IL 1800 
Il testamento di Vincenzo Rosselli del Turco
- Sebastiano Morelli, podere di Cepperello: lire 184;
- Giuseppe Del Corso, podere Acquaio di Montereggi: lire 153;
- Andrea Torrini, podere Querciola: lire 76;
- Giovanni Battista Torrini, podere Fontebonci: lire 147;
- Sebastiano Dell'Arco, podere Fontanelle: lire 143.
Il condono testamentario consiste nei due terzi del debito totale; evidentemente nelle sue ultime volontà Vincenzo ha voluto agevolare i suoi mezzadri senza abituarli all'irresponsabilità: un'ultima piccola lezione di vita. Dalla nota testamentaria si rileva che l'unico podere della fattoria a non essere in debito è quello di Scopa lavorato da Domenico Del Corso. Dal testamento di Vincenzo apprendiamo che negli ultimi decenni del '700 si erano uniti alla gestione di Montereggi i poderi delle Fontanelle del fratello Giovanni Antonio e il podere dell'Acquaio dello zio Gerolamo; inoltre dividendo le terre già da lui possedute era stato creato il podere della Casa Nuova alla Querciola. Sarà tuttavia l'erede e figlio Luigi, durante i suoi 35 anni di gestione a Montereggi a perseguire una politica di acquisti poderali volta a superare la supremazia storica della fattoria di S. Maria Nuova all'Olmo.
Alla morte di Luigi (1839) la vedova Maria Baragli e i loro 10 figli (tra i quali il solo Giovanni Battista è maggiorenne) erediteranno la più grande azienda agricola nella valle del Mugnone.
Nuovi acquisti e accordi livellari di Luigi Rosselli Del Turco
1807: poderi del Palagio vecchio e del Chiasso vecchio di 20 e 13 ettari, nel popolo di S. Maria a Buiano; acquistati all'asta pubblica attraverso il tribunale di Fiesole dal curatore della proprietà Giovanni Gaspero Tortoli per conto dell'Ospedale di S.M. Nuova e delle monache di Candeli del monastero di Monte Domini, al prezzo di lire: 3.184-4-11.
1815: podere di Caselle, anello di congiunzione tra il soprastante podere dell'Acquaio e la sottostante parte centrale della fattoria.
1816: podere dei Renaccioli, nel popolo di S. Lorenzo a Basciano, acquistato da Anastasio Anastasi al prezzo di lire 2.450. L'Anastasi si riserva per sua residenza il palagio di Basciano, concedendo a livello le altre terre circostanti rimastegli a Luigi Rosselli Del Turco.
1816: accordo con concessione livellare dell'Ospedale di Santa Maria Nuova per i poderi delle Croci (lire 31 semestrali) e il podere del Fornaccio (lire 34 semestrali) alla fattoria di Luigi Rosselli Del Turco. I due poderi sono nel popolo di Santa Maria a Buiano.
1832; acquisizione della fattoria di Sveglia, contratto rogato da B. Ciatti, comprendente i poderi: Casellina, Sveglia, Pratale, Sorbano, Carpignoni poi Capanne, Colle, Fioraldole, Petriolo.
1836: podere di Cercingoli, concesso a livello da Gaetano Lapi per lire 100 semestrali. Questo podere adatto al pascolo, dotato di grande stalla, viene alienato dalla fattoria già dal 1841.
1836; concessione di livello per le terre della prioria di S. Andrea a Sveglia per lire 10 annue.
1837: concessione di livello per le terre della compagnia del Bigallo alla Querciola per lire 22-3 - 10 annue.
I contratti di mezzadria
Tradizionalmente i contratti di mezzadria prevedevano una durata di 3 - 5 anni. Non avevano una precisa normativa ed erano soggetti a variazioni da zona a zona; anche tra fattorie confinanti.
Negli anni presi in esame dalla presente ricerca, nella fattoria di Montereggi, si nota una buona stabilità nelle presenze dei lavoranti; le variazioni che si notano, si svolgono spesso all'interno della stessa, o per motivi generazionali. In linea di massima, gli obblighi contrattuali prevedevano l'approvvigionamento delle sementi a carico per metà alle due parti. L'acquisto di piante da frutto, viti, ulivi, erano a carico della fattoria, considerandole una miglioria della tenuta. Così come le spese per lo scasso del terreno, o per fornire pali, canne, travette, occorrenti all'impianto delle nuove vigne. A carico dei mezzadri, il trasporto dei materiali e la messa in opera delle piante; oltre alla preparazione durante l'anno di piantoni di ulivo e propaggini di vite per procurare nuove piante da coltivare.
