IPOTESI PER UNA DIDATTICA DEL LATINO NEL BIENNIO:
IL METODO DIRETTO
Due premesse:
- una personale: non mi posso definire uno studioso di didattica né un teorico
della didattica delle lingue classiche, non ho mai insegnato
in un triennio classico tradizionale ma ho esperienza di didattica nel biennio classico e
scientifico tradizionale e in tutto l'arco
del quinquennio classico sperimentale, con particolare attenzione all'insegnamento della
lingua e dei suoi aspetti morfologico, sintattico,
semantico ecc.
- l'altra sul titolo del mio intervento: si tratta di ipotesi da intendersi al plurale
su "nuovi" (?) metodi per aiutare l'apprendimento della lingua
latina, nate da riflessioni, perplessità, dubbi (e conseguente scoramento) ma anche
convinzioni sulle finalità e i risultati di tale
apprendimento e sulle metodologie tradizionali. Tali ipotesi tentano di rispondere ad
alcuni interrogativi sul significato, sugli obiettivi
e sull'utilità dello studio del latino (e del greco) nella scuola media superiore oggi e
si tratta ancora di "ipotesi" non ben verificate
(in fase appena embrionale di sperimentazione) e non organicamente raccolte in quello che
potrebbe definirsi un progetto strutturato.
- "Per ogni Liceo vale il criterio di riscoprire nella cultura classica l'origine
della cultura europea e delle stesse matrici dei
punti di vista disciplinari specifici che lo caratterizzano"
- Moltissimi intellettuali scienziati e politici ma anche persone qualunque in possesso
di un diploma di scuola superiore si dicono convinti
della centralità della cultura classica nella storia della cultura italiana ed europea e
ribadiscono di solito la necessità di mantenere e
difendere lo studio almeno del latino nei licei.
- Ci si divide poi però sul metodo e soprattutto sulle finalità:
per alcuni latino e greco sono soprattutto letteratura
per altri letteratura attraverso testi in lingua originale
per altri un ottimo metodo per esercitare capacità logiche e mnemoniche
per altri ancora un'ottima palestra per comprendere il significato delle parole e
arricchire il lessico
e così via...
- Gli addetti ai lavori, i professori di latino e greco hanno ovviamente un'idea più
completa e organica del significato e
degli obiettivi del loro insegnamento che comprende in misure diverse tutti gli
ingredienti sopra elencati cui spesso si aggiunge il portato
dell'approccio filologico ai testi, tipico delle facoltà italiane e (almeno fino a qualche
anno fa) anche di molti licei classici.
- Non credo però che sfugga ai professori il livello medio piuttosto modesto degli
allievi al termine degli studi liceali per quanto
attiene sia alla conoscenza del lessico sia alla capacità di analisi
"filologico-letteraria" sia infine allo spessore della loro cultura
classica: notevole è soprattutto il divario fra ciò che viene loro proposto di capire e
quanto realmente capiscono per non parlare di
quanto presto dimenticano la lingua.
- Non sfugge l'uso eccessivo del vocabolario durante i compiti in classe...
- ... la tendenza ad applicare regolette in modo becero anziché riflettere sul senso
generale delle frasi...
- ...in generale lo scarso interesse per la disciplina soprattutto per quanto attiene
all'aspetto linguistico e "traduttivo".
- Il grosso dello sforzo dei docenti riguarda la lingua, eppure lo studente si dimentica
molto in fretta regole, particolarità, "eccezioni"
e significati primari e secondari: di tutte le ore passate sui manuali e sui
dizionari rimane un vago ricordo di intenso esercizio logico
o di tediosa esercitazione logica fine a se stessa.
- Eppure il latino è una lingua (così come il greco)! Una volta imparata una lingua non
dovrebbe potersi dimenticare, almeno nella
sua essenza, nelle sue strutture fondamentali.
- Si è quindi giunti al paradosso che proprio i docenti che dovrebbero salvaguardare e
rendere interessante l'apprendimento del latino
siano forse i principali responsabili della generalizzata convinzione per la quale il
latino sarebbe una lingua morta, assolutamente inadatta
alla comunicazione, un reperto archeologico, lo scheletro di un animale estinto da secoli:
l'atteggiamento è quello
del perito settorio... Io stesso mi sono sempre trovato più a mio agio su un bel testo di
Cicerone, così perfettamente conforme
alle "grammatiche", che non su un testo tardo antico o medievale, spesso sconnesso e
irregolare ma così vivo e pulsante....
