I. CENNI STORICI

Le tracce storiche della Valle del Mugnone e dei suoi antichi abitanti si ritrovano lungo la strada principale che la percorre: la via Faentina.
L'antica viabilità nella Valle del Mugnone vedeva Fiesole come punto di riferimento primario e la sua fondazione va quindi considerata anche come controllo delle strade transappenniniche verso Bologna e l'Etruria padana.
Già tra la fine del VI ed i primi del V secolo a.C., contemporaneamente all'inizio della fusione dei due insediamenti che origineranno la città etrusca, è dimostrabile l'esistenza di una via di comunicazione tra Fiesole e il Mugello che costituiva uno dei suoi principali distretti agricoli. Se si pensa che il Mugello offre testimonianze umane fin dal Paleolitico medio (uomo di Neanderthal), è ipotizzabile che questo percorso fosse già delineato in precedenza, probabilmente dall'età del bronzo a seguito dello sviluppo della pratica della transumanza. Va infatti considerato che, soprattutto nel passato, ogni qual volta si veniva a delineare sul terreno un sentiero, esso tendeva a consolidarsi nel tempo attraverso il suo riutilizzo da parte delle successive generazioni; in questo modo il primitivo tracciato poteva mantenere inalterato il suo percorso anche per millenni.
In età romana, con lo sviluppo di Firenze e Faenza, rispettivamente sulle direttrici delle vie Cassia ed Emilia, sorse la necessità di collegare direttamente i due centri attraverso una sistemazione della viabilità. Su una probabile antica arteria commerciale etrusca, che metteva in comunicazione i versanti tirrenico e adriatico, venne ritracciata nel 150 a.C. circa la Via Faventina citata per la prima volta nell'Itinerarium Antonini all'inizio del III secolo d.C.
Studi basati su rinvenimenti archeologici propongono un primitivo percorso della Faentina proveniente da Pisa o da Volterra: limitandoci all'osservazione della zona di nostro interesse, vediamo che la strada attraversava l'Arno poco più a monte del Ponte Vecchio per proseguire verso Villa Palmieri, La Badia, Borgunto e, rimanendo a metà versante sinistro della valle, dirigersi verso le pendici di Monte Magrini, Santa Margherita a Saletta, Sant'Ilario a Montereggi e l'Olmo. Da qui, superato il Passo delle Croci, la strada imboccava la valle del Torrente Fistona dirigendosi verso Le Salaiole, Borgo San Lorenzo (Anneianum) e quindi Faenza. Soltanto successivamente il tracciato della via Faentina si sviluppò sul fondo valle, presumibilmente legato anche alla necessità di trasportare la pietra serena che si estraeva dalle adiacenti cave (Fig. 1).
Un'altra importante arteria romana ha forse attraversato questi territori, ma gli esperti dell'antica viabilità non hanno ancora trovato un accordo per definirne l'esatto percorso. Si tratta della così detta Via Flaminia Minore fatta costruire dal console Gaio Flaminio nel 187 a.C. per collegare Arezzo con Bologna e della cui esistenza si perde notizia dal XVIII secolo. Una delle ipotesi più accreditate la vede giungere a Fiesole dal Valdarno per poi proseguire nel Mugello e quindi superare l'Appennino; è evidente che, se questa interpretazione è esatta, la strada doveva per forza passare per la Valle del Mugnone.
A cavallo dell'anno mille, periodo dei vescovi-conti, capi spirituali e temporali della comunità, Fiesole è, da taluni autori, ancora considerata il riferimento principale nell'attraversamento della Toscana centrale sull'asse viario Arezzo-Bologna anche se gli interessi della città felsinea nei confronti di quella toscana erano notevolmente diminuiti. Se ci soffermiamo al XIV secolo, periodo di massimo sviluppo sociale ed economico della valle, è possibile ricostruire una situazione viaria molto diversa dall'attuale: attraversato l'Arno nei pressi dell'attuale Anchetta, si risaliva in direzione dell'Abbazia di San Martino a Mensola (IX secolo) e, successivamente, verso l'Abbazia di San Martino a Maiano (X secolo). Aggirata la rocca di Fiesole e raggiunto il Monastero di San Benedetto al Mugnone (presso l'attuale Villa Duprè e distrutto dalle truppe di Carlo V durante l'assedio di Firenze del 1530), la strada discendeva nella valle del Mugnone in corrispondenza del ponte di Grattacapo sul Fosso di Fontalla (in prossimità del quale, a metà '400, sorgerà la primitiva Chiesa di San Giovanni Decollato); proseguendo verso l'Abituro della Torre, residenza dei Del Palagio, si andava a traversare il Mugnone al Bagno del Ponticello (Il Bersaglio). Dalla riva destra del fiume aveva inizio un percorso trasversale alla valle la cui importanza, a nostro parere, non è mai stata sufficientemente evidenziata. Esso metteva, e mette, in comunicazione le chiese di S.Miniato al Colle, S.Lorenzo a Basciano (nel 1300 ruderi del Castello degli Scodellari), S.Andrea a Sveglia, S.Jacopo a Festigliano, San Piero a Caligarza e San Cresci a Macioli. Da questa viabilità minore, che serviva la numerosa comunità locale, si dipartivano due arterie distinte e importanti: dalla Pieve di San Cresci a Macioli la direzione era Bologna, raggiungibile attraverso la valle del torrente Carza, Sant'Agata di Mugello e il valico dell'Osteria Bruciata; tra San Miniato al Colle e San Piero a Caligarza, in prossimità del passo dell'Uccellatoio, era invece possibile imboccare la strada che conduceva a Sesto Fiorentino lungo il versante di Monte Morello.

