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Dedalus
(73) |
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Del filone italiano più difficile e complesso ma sicuramente originale e che
procura soddisfazione multipla all'ascoltatore, sono da considerarsi
maestri in cattedra i Dedalus, che esordiscono sulla scena musicale con
questo prodotto omonimo compiuto da cinque brillanti tracce.  
La musica del gruppo è un qualcosa di unico, forse leggermente sporcata
in sporadiche occasioni da alcune reminiscenze alla Soft Machine, ma nel complesso
ottima e variegata. Proprio su questo si basano i quattro elementi,
più l'aggiunto Renè Mantegna degli Aktuala alle percussioni africane,
che propongono per ogni traccia un tema diversificato in maniera molto
radicale e con inserimenti strumentali estremamente curati e vari. Si spazia
tra il rock e il jazz, invadendo perennemente e senza remora i due stili, fusi in
maniera straordinaria dalla potentissima base ritmica di basso e batteria,
con solidi passaggi di sax e chitarra. Bellissimi gli interventi di violoncello
elettrico, ad opera di Bonansone, che regalano
attimi di smarrimento per l'ascoltatore, come ad esempio nel momento centrale di "Santiago",
dove nel calderone (nel senso buono...) frastornato di rumori, questi sembra essere pizzicato da zoccoli di cavallo in corsa.
Basilare
anche l'utilizzo pressoché perfetto e gustosissimo del Fender Rhodes
come ad esempio in "Leda" o nella traccia migliore "CT 6", e del sintetizzatore.  
Ciò che contraddistingue i Dedalus è la marcata tecnica dei componenti
che riescono ad imprimere alle melodie forti sterzate in più
punti, non dimenticando anche di inserire citazioni e tempi classicheggianti,
a testimonianza forse della propria formazione.
Ed è proprio grazie a questa tecnica che, consapevoli della difficoltà
nel proporre un disco di ricerca musicale pura, riescono a mantenere un livello
quasi ipnotico per l'ascoltatore, colpito dai continui interventi strumentali.  
Un disco difficile ma che se ben capito può regalare intensissime emozioni. Consigliato. |
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Track list:
- Santiago
- Leda
- Conn
- CT 6
- Brilla
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TOP |
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Materiale
Per Tre Esecutori E Nastro Magnetico (74) |
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Nella musica più elaborata e difficile, esiste, secondo me, un delicato equilibrio
tra ricerca strumentale e improvvisazione. Ne è un preziosissimo esempio
il primo lavoro di questo gruppo, come ho cercato di dire qualche riga sopra,
che presenta le due entità fuse in un intreccio stabile.
Ma in questa lotta di equilibrio, quando una delle due fazioni cerca di prevaricare l'altra,
il risultato, oltre che molto più difficile per ambedue gli elementi
fondamentali (gruppo e ascoltatore), rischia di inflazionarsi e perdere di valore.
Così capita con questo "Materiale Per Tre Esecutori E Nastro Magnetico" che
se da un lato presenta un netto e voluto passo avanti nella ricerca musicale,
dall'altro risulta difficile ed estremamente ostico. Il materiale presentato è
completamente privo di architettura e il tutto è basato sull'estro dei tre
esecutori (Furio Di Castri e Renè Mantegna non appaiono come nel primo lavoro) che percuotono a dismisura i
rispettivi strumenti inserendo anche letture di testi (come in "Discorso su due piani")
e rumori (il più interessante è il gatto in "Esserci" oltre ai vari rumori di nastri magnetici).  
Di impatto emotivo è però il fatto di presentare una traccia con l'autolimitazione alle
note di FA e SI bemolle: in un contesto sonoro dove tutto è lecito e tentato,
questa ha quasi un sapore di richiamo all'astinenza del colore tenuta da Picasso
in un periodo della sua carriera...una sorta di disciplina disse lui...chissà qui. La traccia è
"Spazio di sei note".
Nel contesto della ricerca estrema, il
gruppo si diverte ad inserire sporadicamente anche del materiale preformato
come ne "La bergera", canto popolare.   Consigliare un disco come questo mi risulta difficile...
E' uscita una versione della Trident contenente i due dischi in un unico cd a prezzo
speciale (TRI 1001): questa può essere una occasione per sentire entrambi i lavori. |
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Track list:
- Rumore bianco
- Emergenze
- Discorso su due piani
- Spazio di sei note
- Esserci
- La Bergera
- Con più Frequenza
- Accordanza
- Improvvisazione per violoncello, sassofono tenore, batteria e percussioni
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Formazione più rappresentativa: |
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- Fiorenzo Bonansone: Violoncello elettrico/Piano Fender/Sintetizzatore
- Marco Di Castri: Chitarra/Sax/Percussioni
- Furio Di Castri: Sabbo/Percussioni
- Enrico Grosso: Batteria/Percussioni
- Renè Mantegna: Percussioni Africane
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