- Il rapporto costante con i numerosi docenti di "lingue vive" nella mia scuola mi ha
spinto a riflettere sulle ragioni dei
nostri "insuccessi" e d'altra parte invece del favore con cui i ragazzi guardano
all'inglese al francese e al tedesco: se è vero che
l'obiettivo non è solo quello di comunicare ma di arrivare a comprendere testi letterari è
anche vero che poter comunicare
è uno stimolo essenziale all'apprendimento di una lingua. Se un adolescente non scopre con
meraviglia di saper dire e scrivere in
una lingua frasi banali e quotidiane difficilmente sarà in grado di comprendere e amare la
concinnitas ciceroniana o lo stile
frammentato e nervoso di Tacito!
- Mi si dirà: "Ma è impossibile parlare in latino!" "Ma è un ritorno al passato o al più
il tentativo di risuscitare un morto!". Ho trascorso
tre anni della mia vita in un paese slavo e ho scoperto che è perfettamente possibile
imparare a parlare discretamente una lingua ben più
complessa del latino, dotata di sette casi e perfino dell'aspetto verbale. Basterebbe
forse uscire dalla logica per cui sbagliare l'accusativo
di vis - roboris è un errore gravissimo mentre non capire al volo una semplice
frasetta latina senza ricorrere al dizionario
è cosa del tutto trascurabile: l'importante è alla fine tradurla giusta!
- Un'ulteriore illuminazione mi è venuta da internet: è lì che ho incontrato un modo
diverso di considerare il latino (e il greco) e
che ho scoperto alcuni scritti del professor Angelino. "Oggi, quando si dice Latino, si
corre col pensiero a quel prodigio di architettura
e di eleganza che è il Latino dei massimi prosatori, di quegli autentici strateghi della
lingua di Roma, quali Cicerone, Cesare,
Livio, Tacito, Latino solenne, spesso arduo e labirintico. È naturale che chi pensi a
un simile Latino, si chieda con un sorriso
divertito come si possa pensare al Latino come linguaggio comune, come lingua veicolare
tra gli Europei. Ma se si pensa a un Latino
di lineare struttura, ignaro di inversioni ed eleganze, Latino che non si proponga di
porre caparbiamente i verbi in fondo
al periodo (tecnica di cui si faceva gioco già Seneca (Quid de illa [compositione]
loquar, in qua verba differuntur et diu exspectata
vix ad clausulam veniunt? [Ep. 114, 16]. Si noti quel saporoso diu expectata),
Latino che invece segua rigorosamente le leggi
della grammatica e della sintassi Latina, ecco che l'idea di un sermo Latinus colloquialis
come lingua comune europea comincia ad apparire
praticabile. Se poi ci si guardi attorno, oggi, in Europa, ci si accorgerà che tale
idea è già in atto, da tempo. L'iniziativa è
partita da Saarbrücken, dove un valente professore universitario, dottissimo latinista, il
benedettino P. Caelestis Eichenseer, ha
lanciato, ed attuato, l'idea dei Seminari Latini. Tre, quattro volte l'anno, un gruppo
di fautori del Latino vivo (professori,
studenti, cultori della lingua di Roma) si raccolgono in qualche antico Convento o
Castello o Sede Culturale, e quivi trascorrono una
settimana quasi di ferie, parlando solo Latino. S'intende che nelle primissime ore, chi
si è saziato per anni solo di letture e di
interpretazioni dei Classici, non sa che balbettare qualche modesta frase Latina, ma
presto, anche guidato dall'esempio di chi il Latino
vivo già lo sa usare con disinvoltura, si accorge con stupore e tacita commozione, di
cominciare a diventare un civis Romanus, che
riesce ad esprimersi, anche se con cauta lentezza, nella lingua di Roma." E poco oltre
"... il Latino di noi latinisti vivi, ..., si
impone un rigoroso rispetto delle strutture morfologiche e sintattiche del Latino classico
e in luogo del labirintico e raffinato
ordo verborum degli Autori classici, si propone una struttura lineare e spontanea,
quale la mentalità cartesiana di
oggi richiede. Chi scriva: «Si unusquisque hodie cogitaret minus de suis rebus et
magis de rebus communibus, vita civilis esset
hodie multo humanior» forma un periodo di tipo colloquiale, ma di assoluta legittimità
Latina; volendo invece classicheggiare,
scriverebbe: «Si minus de suis quisque rebus, ac magis communibus de rebus cogitaret,
multo humanior hodie exsisteret
vita»." (L'Europa alla ricerca di una lingua comune, «L'Idea Liberale», Milano
- Fasc. III - Nov. Dic. 1988)
- E altrove: "Perché allora, ci si chiede ormai da molti anni, in Europa e altrove, non
riallacciarci, fondamentalmente, alla
metodologia che fu usata fino all'Ottocento? In Europa, sin dall'età medievale,
dall'Umanesimo, dal Rinascimento e durante l'Illuminismo,
l'insegnamento del Latino si svolgeva su due binari: ci si impadroniva di un Latino
cotidianus, col quale esprimersi nelle conversazioni,
negli eventuali contatti, nelle corrispondenze, dalla nitida struttura ed essenzialmente
teso alla comunicazione, e contemporaneamente
si studiavano con attenta cura i grandi Scrittori Romani, cercando di emularli con
esercitazioni scritte. E che questo sia durato sino
agli inizi dell'Ottocento lo si può agevolmente desumere da un documento recentemente
pubblicato (si veda Tutti gli scritti inediti,
rari e editi (1809 - 1810) di Giacomo Leopardi, a cura di Maria Corti, Bompiani, 1982,
pag. 473)" (Idee sul latino vivo).
