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Disco di neo progressive italiano che francamente non convince a livello di
continuitą e concretezza per l'infelice doppia faccia, dura e tirata negli
strumentali e da cantautorato nei momenti cantati. La proposta, seppur
supportata da ottima tecnica, non riesce a trovare una chiara direzione di
movimento. Le atmosfere rimarcano il progressive di nuova fattura non
disdegnando ampie strizzate d'occhio sia a contesti melodiosi (alcuni punti
puramente Reinassance) e sia a toccate di chiara tradizione celtica ("Lo
specchio"). A livello strutture non troviamo molte idee originali e i giri
di accordi si susseguono lunghi e intricati ma molto spesso prevedibili.
"Cerco il senso dell'anima che ci appartiene, possiede e ci osserva": una
ricerca ancora da sviluppare.
Peccato.
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