WHEN ANGELS SINGS - CAPITOLO 14

 

BRING ME TO LIFE

 

<<Wow, che bomba!>>

<<Continua così, piccola!>>

Altri commenti del genere erano rivolti ad una ragazza mora riccia, che ballava un movimentato latino-americano sul palco. Il suo sguardo era perso nel vuoto. Il sudore scendeva lungo le bianche gote. Sull'ultimo accento della musica si fermò, e senza inchino si diresse al bancone.

<<Ok, ho finito. Dammi la caparra>>

<<Liv, non fare così. Abbiamo sempre il pienone da quando lavori qui>> disse il ragazzo trentenne dietro il banco.

<<Come? Muovere il sedere davanti alla bava di quegli scimmioni lo chiami lavoro?>>

<<Non verresti pagata se non lo fosse>>

<<Io vi ho solo fatto un favore un po' di tempo fa', e ho deciso che è ora di essere ripagata>>

<<Ripagata in denaro?>>

<<Senti, potrò anche sembrare un tipo materiale così, ma non mi importa: mi servono questi soldi, e me li sono guadagnati>>

<<Te li sei guadagnati?>>

<<Sì, facendovi avere il pienone per un'intera settimana>>

<<Ok>> il ragazzo si arrese <<addio, Liv>>

<<Addio Juan>> Liv si voltò ed, infilandosi la giacca, uscì dal locale.

<<Dio santo, non ce la faccio più>>

Si diresse verso la spiaggia contando le banconote.

<<Si, sono tutti>>

Li mise in tasca, e osservò l'immenso oceano. Sospirò.

<<Quanto mi manchi, Kei>>

 

<<Benvenuto all'Havana Hotel, segnor>>

<<Sì, sì certo>>

Kei si diresse al bar dell'hotel, infilandosi la chiave in tasca.

<<Un Gin Lemon>> ordinò al barista.

<<E' arrivato da poco?>> chiese lui.

<<Sì, sono sceso dall'aereo mezz'ora fa'>>

Ma cosa mi prende, si disse. Non era da sé dare tanta confidenza agli sconusciuti.

<<Il mio nome è Juan>>

<<Piacere, Kei>> disse nel suo solito tono indifferente. Quello, almeno, non era cambiato.

<<E' un peccato che non sia arrivato prima; c'era l'ultimo spettacolo di una ballerina straordinaria>>

<<Non mi interessano le ballerine>>

<<Ah, capisco. Tenga, la sua ordinazione>>

Kei svuotò il bicchiere velocemente, poi posò una banconota sul banco e si voltò.

<<Tieni il resto>>

<<Gracias>> rispose il ragazzo, afferrando i soldi senza tanti complimenti.

Kei uscì. Si diresse verso il mare. La spiaggia era dietro all'hotel.

Si fermò al punto in cui l'acqua si sbatte lungo il bagnasciuga. 

Il vento divenne più forte. Il calmo movimento delle onde accelerò un poco. Era come se il mare volesse dirgli qualcosa.

Forse era veramente così, poiché lui, volgendo lo sguardo alla sua sinistra, vide una sagoma familiare.

Era una ragazza. Indossava un top e una gonna che le arrivava fino a metà coscia. Con i piedi nudi, immersi nell'acqua, che ora le arrivava fino a sotto il ginocchio.

Kei fece per dirigersi di corsa verso di lei, ma poi decise di allontanarsi dalla riva. Arrivò alle spalle della ragazza, ma non era ancora entrato in acqua.

Forse era lei. No, anche se era buio, sapeva perfettamente che non si sbagliava. Finalmente l'aveva trovata.

Voleva chiamarla, gridare il suo nome ai quattri venti, ma lei lo precedette.

Liv non sapeva chi si trovava dietro di lei, ma l'avrebbe scoperto molto presto:

<<How can you see into my eyes, like open doors.. Leading you down into my core, where I've become so numb.. Without a soul, my spirit's sleeping somewhere cold, until you find it there and lead it back home...>>

A quel punto Kei intervenne, e fu allora che Liv si accorse di lui.