- L'ipotesi è dunque quella di introdurre il latino vivo nella scuola superiore
affiancandolo allo studio "tradizionale" della morfologia
e della sintassi opportunamente snellito in alcune parti o addirittura approfondito in
altre.
- E' ovvio che un tale progetto è forse più facilmente attuabile a titolo sperimentale
in un liceo particolare come il Liceo
Classico Europeo, fortemente indirizzato al versante linguistico, ma mi pare proponibile
anche in un classico o in uno
scientifico tradizionali: non si tratta infatti di abbandonare lo studio della lingua dei
classici in favore esclusivo del latino
comunicativo, ma di servirsi di quest'ultimo per evitare di concepire il latino come
lingua a senso unico, inattuale e priva di vitalità.
Lo studio della morfologia e della sintassi esemplate sulla lingua dei classici letterari
va ovviamente mantenuto, ma cercando di
far comprendere che si tratta di alta letteratura e non di sermo cotidianus...
- Il ricorso al latino vivo consente inoltre di ovviare all'inconveniente dell'eccessivo
ricorso al dizionario anche per i termini
e i costrutti più semplici e ricorrenti.
- A titolo sperimentale ho avviato un piccolo corso di latino vivo con i miei allievi
sfruttando i seguenti testi: AAVV, Piper Salve. Cursus
vivae latinitatis, ELI, Recanati 1998, De Man, Te Riele, Cadei, Redde Rationem
e Lectio continua, Minerva Italica 1979 nonché i fumetti
di Asterix in latino e la rivista Iuvenis.
- Ai ragazzi propongo in lettura brevi e semplici brani di vario genere (raccontini,
dialoghi, fumetti); seguono alcune domande
sul testo in latino cui devono rispondere in latino. Di qui si passa all'acquisizione di
termini, sintagmi, strutture. Si può quindi
proporre la stesura scritta di lettere, brevi dialoghi, pensieri... Un momento piuttosto
interessante è l'analisi dei "neologismi" che
aiuta a sviluppare competenze lessicali in modo talvolta divertente. Utilissimo può essere
poi il ricorso a internet: vi si trovano lessici
neolatini, eserciziari, addirittura opere letterarie moderne tradotte in latino, nonché i
Nuntii Latini, il programma di notizie in lingua
latina della radio di stato finlandese. Per i ragazzi più esperti ma soprattutto per i
professori che vogliano esercitarsi a parlare,
leggere e scrivere in latino su argomenti contemporanei c'è poi il Grex Latine Loquentium,
una mailing list di appassionati del latino che
si scambiano messaggi di posta elettronica in latino sui più svariati argomenti e la
"chat" (locutorium) del Circulus Latinus Panormitanus.
- Il rischio di questo metodo, per altro già in parte da me sperimentato, sta nel
passaggio brusco ai brani d'autore che va
assolutamente evitato: resta opportuno un sapiente dosaggio fra latino vivo e latino
diciamo "tradizionale": di qui forse il problema
maggiore che riguarda i tempi della didattica che potrebbero dilatarsi rispetto a quelli
tradizionali...
Elenco di siti internet latini o riguardanti il "latino vivo":
Contemporary Latin Resources
Professor Guido Angelino
Nuntius pro Lingua Latina
(Victorius Ciarrocchi)
Flavii
Magistri Pagina Domestica
Classica Lemoynensis
Humanitas ac Pietas (Petr Brezina)
L.V.P.A. (Latinitatis Vivae Provehendae Associatio)
Latinitas Viva (Stefano Rocca)
Caelestis
Eichenseer, De Latine
loquendo et scribendo hodiernis temporibus
Taberna Latina (Henrik
Roschier)
Contemporary Latin Poetry
Grex Latine Loquentium
Lexicon recentioris
latinitatis
Vocabula computatralia
Circulus
Latinus Panormitanus
Circulus Latinus Zagrabiensis
Cultura Clasica
Nuntii
Latini
De Aelio Maximo Gladiatore
Dr. Ammondt - Elvis in Latin
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