Baba divenne Ganesha. L'esperienza di
Swami Amritananda

"Per accontentare la nostra curiosità, potremmo raccontare la storia
di quel Brahmino ottantenne che, ricevuto da Sai Baba, si sentì
dire: «Ti ricordi di quegli esercizi spirituali che facesti quando
avevi sette anni, allo scopo di ottenere, dopo quarantacinque giorni
di preghiere, di recitazione di mantra e di digiuni, la visione di
Sri Ganesha, tutto d'oro, lucente e con tante lucerne tutt'attorno,
e i fumi dell'incenso? L'hai visto?» Il vecchio, stupefatto che Baba
conoscesse un particolare della sua vita che egli stesso aveva
dimenticato, rispose: «Oh no, Swamiji! Ero un bambino, e cosa volete
che riesca a un bambino?» E Baba: «No, bangarù («tesoro», in
Telegù), nulla va perduto: ecco!» e Baba divenne Ganesha, tutto
d'oro, grande, con la sua testona d'elefante, lucente con le fiamme
di cento lanterne, e tutt'attorno i fumi degli incensi. Swami
Amritânanda - così si chiama quel devoto - rimase estasiato, e per
quattro giorni non fu capace di prender cibo né di dormire, immerso
com'era nell'ânanda, nella gioia divina di quell'esperienza. Tra
l'altro, Baba gli aveva anche ripetuto il «mantra» che il ragazzo
aveva dovuto ripetere ben mille volte al giorno, per tutti i
quarantacinque del suo esercizio spirituale: Om Shrûm Hrùm Klîm
Gloum Gam, che è un mantra di «suoni seminali». «La divina
visione di Sri Ganapati è dovuta a chi recita debitamente il
mantra,» disse Baba, «e ti spetta il compenso di cui parlano le
Scritture.»"1
1
Mario J. Bianco, Sai Baba. Un viaggio alla ricerca di Dio,
Edizioni Sathya, Torino, 1980, pag. 61-62
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