IV. IL BORGO NELLA GRANDE LETTERATURA

Un'ulteriore conferma della relativa importanza che assunse Pian di Mugnone durante il XIV secolo ci viene da due autorevoli figure della letteratura italiana che non mancarono di citare il borgo nelle loro opere:
Giovanni Boccaccio, nel suo classico Decameron (1349-1351), narra di una serie di volontari ed involontari scambi di letto negli angusti locali dell'osteria di "pian di Mugnone" che vedono coinvolti la moglie dell'oste, "assai bella femmina", sua figlia Niccolosa, "giovanetta bella e leggiadra", lo spasimante fiorentino di quest'ultima, certo Pinuccio "che non era il pił savio giovane del mondo" e un amico di lui, Adriano.
Alla fine del trecento Franco Sacchetti, nel Trecentonovelle, racconta del "Ciarpa, fabbro in Pian di Mugnone" che si improvvisa dentista ai danni di un malcapitato fiorentino infliggendogli "alcune pestilenze corporali".
Un altro riferimento al borgo in un libro di grande successo lo ritroviamo soltanto nel 1923 nel romanzo di Bruno Cicognani La Velia ambientato alla fine del XIX secolo. Lo scrittore parla della fornace assegnandola come proprietą agli zii di Beppino, protagonista della vicenda, che da semplici barrocciai divengono piccoli imprenditori.