I punti riferimento nel labirinto della tattica

 

 

Senza voler nulla togliere agli ottimi istruttori della scuola scacchistica della Tana, vorrei brevemente illustrare alcune considerazioni sull’arte della combinazione scacchistica cercando di delineare alcune metodologie che consentono al giocatore di trovare in una data posizione una mossa brillante ed allo stesso tempo decisiva per l’esito dell’incontro. Non voglio insegnare l’arte di combinare (non ne ho assolutamente i numeri!) ma piuttosto cercare di far capire come si “dovrebbe pensare” per vedere le combinazioni presenti sulla scacchiera. Guardando le partite dei grandi campioni, rimaniamo impressionati dalle idee che sono riusciti a sviscerare, e più di tutto rimaniamo estasiati di fronte a dei sacrifici che noi, magari anche con dieci ore di riflessione a disposizione, non riusciremmo mai a scoprire. Come mai accade questo? I grandi giocatori sono dotati di capacità superiori al limite del soprannaturale o c’è qualche “trucco” dietro?

In un certo senso sì, il trucco c’è, o meglio, esiste un approccio metodologico che consente di individuare più facilmente l’esistenza di una combinazione, e che permette ad ognuno di migliorare il proprio eventuale talento personale. Voglio farvi un paragone che secondo me è molto calzante per distinguere la visione combinativa  del Maestro da quella del giocatore normale. Voi sapete distinguere in cielo le costellazioni? Io, devo ammetterlo, sono totalmente negato! Eppure ho degli amici che ci riescono, che guardando il cielo stellato sono in grado di distinguere la costellazione del Carro, l’Orsa Maggiore e Minore, ecc…. Mi sono sempre chiesto come facciano – a parte il sole per ovvi motivi, tutte le altre stelle mi sono sempre sembrate uguali! – e quando l’ho chiesto ad alcuni di questi, mi hanno insegnato ad utilizzare alcuni punti di riferimento, come la stella polare ed i punti cardinali, in modo da potermi orientare nel firmamento. Devo essere sincero: non ho imparato granché, ancora adesso tutte le stelle nella notte mi sembrano uguali! Eppure io e i miei amici abbiamo la stessa capacità visiva, loro non sono in grado di vedere più lontano di me e non vediamo cieli differenti: semplicemente hanno elaborato dei criteri di riferimento che consentono “vedere” quello che io non vedo, di saper distinguere le costellazioni. A scacchi succede esattamente la stessa cosa: le combinazioni, di fatto, sono lì sotto il nostro naso eppure non riusciamo a coglierle, sebbene le premesse della combinazione siano la logica conseguenza di elementi posizionali che sia noi che il Maestro possiamo ugualmente vedere sulla scacchiera. La combinazione non va creata, chiede solo di essere scoperta, ma per farlo servono alcune idee-guida di riferimento. Nella sua ottima raccolta Manuale del gioco combinativo, Jakov Nejstadt descrive il procedimento da adottare: “Per sviluppare le sue potenzialità combinative il lettore deve imparare a riconoscere i punti di riferimento. Quindi, prima di tutto, direzione della ricerca (motivo), poi scoperta del tema combinativo e calcolo delle varianti. Il tema (o idea) della combinazione determina la risposta alla domanda: con l’aiuto di quale mezzo si può realizzare questo piano?”. Il problema quindi non è vedere la scacchiera, ma attraverso di essa, in un certo senso decifrandola.

Voglio presentarvi alcuni esempi pratici che suffragano ciò che è stato fin qui detto.

