STORIA DELL'IRAQ
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Dall’antichità sino alla Prima Guerra Mondiale
L’Iraq si estende in gran parte sulla
Mesopotamia (dal greco “tra i fiumi”), un territorio pianeggiante sul
quale scorrono prima di congiungersi i fiumi Tigri ed Eufrate. E’ una
terra che ha ospitato le più antiche civiltà: sumeri,
assiri, babilonesi. Data la sua posizione strategica e il fatto di non
essere delimitata, se non in qualche misura a Nord, da confini naturali,
è stata successivamente, innumerevoli volte, terra di conquista : persiani,
macedoni... quindi arena di scontro tra romani e parti. Con la conquista araba la Mesopotamia divenne
centro di un enorme impero. Nel 1392 venne conquistato dalle truppe di
Tamerlano, alla caduta di questi per un breve periodo inglobato nella
Persia e quindi conquistato dagli Ottomani nel 1535 La caduta dell’Impero Ottomano
Durante la Prima Guerra Mondiale l’Impero
Ottomano si schierò con gli Imperi Centrali e dunque contro la Gran
Bretagna. Questa già da anni premeva sulla regione e colse subito
l’occasione che le si offriva: sostenne la rivolta araba antiottomana
promossa dal giugno 1916 da Husain ibn Ali, sceriffo della Mecca Un
esercito arabo costituito da decine di migliaia di uomini comandati da uno
dei figli di Husain, Faysal, con denaro e assistenza inglese, avanzò
verso nord conquistando Damasco nell’ottobre del 1918. Nel territorio
oggi occupato dall’Iraq però le cose andarono diversamente. La
popolazione sostenuta dagli ulema sciiti si alleò contro gli inglesi
in una jihad in difesa dello “stato musulmano” che dette qualche filo
da torcere agli inglesi. Dal 1914 al 1917 l’attuale Iraq venne comunque
progressivamente occupato dalle truppe angloindiane Gli inglesi si
insediarono dunque in un clima estremamente ostile, anche perché i
settori arabo-nazionalisti che ambivano all’emancipazione dal dominio
ottomano, senza per questo cadere in quello inglese, trovarono ancor più
forti motivi di frustrazione. I bolscevichi all’indomani della
rivoluzione d’Ottobre avevano reso pubblici tutti i trattati segreti e
tra questi anche quello Sykes-Picot del maggio 1916 che non prevedeva
alcuna indipendenza per le terre arabe, ma la loro spartizione tra Francia
e Gran Bretagna. L’attribuzione alla Gran Bretagna da parte della
Società delle Nazioni del “mandato” (una sorta di “affidamento”
politico) sull’Iraq nell’aprile 1920, catalizzò il malcontento che
culminò in una sommossa generale chiamata in Iraq “rivoluzione del
1920” e che vide coinvolti tutti gli strati della popolazione irachena.
Gli scontri durarono mesi e gli inglesi
riuscirono a ristabilire il controllo solo in novembre. Il dominio inglese
Sir Percy Cox, il rappresentante inglese a
Baghdad, proclamò il primo governo iracheno il 23 ottobre 1920. Una volta
repressa la ribellione però gli inglesi
si resero conto che non potevano governare direttamente e puntarono a
creare un apparato statale che sostanzialmente dipendesse da loro, ma
dietro le quinte. Un esercito nazionale che affiancava le truppe inglesi
fu creato nel 1921 e nel marzo venne imposta la monarchia costituzionale
di re Faysal I, lo stesso cacciato in malo modo dai francesi
e che così gli inglesi
trovavano il modo di “compensare”. Gli inglesi
piazzarono un loro uomo di fiducia (Nuri Sad) a capo dell’esercito. E
per tutelare i propri interessi ricorsero a questo personaggio per vari
decenni. Dal 1925 si aggiunse alla già complessa realtà
irachena anche la questione curda: la Società delle Nazioni decretò,
nonostante appelli e manifestazioni contrarie dei curdi,
che il vilayet (termine che indicava le province ottomane) di Mosul fosse
unito all’Iraq, che si definiva stato arabo.
