo nelle vicine campagne.

L'ORIGINE CRISTIANA DELLA VALLE


La valle del Mugnone, abitata già in epoca etrusco-romana in tutta la sua superficie di mezza costa, dispose fin da quei secoli di templi e luoghi adibiti al culto religioso. Com'è noto la religione pagana legava molto la propria spiritualità con le manifestazione della natura: fonti, sorgenti, grandi alberi secolari, ecc. Restano ancora oggi sulle nostre pendici toponimi come Baccano, Monte Doni, Fontelucente, di origine pagana.
Con molta probabilità l'evangelizzazione della valle, avviata fin dai primi secoli cristiani, ebbe il suo sviluppo definitivo grazie ai monaci irlandesi, tra cui Donato (divenuto Vescovo di Fiesole nelI'VIII secolo) e dei suoi seguaci Andrea e Brigida. I tre santi irlandesi operarono sul territorio fiesolano nell'epoca dei vescovi-conti:
nelle pievi si conservavano le reliquie dei primi martiri cristiani e spesso in base al prestigio di tali attribuzioni si assegnavano le cattedre vescovili. La pieve aveva funzione organizzativa spirituale e civile: in base all'attuale collocazione è possibile risalire alla viabilità principale e alla residenza della popolazione antecedente all'anno 1000.
Nella zona di nostro interesse, oltre alla cattedrale di S. Romolo e alla Badia, esistevano solo 2 pievi; una alla destra e l'altra sulla sinistra all'estremo Nord della valle: S. Crisci (o Cresci) in Albino (Macioli) e S. Gervasio in Alpiniano (S. Martino a Lobaco). Dal XII secolo, con la nascita del comune fiorentino e la conseguente espansione della divisione poderale nel contado, inizia la distinzione tra la gestione spirituale e quella temporale. Tuttavia, gli antichi popoli parrocchiali stabiliti dalla diocesi fiesolana nel medioevo, si mantennero praticamente inalterati durante la repubblica fiorentina e durante il successivo granducato, rimanendo ancora molto simili nell'attuale organizzazione diocesana.

BREVI CENNI SULLA DIOCESI FIORENTINA

Lo storico G. Raspini in vari scritti afferma che la chiesa fiorentina nella sua vicenda plurisecolare ha subito un'esistenza travagliatissima; i suoi vescovi per ragioni storiche dovettero cambiare sede ben 5 volte!
Nell'anno 854, durante l'episcopato di S. Donato di Scozia, l'imperatore Lotario unì il comitato fiesolano a quello fiorentino.
In seguito a tale decisione i vescovi fiesolani persero il titolo di conti di Fiesole e finirono confinati nel castello dei Castiglione in Val di Sieve. Tuttavia fu loro concesso il titolo di conti di Turicchi, rimasto fino a tempi recenti e che trae origine da questa loro "forzata" residenza. Circa 150 anni dopo lacopo il Bavaro edificò l'attuale cattedrale di Fiesole riportandovi la sede vescovile; l’evento acuì maggiormente la tensione con il comune fiorentino e il suo espansionismo.
Dopo vari scontri, i fiesolani furono sconfitti definitivamente e il loro Vescovo si vide costretto ad "esiliare" nel suo castello di Figline Valdarno. Ma i vincitori non permisero nemmeno questa soluzione e dal 1227 lo tennero sotto diretto controllo.
La chiesa fiorentina di S. Maria in Campo rimase sede vescovile fino al 1874, quando Luigi Corsani, appena eletto vescovo, decise di trasferirsi di nuovo sul colle. Unica eccezione, nel XIV secolo, quando Andrea Corsini tornò a Fiesole a esercitare il suo mandato pastorale. Le tormentate vicende sroriche non hanno permesso la conservazione dei documenti diocesani antecedenti all'XI secolo; nell'attuale archivio vescovile i documenti più antichi risalgono all'anno 1227 quando cioè venne trasferita la cattedra vescovile in S. Maria in Campo.
Fanno eccezione alcuni documenti precedenti conservati attualmente nell'archivio capitolare di Lucca a seguito di un furto avvenuto nel secolo scorso nella sede fiorentina.