 

Posizione= Bianco: Re g1, Te1-e2, Pedoni f2, g2, h3 Nero: Rg8, Da6, Tc8, Ce8, Pedoni f7, g7, h7

Mossa al Bianco

 

 


Considerate la posizione del diagramma, presenta una combinazione molto facile da trovare. Ma mostratela ad una persona che sa a malapena muovere i pezzi: difficilmente troverà la soluzione, e magari penserà che il Nero abbia un vantaggio decisivo a causa della Donna in più. E poi perché mai il Bianco dovrebbe sacrificare la propria Torre sul Cavallo? Non ci insegnano forse nelle primissime lezioni che una Torre vale più o meno “5 Pedoni” ed un Cavallo “3 Pedoni”? Eppure noi, sprezzanti di tutte queste considerazioni, giochiamo 1.Txe8 senza il minimo indugio. Perché ci comportiamo così? I motivi sono due:

1)     abbiamo notato la posizione del Re “affogato” dai suoi stessi Pedoni, e questo ci ha portato alla mente alcuni matti tipici, i cosiddetti “matti affogati”, per l’appunto;

2)     abbiamo visualizzato mentalmente che dopo l’eventuale cattura del Cavallo e la successiva ripresa della Torre Nera, possiamo effettivamente dare questo matto affogato.

Questi ragionamenti li abbiamo compiuti nel giro di pochissimi istanti, perché l’esempio proposto è molto semplice, ma la sua semplicità deriva dal fatto che abbiamo interiorizzato un principio (quello dello scacco matto sull’ultima traversa) tale da giustificare la violazione di altri “principi”, come quello del valore del materiale. Se ragionassimo pensando esclusivamente a quale pezzo “vale di più”, non ce ne accorgeremmo mai. Ora riporto un altro esempio, un po’ più complesso:

Posizione= Bianco Rg1, Dc4, Cg5, Pedoni g2-h2; Nero: Rh8, Da3, Ta8, Pedoni g7-h7

Il Bianco muove e vince

 


 

Il Bianco sembra star male : ha la qualità in meno ed il Nero minaccia matto, per cui se non si prendono delle misure straordinarie la partita prenderà una brutta piega. Rimaniamo subito colpiti dalla posizione della Donna e del Cavallo che prendono di mira il Re Nero. Vediamo subito che dopo 1.Dh5 h6  non c’è alcun attacco e perciò prediamo in considerazione il possibile scacco di Cavallo, e scopriamo con soddisfazione che dopo 1.Cf7+ Rg8 2.Ch6+ il Re non può andare in f8 a causa di  3.Df7#.  Può però rifugiarsi in h8, ed eventualmente abbiamo già conseguito la possibilità di dare scacco perpetuo rigiocando Cf7+. Ma è proprio così? La posizione del re nell’angolo non è troppo pericolosa? La Torre in a8 protegge il Nero da schemi di matto sull’ultima traversa come quello dell’esempio precedente. A questo punto ci viene alla memoria un altro schema di matto tipico quando il Re Nero si trova nella casa d’angolo ed è “soffocato” dai propri Pedoni, quello con il Re in h8 ed un pezzo, una Torre e un Cavallo nero in g8 ad ostacolare il loro stesso Re e quindi un Cavallo bianco in f7 che dà matto. È possibile forzare una simile posizione dopo 2… Rh8? Sì, con 3.Dg8+!, ed il Nero è costretto, a causa del fatto che la Donna è difesa dl Cavallo, a catturarla con la Torre, dopodiché segue 4.Cf7#.

Rispetto alla combinazione precedente, questa è risultata più complessa perché abbiamo dovuto calcolare una variante a causa della possibilità del Re di spostarsi in due case diverse dopo 1.Cf7+, quindi era meno evidente. Questo schema di Matto è chiamato “Matto di Lucena”, dal nome del giocatore che per primo segnalò questo tipo di posizione, e come il precedente è uno schema sostanzialmente semplice da apprendere, ma che serve come punto di riferimento per orientarci nel dedalo di complicazioni ben maggiori. Esaminate i seguenti esempi:

 

Adams-Torre, New Orleans 1920

 

Posizione= Bianco: Rg1, Dd4, Te1-e2, Cf3, Pedoni a2-b2-d5-f2-g2-h2 Nero: Rg8, Dd7, Tc8-e8, Af6 Pedoni a5-b7-d6-f7-g7-h7

Il Bianco muove e vince


 

