SEZIONE 3 RACCONTI
Titolo 2- L'IMPREVISTO

 

             


   sito dello scrittore luigi torino   

                               L ‘ i m p r e v i s t

 

 

     Al tempo di questa storia, Francesco lavorava già da due anni presso una azienda pubblica di Salerno. Il suo ufficio, al primo piano, dava sulla strada che da via Luigi Guercio porta alla via Silvio Baratta.

      E’ una strada in leggera discesa e termina con un semaforo che crea non pochi problemi al regolare defluire delle auto. Le recenti disposizioni sul traffico, invertendo il senso della circolazione, hanno risolto in parte il problema; ma all’epoca in cui sono accaduti i fatti, circa dieci anni fa, le auto che percorrevano quella strada defluivano molto lentamente, a volte rimanendo ferme anche per diversi minuti.

       Dai vetri della finestra del suo ufficio, spesse volte Francesco si era trovato ad osservare l’interminabile fila di auto e le persone che erano alla loro guida. Addirittura aveva imparato a riconoscere alcune di esse ed a ricordare l’orario del loro passaggio.

      Il suo sguardo si era soffermato con maggiore frequenza sulla conducente di una cinquecento bianca: una ragazza dai capelli biondi, che ogni giorno verso le nove del mattino passava sotto la finestra del suo ufficio provenendo da via Luigi Guercio. Con lo sguardo la seguiva fino al semaforo dove svoltava a destra prendendo la strada che porta verso Fratte.

        Da quando l’aveva notata, tutti i giorni verso le nove si portava vicino alla finestra ad aspettare il passaggio dell’utilitaria.

        Un giorno che il traffico scorreva più lentamente del solito e le auto erano soggette a continue soste, l’utilitaria rimase ferma proprio sotto la finestra del suo ufficio. Francesco batté  forte sui vetri con le nocche delle dita per attirare l’attenzione della ragazza. Attraverso il parabrezza, la ragazza  guardò verso l’alto incrociando lo sguardo di Francesco, che chinò la testa a mo’ di saluto. La cosa si ripeté anche altre volte, così che dopo qualche mese i loro occhi si cercavano ogni qualvolta l’auto rallentava per il traffico.

        Francesco aveva da poco superato i trentacinque anni, era sposa-to ed aveva una figlia, ma non si tirava indietro se gli capitava qualche occasione fuori dal matrimonio. Anzi, ad essere onesti, non perdeva occasione di ricercare nuove avventure ed aveva sempre l’arco teso, pronto a colpire qualsiasi ragazza gli capitasse a tiro. Due erano le cose che secondo lui contavano per davvero nella vita: le donne ed i soldi.

      

                        

 

  Dopo alcuni mesi passati a scambiare sguardi eloquenti attraverso i vetri con la sconosciuta  Francesco  stabilì  che era giunto il momento di fare qualche ulteriore passo.  Così, verso le nove di una chiara giornata di maggio, decise di scendere sul marciapiede per osservare da vicino la ragazza e magari, con un pretesto, scambiare qualche parola.

        Per sua sfortuna però quel giorno la circolazione non presentava difficoltà, cosi che la ragazza passò via veloce nella sua auto, per giunta senza neppure degnarlo di uno sguardo. Poté però osservarla dal finestrino ed avere conferma che era proprio una gran bella ragazza, alta e dal fisico possente.

        Non demorse ed il giorno seguente, con la scusa di andare a pren-dere un caffè, alle nove era di nuovo sul marciapiede in attesa. Stavolta il traffico scorreva lento e tutto lasciava sperare che, se la ragazza fosse giunta, avrebbe avuto molto più tempo per osservarla da vicino.

        E così fu. Puntuale, all’ora solita, intravide in lontananza la bian-ca utilitaria della ragazza venire avanti dolcemente. Temendo che la circolazione potesse riprendere a scorrere veloce da un momento all’altro, pensò bene di andare lui incontro all’auto, anche per dare l’impressione che stava casualmente passeggiando sul marciapiede.

