1926 - 1931 Lo smemorato di Collegno | ||
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Canella | o | Bruneri |
La vicenda dello "smemorato di Collegno" divise per alcuni anni l'opinione pubblica italiana (del resto ci è sempre piaciuto contrapporci in due partiti: guelfi e ghibellini, Coppi e Bartali, Ulivo e Casa delle Libertà non fa differenza...) La nostra storia inizia 10 marzo 1926 quando a Torino fu arrestato un uomo, in precarie condizioni, mentre tentava di rubare all'interno del cimitero. Alla Regia Questura ammise di non ricordare il proprio nome e neppure il passato; per le cure del caso fu inviato al Manicomio di Collegno. Dopo circa un anno di degenza lo sconosciuto aveva riacquistato la salute fisica, ma non ancora quella mentale. Venne quindi deciso di pubblicare la sua foto sul Corriere della Sera, nella speranza che qualcuno potesse indicarne il nome. A Verona furono in molti a riconoscere nello sconosciuto il prof. Giulio Canella, in particolare la moglie Giulia. Il prof. Canella era un' insigne studioso di filosofia, era molto conosciuto negli ambienti cattolici veronesi e di lui non si avevano più notizie dal 1916, quando fu fatto prigioniero dai bulgari sul fronte macedone. Espletate alcune formalità, lo smemorato venne consegnato alla famiglia (la signora Giulia e due figli). Dopo poco tempo un inaspettato colpo di scena: una lettera anonima inviata alla Questura di Torino affermava che lo smemorato era invece il tipografo torinese Mario Bruneri, un uomo dalla vita alquanto disordinata ed una fedina penale non certo immacolata: avrebbe dovuto ancora scontare qualche anno di carcere per piccoli reati. Ovviamente furono informati i familiari di Bruneri che confermarono che quello che adesso si spacciava per Giulio Canella era invece il loro congiunto. La Magistratura fu chiamata ad esprimersi sull'identità dello smemorato; furono necessari tre processi: il primo non fu in grado di stabilire niente, per cui si rese necessario un secondo procedimento che stabilì che l'uomo era Bruneri. Frattanto i giornali avevano dato ampio spazio alla vicenda tanto che l'Italia si divise in due partiti: i bruneriani ed i canelliani. L' interesse, spesso malevolo e morboso, era alimentato dal fatto che, dopo la sentenza del tribunale, una stimata borghese viveva more uxorio con un uomo, dal quale ebbe anche altri tre figli, che per lo Stato non era suo marito: uno scandalo incredibile negli anni Venti! | La vicenda
descritta qui a lato fu ebbe notevole seguito in tutta
Italia. Offrì a Pirandello lo
spunto per "Come tu mio vuoi" (sebbene nel
dramma è una donna ad essere contesa da due mariti).
Anche Totò negli anni 60,
ovviamente in modo diverso dal Nobel siciliano, trattò l'argomento
nel film "Lo smemorato di Collegno"; la
pellicola non era gran cosa, ma il cast era ottimo: oltre
all'attore napoletano recitavano Macario, Nino Taranto,
Franco Volpi, Enrico Viarisio, Gisella Sofio... In epoca
più recente il regista Festa
Campanile
portò questa storia in televisione con lo sceneggiato
"Uno scandalo perbene" con Ben Gazzarra e
Giuliana De Sio protagonisti. Infine non va dimenticato
il romanzo "Il teatro della memoria" scritto da
Leonardo Sciascia, anche questo ispirato
alla vicenda di Canella e Bruneri. La famiglia Canella |
Ci fu infine il ricorso dei Canella in Cassazione: vennero prodotte numerose altre testimonianze da entrambe le parti (testimoniò anche padre Agostino Gemelli che però non riconobbe nello sconosciuto il vecchio amico Giulio), ma alla fine il risultato, anche se per poco, non cambiò. I giudici della Cassazione votarono in sette per Bruneri ed in sette per Canella; decisivo il voto del Presidente: Bruneri!. Era il 24 dicembre 1931. Si mormorò che il verdetto fosse già stato deciso "il alto loco" e che il processo servisse solo da copertura. Del resto molte prove oggettive erano favorevoli ai Bruneri (vedi le impronte digitali), ma altre soggettive erano per Canella: il divario culturale fra i due era enorme e ci si chiedeva, ad esempio, come poteva il vero Bruneri sostenere la parte di studioso di filosofia del prof. Canella. Ad ogni modo lo smemorato continuò a vivere e a comportarsi da Giulio Canella; poco dopo la numerosa famiglia si trasferì in Brasile, dove viveva il padre della signora Giulia, nel tentativo di sottrarsi alla curiosità della gente. Lo smemorato morì a Rio de Janeiro nel 1941. Il caso ritornò di attualità nel 1970, quando un tribunale ecclesiastico rovesciò la sentenza del tribunale civile: per la Chiesa lo smemorato era Giulio Canella. La signora Giulia tornò così ad essere considerata la moglie legittima del proprio convivente ed i figli nati dalla coppia furono pure dichiarati legittimi. |