Le "lavandare"

di Avesa

   

Il Lorì ad Avesa

Avesa è un piccolo borgo situato nell'omnima valle poco a nord di Verona; dagli anni Venti ne è diventato frazione, ma prima era comune autonomo. E' sempre stato un centro famoso per l'operosità dei suoi abitanti, tanto che secondo una teoria il nome della località deriva dal termine dialettale "ave" (= ape) a simboleggiare l'instancabile operosità degli Avesani. Fra l'altro lo stemma comunale era costituito da un'ape d'oro in campo azzurro. Per secoli gli abitanti di Avesa sono stati cavapietre (poco a nord del paese si trovano le cave del vajo Galina), ortolani e mugnai. Con l'inizio dell'Ottocento, venute a cadere le servitù a favore di Verona riguardo l'uso delle acque, sono diventati i lavandai ufficiali della città; sarebbe più corretto dire "lavandare" perchè per la maggior parte erano le donne a svolgere questo lavoro: gli uomini si limitavano, ogni lunedì, a scendere con il carro in città per consegnare la biancheria pulita e ritirare quella sporca. Questa attività veniva esercitata sulle sponde di un piccolo fiume che sgorga da una risorgiva nel centro di Avesa: un fiume talmente corto che non aveva neppure un nome ed era chiamato prima solo lo rio; poi è diventato lorio e quindi Lorì, nome gentile e adatto ad un piccolo fiume che vive solo per pochi chilometri prima di gettarsi nell'Adige nei pressi dell'attuale ponte Garibaldi. Ogni lavandara occupava stabilmente un tratto di fiume sulle due sponde, secondo il diritto stabilito dalla tradizione, che era detto asio. Un tendone proteggeva le donne dal sole e dalla pioggia. Le rive erano fiancheggiate da lastroni di pietra su due livelli; quello più basso era a filo della corrente: le lavandare, inginocchiate dentro la brela (una specie di cassetta catramata), bagnavano e risciacquavano i panni (le robe) che venivano insaponate e strofinate sul gradino più alto. Una seconda operazione veniva svolta nelle abitazioni: i panni lavati venivano fatti riposare per un giorno immerse in acqua nella quale era stata fatta bollire la cenere di legna (la lissia). Dopo questa operazione la biancheria veniva ricondotta al Lorì per essere risciacquata e successivamente stesa al sole. Fino all'ultima guerra ospedali, cittadini abbienti e alberghi si rivolgevano alle donne di Avesa per il lavaggio della propria biancheria. Poi è arrivato il benessere, la lavatrice e le vecchie lavandare sono andate in pensione.

I panno vengono sbattuti...

... sciacquati...

... e consegnati