CAMBIARE: LA SOLA LEGGE CHE HO

 

Arriva la primavera. Ritroviamo finalmente un sole che scalda, un aria tiepida e un cielo limpido.

La natura rinasce, i fiori sbocciano e le foglie germogliano. Tutti gli animali che in inverno si nascondevano infreddoliti ora tornano ad uscire. Si sente aria nuova, aria di cambiamento!

In questo editoriale, avevo intenzione di parlare della bellezza del processo di “cambiamento” che quotidianamente ci fa crescere, ci matura e ci dovrebbe rendere persone migliori.

Si cambia per la voglia di scoprire cose nuove, si cambia per cercare nuovi stimoli da perseguire, si cambia per migliorare se stessi. A volte il cambiamento è ricercato in base a precisi stimoli, altre volte invece è obbligato da situazioni contingenti. In entrambi i casi comunque la persona che ne è attore subisce una trasformazione nel proprio modo di vivere, di pensare e di agire. Sembra quindi che cambiare sia una nuova nascita, la genesi di un nuovo IO che appare dentro di noi… rinascere di nuovo, in parole povere! Sarebbe bello rinascere più volte, ma credo che le persone abbiano una fortuna ancora maggiore; cioè quelle di rinascere con il bagaglio delle esperienze precedenti.

Grazie a questa possibilità abbiamo la possibilità di migliorarci ogni volta che si fa una nuova esperienza, sempre che la si affronti con entusiasmo e voglia d’imparare.

Molte volte il processo di cambiamento è visto come un qualcosa che turba il normale corso delle cose e  del nostro vivere quotidiano. Si deve fare quindi i conti con la paura di cambiare. Che, se osserviamo bene…non è molto diversa dalla “paura di crescere”.

Per un lungo periodo di tempo si è creduto che l’uomo maturasse progressivamente sino all’età adulta, e a quel punto divenisse una persona “completa”, che, per rimanere fedele a se stessa doveva dimostrare coerenza, solidità di principi abnegazione e magari anche ottusità nel conoscere nuove cose.

Oggi invece è sempre più in voga il detto “non si smette mai di imparare”. Per fortuna!

È proprio vero, conosciamo ogni giorno nuove cose che ci mutano la visione che abbiamo delle cose e del mondo.

In verità volevo chiudere l’editoriale con alcune riflessioni sull’importanza che la curiosità e la creatività hanno nel processo di cambiamento nelle persone; e che questo processo tenda inevitabilmente ad elevare la maturità, la coscienza e la conoscenza di ogni singola persona. E che, come dicevo nello scorso editoriale, considerando ogni singola persona come parte di un tutto…che è l’umanità, ad ogni miglioramento della coscienza individuale dovrebbe corrispondere un miglioramento della coscienza collettiva.

Eh sì, volevo proprio finire così questo piccolo intervento.

Ma in questi giorni è cominciata una nuova guerra. La stessa guerra che si combatté l’anno scorso in Afghanistan. La stessa guerra combattuta 12 anni fa negli stessi posti. Ma potremmo andare ancora più indietro nel tempo.

Il dissenso popolare non ha fermato i progetti bellici. Contestazioni, manifestazioni, rabbia… non sono bastati.

Moriranno molte persone. Non esiste un “bene” o un “male”. 12 anni fa, potevo credere che noi eravamo i buoni che andavano a combattere i cattivi irakeni…ma ero giovane, e solo in quel momento mi avvicinavo criticamente ai fatti di cronaca quotidiana.

Come detto volevo finire l’editoriale in un certo modo, ma oggi ho sentito una favola che mi è piaciuta molto…

Un giorno uno scorpione si ritrovò sperduto in un luogo a lui insolito, lontano dalla sua casa, dal suo deserto. Individuata la strada del ritorno, si trovò di fronte ad uno stagno che gli bloccava la strada. Avendo paura di affogare nella traversata, si fermò sulla riva finché non vide una piccola rana. "Amica rana - chiese lo scorpione - ti prego di aiutarmi, sto cercando di tornare a casa: non potresti portarmi sulle tue spalle fino all'altra parte dello stagno?"

"Scorpione - rispose la rana - per tua natura, quando sei spaventato, reagisci colpendo col pungiglione; cosa mi dice che tu non lo faccia anche con me perché spaventato dall'acqua, quindi uccidendomi?" Lo scorpione rispose: "Rana, come fai a pensarlo? Se io facessi una cosa del genere tu affonderesti ed io affogherei con te..." Confortata dalla risposta, la rana prese sulla sua schiena lo scorpione  e cominciò la traversata. Ciononostante, al primo schizzo d'acqua lo scorpione, spaventato, colpì la rana col pungiglione. Morendo, la rana disse:"Perché, perché lo hai  fatto scorpione? Così morirai anche tu." Lo scorpione, prima di affogare, le rispose: "Non ci ho potuto fare niente: è nella mia natura."

 

Sarà mica nella nostra natura distruggerci?

Allora…non sarà meglio darsi da fare per CAMBIARE?

STEFANO