      Giunto quasi all’altezza della macchina i suoi occhi si incrociarono con quelli della ragazza che, superato un breve attimo di sorpresa, accennò un lieve sorriso che la fece apparire ancora più desiderabile. Anche Francesco sorrise e, senza mai smettere di guardarla negli occhi, abbassò la testa in segno di saluto. Anch’essa salutò, però -- approfittando dell’apertura del semaforo -- ingranò la marcia e schizzò via.

      Francesco era pieno di gioia. A suo avviso il più era fatto. Era convinto che alla prossima occasione sarebbe riuscito a parlare con la ragazza, che da alcuni giorni occupava gran parte dei suoi pensieri.

      La mattina seguente Francesco non poté scendere per motivi di lavoro, ma il giorno successivo alle nove meno dieci era già sul marciapiede con la sigaretta tra le labbra ad aspettare. Il traffico scorreva lento quando la ragazza giunse. Con passo deciso si avvicinò al finestrino dell’auto, si chinò in modo da poter guardare in volto la ragazza seduta all’altro lato e, parlando attraverso il vetro, disse:

         --- Senta , io vorrei dirle una.....

        Purtroppo non riuscì a terminare la frase perché la macchina si e-ra rimessa in movimento percorrendo alcuni metri. Francesco non era il tipo da scoraggiarsi. A grandi passi raggiunse di nuovo la cinquecento e questa volta mise la mano sulla maniglia dell’auto, dicendo:

        ---  Senta, perché non mi fa salire? Vorrei dirle una cosa…..

         La ragazza, senza scomporsi, si protese verso lo sportello e tolse la sicura. Francesco velocemente aprì e si sedette al suo fianco. Il suono  del clacson della macchina che seguiva ricordò ad entrambi che il semaforo era diventato verde e bisognava ripartire.

       La ragazza ripartì lentamente e, guardando verso Francesco, con aria del tutto naturale, disse:

       ---  Allora, cosa mi deve dire?

       ---  Sa ...., veramente io ......, sono circa due anni che la osservo dalla stanza dove lavoro....... Ho sempre desiderato di volerla conoscere.... Mi sono chiesto chi era questa ragazza dall’aspetto nordico...... Sicuramente sarà una straniera ......

      ---  E invece non sono affatto straniera. Sono salernitana puro-sangue  --- disse lei togliendolo dall’imbarazzo.

        ---  Eppure dall’aspetto non si direbbe --- insisté lui che era a cor-to di argomenti. --- Bionda....., alta....., gli occhi celesti..... --- continuò, guardandole con insistenza le labbra.

       Avevano oltrepassato il semaforo e svoltato a destra. La ragazza percorse un’altra decina di metri, accostò l’auto al marciapiede ed arrestò il motore.

        Per tutta la durata della manovra, Francesco non le aveva tolto gli occhi di dosso. Era una ragazza più alta del normale. Guardata in viso da vicino dimostrava poco più di vent’anni. Aveva una gran chioma bionda, una fronte ampia, grandi occhi glauchi sotto ciglia dorate, e un bel viso, con zigomi appena accennati. Il collo era lungo e ben mo-dellato; il petto, alquanto pronunciato, era reso ancora più evidente dalla  T-shirt aderente che indossava. Le gambe, da quello che riusciva ad intuire attraverso le profonde pieghe della gonna lunga fin sulle scarpe, dovevano essere tonde e carnose.

      Completata la manovra, la ragazza, girandosi con tutto il busto verso Francesco, disse:

         ---  Ebbene, adesso che mi ha conosciuta?

         ---  Non so..... Potremmo incontrarci di pomeriggio, con più tem-po. In un posto più comodo --- rispose.

      ---  Per quale motivo dovremmo incontrarci di nuovo? --- do-mandò con aria ironica.

