Marlene Dietrich
La Vamp
Già con la sola sua voce potrebbe spezzarti il cuore. Ma ha anche un corpo stupendo e il volto di una bellezza senza tempo...
(Ernest Hemingway)
Marlene Dietrich impersonava gli ideali di stile, eleganza e self control.
I suoi costumi di scena erano disegnati da Travis Banton o da Jean Louis. Ricordiamo il
frac di "Marocco" e il vestito da cavallerizza del "Giardino di
Allah".
Nata nel 1901 (anche se lei spesso dichiarò di essere nata nel 1904) come figlia di un
ufficiale prussiano e nipote di un comandante di zeppelin, il suo attaccamento alle
uniformi sembrava segnato fin dall'inizio.
Da bambina adorò il Kaiser Guglielmo (che portava uniformi-fantasia), oltre che Henny
Porten, una delle prime dive del cinema in assoluto. Alla fine della Prima Guerra
Mondiale, mentre dappertutto in Europa scoppiavano rivolte proletarie, la diciassettenne
Marlene annotava sul suo diario, con tono preoccupato: "Ce l'hanno chiaramente con
chi veste in modo elegante..."
Il suo ruolo ne "L'Angelo azzurro" la costringe a recitare anche in altri film
in cilindro, frac e calze a rete. Non che a lei dispiacesse... In privato era spesso
addobbata con monocolo, giacca militare e berretto: insegne tipiche di un uomo. Durante la
Seconda Guerra Mondiale andò a cantare al fronte per i soldati americani indossando
un'uniforme di propria creazione...
Gli amori - o anche solo amoreggiamenti - della Dietrich non si contano. Tra i suoi
spasimanti e compagni di letto furono Josef von Sternberg, Billy Wilder, Orson Welles,
Erich Maria Remarque, Gary Cooper, Jean Gabin e Burt Lancaster. Il padre di Marlene (dalla
testa ai piedi un militare: come abbiamo visto, era ufficiale di polizia del Kaiser, uno
di quelli con i baffi attorcigliati) morì prematuramente. La madre di Marlene si
risposò, ma il secondo marito cadde sul fronte orientale.
"Venere bionda" (1923) il quinto film della Dietrich sotto la regia di
Sternberg, fu quello che la consacrò come erede naturale della Garbo.
"Marlene Dietrich? Chi è questa Marlene Dietrich?" Così
sbottò, piena di sdegno, la "divina" Garbo.
Marlene Dietrich e Greta Garbo conducevano una guerra a distanza non solo nel mondo del
cinema, ma anche in privato. Per un certo lasso di tempo condivisero persino la stessa
amante, tale Mercedes de Acosta. Ripudiata dalla Garbo, coccolata dalla Dietrich, Mercedes
fu la silente vincitrice (o dolente perdente) dei capricci delle due stars. Il triangolo a
distanza fu ovviamente molto chiacchierato...
La Garbo era l'indiscussa diva maxima di Hollywood, e Marlene fece di tutto per sottrarle lo scettro. Contattò il fotografo Cecil Beaton, amico della Garbo, per farsi ritrarre da lui. Dopo averle inizialmente rifilato un reciso "no!", Beaton cedette all'insistente martellare della "vampirella". Le cronache non ci dicono come reagì la Garbo al "tradimento" del fotografo.
Queste e altre storie che hanno come protagonista Marlene Dietrich, sommate alle sue interpretazioni a dir poco sensazionali, se non proprio rivoluzionarie, nei film "Marocco" e "Venere Bionda" (quelli dove lei appare col frac, col cilindro e con le calze a rete), contribuirono a fondare la reputazione di lesbica dell'attrice tedesca. Il suo fascino androgino, già venuto alla luce durante gli anni berlinesi, fu sapientemente messo in risalto da Josef von Sternberg.
La Dietrich amava indossare abiti da uomo non solo sulla scena. Alla fine
degli anni Venti se ne spuntò a un ballo in maschera costumata da "paggetto in blu
con cagnolino", copia esatta del soggetto di un celebre dipinto di Gainsborough, già
allora adottato dagli omosessuali come loro simbolo.
Negli ambienti artistici della capitale del Reich, era ben nota la passione amorosa della
Dietrich per Claire Waldoff. La canzone Meine beste Freundin, che lei intonò nel
'28 insieme a Margo Lion, divenne un hit. Più tardi Marlene dichiarò che i riferimenti a
un rapporto ambiguo contenuti nel testo non erano assolutamente voluti.
