PROTOCOL #87 - The Fall

A Zion si sperava. Il primo che avrebbe compreso sarebbe stato Morpheus, condottiero ardito e comandante di infinite legioni di schiavi che altro non bramavano se non la distruzione totale delle catene.

Di lì a poco ognuno avrebbe abbassato le armi, gli uomini sarebbero divenuti immobili come immobili avevano preso ad essere le sentinelle. Sospesi in un limbo di terrore e speranza, ogni fiato spezzato ed ogni sguardo fisso sui mastodontici cumuli di metallo ed elettricità sembrava far parte di un altro mondo, un mondo immoto e glaciale.

Immerso nella realtà artefatta, invece, Neo combatteva.

Dopo che Lucyfer l’ebbe lasciato andare, Smith si era fiondato di nuovo su di lui e la lotta era ripresa inesorabile, efferata e incredibilmente più rabbiosa di prima. Si erano scambiati pochi colpi decisi, tra volteggi e incredibili mosse per schivarsi l’un l’altro, percosse violente e letali urtavano il loro involucro di carne, lasciandoli frastornati quel tanto che bastava perché l’avversario potesse agire di rimando.

Ma ogni volta che accadeva, il contendente era pronto per riprendersi e sferrare il medesimo attacco, creando una ruota brutale e furiosa.

La situazione mutò solo quando, con un colpo letale, Smith riuscì a cogliere di sorpresa il nemico e ad assestargli un potente pugno, talmente forte da scaraventarlo nuovamente al suolo.

Ora l’Eletto, affaticato e sanguinante, si trovava al centro dell’enorme buca che si era venuta a creare dopo l’ultima caduta. Smith si fece avanti con uno sguardo spietato, una luce d’implacabile ira faceva risplendere i suoi occhi di grigia perla.

Perché quel dannato umano si ostinava?! Per cosa lottava...? Per quale dannato motivo non gli permetteva di raggiungere il proprio scopo?!

Una rabbia sconfinata gli annebbiò la vista, la ragione, lo spirito. Ogni cosa prese a vorticare incredibilmente, scossa da un tumultuoso e nero turbine. Poi si scambiarono brevi e sostenute battute e fu allora che la parola amore riecheggiò nell’aria tetra dell’universo irreale.

Neo combatteva per l’amore. Il più nobile sentimento che, anche se provato in una minima parte, un uomo possa dirsi fortunato ed eletto d’essere stato toccato da una così avvolgente emozione.

E non esclusivamente amore finito tra due individui; Smith non comprese a fondo, ma il suo avversario si era aggrappato ad ogni sorta di fiamma che possa pervadere un cuore umano: la fiamma che arde luminosa tra le mani di una madre, negli occhi di un apostolo, nell’intimo di un leale compagno di una vita e nelle anime lontane di persone che non si sono mai viste e mai conosciute, ma consapevoli l’uno dell’esistenza dell’altro pur non conoscendo le reciproche fattezze né la mutua posizione sulla terra, ma semplicemente si amano perché vincolati da uno stesso sogno, da un medesimo credo, da un identico fine.

Il vantaggio di Neo risiedeva proprio in questo e, mentre il rivale si avvicinava minaccioso, poté udire le sue parole colleriche e prive di convinzione, come se le stesse pronunciando per vendetta, per ripicca, per sdegno e dispetto.

L’amore è falsità.

L’amore è un costrutto.

È una scialba illusione.

Proferiva quelle frasi con un violento rancore nelle vene che lo dilaniava. Gli divorava le viscere.

Perché non poteva avere il suo mondo?? Perché diavolo Neo si permetteva di aggrapparsi all’amore, quando l’amore l’aveva tradito, parteggiando per entrambe le parti?! Non poteva coesistere qualcuno o qualcosa che non si fosse schierato nell’Ultima Battaglia, ognuno aveva intrapreso la propria strada e ognuno sapeva che non era possibile tornare indietro, né tantomeno rimanere neutrali.

E invece, l’amore... oh, l’amore. Lui ci credeva, ci credeva dal profondo, eppure si stava di nuovo dimostrando contraddittorio e iracondo, mangiato vivo dal rimorso, il suo odio gli faceva sputare veleno anche su ciò in cui confidava senza resa. Era totalmente convinto che ciò che lo legasse a Lucyfer fosse qualcosa di divino, di devastante e ultraterreno, qualcosa che andava ben oltre al semplice e scontato... amore.

