VERONA ALTERNATIVA

DOCUMENTI ANTICHI

Bisbidis di Immanuel Romano (Manoello giudeo)

 


Del mondo ho cercato,
per lungo e per lato,
con caro mercato,
per terra e per mare.
Vedut' ho Soria
in fin Erminia,
e di Romania
gran parte mi pare.
Vedut' ho 'l Soldano,
per monte e per piano;
e si del Gran Cano
poria novellare.
Di quel ch' aggio inteso,
veduto e compreso,
mi sono ora acceso
a volerlo contare:
che pur la corona
ne porta Verona,
per quel che si suona
del dire e del fare.
Destrier e corsiere,
masnate e bandiere,
corazze e lamiere
vedrai remutare
Sentirai poi li giach
che fan quei pedach,
giach giach glach giach glach
quando gli odi andare.
Ma pur li tormenti
mi fan li strumenti,
che mille ne senti
in un punto sonare.
Duduf dududuf
duduf dududuf
duduf dududuf
bandiere sventare.
Qui vengon poi feste,
con le bionde teste:
qui son le tempeste
d'amore e d'amare.
Le donne: "Muz muz".
Le donzelle: "Usu usu".
Le vedove: "Sciuvi uu" ...
che ti possa annegare!
Poi trovan fantesche
tuttora pių fresche
a menar le tresche.
trottare ed ambiare.
L' una fa: "Cosi?"
E l'altra: "Pur si".
E l'altra: "Sta qui
ch'io vo per tomareč'.
In quell'acqua chiara,
che 'l bel fiume schiara
la mia donna cara
vertų fa regnare:
ch' Amor č 'n la sala
del Sir de la Scala.
Quivi senza ala
mi pareva volare;
ch' io non mi credea
di quel ch' I' vedea,
ma pur mi parea
in gran mare stare.
Baroni e Marchesi
di tutti i paesi,
gentili e cortesi
qui veddi arrivare.
Quivi astrologia
con filosofia
e di teologia
udrai disputare.
Quivi Tedeschi
Latini e Franceschi
Fiamenghi e Inghleschi
insieme parlare;
E fanno un trombone
che par che rimbombe
a guisa di trombe
che pian vol sonare.
Chitarre e liuti
viole e flauti
voci alt' ed acute,
qui s' odon cantare.
Stututų ifių
stututų ifių
stututų ifių
tamburar, suffolare
Qui boni cantori
con intonatori
e qui trovatori
udrai concordare.
Quivi si ritrova
mangiatori a prova,
che par cosa nova
a vederli golare.
Intarlatitim
intarlatitim
intarlatitim
ghirbare e danzare.
Li falconi cui cu,
li bracchetti gu gu,
li levrieri gių gių,
per volersi sfugare.
Qui, con falconer,
maestri e scudieri,
ragazzi e corrieri,
ciascun per sč andare.
E quanto e quanto
e quanto e quanto
e quanto e quanto
li vedi spaziare!
E l' uno va su
e l'altro va gių:
tal donna ven gių,
che non lassa passare:
"Bisbis bisbidis
Bisbis bisbidis
bisbidis bisbidis",
l'udrai consigliare.
Quivi babbuini,
romei, peregrini,
giudei, saracini
vedrai capitare.
"Tatim tatatim
tatim tatatim
tatim tatatim",
sentirai trombettare.
"Baluf balauf
baluf balauf
baluf balauf".
udrai tringugliare.
Di gių li cavalli,
di su i papagalli,
in la sala li balli
insieme operare.
"Dudu dududu
dudu dududu
dudu dududu",
sentirai naccherare.
Ma quel che pių vale
(e al Sir non ne cale)
veder per le scale
taglier trasfugare,
con quel portinaro
che sta tanto chiaro.
che quel tien plu caro
che me' ne sa fare!
Qui de li ragazzi
vedut' ho sollazzi.
che mai cotal pazzi
non vidi muffare
Qui non son minazze
ma pugna e mostazze;
e visi con strazze
e occhi bugliare.
"Gegi gegegi
gegigegegi
gegi gegegi",
gli uccelli sbemare.
Istruzzi e buovi
selvaggi ritrovi
ed animali novi
quant'uom pō contare.
Qui sono leoni
e gatti mammoni
e grossi montoni
vedut'ho cozzare.
"Bobō bobobō
bottombō bobō
bobō bottombō",
le trombe trombare.
Quivi č un vecchiume
che non vede lume,
che largo costume
gli fa govemare:
qui ven poverame
con si fatte brame,
che'l brodo col rame
si vol trangugiare.
Quivi č una schiera
di bordon di cera
che l'aere la sera
si crede abbruciare.
"Tatam tatatam
tatam tatatam
tatam tatatam",
gli liuti tubare.
Qui son grandi giochi
di molti e di pochi:
con brandon di fochi
vedut'ho giostrare.
Qui vengon villani
con si fatte mani,
che paiono alani
di Spagna abbaiare.
Quivi son le simie
con le molte alchimie,
a grattarsi le timie
e voler digrignare;
e d'un riso: "Che c'č?
che c'č? che c'č?
c'č? he he he he",
ogni uomo crepare.
Qui altri son stati
si ben divisati
che tra li beati
sen puō ragionare;
e questo č' l Signore
con tanto valore,
che' l suo grande onore
va per terra e mare.