Questa viabilità fu preferita per la sua relativa brevità dai numerosi pellegrini che vi transitavano a piedi (qualche fortunato a cavallo !) e per i quali una ventina di chilometri in meno rappresentavano un giorno di viaggio e qualche rischio risparmiati. Non erano infatti rari gli assalti lungo il cammino da parte di briganti che agivano in completa impunità.
Al viaggiatore si poneva inoltre il problema del pagamento dei balzelli viari, una specie di pedaggio richiesto dal proprietario delle terre attraversate dalla strada. Ciò era considerato legale poichè la manutenzione e la riparazione dei frequenti danni delle frane o dello straripamento dei corsi d'acqua erano a carico del feudatario del luogo. Il balzello era tanto più elevato quanto più il territorio era isolato dalla città e meno accessibile.
Negli anni in cui Firenze era sottoposta al dominio dei Canossa-Lorena, la Valle del Mugnone era curata e controllata dalle famiglie potenti che là si erano insediate e questa loro supremazia perdurò finchè non mutarono le condizioni che limitavano l'autonomia politica della città (morte di Matilde di Canossa nel 1115). Infatti, venendo a mancare la massima mediatrice dell'epoca tra Chiesa ed Impero, questi due assi portanti dell'Italia medievale ebbero un violento sussulto.
Firenze, nell'esigenza di espandersi e ampliare i propri commerci, iniziò una pressione sempre più insistente e bellicosa verso il vicino contado. Quest'ultimo, che nelle zone di nostro interesse aveva fino ad allora goduto di un'ampia autonomia grazie all'alleanza con l'Impero attraverso la gestione politica della famiglia Guidi, si trovò preda di una Firenze collaudata roccaforte della Chiesa. La secolare rivale: Fiesole, fu la prima vittima.
La caduta della città di Fiesole nel 1125 ed i fatti politici che seguirono, determinarono la rovina di alcune delle famiglie dominanti all'epoca: gli Agolanti (ghibellini) abbandonarono i loro possedimenti e fuggirono verso le terre di Romagna. Sorte peggiore toccò ai Cattani di San Clemente e Cercina che, oltre all'onta della fuga, subirono anche la distruzione dei loro palazzi.
In poco più di un secolo Firenze divenne la dominatrice indiscussa dell'Italia centrale; contemporaneamente, al di là degli Appennini, Bologna si conquistava la supremazia della porzione emiliana della Val Padana: si era alla fine del XIII secolo.
Il sorgere di queste due egemonie determinò l'esigenza di snellire i traffici lungo l'asse Firenze-Bologna; venne pertanto costruita la nuova strada commerciale e carrozzabile del Giogo (1340 ca.) e, di colpo, la Faentina si trovò declassata.
La volontà politica e l'impegno finanziario di Firenze per la realizzazione del nuovo tracciato furono eccezionali: la potente famiglia degli Ubaldini, che riscuoteva i pedaggi commerciali per il transito delle merci al valico dell'Appennino tosco-romagnolo, fu sottomessa. Sui versanti opposti dell'Appennino, attraverso esenzioni e privilegi accordati a tutti coloro disposti a trasferirsi in due nuovi insediamenti, si permise il sorgere di Scarperia e Firenzuola che dovevano costituire per i viandanti e le loro mercanzie un riparo sicuro ed un asilo notturno prima di intraprendere le fatiche del valico.
La costruzione di questa strada aprì prospettive viarie rivoluzionarie per l'epoca, soprattutto se si pensa che fino ad allora l'unica comunicazione diretta tra Firenze e Bologna era permessa dalla mulattiera dell'Osteria Bruciata che transitava poco distante dal nuovo valico.