La cura dei due bovi, indispensabili nella conduzione del podere, era a carico della fattoria. Il rischio per il mezzadro si verificava nel caso di azzoppamento o morte accidentale degli animali, il danno valutato si divideva a metà tra le due parti ed è facile immaginare quale dramma fosse per la famiglia del lavorante. Nelle mansioni indispensabili alla fattoria ma non previste dagli obblighi contrattuali il mezzadro veniva retribuito a giornata (opera) come i tanti altri lavoranti, fissi o stagionali che fossero.
L'organico complessivo di fattoria riferito al 1843
Complessivamente, oltre alle 20 famiglie impiegate nei poderi, erano amministrati dal fattore e dalla sottofattoressa, altri 12 lavoranti tra bifolchi, campaioli, stallieri. Due guardie erano addette ai così detti "beni di campagna". Un capo pastore e un pastore erano impiegati per gli ovini. Per quanto riguarda i lavoratori impiegati nei mestieri artigianali non possono essere considerati dipendenti esclusivi, ma sicuramente il loro lavoro rivolto all'esterno era dovuto a riempire i tempi morti nell’attività principale svolta nella fattoria, tra questi: 1 fabbro-carradore, 1 barrocciaio, 1 calzolaio, 1 sarto-tappezziere, 1 muratore, 1 legnaiolo-falegname, 1 mugnaio, 1 fornaciaio, 1 scarpellino, 2 tessitrici.
A questi lavoranti, praticamente fissi, sono da aggiungere gli stagionali, particolarmente impiegati nella raccolta dei fieni nei poderi dell'alta valle (Olmo e Buiano), nei lavori dei boschi e nelle raccolte principali di stagione. In tutto, circa 50 famiglie lavorano e abitano all'interno della fattoria: praticamente la quasi totalità della popolazione residente nella zona:
- Pietro Romoli: agente responsabile;
- Rosa Bartoli: sotto fattoressa. Residente villa di Montereggi;
- Braschi Luigi: guardia di Montereggi. Residente alla Villa;
- Luca Becheroni: guardia a Sveglia. Residente al podere alla Maddalena;
- Francesco Tarchi: barrocciaio. Residente al Ponte alla Maddalena;
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- Michele Pratesi: capo pastore. Residente podere della Querciola;
- Luigi Fossi: mugnaio-carradore. Residente podere alla Maddalena;
- Maddalena Braschi; tessitrice. Residente casetta annessa alla Villa;
- Anacleto Poggiali: fornaciaio. Residente casetta annessa alla Villa;
- Vincenzo Villani; tappezziere. Residente al Ponte alla Maddalena;
- Andrea Innocenti: muratore. Residente al Ponte alla Maddalena;
- Carlo Ottanelli: scalpellino. Residente al Ponte alla Maddalena;
- Domenico Torti: calzolaio. Residente al Ponte alla Maddalena;
- Pasquale Piccioli: pastore. Residente al Ponte alla Maddalena;
- Santi Balloni: guardia dei fieni al podere delle Croci;
- Giuseppe Tosi: mugnaio. Residente alla Querciola;
- Luigi Bonciani; residente al Ponte alla Maddalena;
- Gaetano Macherelli; residente al Ponte alla Maddalena;
- Luigi Santoni: residente al Ponte alla Maddalena;
- Luigi Frosecchi: residente al Ponte alla Maddalena;
- Luigi Fantini: residente al Ponte alla Maddalena;
- Luigi Vannini: residente al Ponte alla Maddalena;
- Pietro Zetti: residente al Ponte alla Maddalena.
Lavoranti campaioli
- Pietro Polloni: residente al podere delle Caselle;
- Gaetano Giovannoni: residente al podere delle Fioraldole;
- Giuseppe Malevolti: residente al podere dei Renaccioli;
- Giuseppe Zanieri: residente al podere delle Caselle;
- Marco Consigli: residente al Chiasso Vecchio;
- Luigi Frangioni; residente a San Bastiano;
- Sebastiano Crescioli: residente al Chiasso Vecchio;
- Santi Bardossi: residente a San Bastiano;
- Giuseppe Rosi; residente al podere Sveglia;
- Gaspare Martelli: residente al podere Sorbano;
- Giuseppe Meini: residente al podere Fioraldole;
- Giuseppe Sonni: residente al podere Scopa;
- Vincenzo Gensini: residente al podere Palagio Vecchio;
- Giuseppe Vannini: residente al podere le Croci.