Nel 1936 il colpo di stato del generale Bakr Sidqi
al Askari (di origine curda) impose un governo di impronta vagamente
nazionalista-kemalista con a capo Hykmet Suleiman (di orgine
turca)nell’agosto 1937 Bakr Sidqi venne assassinato e il governo cadde. Nel 1941 un altro colpo di stato portò
all’insediamento di un governo militare con a capo Rashid Ali al-Gaylani,
nazionalista e panarabo, che per spirito antibritannico e non certo per
simpatie filonaziste ricercò l’alleanza di Italia e Germania. L’Asse
fece ben poco per Rashid, in compenso la Gran Bretagna intervenne subito
con le sue truppe e in un paio di mesi riuscì a ristabilire il controllo
sul Paese. Nuri Said venne fatto primo ministro e nel 1943 l’Iraq
dichiarava guerra all’Asse. Solo il trattato di Portsmouth nel 1948
restituì una limitata sovranità all’Iraq. Mentre l’esito della guerra rafforzò gli inglesi
la società irachena aderiva con sempre maggior trasporto a idee
nazionaliste o comuniste. Le pressioni di Gran Bretagna e USA però (gli USA
si andavano affiancando alla Gran Bretagna nell’esercizio del dominio di
quel Paese) portarono a un’ondata persecutoria contro i comunisti che
raggiunse il suo culmine nel ‘47-‘48 quando fu impiccato il suo
massimo leader (Yusuf Salman Yusuf detto Fahd) con quasi l’intera
direzione del partito. Anche i curdi
fecero sentire la loro voce e nel 1944 fu fondato il Partito Democratico
del Kurdstan (PDK) unione di transughi di varie associazioni curde, di
comunisti e dell’ala sinistra del primo partito curdo, Hewa Ya Kurd,
fondato nel 1910. Nel dopoguerra Nuri Said e la monarchia proseguirono in
una politica seccamente filoccidentale che portò alla rottura delle
relazioni con l’URSS (1954) e alla firla del Patto di Baghdad: nel 1954
l’Iraq siglava con la Turchia un accordo in funzione antinazionalista e
antisovietica, al quale poi avrebbero aderito la Gran Bretagna, il
Pakistan e l’Iran, che suscitò malcontento nei sempre più agguerriti
circoli nazionalisti. Il regime cercò di frenare l’effervescenza
sociale chiudendo nel ‘54 giornali e riviste e vietando i partiti
politici. Nel novembre 1956 durante l’aggressione di Francia, Gran
Bretagna e Israele contro l’Egitto di Nasser ci furono violente
manifestazioni in tutto il Paese, duramente represse. I nazionalisti al potere
Nel 1952 un colpo di stato aveva portato al potere
in Egitto i “giovani ufficiali”, un movimento di cui Gamal Abd en
Nasser fu il maggior esponente, e che abolì l’anno dopo la monarchia.
Nasser nazionalizzò poi il Canale di Suez (che era in mani inglesi) e
sposò la causa del panarabismo, movimento teso a riunire sotto un unico
edificio statale la nazione araba divisa da confini imposti dalle grandi
potenze: nel febbraio 1958 come primo passo l’Egitto promosse la
costituzione della RAU, l’unione con la Siria. Nuri Said rispose
proclamando il 14 febbraio l’Unione iracheno-giordana e assumendo la
carica di primo ministro federale. I due stati erano monarchie
“sorelle”: la Giordania era retta dal re Huseyn Talal e quella
dell’Iraq da Faysal Ghazi, cugini di primo grado Truppe irachene furono
inviate verso il confine giordano in vista dell’unificazione dei due
eserciti. Lo scopo di Nuri Said, in linea con i desiderata delle grandi
potenze, era di organizzare un possibile intervento in Libano e Siria in
funzione anti-egiziana. Nel tragitto, alcuni reparti che si trovavano
sotto il comando di Abdel Karim Qassem dovevano passare la notte tra il 13
e il 14 luglio a Baghdad. Il 14 luglio 1958 però le truppe di Qassem con il
sostegno attivo della popolazione assaltavano il palazzo reale e le sedi
del governo. Re
Faysal e altri membri della sua famiglia venivano giustiziati sul posto.