Ed invece... l’udire da parte sua quelle parole - le parole di chi sapeva perfettamente come e quando tutto sarebbe finito, l’esito della guerra, il fine della vita, il destino a cui sarebbero andati incontro - era stato una pugnalata.

Ora noi periremo e tu trionferai, così aveva detto, rivolta a Neo. E così già conosceva dove avrebbe portato quella strada che entrambi, fianco a fianco, stavano percorrendo. Lo sapeva. Eppure... era rimasta con lui.

Digrignò i denti, risentito. Se lei sapeva... allora per quale maledetto motivo non gli aveva impedito di combattere?! Non l’aveva frenato, non l’aveva persuaso, gli aveva lasciato compiere il proprio destino e poi... tutt’un tratto si sentì come se da solo, con le proprie mani, aveva condotto ogni cosa al termine ultimo.

Lucyfer aveva ragione. Su tutto.

Era stato lui prima di ogni altro a desiderare il completo controllo su Matrix, era stato lui a bramare di combattere contro l’antico nemico, era stato lui e nessun altro a lasciare che la ruota del fato compiesse il proprio giro.

Ed in quell’istante ogni cosa ebbe termine.

Ebbero termine i sorrisi, le percosse, gli amati sguardi e l’indifferenza. Tutto quanto, fino ai particolari posti agli antipodi, cessò di dare un senso alla rabbia, ogni cosa... finché apparve Lucyfer.

Terribile e fulgida, quasi fosse una punizione di Dio, quasi come se l’inferno ed il paradiso fossero concentrati nei suoi occhi, il cui tremendo giudizio stava per abbattersi su ogni cosa nota ed ignota.

Emerse dalla nebbia, oltre la pioggia, attorniata da una radiosità dolorosa alla vista dei due contendenti, che non riuscirono a comprendere s’ella fosse vestita solo della propria pelle, oppure di veli candidi ed eterei, che si sollevavano come ali, nonostante le condizioni atmosferiche, nonostante la tenebra in cui era caduto l’intero mondo.

Avanzò silenziosa e triste, il volto marmoreo limpido ed alto scrutava i due con muto cordoglio, mentre veniva ricambiata da sguardi attoniti e a tratti sgomenti.

- Ora basta.- sussurrò non appena fu abbastanza vicina - Avete avuto la vostra prova.-

Nella totale assenza di suoni, il persistente scroscio della pioggia pareva essersi affievolito sino a scomparire e gli unici pensieri che riempivano la mente di Neo, in quell’abbagliante istante, erano che forse stavano precipitando nel più gelido inferno.

Lucyfer schiuse le labbra come se gli avesse letto nel pensiero, pronunciando proprio la parola più terribile che il guerriero si era trovato a pensare.

- Sono io l'inferno; e nell'abisso più fondo un altro abisso ancora più profondo si spalanca, e minaccia di divorarmi, e a confronto l'inferno che subisco mi sembra di essere un cielo.- mille voci con la sua cantavano la tetra nenia, acute e stridenti, tanto da avere il potere di lacerare i timpani umani.

L’Eletto si portò repentinamente le mani a serrare le orecchie, mentre Smith era rimasto senza fiato e senza nessuna cognizione reale nella mente. Nulla più, era il vuoto.

- È tempo di giungere al termine di ogni cosa. Entrambi, ora, sapete quale sarà l’esito della vostra eterna battaglia.- aggiunse la donna, poco dopo. Oramai i due non erano più sicuri nemmeno che fosse una donna, o una macchina. Nulla di tutto questo. Anzi, di più.

Lei chiuse gli occhi e in un attimo tutto ridivenne nero. Il fulgore divino scomparve, le sue sembianze ripresero ad essere quelle della giovane combattente dal volto di ghiaccio e sguardo impenetrabile. La pioggia riprese a scorrere rumorosamente, il cielo si rifece nero ed i riflessi verdastri ripresero ad apparire sulle vetrate degli enormi grattacieli.

Lucyfer stava in piedi senza parlare, con le palpebre serrate e le braccia lungo i fianchi, coperti dal lungo impermeabile nero. L’acqua le aveva completamente bagnato i capelli biondi, che ora parevano più scuri e lunghi, adesi alla fronte ed ai lati del volto muto.

Era in attesa. In attesa della fine, come aveva appena predetto, come aveva appena ordinato.

I due avversari tornarono a guardarsi negli occhi, con una nuova consapevolezza e la mente lucida.