<<Wake me up..

Wake me up inside
I can't wake up
Wake me up inside
Save me
Call my name and save me from the dark
Wake me up
Bid my blood to run
I can't wake up
Before I come undone
Save me
Save me from the nothing I've become...

Now that I know what I'm without, you can't just leave me, Breathe into me and make me real, bring me to life...
Wake me up..

Wake me up inside
I can't wake up
Wake me up inside
Save me
Call my name and save me from the dark
Wake me up
Bid my blood to run
I can't wake up
Before I come undone
Save me
Save me from the nothing I've become...

Bring me to life...
I've been living a lie, there's nothing inside.
Bring me to life...
>>

A quel punto Kei entrò in acqua, e Liv cominciò a piangere. Ma non erano lacrime di tristezza.
<<Frozen inside without your touch, without your love, darling...Only you are the life among the dead.
All of this sight, I can't believe I couldn't see..Kept in the dark, but you were there in front of me
I've been sleeping a 1000 years it seems, I've got to open my eyes to everything...
Without a thought, without a voice, without a soul, don't let me die here, there must be something wrong...
Bring me to life.
Wake me up..

Wake me up inside
I can't wake up
Wake me up inside
Save me
Call my name and save me from the dark
Wake me up
Bid my blood to run
I can't wake up
Before I come undone
Save me
Save me from the nothing I've become...
Bring me to life...
I've been living a lie, there's nothing inside...
Bring me to life...
>>

All'ultima sillaba pronunciata da Liv, Kei avvicinò le proprie labbra alle sue.

E questa volta, Liv si lasciò andare.

Fu il loro terzo bacio, ed il più bello di tutti...fino ad allora.

Si staccarono e si guardarono negli occhi per qualche istante, poi Liv distolse lo sguardo, rossa in volto.

<<Allora, ti ho riportato alla vita?>> le chiese Kei.

<<Sì, direi proprio di sì>>

<<Sei cubana?>>

<<Ma come l'avrai mai capito?>>

<<Ho tirato ad indovinare. Non ne hai l'aspetto, hai la pelle troppo chiara...>>

<<Sì, la pelle chiara...l'unica cosa che ho ereditatao da mio padre. Mia madre era di carnagione scura>>

Liv infilò la mano nell'unica tasca della gonna. Ne tirò fuori una medaglietta.

<<Questa è tua>> disse porgendola al rispettivo proprietario.

Lui la prese, mentre con l'altra mano le porgeva una catenina dorata, e un ciondolo a forma di ballerina.

<<E anche quella è tua>>

<<Perché non la vuoi?>>

<<La prima cosa che ho imparato da mio fratello è di non fidarmi di nessuno; e poi, chi mi assicura che non ti stancherai di me dopo qualche mese insieme>>

<<Non succederà mai: farei di tutto per starti vicino>>

<<Davvero?>>

Parlando, erano usciti dall'acqua, ed erano finiti davanti all'hotel.

<<Mi consideri un angelo?>> chiese Liv.

<<Sì>>

<<Entoncesdime como un àngel vuela (allora, dimmi come vola un angelo)>>

Kei aveva capito che cosa aveva detto, ma non seppe che rispondere.

<<Asì (così)>>

Dal braccialetto di metallo che portava al polso uscì una cordicella, il cui gancio si bloccò sull'insegna del locale davanti al'hotel. Il ragazzo guardò Liv che, aggrappata alla sottile fune, veniva sollevata, fino ad appoggiare un piede nel buco di un'enorme "O".

<<Hasta que no seas mìa no viveré en paz (fino a che non sarai mia, non vivrò in pace)>> disse Kei <<pero tendré paciencia (però avrò pazienza)>>

Liv sorrise.

<<También tu eres un angél (anche tu sei un angelo)>>

Scomparve.

<<Te quiero (ti amo)>>

Kei sospirò.

<<Non finisce qui>>

 

E ve lo dico anch'io: non finisce qui!  

 

CAPITOLO 15