Nuri Said in un primo momento riusciva a fuggire, travestito da donna, ma
venne riconosciuto da alcuni soldati e subito fucilato. Qassem avviò la collaborazione con le forze
progressiste che influenzavano le stesse masse che sostenevano il nuovo
regime. Anche il PCI venne chiamato a collaborare. Ma tra queste forze non
vi era unità di vedute. Da un lato i nazionalisti (Baath e nasseriani)
premevano perché anche l’Iraq prendesse parte alla RAU (l’unione tra
Egitto e Siria). Dall’altro comunisti, curdi
e sciiti si opponevano agli
unionisti Il clima di effervescenza sociale allarmò Qassem
che nel luglio del 1959 sciolse tutti i partiti. Nel 1961 il Kuwait diventava indipendente. Si
trattava di un territorio semidisabitato che non era è mai stato
separato, prima del mandato inglese, dalla provincia di Bassora. Gli
inglesi però trovarono tutto l’interesse a farne uno stato a sé,
debole e inconsistente, per poterne controllare meglio le enormi
potenzialità petrolifere. Qassem dunque si servì della tradizionale
rivendicazione irachena su quel territorio anche per affrontare la fase
difficile che attraversava il regime, le cui basi di consenso andavano
restringendosi. Qassem, così, mosse l’esercito in direzione del Kuwait
non riconoscendone l’indipendenza. Intervenne subito la Gran Bretagna
che riuscì ad ottenere dalla Lega Araba, allora dominata dall’Egitto,
il via libera all’invio di truppe a protezione del’emirato, insieme a
un corpo di interposizione araba, con l’appoggio anche di Arabia Saudita
e Giordania Il logoramento del regime portò l’8 febbraio
1963 a un colpo di stato guidato dal colonnello Abdel Salam Aref che era
stato deposto da Qassem, rappresentante dei settori più panarabi (nasseriani
e baassisti) dell’esercito. Qassem venne ucciso e il Baath si rese
protagonista di vere e proprie stragi le cui vittime erano comunisti ed ex
seguaci di Qassem. Abdel in novembre cacciò il Baath orientando la
propria azione in direzione di un panarabismo moderato. Il nuovo regime a parole era più vicino a Nasser
e proseguì sul terreno della modernizzazione: vennero nazionalizzate
imprese straniere, si difese il petrolio come arma politica nella “lotta
contro l’imperialismo e il sionismo” salvaguardandone i prezzi e il
consolidamento dell’OPEC (l’organizzazione nata per tutelare gli
interessi dei Paesi produttori di petrolio, sino ad allora defraudati
dalle compagnie petrolifere occidentali). Il 13 aprile 1966 Aref morì in un misterioso
incidente aereo e il fratello Abdel Rahman Aref, più moderato, salì al
potere. Questi tentò un qualche riavvicinamento con l’Occidente, ma
l’anno successivo la guerra arabo-israeliana provocò enormi proteste
popolari che costinsero il regime a rompere i rapporti con USA e Gran
Bretagna. Segno della radicalizzazione in corso, il 17
luglio 1968 un altro colpo di stato riportava al potere il partito Baath
con a capo il generale Ahmed Hassan al-Bakr. Ma il Baath era profondamente
cambiato: la componente sciita era uscita, ed erano rimasti in prevalenza
militari originari di Takrit. Uno di essi era il generale Ahmed Hassan
al-Bakr e un altro era un civile, ma pure originario di Takrit e
imparentato con lui: Saddam Hussein, condannato a morte nel 1959 per un
fallito attentato contro Qassem. Era quest’ultimo, pur ricoprendo il