A Hollywood l'attrice praticò in maniera spigliata la sua bisessualità.
Durante la sua relazione d'amore con Jean Gabin, coltivò l'amicizia (più di
un'amicizia!) con Edith Piaf, oltre che con molte dame dell'high society. Una
volta disse: "In Europa non ce ne importa se sei uomo o donna facciamo
lamore con chiunque riteniamo attraente".
Jean Cocteau e il suo amante Jean Marais idolatravano la Dietrich. L'attrice tenne
regolarmente contatti con i più celebri omosessuali del suo tempo. Con Noel Coward la
legò un'amicizia (pur tra numerosi alti e bassi) che finì soltanto con la morte di
Coward. Anche il geniale costumista Travis Benton, che disegnava tutti gli abiti di scena
della Dietrich con la diretta collaborazione della star, era omosessuale, oltre che
alcolizzato.
Nel 1935 Marlene irruppe a una festa in costume con addosso i panni di
Leda (sì, quella di Leda e il Cigno). Nell'occasione, la sua accompagnatrice Elizabeth
Allan vestiva in frac, interpretando dunque la stessa Marlene Dietrich. A tale strepitosa
entrata in scena molti diedero il significato di una confessione totale: "Sono
bisessuale. E allora?"
Tanta libertà di costumi non poté non entusiasmare gli amici omosessuali dell'attrice.
All'armamentario della villa della Dietrich appartennero per molto tempo l'attore tedesco
emigrato Hans von Tardowski e il suo amichetto Martin Kosleck, i quali, insieme a Clifton
Webb (Maestro delle Chiacchiere di Hollywood e dintorni), contribuirono ad alimentare a
puntino le dicerie sulla celebre diva.
Abbiamo accennato più sopra a Jean Cocteau. Tra i numerosi personaggi
dell'arte e della letteratura entrati a far parte dell'entourage sentimentale della
Dietrich, ci fu anche Erich Maria Remarque.
"Ich schicke dir mein ganzes Herz."
7 settembre 1937. Marlene Dietrich pranza con il regista, amico e mentore Joseph von
Sternberg in un ristorante sul Lido di Venezia. L'atmosfera è da sogno e carica si
significati sensuali: il Palazzo dei Dogi, il Carcere dei Piombi, Casanova... Ad un
tratto, nell'aria preautunnale, si materializza un signore tedesco dai modi e dal
portamento di un gentleman: è lo scrittore Erich Maria Remarque. Remarque si inchina
davanti alla diva e si produce in un baciamano. La notte stessa si ritroverà a letto con
lei.
Remarque, autore del romanzo pacifista Niente di nuovo sul fronte occidentale (un
libro che per molto tempo fu il più venduto in assoluto, secondo solo alla Bibbia), sa
come si parla agli angeli azzurri: "Le devo confessare una cosa" esordisce:
"io sono impotente!" Questa candida dichiarazione non può che entusiasmare la
Dietrich...
Tra Remarque e la vamp nasce un affaire transatlantico. Lei si è
trapiantata nel bel mezzo dell'high society di Beverly Hills; lui vive insieme ai
suoi cani in una lussuosa villa sul Lago Maggiore. Tra viaggi in piroscafo, lunghe
telefonate intercontinentali, lettere, telegrammi e incontri segreti in alberghi di Parigi
e di altre città europee, la loro relazione si protrae per anni. Remarque è soggiogato
dalla connazionale, e ne segue la carriera (costellata di scandali) attraverso le riviste
illustrate. Spesso le scrive delle missive chilometriche che evidenziano il suo forte
sentimento. Purtroppo, le lettere di risposta della Dietrich sono state quasi tutte
distrutte dall'ultima moglie dello scrittore, Paulette Goddard. Sappiamo comunque che
Marlene, pur se lusingata da questo amore, non lo ricambia del tutto: si mostrava freddina
con Remarque, e cercava di imbrigliarne l'ardore.
Remarque, geloso di Jean Gabin, esprimeva i suoi dubbi in vere e proprie ghirlande di
parole. L'ultimo telegramma della diva raggiunge Remarque sul letto di morte dello
scrittore. Poche parole, ma belle: "Ich schicke dir mein ganzes Herz". ("Ti
mando tutto il mio cuore.")
