PROTOCOL #88 - Moloch

Porto il nome di un seguace infernale precipitato nell’abisso più oscuro, perseguendo uno scopo privo di significato.

L’angelo glorioso cadde, trafitto e sanguinante, la bolgia lo accolse e da allora il suo nome celestiale venne dimenticato: egli si chiamò Moloch.

Io con certezza posso dire d’aver percorso il suo medesimo cammino, quasi fossimo legati dallo stesso infausto destino ma, ciò di cui molti non si rendono conto, è che io ho scalato i cieli, in luogo di piombare all’inferno.

Vivevo nell’Ade, costretto a muovermi ed agire in un mondo artefatto, le ali tarpate e il sorriso inesistente.

Privo di nome e privo di gloria, ho detto addio alla vita ed ai compagni, comprendendo forse per primo che la nostra morte sarebbe stata sinonimo di quella libertà tanto agognata.

Mi sono specchiato negli occhi di Atena guerriera, creatura dall’animo ardente e desideroso d’amore e gloria. Mi sono legato a lei indissolubilmente, nell’intimo dell’anima... e quando l’ho sentita vivere dentro di me, sebbene appartenendo a fazioni e correnti distinte, ho compreso d’essere parte di qualcosa di unico e meraviglioso - parole descritte dalla mia compagna dagli occhi di gelo, in quell’istante donandomi uno dei rari sorrisi straordinari ch’era in grado di dispensare.

L’ho avvertito dentro, nel mio cuore di uomo, racchiuso nel corpo bambino di macchina.

Ho compiuto il mio destino.

Ho seguito la dea sino alla morte.

Felice e fiero d’averlo fatto.

Perché questo è il mio, il nostro destino - ed il destino, nella vita o nella morte, ognuno appaga ed ognuno compiace.

Così sia.

 

>Protocol#89<