ruolo di vicepresidente, a esercitare un potere sempre maggiore:
progressivamente epurò l’esercito per renderlo sempre più fedele al
Baath, ossia al clan Takrit Negli anni successivi l’Iraq si sarebbe
mantenuto sempre fermo oppositore di Israele e nel 1978 avrebbe ospitato a
Baghdad il summit della Lega Araba che condannava gli accordi di Camp
David tra Egitto e Israele. L’Iraq era esponente di quello che venne
chiamato “fronte del rifiuto” insieme a Libia, Siria, Algeria, Yemen
del Sud e OLP. Nel marzo 1972 l’Iraq firmava un “trattato di amicizia
e cooperazione” con l’URSS e dal 1° luglio dava il via a una graduale
nazionalizzazione della Iraq Petroleum Company. Ruppe con la Gran Bretagna
nello stesso anno L’11 marzo 1970 il regime aveva raggiunto un
accordo con Barzani del PDK per la concessione entro quattro anni
dell’autonomia al Kurdistan (senza la zona petrolifera di Kirkuk) e il
riconoscimento del curdo come seconda lingua ufficiale. In realtà la
questione curda si deteriorò assai presto: i curdi si divisero e una
parte continuò a combattere anche se l’11 marzo 1974 viene proclamata
ufficialmente la regione autonoma curda con capitale Erbil. Il retroterra
delle azioni curde era l’Iran che aveva tutto l’interesse a
ridimensionare anche su mandato statunitense le ambizioni di un Iraq
percepito ormai come nemico dell’Occidente. Il 6 marzo 1975 Saddam
Hussein e lo scià Reza Pahlevi durante il vertice dell’OPEC, firmarono
un trattato dove si riconoscevano le richieste iraniane sullo
Shatt-el-Arab (il confine tra i due stati sarebbe corso sulla linea
mediana del fiume) Il 16 luglio 1979 Saddam costrinse il presidente
Hassan al-Bakr a dimettersi e assunse anche formalmente nelle proprie mani
tutti i poteri. Vennero passati per le armi tutti i dirigenti del Baath
che avevano disapprovato la destituzione del presidente e fu dato il
benservito al PCI, che così fu costretto a passare alla clandestinità
mentre i suoi membri venivano perseguitati e uccisi. La prima guerra del Golfo
Dalla fine del 1979 Saddam lancia una escalation
propagandistica contro l’Iran. In quel Paese una rivoluzione popolare
dai caratteri fortemente antimperialisti e antiUSA ha rovesciato la
monarchia. Tutte le componenti della variegata opposizione vi partecipano,
ma è la componente komeinista (fondamentalismo sciita) ad acquisirne il
controllo. Saddam si propone allora ai regimi arabi reazionari e ai Paesi
occidentali come un baluardo contro il possibile dilagare del komeinismo.
E’ mosso in questo da una serie di fattori. Innanzitutto la presenza in
Iraq di una maggioranza sciita potenzialmente influenzabile dai successi
dei fratelli vicini. Una guerra con l’Iran avrebbe consentito un clima
di unità nazionale contro il nemico a scapito dell’identità sciita e
impedito a questa componente sempre esclusa dalla gestione della società
sin dai tempi degli ottomani, di rialzare la testa. In secondo luogo
c’era un calcolo geopolitico: Saddam immaginava che l’indebolimento
della struttura militare iraniana causata dalla rivoluzione gli avrebbe
consentito di acquisire un rapido vantaggio con il vicino rivale che sino
ad allora non aveva mai potuto Dopo una serie di incidenti di frontiera il 22
settembre le truppe irachene varcano il confine e invadono il territorio
iraniano.
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