Neo aveva scelto.

E Smith aveva compreso la sua decisione assoluta di combattere ad ogni costo, per ogni uomo, disposto a dare la vita per la moltitudine di ribelli che ancora speravano; ma seguitò a combattere nonostante questo, malgrado ora si trovasse smarrito e terrorizzato dall’aver cognizione della fine, dalla propria anima ora troppo grande per essere contenuta in un piccolo corpo rabbioso e ferito... di Lucyfer.

Matrix era divenuto il suo mondo ed ora Neo glielo stava portando via.

Gli avrebbe portato via l’unica cosa che era mai riuscito a costruire per essere libero, per essere vivo, per non sottostare a regole artefatte e ritornare ad essere la creatura metà macchina e metà uomo che non era mai stato.

Inevitabile.

Già, ovviamente inevitabile.

Cercò di prendere Neo in un ultimo, disperato tentativo; tentò di trasformalo in un clone con l’ira feroce negli occhi e il sorriso maligno sulle labbra - e dapprima ci riuscì: l’Eletto cambiò forma, ma solo per qualche istante, perché immediatamente dopo si ritrovò dinnanzi il volto severo di mister Anderson. Con sgomento si rese conto di essere arrivato al capolinea, che anche quello sforzo senza causa e senza ragione non aveva fatto altro che sottolineare la Verità assoluta ch’era già stata scritta.

Così doveva andare.

Si era dannato l’anima per prevalere in una battaglia senza speranza. Dall’inizio, dal principio, quando ancora non sapeva d’essere un umanoide, quando ancora era parte di un programma nel quale si sentiva stretto, pur essendo progettato per servire e non venir meno alle necessità delle macchine che lo controllavano, mai.

Era divenuto quasi imbattibile, incutendo terrore nelle vene di chiunque avesse udito il suo nome, aveva dalla sua parte l’Arcangelo Ottenebrato più potente che mai avesse veduto la luce, era stato pervaso da stati d’animo diversi ed intensi, opposti e devastanti, che l’avevano reso consapevole, l’avevano cambiato e migliorato... ma ora...

Ciò che solo in quel momento riuscì a comprendere - solo nel momento in cui il suo corpo andava in pezzi e la sua mente era svincolata da costrizioni fisiche ed incorporee - era giunto alla comprensione finale.

Spalancò gli occhi, prima che questi ed ogni altra cosa si disintegrassero, riuscendo finalmente ad afferrare quell’alto concetto che fino ad allora gli era sfuggito costantemente e che altrettanto costantemente si era rifiutato di vedere.

Per guadagnare la libertà non era necessario vincere.

Quella di ognuno era stata una scelta assoluta. La decisione di Moloch, di Belial, dell’Oracolo, dell’Eletto, di Lucyfer e la sua stessa disposizione avevano concorso a far sì che il destino si compisse ed il cerchio si chiudesse inesorabilmente.

Se così non fosse stato, non avrebbero mai potuto guadagnare la vera libertà, quella reale, quella palpabile.

Fu allora che Lucyfer riaprì gli occhi e tutto tornò a rifulgere come l’empireo.

Mentre Matrix si frantumava a poco a poco, ogni clone scompariva con rabbia e disperazione negli occhi e nonostante la luce troppo forte per essere sopportata da occhio umano, l’ultima cosa che Neo vide, prima che terminasse il processo di scollegamento già in atto, fu uno spirito.

Un essere limpido ed aereo che, assottigliando gli occhi doloranti, riconobbe avere il volto di Lucyfer e delle enormi ali spiegate - o forse erano i veli ondeggianti che gli era parso di vedere poco prima.

Sfiorava con le mani il volto di un uomo vestito di nero, inerme, il cui solo sguardo era vivo e rivolto alle iridi di cielo della creatura senza tempo e senza spazio.

Lo sguardo fiero e vittorioso dell’Eroe non riuscì a sopportare oltre una simile visione, era come se mille lame dilanianti gli stessero penetrando nel cranio e non era perché il suo corpo si stava già scomponendo, pronto per tornare nel mondo reale. Così serrò con forza le palpebre portandosi di nuovo le mani alla testa frastornata e sofferente, con negli occhi il volto nostalgico e protettivo di Lucyfer, così incredibilmente somigliante a quello delle creature celesti raffigurate negli antichi dipinti...

O forse più simile a quello di Lucifero, l’angelo che piange.

 

>Protocol#88<