Il rapporto tra Marlene Dietrich e la Germania fu sempre negativo. I tedeschi non
perdonarono mai alla diva di aver voltato le spalle alla "patria", anche se in
realtà lei aveva semmai voltato le spalle al regime nazista (fu una delle poche voci
"ufficiali" del dissenso al tempo di Hitler). Hitler la corteggiò affinché
divenisse la regina della Germania nazista, ma Marlene, per tutta risposta, iniziò a
collaborare con lo USO, intrattenendo le truppe americane, rischiando la vita al fronte
per portare la sua arte e il suo supporto negli ospedali da campo durante il secondo
conflitto mondiale.
Quando nel 1960 tornò in visita a Berlino, fu accolta da cori astiosi. "Marlene go
home!" le gridavano. "Via! Va' via, traditrice della patria!"...
Marlene possiede il limpido fascino delle donne di ieri e lambiguo charme delle donne di oggi... Luomo non è solo attorno a lei, ma dentro di lei...
(Hanna Shygulla)
Biografia in breve
27 dicembre 1901
Marie Magdalene Dietrich nasce a Berlino-Schoneberg da Louis Erich Otto Dietrich e Elisabeth Josephine Felsing.
1907 - 1919
Frequenta le scuole a Berlino e a Dessau.
1922
Interpreta i suoi primi ruoli teatrali calcando i palcoscenici della capitale tedesca (tra i quali il Grosses Schauspielhaus Berlin, sotto la regia di Max Reinhardt). Ottiene piccole parti in svariati film.
17 maggio 1923
Sposa Rudolf Sieber (1897-1976).
13 dicembre 1924
Nasce sua figlia Maria Elizabeth Sieber.
1929
Prima interpretazione da protagonista in "Die Frau, nach der man sich sehnt" (regia: Kurt Bernhard). Nello stesso anno reciterà anche in "Das Schiff der verlorenen Menschen" (Maurice Tourneur).
Ottobre 1929
Firma il contratto per interpretare il ruolo principale nel film "Der Blaue Engel" ("L'Angelo azzurro").
1° aprile 1930
Premiere di "Der Blaue Engel" al Gloria Palast di Berlino.
2 aprile 1930
Marlene Dietrich emigra in America.
14 november 1930
Esce il suo primo film americano: "Morocco" ("Marocco"), subito seguito da "Disonhored" ("Disonorata"), ambedue per la regia di Josef von Sternberg.
1935
L'attrice mette fine al connubbio con il regista Sternberg dopo sette film insieme ("L'angelo azzurro", "Marocco", "Disonorata", "Shangai Express", "Limperatrice Caterina", "Capriccio Spagnolo" e "Venere Bionda").
6 marzo 1937
Ottiene la cittadinanza americana.
1944-45
Si esibisce per le truppe americane in Nord Africa e in Europa.
1950
Il governo francese le conferisce la Legion d'Honneur. Più tardi riceverà importanti onorificenze anche dalle mani del presidente Pompidou e dal presidente Mitterand.
1953 - 54
Si esibisce in due storici shows all'Hotel Sahara di Las Vegas e al londinese Cafe de
Paris. Strabilia il mondo con le sue versioni sensualissime di canzoni come Falling In
Love Again, You Do Something To Me di Cole Porter e La Vie En Rose
(da lei già interpretata nel film di Hitchcock "Paura in Palcoscenico"). Ma la
canzone che pone il marchio alla sua carriera da entertainer è Lili Marleen, un
inno pacifista eseguito per la prima volta per i soldati americani durante il suo impegno
antinazista. Negli anni Sessanta non si disdegnerà di cantare nei nightclub di entrambi
gli emisferi anche alcuni pezzi di Bob Dylan.
1960
Viene pubblicata la biografia Dietrich's ABC.
1974
Ultima esibizione della Dietrich in pubblico: avviene a Sydney, Australia.
1975
Sua ultima interpretazione cinematografica. Il film è Just A Gigolò, con David Bowie.
1979
Esce il libro autobiografico Nur mein Leben.
1984
Maximillian Schell le dedica uno stupendo film-intervista.
6 maggio 1992
Marlene Dietrich si spegne nel suo appartamento parigino. La morte l'ha colta nel sonno. Il 10 maggio viene celebrata a La Madelaine la messa funebre. Il 16 l'attrice viene seppellita a Berlino accanto alla madre.
24 ottobre 1993
Tutti gli effetti che furono di proprietà della Dietrich vengono trasferiti a Berlino per iniziativa dello Stiftung Deutsche Kinemathek, con la supervisione di John Block del Sotheby's di New York.