ANNO 1102: BOLLA DI PAPA PASQUALE II

E’ sicuramente il documento medioevale più significativo della diocesi fiesolana;
con esso si può conoscere l'effettiva consistenza patrimoniale e la sua collocazione sul territorio.
La bolla è motivata dall'eccessivo espansionismo sul territorio del contado fiesolano del comune fiorentino.
Il vescovo fiesolano Giovanni supplica il papa Pasquale II affinchè faccia cessare le continue angherie a cui la sua diocesi è sottoposta.
Il Papa, rispondendo con la bolla suddetta, delinea i confini della diocesi fiesolana garantendone da un lato la continuità e dall'altro dando per acquisiti ai fiorentini quei territori da poco sottratti ai fiesolani. Nel documento papale dell'11 febbraio 1102, la diocesi di Fiesole è descritta in cinque zone praticamente corrispondenti a quelle attuali: Isola di Fiesole, Valdarno, Chianti, Val di Sieve, Casentino; considerato che la zona di nostro interesse si trova totalmente nella così detta Isola di Fiesole, descriverò questa tralasciando le altre quattro zone.

L'ISOLA DI FIESOLE

È così definito il territorio comprendente il capoluogo fiesolano e la sottostante valle del Mugnone. Effettivamente sulla carta geografica diocesana appare un'isola circondata dalla diocesi fiorentina.
La bolla papale descrive gli edifici religiosi e laici che la compongono assegnandoli alla cura del vescovo di Fiesole:
- Arcem et civitate faesulanam cum ecclessiis adiacentibus;
- Chiesa di S. Mariae in urbana (S. Mariaa Primerana);
- Pieve di S. Crisci in Albino (Macioli);;
- Pieve di S. Gervasii cum Curte Alpinianna (Lubaco);
- Pieve di S. Joannis sitam Montelauro (Monteloro);
- Chiesa di S. Miniatus cum curte di S. Gervasii (Pagnolle);
- Monastero di S. Martino a Maiano.
Sono assegnati al vescovo anche le “castella” di detta Isola:
- Arcem et civitatem faesulanam;
- Castrum montis Lauri;
- Mons Regis;
- Boianem;
- Curtem Sala;
- Festilianum;
- Pratuniregis;
- Libiano;
- Bivigliano;
- Castrum iuxta fluvium Faltonae cum curtte Riviferioli et cum curte Pulcanti.


ANNO 1260: IL LIBRO DI MONTAPERTI

Si tratta di un elenco comprendente tutti i popoli del contado che fornirono uomini alla repubblica fiorentina nell'occasione della storica battaglia con l'esercito di Siena.
Con questo libro, a distanza di 158 anni dalla precedente bolla papale, possiamo disporre di un'altra mappa dettagliata dei popoli compresi nella valle del Mugnone e delle chiese alle quali si richiamavano:
- S. Jacopo a Festigliano;
- S. Margherita a Saletta;
- S. Andrea a Vieglia;
- S. Martino a Vieglia;
- S. Michele a Muscoli;
- S. Miniato al Colle;
- S. Cresci a Macioli.
Colpiscono le notevoli differenze tra i due documenti. Tuttavia nel contado è in questo secolo che avviene la prima divisione poderale comportando un notevole sviluppo abitativo e decentrando i contadini dalle tradizionali "castella" medioevali direttamente sulle terre coltivabili.
Sala e Festilianum, citati come “castrum” sulla bolla papale, sono riportati nel Libro di Montapertii come popoli con le relative chiese dedicate a S. Margherita e a S. Jacopo. Risultano del tutto nuovi i popoli e le chiese di S. Andrea e S. Martino a Vieglia.
Passando singolarmente a descrivere le antiche chiese della valle, rimane utile seguire i legami organizzativi che la diocesi fiesolana a partire dal Medioevo ha stabilito tra loro; si individuano così due nuclei principali: uno sul lato sinistro della valle sottoposto al Piviere di Montereggi e l'altro, sul lato destro, ha nel piviere di Macioli il principale riferimento.