        ---  Per fare quattro passi insieme. Scambiare due chiacchiere --  ribattè Francesco e, divenuto più ardito perché la ragazza sembrava accettare il dialogo, aggiunse:

         ---  Lei quando è libera?

         ---  A quest’ora vado al lavoro. Ho poco tempo.  Sono impegna-ta fino alle otto di sera, poi.....

      ---  Anch’io ho poco tempo. La mattina in ufficio e di pomerig-gio allo studio. Dopo le otto va benissimo. Potremmo incontrarci domani sera proprio dove siamo adesso.

         ---  No! Qui no! E’ una zona così movimentata. All’inizio della Villa comunale, dalla parte del teatro Verdi. E’ un posto tranquillo.

       ---  Va bene! Domani sera alla Villa comunale. Verso le otto e  trenta.

      ---  Non so, devo pensarci. Ancora non riesco a trovare la giustificazione per cui io e lei dovremmo vederci di nuovo.

     ---  Diciamo... per curiosità  --- rispose Francesco. Poi velocemente le strinse la mano e scese dalla macchina.

        ---  Devo  far ritorno in ufficio  --- si scusò.

      Aveva di proposito fatto tutto di fretta per non darle il tempo di pensare. La vide ripartire di corsa come se avesse premura.

    Aveva l’aria contenta, Francesco, mentre saliva le scale che conducevano al primo piano del suo ufficio. I risultati erano stati ottimi, e per di più ottenuti in così poco tempo. Il dubbio che l’indomani la ragazza non si sarebbe presentata all’appuntamento non lo sfiorava neppure lontanamente. Tutto procedeva secondo copione.

    Ed infatti l’indomani, poco dopo le otto e mezza della sera, Francesco la vide arrivare alla guida della sua auto. Si avvicinò alla piccola utilitaria ed aprì la portiera dal lato della guida, invitandola a scendere.

        --- Preferisco restare seduta in macchina --- rispose.

    Francesco girò dall’altro lato e salì nella cinquecento. Osser-vandola notò che portava una camicetta rosa pallido su una lunga gonna scura. Non aveva rossetto, proprio come piaceva a lui, solo un leggero trucco agli occhi. Il suo viso era dolce e sereno, ma a ben guardare vi si poteva cogliere una leggera aria di sfida.

      --- Allora,  eccomi qua! Cosa volevi dirmi? --- disse, come se stesse continuando il colloquio del giorno precedente.

       Francesco rimase piacevolmente sorpreso perché gli aveva dato subito del tu. Non fece in tempo a pronunciar parola, però, che ella riprese:

         ---  Prima che la storia vada avanti, sono io che devo dire una co-sa a te.

         Le parole suscitarono una sorte di stupore in Francesco.

         --- Che sappia chi io sia e che sono sposato?  Poteva non venire? --- pensò, incominciando ad avvertire un senso di fastidio.

       ---  Prego --- disse, perdendo l’aria scherzosa ed assumendo un tono serio. --- Sono curioso di sapere di cosa si tratta.

       ---  Due anni fa --- riprese la ragazza --- ho avuto un incidente d’auto. Molto grave. Sono viva per miracolo.

        Si fermò per un attimo ad osservare in volto Francesco, che con-tinuò a fissarla senza tradire alcuna emozione.

         ---  Sono rimasta due mesi in ospedale --- continuò, guardando di fronte a lei, al di là del parabrezza.

         Riprese fiato. Aveva persa la spavalderia iniziale.

         ---  Hanno dovuto amputarmi una gamba --- concluse.

        Francesco avrebbe voluto aprire la portiera e scappare. Quelle che dovevano essere due ore di evasione dalla quotidianità, lontano dai problemi del lavoro e della famiglia, stavano trasformandosi in due ore d’inferno. Per un attimo gli tornarono alla mente il viso di ghiaccio della moglie, che aveva scoperto l’ultima sua relazione, e il volto furente del suo direttore che minacciava di mandarlo in galera, ritenendolo corresponsabile dell’enorme ammanco dalla cassa sulla quale aveva l’obbligo di sorvegliare.