I primi anni del XIV secolo segnano quindi l'inizio del declino strategico e commerciale della via Faentina col conseguente, progressivo, isolamento sociale ed economico di tutti gli insediamenti che sorgevano lungo il suo percorso.
Nonostante ciò la Faentina (che in un documento dell'Arte degli Albergatori è in questo periodo definita come quarta-decima dicta strada Sancti Galli) era ancora in grado di offrire al viaggiatore tutta una serie di servizi demandati all'attività delle osterie di Pian di Mugnone, la Querciola e l'Olmo. Tutte e tre erano impostate su un'identica organizzazione finalizzata alle essenziali esigenze dell'epoca. Oltre all'osteria con specifica funzione di alloggio e ristoro, lo stesso edificio o altri, rigorosamente adiacenti, ospitavano la beccheria adibita alla vendita dei prodotti di campagna e il fabbro per la riparazione dei carri e la ferratura dei cavalli.
Le principali famiglie nella Valle del Mugnone all'inizio del 1300 erano quattro: i Del Palagio, i Popoleschi, i Cresci ed i Busini (Fig. 2).
I Del Palagio controllavano il fondo valle comprendente l'antico borgo di Pian di Mugnone ed il versante fiesolano (Popolo della Canonica di Fiesole n.260).
I Popoleschi, ex-Tornaquinci che per far dimenticare la loro provenienza dalle schiere dei ghibellini ribelli si erano da poco mutati il nome, occupavano un'ampia area a metà versante tra il Fosso di Farneto e l'attuale Caldine (Popoli di S.Margherita a Saletta n.265 e S.Ilario a Montereggi n.273).
I Cresci, insediati nelle ex proprietà Angolanti, possedevano la porzione nord-orientale del fondo valle ed il versante settentrionale di fronte all'arco della Querciola (Popoli di S.Martino, S.Andrea a Sveglia e S.Ilario a Montereggi.
I Busini, più decentrati rispetto al borgo di Pian di Mugnone, erano proprietari di terreni al valico della valle e controllavano anche parte del versante fiesolano presso Santa Margherita a Saletta, nonchè i possedimenti annessi all'attuale Villa Le Coste.
La zona di Montereggi vedeva l'egemonia secolare delle famiglie Donati, Ferrantini, Baldovinetti e Caponsacchi.
Il borgo di Pian di Mugnone, benchè coinvolto nella crisi dovuta al declassamento della Faentina,continuò ancora per un secolo e mezzo a mantenere una certa vitalità rimanendo legato alle fortune fiorentine dei Del Palagio che, in quegli anni, investirono numerosi capitali a favore del borgo stesso.
Nella prima metà del 1400, la famiglia risulta proprietaria praticamente di tutti gli edifici e dei terreni intorno a Pian di Mugnone.
L'avvento a Firenze dei Medici nel 1434, di cui i Del Palagio rappresentavano una delle fazioni avverse, determinò la caduta in disgrazia della potente famiglia che, gradualmente, si vide costretta a vendere tutti i propri beni.
Parallela all'affermazione medicea vi fu quella ecclesistica; nella valle del Mugnone comparirono comunità religiose di ogni ordine e tipo: le monache di Monticelli e lo Spedale degli Innocenti a Pian di Mugnone, le monache di Candeli e i frati domenicani di S.Marco alla Querciola, lo Spedale di Santa Maria Nuova all'Olmo, le monache di Ripoli a Montereggi, le monache domenicane di S.Caterina a Torre Bonsi, l'ordine delle Montalve alla Scipitana.
Se a queste proprietà si aggiungono quelle direttamente legate alle parrocchie di Santa Margherita a Saletta, S.Ilario a Montereggi, S.Clemente a Montefanna, S.Jacopo a Festigliano, S.Lorenzo a Basciano, S.Andrea a Sveglia e S.Martino a Sveglia, abbiamo un quadro abbastanza chiaro della situazione.
L'allenza tra Chiesa e Medici raggiunse il suo culmine con l'elezione a pontefice di due rappresentanti della casata fiorentina: Giovanni (Leone X) nel 1512 e Giulio (Clemente VII) nel 1523, in questo periodo si deve registrare la definitiva scomparsa dei Del Palagio dalla Valle del Mugnone, dalla scena fiorentina e dal vicino contado.
La decadenza del borgo fu accelerata drasticamente venendo a mancare l'unico polo di imprenditorialità.
L'isolamento sociale del borgo di Pian di Mugnone perdurò fino alla prima metà dell'800 quando il primo insediamento militare della Polveriera sollecitò una serie di interessi che dettero l'avvio ad un parziale risveglio. Bisogna tuttavia attendere la realizzazione della F.F. faentina per veder rifiorire la vita lungo gran parte della valle.