Medaglia commemorativa dell'incoronazione (mai avvenuta...) di Luigi XVIII. Vi si legge: "OPTIMO IURE - AUSPICIA REGNI VERONAE VIII IUN. MDCCLXXXXV" (a pieno diritto - gli auspici del Regno in Verona 8 giugno 1975)

Libertè

Egalitè

Fraternitè

Il primo di giugno del 1796, adducendo come pretesto l'ospitalità offerta dalla Serenissima al conte di Lilla, pretendente al trono di Francia con il nome di Luigi XVIII, l'esercito di Napoleone I occupò "pacificamente" Verona. I dodicimila soldati (si, avete letto bene: 12.000!) erano animati da sentimenti di libertà, uguaglianza e fraternità, almeno così Bonaparte amava ripetere. Ma le cose andarono realmente così? Leggendo alcuni passi del diario di Valentino Alberti, gestore della locanda, ci accorgiamo che ...

25 Agosto 1796 - "Due militari francesi mi vennero a riverire e mi han bevuto e mangiato per 19 soldi. Poi addio, tutto pagato!

20 Settembre - "Cinque altri han bevuto per soldi 15 e poi via. Andate in pace, che il vostro peccato è solamente veniale! Tre soldi a testa! Si conosce che non avevano mondo".

21 detto - "Otto militari mangiarono da cena un dindio (un tacchino) per il valor, col pane e il vino, di Troni 12:5, e poi gentilissimamente partirono". "Tre detti, pranzato saporitamente, e poi per Troni 9,9: Bon ami, tu pajè!".

27 detto - "Sette detti, invidiando l'esempio dei primi, cenarono: e per il conto di Troni 6:10 brusarono essi pure il pajon! (lett. = bruciarono il paglione cioè fuggirono!).

13 dicembre - (Santa Lucia, a Verona è giorno di festa) "Due militari cenarono e dimenticarono di pagare: Dio li ammazzi". 8 detto - "Cinque detti di cavalleria hanno cenato e fatto un conto di Troni 20. Al momento di pagar han fatto finta di baruffar e in mezzo di siracche e sacranoni (bestemmie), mi hanno rotto quattro gotti, un tavolino ed una candela. Qua ho fatto i miei interessi! Bricconi!".

18 detto - "In otto altri, dopo una cena di Troni 10:14 pagarono come sopra. Poi due altri, fecero lo stesso per Troni 3:10. Benedetti questi avventori! Vi prego a non farmi torto". 24 detto - "Dodici di cavalleria han cenato e bevuto per Troni 35 e poi guardandomi fisso fisso se ne andarono. Il salasso mi è parso gaiardo (gagliardo), ma ho creduto ben di usar prudenza perchè io non avevo la sabala (sciabola) al fianco.

25 detto - (Natale) "Di tutti i sopradetti però i più buoni galantuomini furono quei cinque di cavalleria che mi hanno favorito di venir a cena questa sera. Oh, che galantuomini! All'inferno ve ne son dei migliori. Costoro hanno mangiato e bevuto come fioi (figli) d'animali e poi, negri dal vino come folpi (polpi - cioè erano ubriachi fradici), hanno messo mano alla sabala e si son battuti rompendo tutti i vetri, spaventando le donne e tutti, persino i gatti che scappavano in caneva (in cantina).

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Chiesa di Sant'Eufemia: i francesi l'adibirono a ospedale

Antica stampa: la colonna di Piazza erbe appare senza il leone di San Marco, fatto abbattere dai francesi

L'arroganza e la prepotenza dei nuovi occupanti non si limitava a taglieggiare i commercianti; l'Alberti ci fa sapere anche che l'11 agosto 1797

"ànno messo l'ospital nella Chiesa di Sant'Eufemia, mettendo tutti li ammalati francesi parte in convento e parte in Chiesa. Hanno portato via tutto, i santi, le madonne e il Santissimo, in San Simonetto vicino, perché li francesi rovinano tutto(...) Ma non ostante ànno fatto mille sorte di malanni perché ànno rotto le cantorie, i confessionali, il pulpito, il coro. Era solo la statua di San Nicola da Tolentino sul suo altare, e i francesi volendola distruggere, li gettarono una soga (corda) al collo e si misero in diversi per tirarla abbasso e buttarla in pezzi, ma non fu possibile smuoverla dal suo nicchio. La qual cosa fu miracolosa. Ed un soldato francese, arrabbiato per questo, dopo tanti sforzi per tirare in terra il santo, non so se con lo schioppo, con bastone o con altro, gli diede tanti colpi: ma tutto fu inutile(...) I francesi in quella Chiesa ànno fatto di tutto, perché ànno spezzato fino le laste delle sepolture, disturbando anche i poveri morti. Anzi avendone trovato uno vestito di ferro in un sepolcro, con una spada da una parte che erano centinara e centinara di anni che era stato seppellito, ànno portato via anche quello e non si sa che cosa ne abbiano fatto."

Perfino le suore correvano grossi pericoli: l'8 marzo 1797 un gruppo di militari tentò l'assalto al monastero del Santo Spirito: le monache, accortesi in tempo, fecero suonare a stormo le campane; a quel disperato richiamo accorsero molti cittadini veronesi e i militari, spaventati dal contegno minaccioso dei cittadini, preferirono abbandonare la sacrilega impresa. Appare chiaro che questa situazione non poteva durare al lungo. Ed infatti alle 17 del 17 aprile 1797 (giorno di Pasquetta) iniziarono i primi tafferugli di quelle che sarebbero passate alla storia come Pasque Veronesi. I cittadini, all'urlo di "Viva San Marco!" iniziarono la rivolta contro Napoleone. I francesi si asserragliarono in Castelvecchio e nei castelli collinari di San Felice e San Pietro: da questi ultimi per tre giorni interi bombardarono Verona dall'alto. Frattanto anche dalla campagna sopraggiungevano contadini armati per aiutare i Veronesi che combattevano dentro le mura; questi erano guidati dal conte Francesco Emilei e combattevano incoraggiati dal suono del Rengo, la vecchia campana della Torre dei Lamberti, simbolo della vecchia autonomia comunale. In aiuto alla guarnigione francese 15 mila soldati assediarono Verona; il popolo veronese, ormai al limite delle forze, dovette arrendersi agli assedianti. Il 25 aprile (giorno di San Marco!) le autorità veneziane, che nulla avevano fatto per sostenere il moto di ribellione della fidelis Verona, abbandonarono la città legittimando così la rappresaglia francese. Con la fucilazione dei conti Emilei e Verità e di alcuni altri veronesi Napoleone mise la parola fine al generoso tentativo di ribellione dei veronesi.

 

Palazzo Pindemonte in via Emilei: é ancora oggi visibile sull'inferriata il segno lasciato da un colpo di cannone sparato dai castelli collinari

Incendio scoppiato nei pressi di Castelvecchio nel corso delle Pasque Veronesi