Dopo tutte le nostre considerazioni precedenti sul Matto affogato, siamo in grado di comprendere che la posizione del Re Nero non è sicura, solo che il Nero minaccia di semplificare i pezzi pesanti sulla colonna ‘e’ annullando così ogni minaccia. Come agire allora? È anche attaccata la nostra Donna, dove spostarla?  Notiamo subito che, se non ci fosse la Donna Nera in d7 a difendere le Torri, lo schema di matto affogato avrebbe successo. Ed ecco che scopriamo la mossa 1.Dg4!, un sacrificio di deviazione che mette in serio imbarazzo il Nero, che non può catturare la Donna bianca pena il matto. Tuttavia il Nero tira fuori l’ottima 1… Db5!, che mantiene il contatto con la Torre in e8 e allo stesso tempo si ripara dal sacrificio di Donna. Ancora per poco però, perché dopo 2.Dc4!! la Donna è nuovamente off limits sia per la Torre che la Donna nera. Non resta quindi che 2… Dd7 ma è decisiva allora 3.Dc7!!. Dopo 3… Db5  4.a4! (all’immediata 4.Dxb7 segue 4…Dxe2! – bisogna prestare attenzione anche alle minacce dell’avversario!) 4… Dxa4 5.Te4! Db5 6.Dxb7! assistiamo al trionfo del Bianco. Una combinazione lunga e complessa che è stata possibile escogitare solo grazie alla conoscenza del banalissimo schema del matto affogato, sostanzialmente!

Ed ecco un esempio basato sul Matto di Lucena

 

Morphy-Bryan, New York 1859

Posizione= Rg1, Da4, Ta1 f1, Cb1 c6, Pedoni a2-c3-e5-f2-g2-h4 Nero: Rf8, Dg4, Ta8 h8, Ab6-e6, Pedoni a7-c7-f7-g7-h7

Il Bianco muove e vince

 


 

Sulla scacchiera si è originata una posizione quanto mai complessa e difficile da valutare, almeno fino a quando non scopriamo che 1.Da3+! ci permette di dare avvio al meccanismo del Matto di Lucena, sebbene in una forma un po’ diversa da quella abituale: 1… Rg8 2.Cf7+ Rf8 3. Cg6+ Rg8 4.Df8+ Txf8 5.Ce7#. Senza la conoscenza dello schema di matto, potremmo anche passare dello ore a scervellarci, mentre una volta trovata l’idea tutto diventa più semplice e anche certi brillanti sacrifici di Donna diventano quasi di routine!

Ed ora un esempio che esprime in maniera ancora più esaustiva il concetto per cui alla base di ogni combinazione, anche la più complessa ed elaborata, c’è sempre un’idea relativamente semplice:

 

Toth-Sgizeti, 1946

Posizione= Bianco: Rg1, De2, Tc3-f1, Ad3, Cd6, Pedoni a2-b3-c5-d4-f2-g2-h2 Nero: Rg8, Df6, Tc7-f8, Ab7, Cd7, Pedoni a7-b6-c6-e5-f7-g7-h7

Il Bianco muove e vince


 

Non serve essere dei giocatori di livello trascendentale per comprendere che il sacrificio di Alfiere in h7 sembra essere abbastanza efficace, perché può essere seguito dalle successive mosse offensive Dh5 e Th3. Il Nero sembra spacciato, e quindi giochiamo baldanzosi 1.Axh7+Rxh7 2.Dh5+ Rg8 3.Th3 Ed ecco che il Nero, con un sorrisetto maligno, ci ribatte 3…Dh6 e le nostre speranze di dare un rapido matto sembrano d’un tratto essere svanite come neve al sole. A questo punto, sfido chiunque non abbia mai visto questa combinazione a trovare la soluzione, perché è molto difficile.

