Le leggi, gli statuti e i regolamenti hanno lo scopo di
raggiungere nel modo più efficiente gli obiettivi collettivi
e di garantire a tutti la realizzazione dei propri scopi
personali con pari diritti e pari opportunità. Però, una
volta formalizzato, qualunque sistema normativo tende a
diventare un labirinto di cui solo pochi conoscono la mappa.
Per questo nelle imprese, che hanno come scopo l’efficienza
in un mercato continuamente mutevole, deve restare semplice e
duttile. In campi come la ricerca, che dipende dalle qualità
intellettuali e dalla libertà dell’individuo, occorrono
regole che favoriscano la creatività, l’innovazione, che
premiano i migliori. In generale, comunque adattabili ai
problemi specifici e ai complessi casi umani. Quando questo
non avviene, c’è qualcosa che non funziona. L’esperienza
mi ha dimostrato che i dirigenti che moltiplicano i
regolamenti e che si appellano continuamente a essi, sono poi
proprio coloro che compiono i maggiori arbitrii. Il burocrate
che, a ogni tua richiesta, ti dimostra che quello che chiedi
è impossibile perché c’è una qualche norma che lo vieta,
poi trova sempre il modo per concedere le stesse cose ad altri
sotto forma di privilegio. E’ impressionante osservare la
metamorfosi di questo personaggio. All’inizio altero,
sussiegoso, rigido, sembra il Grande Inquisitore. Poi,
improvvisamente, con un sorriso furbesco e una strizzatina
d’occhio, ti mormora che, in realtà, c’è una via
d’uscita, perché esiste un’altra leggina che consente di
aggirare l’ostacolo. Ma lo fa solo per te, come favore
personale. Da ricambiare, ovviamente. Più un sistema è
rigidamente normato, imbalsamato in uno scheletro burocratico,
più si presta agli abusi dei potenti che, conoscendo i
meandri dei regolamenti da loro stessi creati, fanno quello
che vogliono e favoriscono solo chi vogliono. Il labirinto
normativo costituisce una prigione solo per i deboli, per gli
ingenui, per coloro che, mossi dall’ideale, operano per il
bene dell’istituzione e non per i propri scopi personali o
per la conquista e la conservazione del potere. Le grandi
scoperte scientifiche non sono mai state fatte da gente che ha
passato la sua vita a studiare i regolamenti o a cercare
favori nei corridoi dei ministeri o degli organismi
internazionali. Sono opera di chi ha seguito la propria
vocazione, che si è dedicato alla scienza con passione, con
semplicità, con ingenuità. E che perciò si trova in
difficoltà di fronte alle procedure burocratiche. Einstein
lavorava come impiegato, Marconi conduceva le sue ricerche da
solo in una casa di campagna. E’ questo il motivo per cui le
grandi scoperte non costano quasi nulla, mentre i progetti
internazionali finanziati dagli Stati hanno costi altissimi e
risultati spesso insignificanti. Perché, spesso, i rapporti
con i burocrati nazionali o internazionali vengono
monopolizzati da personaggi esperti solo nelle manovre di
corridoio e nelle arti burocratico-legali. Gente cui non
importa minimamente il risultato, ma solo manipolare denaro e
incarichi per favorire le persone che poi glieli
ricambieranno. E sono convinto che spesso i politici non
riescono a distinguere questi parassiti dai veri scienziati.
Sarebbe bene che imparassero a farlo. Enrico Fermi ha potuto
condurre le sue straordinarie ricerche grazie all’aiuto di
un bravissimo uomo politico, il fisico Orso Mario Corbino, che
ha capito la portata dei suoi studi e gli ha trovato appoggi e
finanziamenti. Prendetelo come esempio.
articolo del 1 Ottobre 2001
Francesco Alberoni
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