         Questi furono i suoi primi pensieri, ma riuscì a dissimularli.  An-che nei momenti di irrefrenabile malumore o quando era prossimo all’ira riusciva a conservare un senso di moderazione. Era questa una sua prerogativa, riconosciutagli anche dagli altri, e di cui era consape-vole. Benché avesse accusato il colpo, si riebbe subito. Bisognava guadagnare tempo per porre rimedio a questo inaudito imprevisto.  Modificò l’aspetto del suo volto passando in un momento da un espressione di delusione mista ad ira, ad un atteggiamento di affabile e leziosa benignità.

         ---  Il corso della nostra vita  ---  prese a dire senza sapere anco-ra dove andasse effettivamente a parare --- è influenzato da innumerevoli eventi inattesi e spesse volte per niente graditi. Così è per tutti. L’esistenza di questi fatti dimostra quanto arduo sia rendere sufficientemente regolare il corso della nostra vita e quanta fortuna ci debba assistere perché possano almeno parzialmente avverarsi le previsioni che formuliamo sul nostro futuro. Solamente il sostegno di una fede incrollabile può consentirci di trovare la forza per sopportare tutte le prove che la vita ci riserva. La fede ci fa ritenere che tali prove facciano parte di un disegno più grande, che a noi non è dato conoscere.

    Un senso di soddisfazione pervase Francesco quando ebbe terminato il suo sermone. Riteneva di essersela cavata bene.

         E di fatto così era stato. La ragazza,  che di sicuro si aspettava di sentir pronunciare tutt’altre parole, dopo un momento di perplessità, ascoltò con attenzione quelle frasi di cui forse non comprese inte-ramente  il significato, ma che di certo ebbero un effetto anestetico su di lei, forse l’avevano anche un po’ intimorita.

         Incominciò a raccontare tutti i problemi fisici e psicologici in cui si era dibattuta dopo l’incidente. Solo da poco, grazie soprattutto al lavoro, era riuscita a riacquistare di nuovo fiducia in se stessa.

        Non fu difficile per Francesco, dopo le sue parole iniziali e la buona accoglienza che avevano avuto, trovare parole adatte a  mante-

nere su il discorso e non farlo scivolare nel patetico. Ascoltò, mostrando vivo interesse, tutti i particolari dell’incidente e il racconto delle liti giudiziarie per accertare le responsabilità.

           Dopo un paio d’ore trascorse senza scendere dalla macchina, la ragazza disse:

           ---  Si è fatto tardi, è ora di ritirarmi. Io penso che dopo quanto ti ho detto sia bene che non ci incontriamo più.

        ---  Perché dici così? Hai capito veramente poco di me --- ri-spose, mostrandosi risentito. --- Desidero ancora parlare con te.

           ---  Dici davvero?

         ---  Certo. Alla stessa ora, domani sera in questo stesso luogo. Per te va bene? --- disse Francesco mentre già apriva lo sportello dell’auto.

           --- A domani sera  ---  rispose la ragazza.

        Guardando l’utilitaria che si allontanava, Francesco si ricordò che per l’indomani sera aveva preso già un altro impegno, con una cugina di sua moglie. Un impegno di lavoro. La cugina della moglie era un affermato architetto, ma era anche una gran bella donna, esuberante e indipendente. Da molto tempo sperava di incontrarla senza avere anche la moglie tra i piedi.

      Lentamente accese una sigaretta. Era l’ottava della giornata, teneva il conto per non fumare troppo: oggi gli era andata bene.

           ---  Domani sera non potrò essere in due posti contemporanea-mente -- pensò mentre metteva in moto il potente motore della sua auto.

            --- Poco male! --- esclamò ad alta voce e, premendo interamen-te il piede sull’acceleratore, partì rumorosamente facendo sobbalzare una coppietta di innamorati seduti su una panchina poco lontano.

 

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