Il Bianco, in tutta sicurezza ribatte con 4.Cf5!! e dopo 4…Dxh5 5.Ce7+! il Nero prende matto dopo 5…Rg8 6.Txh5#

Una combinazione stupenda, un’autentica gemma celata nella posizione che Toth è riuscito a scoprire abbastanza facilmente perché conosceva un altro schema di matto tipico, noto come Matto di Anastasia:

 

Posizione= Bianco: Rg1, Dh5, Td3, Cf5 Nero: Rg8, Db2, Ta8-f8 Pedoni f7-g7-h7

Il Bianco muove e vince


 

In questa posizione, il Bianco vince dopo 1.Ce7+ Rh8 2.Dxh7+! Rxh7 3.Th3#

Di fatto, la bellissima combinazione di Toth altro non è che una variazione sul tema del matto di Anastasia: considerando l’idea del sacrificio in h7 e analizzando la disposizione dei pezzi, il Maestro italo-ungherese è riuscito a metterlo in pratica in partita.

E per rendere ancora meglio l’idea di quanto conti afferrare l’idea corretta per scoprire le combinazioni, vi riporto la posizione intricatissima del diagramma seguente:

 

Tietz-May, Vienna 1912

Posizione= Bianco: Ra1, Dh4, Te1-e2, Ab2, Cc3-f3, Pedoni a2-b3-c2 Nero: Rh8, Dc6, Tg8-g7, Ab7, Cc5-f6, Pedoni a5-e4-h7

Il Bianco muove e vince


Il Bianco, che ha un Cavallo in presa, nota subito che la posizione del Re Nero intruppato nell’angolo a causa della disposizione delle proprie Torri non è ottimale, e magari già pensa a qualche possibilità di matto affogato. Peccato che con la Torre in g7 un Cavallo, anche se riuscisse ad arrivare in f7, verrebbe catturato. Notiamo però che l’Alfiere in b2 potrebbe, potenzialmente, inchiodare la Torre Nera, in modo da consentire non solo ad un Cavallo di recarsi in f7 ma anche alla Donna Bianca, adeguatamente sostenuta da un pezzo, di catturare il Pedone in h7. Immaginiamo la posizione cancellando mentalmente i Cavalli in c3 ed f6: in questo caso si potrebbe giocare Cg5 e la doppia minaccia di matto con Cf7 e Dxh7 risulterebbe decisiva. Bisogna quindi cercare di rimuovere i pezzi che ostacolano l’attività dell’Alfiere sulla diagonale a1-h8. Ed ecco che così abbiamo trovato la soluzione vincente!

1.Cxe4! Ccxe4 2.Txe4! Ora anche e Torri Bianche si immolano per eliminare il fastidioso Cavallo in f6, dopodiché la diagonale a1-h8 si apre totalmente per consentire all’Alfiere di sprigionare la sua potenza, ed il gioco è fatto 2…Cfxe4 3.Txe4 Dxe4 4.Cg5 Nei nostri calcoli precedenti dovevamo anche tenere conto che in questa posizione la Donna bianca in h4 impedisce alla Donna Nera di dare scacco in e1. Lo scacco in h1 invece è totalmente inutile: 4… Dh1+ 5.Dxh1 Axh1 Cf7#. La continuazione più tenace è invece 4…Dg6, ma il matto arriva con 4.Dxh7! Dxh7 5.Cf7#.

In definitiva, possiamo formulare alcuni consigli che ci possono aiutare a scoprire le combinazioni sulla scacchiera, anche le più apparentemente complicate:

1)       come diceva il grande Bronstein, le combinazioni consistono soprattutto in un fatto di memoria, in quanto molto spesso ci vengono alla mente grazie al ricordo di una che abbiamo visto in passato e che ci è rimasta impressa. Facciamo sempre attenzione alla disposizione dei Pedoni e dei pezzi, e chiediamoci se non ci è in qualche modo familiare; questo principio, tra l’altro, è valido anche per il gioco posizionale e nelle situazioni dove predomina l’elemento strategico su quello tattico. In definitiva, il ruolo della memoria negli scacchi nel loro complesso è molto rilevante.

2)       Cerchiamo di analizzare il maggior numero di mosse possibili, ma in particolare evitiamo di prestare attenzione solo alle mosse che danno scacco, sebbene siano le più forzanti e facili da calcolare. Pensate alla mossa 4.Cf5 della combinazione di Toth, una mossa “silenziosa” ma assolutamente devastante. Cerchiamo perciò di stare attenti all’apertura di alcune diagonali delicate o all’indebolimento di alcune case, e non solo alle mosse che semplicemente causano uno scacco, perché molto spesso sono inutili.

