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Seconda edizione del Mancalacqua Prog Fest, rassegna dedicata al rock
progressivo, dopo un primo anno che ha portato soddisfazione e meritato
riscontro agli organizzatori. D'eccezione il programma che vede tre serate
interamente occupate da nomi di grosso calibro sul piano storico del
progressive italiano: Osanna, Balletto di Bronzo e Banco del Mutuo
Soccorso. Riesco, con estremo dispiacere, ad essere presente unicamente
alla serata centrale del festival ovvero quella occupata da Gianni Leone e
compagni.
 
L'atmosfera è carica ad inizio concerto dato che, per le note vicissitudini
storiche, il Balletto manca in concerto a Verona dal 1973. Il gruppo
propone una panoramica completa del materiale delle opere di Leone: da
singoli da "Vero" ("Tastiere Isteriche" e "La discesa del cervello") e
"Monitor" ("Ne ieri ne domani"); l'esecuzione dell'intero "YS" e anche
nuove composizioni.
Le sonorità non si discostano di molto dal live "Trys" (Leone non deve aver
cambiato molto nel parco tastiere; forse la presenza dell'Hammond che nel
disco live non noto) e risultano molto spigolose e chiaramente marcate in
contesto contemporaneo. Lo stesso Leone, vero eccentrico mattatore del
gruppo che sul palco furoreggia, mette bene in evidenza il rifiuto nel
legare l'esistenza del Balletto unicamente allo storico "YS": le
composizioni nuove gli danno ragione risultando convincenti ed equilibrate.
Il concerto risulta veramente interessante anche se molto duro e difficile;
il materiale non manifesta la minima voglia di piegarsi a filoni
commerciali e leggeri: a tale coerenza va dato atto e merito.
 
Leone è bene impostato sui suoi strumenti e soprattutto sulla voce che, con
piacevole stupore, risulta praticamente identica ai livelli degli anni '70.
E' lui il vero attore del trio, bravissimo nel raccogliere in maniera
pressoché esclusiva l'attenzione dei presenti anche con interventi
mascherati, moine che ricordano il Joker del primo Batman, discutibili
balletti, e gadget per i fan più dichiarati.
Il resto del gruppo è in ombra... Il bassista Marco Capozi porta a casa un
voto più che positivo anche se non si è mai arrischiato ad andare un pelo
sopra le righe; il batterista Adolfo Ramundo invece mi ha dato l'idea di un
picchiatore senza particolare tecnica: solo violenza spropositata su pelli
e piatti e veramente pochi interventi degni di nota. Come detto, il duo è
unicamente un sostegno per Leone... questo è chiaro e su questo funziona.
 
Un plauso all'organizzazione per aver proposto un programma così valido ed
impegnativo sotto tutti i punti di vista. Un plauso al Balletto di Bronzo
che non ha tradito le aspettative dei presenti: speriamo solo di non dover
attendere altri trent'anni per un nuovo concerto. Nel qual caso, Gianni,
noi ci saremo e "ovviamente senza lunga barba bianca!!!".
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