Opere extra contrattuali svolte dai mezzadri per la fattoria
Battitura di cereali, raccolta di ulive, fieni, vendemmie, si preferiva svolgerle in breve tempo sfruttando la buona stagione; spesso i mezzadri si univano per fare questi lavori contraccambiandosi poi le opere volontariamente. Altre e di vario tipo, erano le opere su incarico della fattoria:
- opere dette ai mutamenti (costruzione e manutenzione di muri a secco per sostenere il terreno scosceso); costruzione e manutenzione di fienili, capanne, stalle, ecc.;
- opere di fosse per nuove vigne e piantagioni varie;
- aiuti nei lavori di cantina e granaio di fattoria;
- trasporto delle materie prime e dei manufatti dalle fornaci;
- trasporto dei cereali, biade, farine, per il mulino con servizio di "trapelo" nei costoni ripidi della valle;
- taglio e lavorazione dei prodotti boschivi;
- servizio alla fabbrica di Firenze (palazzo Santi Apostoli).
In totale tali opere corrispondevano a circa 70 giornate annue per ogni mezzadro. Nei vari incarichi, si cercava di osservare un criterio in base alle attitudini personali per i lavori più tecnici e di vicinanza dal lavoro da svolgere per quelli più comuni. Per il “trapelo” ai barrocci in transito dai mulini e le fornaci sulla via detta delle Molina, erano incaricati i coloni dei poderi confinanti, come possiamo rilevare dalla numerosa presenza di muli nelle loro stalle. In questo caso il servizio era rivolto anche agli esterni alla fattoria che si recavano ai tanti mulini della zona per la macinatura dei cereali.
Nei libri contabili dell'anno 1826 risultano 418 opere svolte dai 12 coloni della fattoria alla così definita "fabbrica di Firenze"; si riferiscono ad una probabile presenza giornaliera alla casa padronale.
Le cantine e i granai, richiedevano solo poche opere annue in appoggio ai lavoranti di fattoria; al contrario era molto il lavoro da svolgere alle due fornaci.
Le due fornaci della fattoria Rosselli Del Turco
Delle due fornaci funzionanti nella fattoria durante il diciannovesimo secolo, quella di Montereggi produceva calcina sfruttando la pietra calcarea del costone degradante da poggio Pratone e sul quale la fornace era collocata. La materia prima (acqua e legna da ardere) era prossima al luogo di produzione facilitando l’approvvigionamento. In appoggio al fornaciaio, le opere dei mezzadri consistevano in "attaccature con i buoi alla fornace" riferite principalmente al trasporto dei materiali per la lavorazione e del prodotto finito.
Nell'altra fornace di Fontebonci, prossima al fosso di Cepperello, si producevano manufatti in terracotta e brace.
Dal libro contabile del fattore Pietro Romoli, alla voce spese dell'anno 1837 sono registrate quelle della fornace per la produzione di 5498 mattoni, 960 pianelline, 1172 tegolini, 560 embrici, 119 quadroni da forno. Alla voce spese dell'anno 1843 risultano pagati al fornaciaio Anacleto Poggiali:
- 7900 mattoni quadri al prezzo di lire 10 ogni 1000;
- 760 embrici al prezzo di lire 3-6-8 per ogni 100;
- 700 tegolini al prezzo di lire 2 per ogni 100;
- 2600 fastella bruciate per la cottura al prezzo di lire 59-3.
Calcina e brace sono principalmente prodotte per il mercato esterno; le terrecotte sono realizzate essenzialmente per la fattoria.

Inventario del bestiame interno della fattoria di Montereggi (anno 1836) redatto dall'agente Pietro Romoli
- 98 vacche da frutto di anni da 2 a 10;
- 1 vitello di anni 2;
- 10 vitelli maschi lattoni;
- 14 vitelli femmine lattone;
- 10 cavalli di anni da 2 a 10;
- 9 cavalli di anni da 2 a 10;
- 10 cavalli e cavalle nati questo anno;
- 1 somaro per la razza;
- 830 pecore merini tra maschi e femmine;
- 1505 pecore nostrali;
- 53 capre tra maschi e femmine.
