Numero 4 - 16/28 febbraio 2002

I lavoratori sono in agitazione permanente

Mistel in crisi

di Franca Moratti

Dall’8 febbraio i lavoratori della Mistel sono in agitazione ed hanno presidiato lo stabilimento di via Monte d’Oro per scongiurare il fallimento della società per azioni impegnata nella telefonia. I lavoratori coinvolti nella chiusura della Mistel sono oltre 110 e sono prevalentemente di età lavorativa media, quindi tra i 30 e i 45 anni, ed è facilmente intuibile le difficoltà che troveranno all’indomani del licenziamento per riproporsi nel mondo del lavoro. La crisi della Mistel rappresenta solo l’ultima delle società che ha coinvolto il gruppo che comprendeva anche la General 4 di via Honduras che ha chiuso lo scorso anno. La Mistel dal mese di luglio dello scorso anno aveva adottato la Cassa integrazione ordinaria per contenere le perdite, in attesa di una ristrutturazione sia della produzione che della ricerca. La grossa ascesa della Mistel era dovuta al fatto di essere la fornitrice principale di accessori e tecnologie per la Telecom, dai centralini alle borchie Isdn e a tutto ciò che rappresenta la commercializzazione di sistemi e prodotti di alta tecnologia per gli operatori di rete e service providers con un ampio catalogo per le tecnologie di rete quali ISDN, XDSL, IP e ATM.

Quando la Telecom venne privatizzata, questa da un giorno all’altro cambiò radicalmente la politica dei fornitori, passando a tecniche tipiche di un mercato più ampio e più concorrenziale; si tratta di un processo che ha interessato un po’ tutte le società a partecipazione statale dopo la privatizzazione.

Questo ha portato ad uno scombussolamento nell’ambito di tutti i fornitori e la Mistel si è trovata sostanzialmente a fare il ruolo del vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro, non avendo la struttura, la forza e l’aggressività imprenditoriale ed industriale per poter sostenere un cambiamento del genere. La Mistel ha tentato di mettere in essere alcune strategie industriali, quali quella di diversificare i suoi clienti, quindi ha contattato diversi interlocutori come Wind, Omnitel e altri operatori che sono sul mercato, ma questa strategia non ha dato i risultati sperati.

Oggi i lavoratori, che intanto dopo la Cassa integrazione ordinaria sono rientrati al lavoro il 20 gennaio, non avendo ricevuto nemmeno lo stipendio di gennaio, sono preoccupati che la chiusura avvenga da un momento all’altro e la loro rabbia è dovuta soprattutto alla mancanza di dialogo con la proprietà che ha sempre negato le difficoltà che stava attraversando. Un ulteriore risentimento lo nutrono per il fatto che intanto la Mistel ha cambiato il nome in Microinformatica per Telecomunicazioni Spa ed è stata messa in liquidazione. In parallelo è stata costituita la Mistel srl che ha rilevato 14 dipendenti dalla società per azioni insieme ad alcuni rami aziendali.

Tutto questo dal punto di vista imprenditoriale ha un filo logico e se si interpella un esperto in fallimenti potrebbe essere azzardato un ragionamento di questo tipo: il Tribunale di Velletri potrebbe nominare come liquidatore lo stesso amministratore che per pagare i clienti privilegiati e quelli chirografari possa svendere le scorte, i macchinari e quant’altro, così come potrebbero essere acquistati dalla nuova srl. In questo modo si può chiudere il cerchio ed ottenere un surplus economico che sconti in modo evidente i fornitori (al 30-50%) e consenta di acquisire scorte e prodotti finiti ad un prezzo irrisorio. I lavoratori hanno chiesto l’intervento della Regione, ma alla prima riunione la proprietà non si è presentata. Il secondo incontro è previsto per martedì 19 febbraio.

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Numero 5 - 1/15 marzo 2002

Un’interrogazione al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

La Mistel in Parlamento

Questa foto è stata scattata mercoledì 27 febbraio. Come si vede, nulla è cambiato alla Mistel di Pomezia: i dipendenti dell’azienda continuano a manifestare per difendere il proprio posto di lavoro. Alla riunione tenutasi alla Regione il 26 febbraio la proprietà non si è presentata. Intanto il caso è finito in Parlamento: il Ministro del Lavoro ha ricevuto una interrogazione con richiesta di risposta scritta firmata dagli onorevoli Roberto Sciacca, Marcella Lucidi, Pier Paolo Cento, Gabriella Pistone e Roberto Giachetti. I lavoratori, dal canto loro, hanno preparato un esposto-denuncia contro la Mistel che si propongono di consegnare alle Autorità qualora non ricevessero segnali positivi dalla controparte aziendale.

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