Sott'altra luce








SEMITA NULLA VIAM STABILIBAT

Torino è nebbia, grigio stagno
oceani biancastri appena ragnati
fianchi affogati di case nel gorgo
cinereo - forse sogno - e cimase.
A Chivasso è fioccare culla
al mio spirito di neve trastullo
al mio cuore lieve è
smarrirsi bianco di strade segnate.
Rodallo è falbo sgorgo febèo
è cesoia, lama, ferita, abbraccio
caldo, ghiaccio. Subito il senso scialbo
del viaggio svanisce in colore.
Ritorno a distinguere cieco
filari, sentieri, passaggi a livello.



ELEGIA ALESSANDRINA

Brucano a branchi gli orfici profeti
da bruma alessandrina circonfusi
fieri su paste o crêpes suzettes
le dita intinti in molle salsa.
A me, che illuso da malinconia
m'abbruno a triste logorree, gli occhi
dischiuda falsa luce al mondo,
basti la brina dei miei versi.



IL POETA NEL POZZO

Seduto, assorto, quasi divertito
- si osservino gli zigomi -
accolgo la tua voce
con sobria fissità.

Esumando altr'uomo, rileggi
il mio passato, ma non evochi
evi recuperabili,
agiti un fantasma.

Quando non sarà più la vita a scegliere
per me, sarà, come si dice,
troppo tardi, le forze
mi avranno abbandonato.

Prosaica, la mia discesa agli inferi
è appena cominciata, immemore
di stelle, malsicura
di rivederne ancora.

Sono caduto senza che nessuno
s'avvedesse del fatto:
attendo solo il riso
di un savio passeggere,
fisso lo sguardo e il piede a terra,
e la conseguente morale.

Ora che nell'inesorabile
naufragio quotidiano della grazia,
nel fango tracimante dalla buca,
ho svolto in fretta - pare - e bene
il compito fucale che ci spetta,
non posso che abbandonarmi alla vita.






Alcune poesie di Marco Noce sono contenute anche nella raccolta antologica Opere d'inchiostro curata dall'Assessorato alla Gioventù della Città di Torino (1991).






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