PROTOCOL #03 - Three

- E questi Agenti sarebbero una specie di specchio?- un uomo alto e bruno si affacciò al cornicione dell’ultimo piano di quel grattacielo così imponente.

- Sono del tutto dipendenti dal Matrix. Non sono nostri riflessi.- la voce di una donna dai corti capelli biondi lo raggiunse.

- Certo che è strano.- riprese di nuovo l’uomo. L’altra rimase in ascolto, seduta elegantemente sulla pericolante ringhiera e gettando giù il mozzicone di sigaretta.

- Siamo fuggiti ma restiamo dentro questa prigione.- li interruppe un bambino dagli inquietanti occhi neri.

- Mi leggi nel pensiero, piccoletto!- ridacchiò l’uomo, inforcando un paio di occhiali da sole.

- Lo pensiamo tutti, non c’è bisogno di leggere nel pensiero.- rispose il più piccolo dei tre, avvicinandosi al cornicione dove stava seduta la donna.

Una lieve brezza soffiò e mosse leggermente l’impermeabile nero dell’uomo bruno, che ruppe il silenzio.

- Accidenti, anche se non è reale fa un freddo cane!-

Il bambino curvò le labbra da un lato, in una specie di sorriso. Ad un tratto il corpo snello della donna bionda si stagliò di fronte ai due; si era portata in piedi sulla cigolante ringhiera dell’ultimo piano di quel grattacielo torreggiante.

- Allora, andiamo a vederli questi nuovi Agenti?- fece con un accorto sorrisetto.

L’uomo le sorrise furbescamente e batté una pacca sulla spalla del piccolo.

- Ma certo, come potremo perderci lo spettacolo!-

Detto questo la ragazza si lasciò cadere giù dalla cima di quel grattacielo da 32 piani, seguita a ruota dai due inseparabili compagni.

 

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