3)       Piuttosto che osservare nei libri decine di combinazioni senza realmente capirle, cerchiamo di comprendere il più possibile i temi tattici (deviazione, adescamento, forchetta, attacco doppio, ecc…). il gioco di combinazione (a differenza ad esempio dell’apertura) non può esprimersi senza idee proprie, indipendentemente dal tempo di riflessione a disposizione. Solo la conoscenza accurata dei temi tattici ci può consentire di mettere in pratica delle idee combinative, in quanto noi esseri umani non siamo dei software in grado di calcolare ogni singola mossa possibile e verificarne le conseguenze.  Ricordiamoci che questo discorso non vale solo per l’attacco ma anche per la difesa, dobbiamo saperci difendere da possibili soluzioni tattiche dell’avversario, ed è necessario comprendere a quali tipi di tatticismi siamo più soggetti.

4)       Un ottimo esercizio per allenare la propria capacità combinativa è quello di risolvere i diagrammi tratti dai libri e dalle riviste, direttamente dal diagramma sul testo o mettendo i pezzi sulla scacchiera senza muoverli, come in partita. Non dimentichiamo però che questo esercizio deve essere svolto con la predisposizione mentale corretta, altrimenti risulta totalmente inutile. Molto spesso, davanti ai diagrammi del tipo “il Bianco/il Nero muove e vince”, ragioniamo in questa maniera: ci mettiamo a calcolare tutti i sacrifici possibili ed immaginabili, e alla fine magari indoviniamo la soluzione, ma quasi per puro caso. Non è che così che ci si appresta all’analisi della posizione: è necessario esaminarla e trovare le debolezze nella posizione avversaria, ed investigare un po’ su come potrebbero essere minacciate,  cercando di identificare i motivi che possono dare origine ad un tema tattico. Ricordiamoci che in partita vera non escono delle scritte per segnalarci che un certo tatticismo è possibile, dobbiamo trovarlo da soli, per cui il metodo scorretto di allenarsi è solo controproducente.

5)       Cercate di prendere maggior confidenza possibile con le posizioni elementari di Matto (matto di Lucena, matto di Anastasia, ecc….), in modo che ci siano note il più possibile. Anche le combinazioni più complesse hanno alla base un tema tattico relativamente semplice, e la mancata conoscenza impedisce qualsiasi sviluppo delle proprie abilità combinative.

6)       Spesso pensiamo che le soluzioni tattiche siano legate solo al centropartita e riguardino solo la possibile posizione esposta del Re avversario (mi accorgo di aver presentato anche io esclusivamente esempi di questo tipo), così magari trascuriamo completamente la possibilità di tatticismi nel finale. In realtà anche in questa fase della partita sono possibili parecchi soluzioni tattiche, come quella del seguente diagramma:

 

Posizione= Bianco: Ra5, Td5 Nero: Rh1, Tg3 Pedone d7

Il Nero muove e vince


 

 


In questa posizione il Nero sfrutta il tema dell’inchiodatura con 1…Tg5! 2.Txg5 d8=D+ e vince.

 

Per finire, voglio segnalare alcuni libri che possono tornare utili per imparare a padroneggiare la tattica: Il centro di partita di Romanovsky, e Le basi del Mediogioco scritto da Jury Averbach sono ottimi per giocatori di livello intermedio, mentre diversi testi sui tatticismo elementari sono disponibili anche su Internet. Averbach ha pure scritto un altro ottimo libro, Nuovo metodo di tecnica della combinazione, che però è più complesso e si rivolge a giocatori già in possesso di una certa padronanza dell’argomento. Cercate inoltre di risolvere il maggior numero di diagrammi ed esercizi possibili e analizzate alcune partite complesse tatticamente, ovviamente con la predisposizione d’animo corretta! Ne ricaverete sicuramente in ogni caso dei benefici.