GENTE DI DUBLINO di JAMES JOYCE |
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Unanimemente
considerati tra i capolavori della letteratura del Novecento, questi
quindici racconti - terminati nel 1906 ma pubblicati soltanto nel 1914
perché per la loro audacia e il loro realismo gli editori li rifiutavano
- compongono un mosaico unitario che rappresenta le tappe fondamentali
della vita umana: l'infanzia, l'adolescenza, la maturità, la vita
sociale, la morte. Fa da cornice a queste vicende la magica capitale
dell'Irlanda, Dublino, con la sua aria ammuffita, le birrerie fumose, il
vento freddo che spazza le strade; una città e i suoi abitanti descritti
con termini di pietà e con uno stile di scrupolosa meschinità che non
rifugge però da accenti sentimentali. Una città che, agli occhi e al
cuore di Joyce, è un po' il precipitato di tutte le città occidentali
del nostro secolo. Con una prosa
puntigliosa che da voce alle frustrazioni dei protagonisti questi racconti
si presentano secondo un disegno organico: i primi tre sono dedicati
all'infanzia, poi, via via, quattro all'adolescenza e quattro alla maturità;
negli ultimi quattro fornisce una testimonianza della vita pubblica di
Dublino, dominata da delusioni ed incapacità di agire, giustificando così,
implicitamente, il proprio volontario esilio. Specie l'ultima novella,
intitolata "I morti", dalla dimensione intermedia fra romanzo
breve e racconto, viene considerata un autentico capolavoro della
letteratura contemporanea, alla stregua di "Morte a Venezia" di
Mann o di "Cuore di tenebra" di Conrad di cui condivide
l'intensità e la tragica ironia. JAMES JOYCE James Joyce, nacque
a Dublino il 2 febbraio del 1882, è uno dei principali scrittori del
Novecento e la sua fama, insieme a quella di Virginia Woolf, è legata al
grande filone del romanzo sperimentale modernista di lingua inglese. James Joyce è il
primogenito di una famiglia di quindici figli. Sua madre è una fervente
cattolica, le cui esortazioni lo ossessionano. Il bambino riceve la sua
educazione morale e intellettuale a Dublino. Tra il 1888 e il 1889,
frequenta una scuola gesuita, poi entra all'University College per
studiarvi letteratura inglese, il francese e l'italiano.
Joyce viaggerà
molto e parlerà diverse lingue (tedesco, francese, italiano, finnico...).
Nel 1902, questo esilio permanente lo porta a Parigi. Qui legge Aristotele
e San Tommaso. Dal 1904, diversi soggiorni in Italia, in Francia e in
Svizzera. Quello stesso anno incontra Nora Barnacle, che lo accompagnerà
in tutti i suoi vagabondaggi. Tra il 1905 e il 1915, Joyce abita a
Trieste. Insegna inglese, tiene conferenze, firma articoli, traduce i
poeti irlandesi Synge e Yeats, scrive Gente di Dublino, Esuli e
comincia Ulisse. Nel 1916, Joyce si stabilisce a Zurigo. La
famiglia vive in povertà, Joyce continua a lavorare all'Ulisse.
1920: lo scrittore abita a Parigi dove frequenta Ezra Pound, Valéry
Larbaud, T.S.Eliot, Léon-Paul Farge, Samuel Beckett, Paul Valéry e due
ammiratrici: Adrienne Monnier e Sylvia Beach, le quali, due anni più
tardi, l'aiuteranno a pubblicare Ulisse. L'opera successiva - alla
quale lo scrittore, che poco alla volta ha fatto di tutte le lingue la sua
patria, si consacra interamente a partire dal 1923 - è l'esito naturale
di tutte le altre. Finnegans Wake, a cui dedicherà tutte le sue
forze per diciassette anni, sarà pubblicato solo nel 1939. Joyce torna
allora a Zurigo, dove muore nel gennaio del 1941 Tra le principali tematiche joyciane, tutte incentrate su d'una minuziosa ricostruzione della realtà quotidiana capace di legarsi alla grande tradizione classica (il suo capolavoro, l'Ulisse, si presenta come un'epica all'incontrario, il cui protagonista, Leopold Bloom "naviga" nel "mare" della Dublino d'inizio secolo compiendo "gesta" banali ed irrilevanti), v'è quella dell'esilio: dalla patria irlandese, dalla famiglia, dalla tradizione cattolica.
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