Non
ci credo
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Non ci credo !
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Te lo giuro! Lo sai che non dico mai bugie in questo campo!
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Proprio quella donna che abbiamo incontrato nell’oreficeria di
Maurizio, a Vallo della Lucania, quando siamo andati per la
Dichiarazione dei redditi?
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Si, proprio quella brunetta
che da qualche mese ha assunto
come commessa.
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Veramente io, una volta, l’ho trovata che lavava per terra: credevo
fosse la donna delle pulizie.
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Probabilmente era caduta un po’ d’acqua! E’ la nuova commessa.
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Sarà, ma anche l’altro
giorno l’ho vista che toglieva la polvere in vetrina.
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Sei sempre il solito permaloso! Metti dentro e non pensare!
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Ma io l’avrò incontrata si e no un paio di volte!
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Anch’io, però i nostri sguardi si erano incrociati ed era successo già
tutto, tutto era già stato scritto!
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Queste parole te le ho già sentite pronunciare in qualche altra
occasione.
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E’ strano come il caso fa sì che i fatti della nostra vita
avvengano con tale puntualità da far ritenere che siano addirittura
programmati! Già al nostro primo incontro, mi ero sentito sicuro di
ritrovarla.
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Racconta allora. Come è andata?
n
Ero
appena uscito dal Tribunale, dove mi ero recato per depositare il
Bilancio di una società, e
stavo percorrendo Corso Vittorio Emanuele per raggiungere la macchina
parcheggiata a Piazza della Concordia, quando l’ho incontrata. Reggeva
un’ampia borsa di carta dalla quale fuoriusciva un grosso scatolone
bianco. Ci siamo salutati. Le ho chiesto come mai era a Salerno. Mi ha
risposto che era venuta a ritirare il vestito di sua figlia che la
Domenica successiva doveva partecipare ad una recita in costume. Stavo
già per salutarla quando si è lasciato scappare che era divorziata, e
che perciò toccava fare
tutto a lei.
Appena
ho sentito la parola divorziata non ho capito più niente. Dovevo
inventare un pretesto per restare ancora un po’ con lei.
Incominciavo ad avere sentore che quell’incontro casuale poteva
essere foriero di dolci sviluppi. Mi sono offerto di accompagnarla in
macchina alla stazione.
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Ha accettato subito?
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No! Ha risposto che non aveva fretta: mancavano più di due ore alla
partenza del treno per Vallo: si sarebbe fermata a guardare le vetrine
dei negozi.
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E tu?
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Io ho insistito. Le vie della provvidenza femminile sono infinite.
“C’è tempo per prendere un caffè e fare una passeggiata”, ho
proposto. Questa volta non ha cercato altre scuse. Abbiamo preso il caffè
ad un bar sul lungomare, poi ci siamo diretti verso Piazza della
Concordia. “La stazione è vicina”, - mi ha detto appena giunti alla
macchina - “faccio quattro passi”, e sorrideva con l’aria
maliziosa di chi aveva capito che, se fosse salita in macchina, non
poteva più scappare. Ho detto che mancava ancora molto alla partenza, e
che avrei potuto portarla a fare un giro nella parte alta di Salerno,
verso il castello di Arechi. “Il Golfo dall’alto era una vera
meraviglia”, le ho detto.
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La scusa era buona. Non ha avuto altre esitazioni?
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Le sue ultime resistenze erano riposte nello scatolone che teneva
stretto tra le mani. Mentre insistevo, cercavo di sfilarle dalle mani la
borsa con il grosso involucro. La mia azione era dolce e decisa al tempo
stesso. Quando l’ingombrante pacco è passato interamente nelle mie
mani, sapevo che oramai era mia. Ho riposto lo scatolone nel
portabagagli, in modo che scomparisse per un po’ dalla sua vista ed in
seguito non fosse di intralcio. Non appena è salita in macchina il mio
cervello si è messo a girare vorticosamente. L’unica mia
preoccupazione era di non trovare traffico lungo le strade che portano
su al castello. Benché intendo alla guida, non potevo fare a meno di
inviarle qualche occhiata furtiva. Indossava una camicetta rosa su di
una gonna blu ad imbuto. Sedendosi, la gonna si era ritirata lasciandole
scoperte le gambe di un palmo sopra il ginocchio. Credimi, un vero
spettacolo. Non ero più nei miei panni. Come nel week-end le ore più
liete sono quelle trascorse nell’attesa della domenica, non nel
compimento del giorno di festa, così nell’amore il momento più bello
è quando si salgono le scale. E’ l’eterna verità del Sabato del
villaggio!
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Lascia stare Giacomo Leopardi, ché tu poeta non sei, e la donna che era
in macchina con te non più donzelletta. Va avanti!
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Ho preso per via SS. Martiri Salernitani, ho attraversato il
sotto-passo della ferrovia e poi su, a tutto gas, per via Paglia. Giunto
all’altezza del casello autostradale, ho imboccato la strada che da
Salerno porta a Cava passando per Croce. Mi sono fermato alla prima
piazzola. C’era un’altra macchina che aveva i finestrini interamente
tappezzati di giornali. La piazzola è grande, mi sono portato
all’altra estremità. Appena spento il motore dell’auto, ci siamo
guardati per un attimo, poi senza dire neppure una parola, ci siamo
abbracciati e, prima che ce ne rendessimo conto, le sue mani erano sulle
mie spalle e le mie labbra sulla sua bocca. Non ti dico: una vera
delizia. Come è facile, a volte, arrivare nel paese della felicità,
anche se non è segnato su nessuna cartina!
Dopo
mezz’ora stavamo già scendendo verso il mare. Giunti alla stazione,
le ho augurato di fare buon viaggio e ci siamo lasciati con la promessa
che mi avrebbe telefonato appena sarebbe di nuovo tornata a Salerno.
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