Analisi della produzione della fattoria (raccolti dal giugno 1835 al giugno 1836)
Staia di grano totali: 1375.
Media per podere: staia 69.
Poderi della fattoria con resa maggiore: Colle: staia 141 e Fornaccio: staia 140.
Poderi della Fattoria con resa minore: Fontanelle: staia 41e Petriolo: staia 32.
(N.B. lo staio è una misura di volume corrispondente a litri: 24,365).
Produzione di vino totale: barili 595.
Media per podere barili 30.
Poderi della fattoria con resa maggiore: Colle: barili 84 e Renaccioli: barili 83.
Poderi della fattoria con resa minore: Fontanelle: barili 16 e Pratale: barili 13.
(N.B. Il barile di vino corrisponde a fiaschi 20 con capacità di litri 2,27 cadauno. Ne deriva che un barile da vino corrisponde a litri 45,58).
Produzione di olio totale: barili 269.
Media per podere barili 13.
Poderi della fattoria con resa maggiore: Cepperello: barili 46 e Scopa: barili 27.
Poderi della fattoria con resa minore: Fornaccio: barili 1 e Croci: barili 0.
(N.B. Il barile d'olio corrisponde a fiaschi 16. Per cui un barile di olio è litri 33,429).
Opere di tessitura
Lino e stoppa, coltivati in fattoria, venivano fatti "pattinare" da un lavorante esterno e
poi tessuti misti in pezze di circa 60 braccia dalla tessitrice Maddalena Braschi,residente nella casetta adiacente a San Sebastiano.
Foglie di gelso e bozzoli da seta
Più interessati a questa produzione erano i poderi della Querciola o Casa Nuova, Cepperello, Scopa, Fontebonci, Fioraldole, Fornaccio, Renaccioli, Sorbano, Capanne, Caselle.
Si trattava di prodotti molto richiesti e ben retribuiti sul mercato; in parte assorbiti dalla "fabbrica per trar seta" di Filippo Lapi, posta in via delle Cannelle a Fiesole.
Frutta e ortaggi
Nel secolo scorso, erano molto richiesti i fichi secchi, anche per la facilità della conservazione. Fichi, pere, mandorle, principalmente venivano dai poderi di Colle, Fioraldole, Cepperello, Renaccioli, Pratale, Sorbano. Dai poderi del Chiasso e Palagio Vecchio a Buiano, si raccoglievano le ciliegie; più adatte alla coltivazione in altitudine. I carciofi per il mercato si producevano ai Renaccioli e alle Fontanelle; in quest'ultimo si producevano anche asparagi e rose, comprese le nuove piantine da trapiantare.
Prodotti boschivi
La fattoria era ricca di boschi, usati come fasce frangivento a protezione delle coltivazioni dal tramontano. Circa il 40% del suo territorio era sfruttato a bosco. Alcuni prodotti e prezzi rilevati da un libro contabile dell'anno 1842:
- marroni, assi di castagno, assi d'albero;
- cataste di quercia: lire 35, l'una;
- legnami di cipresso: lire 14-6 la catasta;
- pali di castagno: lire 4-2-2 per ogni 100;
- fascinotti: lire 25 per ogni 100;
- fastella; lire 16 per ogni 100;
- fascine: lire 21per ogni 100.
(N.B. la catasta di 24 braccia corrisponde a metri cubi 4,77).
Anno 1842. Tasse pagate alle comunità di Fiesole e Vaglia.
La rendita imponibile della fattoria stabilita dall'erario per l'anno 1842 era di lire 6.065; in base a tale parametro l'agente di fattoria Romoli versa al camarlingo della comunità di Fiesole due rate semestrali di lire 90-6. Al camarlingo della comunità di Vaglia due rate semestrali di lire 23-2-7. Tale tassazione è proporzionata al territorio della fattoria presente nei due comuni. Dal 1804, il 5% del reddito prodotto dalla fattoria era tassato a favore della società di Cottimante per la ristrutturazione e manutenzione della strada borghese del piano del Mugnone. Ogni settimana, al giorno stabilito, venivano fatte elemosine ai poveri sulla porta della villa pari ad un totale annuo di lire 11-5-21.
Prezzo di alcuni prodotti riferiti al 1836:
• olio di 1a scelta: lire 75 la soma;
• olio di 2a scelta: lire 72 la soma;
• vino di 1a scelta: lire 15 la soma;
• vino di 2a scelta: lire 9 la soma;
• vermouth: lire 33 la soma.
N.B. la soma corrisponde a due barili)
• grano: lire 15 il sacco;
• vecce: lire 10 il sacco;
•lupini.: lire 6 il sacco;
• orzola: lire 9 il sacco;
• avena: lire 5 il sacco.
(N.B. un sacco corrisponde a tre staia)
• fieno: lire 3-3 il 100;
• capponi: lire 3-8 il paio.
L'eredità del marchese Luigi Rosselli Del Turco
Nell'anno 1845, muore Maria Bargagli, vedova del marchese Luigi; dei dieci figli nati dal loro matrimonio, solo Giovanni Battista è maggiorenne. La responsabilità nella gestione patrimoniale della famiglia (che nel frattempo col marchesato ha conquistato la nobiltà) passa al figlio Giovanni e allo zio Gerolamo. Da un atto del computista Luigi Albizzi datato 1848 rileviamo che il patrimonio complessivo ammontava a lire 188.241 ed era notevole la rendita annuale dei beni di campagna:
• fattoria di Montereggi: lire 6.317-2;
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• fattoria del Mugello (Rabatta): lire 4.364-6-8;
• fattoria delle Selve (Antella): lire 2.467-2-3;
• fattoria del Gabbiano: lire 1.545-4;
• beni di Montescalarfi: lire 567-4.
I beni complessivi vengono divisi in 5 parti di lire 37.648 delle quali 4 ai fratelli e 1 alle sorelle.
La parte assegnata alle sorelle è amministrata dal canonico Vincenzo; le due sorelle sposate non hanno alcun diritto, alle altre 3 sorelle (di cui soltanto una è ancora viva nel 1848) devono essere pagati gli obblighi per la loro monacatura a suo tempo contratti.
Un'altra assegnazione testamentaria avviene in conseguenza della morte del marchese Giovanni Battista nel 1865.
Sarà una spartizione determinante per la fattoria di Montereggi il cui patrimonio verrà diviso in 4 parti tra i fratelli eredi rimasti.
1866: divisione patrimoniale tra i fratelli di Giovanni Battista
Canonico Vincenzo:
- fattoria di Filettole a Barberino del Mugello;
- 50% del palazzo di Borgo Santi Apostoli.
- 25% dell'eredità del fratello Giovanni Battista;
- spese per gli obblighi delle tre sorelle religiose;
- spese per gli obblighi derivanti dall'eredità Guidi per la cappella di S. Domenico e Andrea in S. Michele Visdomini.
Luca:
25% del palazzo di Borgo Santi Apostoli;
25% dell'eredità del fratello Giovanni Battista.
Giuseppe:
- uno stabile con locanda sui lungarni;
- case e botteghe confinanti col palazzo di Borgo Santi Apostoli.;
- 25% dell'eredità del fratello Giovanni Battista.
Pier Francesco:
- villa e fattoria del Mugello (Rabatta);
- 4 case nella comunità di Vicchio;
- 25% dell'eredità del fratello Giovanni Battista.
Dopo la divisione patrimoniale del 1866, all'interno della famiglia, seguirono altri importanti accordi economici nei quali fu stabilito che la fattoria di Montereggi sarebbe rimasta per intero al fratello Pierfrancesco e ai suoi eredi. Alla morte di costui (1908) il problema patrimoniale tra i quattro figli eredi tornò a ripresentarsi. Il figlio maggiore, Antonio, beneficiario nel frattempo anche dell'eredità proveniente dalla famiglia della mamma (Gondi), restituì le quote spettanti ai fratelli acquisendo quindi per intero il palazzo fiorentino di Borgo Santi Apostoli. Per quanto riguarda la tenuta di Montereggi avvenne una divisione in tre parti formando così altrettante fattorie autonome di proporzioni abbastanza simili:
- ad Antonio fu assegnata la villa di Montereggi con relativi 10 poderi;
- a Pio la villa di Sveglia con 11 poderi;
- al fratello più piccolo, Filippo, furono assegnati 8 poderi compresi nelle Molina e dove pochi anni dopo fu costruita la villa di Massetino;
- agli altri tre fratelli andarono i beni del Mugello e il palazzo fiorentino di via Maggio.