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IL grembo del Francescanesimo è Santa Maria degli Angeli, la «Porziuncola» di Assisi. A Santa Maria degli Angeli san Francesco fu illuminato sulla sua vocazione serafica, in questo luogo visse la prima comunità di frati minori radunatasi intorno al Poverello, questo luogo «il Santo amò più di tutti gli altri luoghi del mondo. Qui infatti conobbe l’umiltà degli inizi, qui progredì nelle virtù, qui raggiunse felicemente la meta. Questo luogo, al momento della morte, raccomandò ai frati come il luogo più caro alla Vergine. È questo il luogo nel quale san Francesco, guidato dalla divina rivelazione, diede inizio all’Ordine dei frati minori» (FF, 1048-49). Santa
Maria degli Angeli fu posta dal Serafico Padre come comunità modello di
tutto l’Ordine francescano, specchio di povertà e di preghiera, di
penitenza e di mortificazione, dove i frati vivevano una vita
«veramente angelica». Padre
Pio, francescano totalmente cristificato e assimilato a Cristo
Crocifisso, con le sue stimmate sanguinanti, assimilato in toto al
Serafico Padre, affonda anche egli le radici della sua eccelsa santità
in Santa Maria degli Angeli. A Pietrelcina, viene battezzato nella
chiesa di Santa Maria degli Angeli, cresce all’ombra di Santa Maria
degli Angeli, esercita il suo ministero sacerdotale in Santa Maria degli
Angeli. Il
Battesimo di padre Pio avvenne nell’attuale chiesa di sant’Anna che
era prima dedicata a Santa Maria degli Angeli ed era chiesa
parrocchiale. Se il fonte battesimale, come affermava san Leone Magno,
è il seno verginale di Maria, dobbiamo affermare che Santa Maria degli
Angeli fu davvero il grembo verginale della Madonna che fece nascere
Francesco Forgione alla vita della grazia, alla vita divina. Da giovane sacerdote fu ancora a Santa Maria degli Angeli che la Madonna preparò il suo figlio prediletto alla grande missione a lui affidata a favore di milioni di anime. Egli celebrò la sua prima S. Messa il 14 agosto 1910, nella attuale Chiesa Madre, dedicata già da allora a Santa Maria degli Angeli e qui offrì il Sacrificio della S. Messa per ben sette anni, dal maggio del 1909 al febbraio del 1916, periodo in cui padre Pio fu costretto a rimanere a Pietrelcina a causa delle sue cattive condizioni di salute. «Dite a tutti che mi sono cresciuto ai suoi piedi», egli affermerà più tardi, e scrivendo al suo Padre spirituale gli raccontava le gioie grandissime da lui provate quando da giovane sacerdote «incontrava» la Madonna degli Angeli in chiesa. In questa chiesa, prima delle sue lunghe, sofferte, commoventi Sante Messe, padre Pio si vedeva accompagnare all’altare dalla Madonna: «Con quanta cura Ella mi ha accompagnato all’altare questa mattina. Mi è sembrato ch’ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti» (Ep. I, p. 276). Qui padre Pio ebbe anche molte estasi per le quali rimaneva privo di sensi, ai piedi dell’altare maggiore e della statua della Madonna della Libera. Santa
Maria degli Angeli, dunque, è stato il grembo mariano di padre Pio,
come lo è stato di san Francesco. E come san Francesco «amò questo
luogo più di tutti gli altri luoghi», anche padre Pio affermò che
«tutto là è avvenuto», a Pietrelcina, ai piedi di Santa Maria degli
Angeli, consapevole che le radici più profonde della sua vocazione e
missione speciale, sono proprio lì, alla Santa Maria degli Angeli di
Pietrelcina. Da queste
radici mariane padre Pio ha attinto il suo ardente, filiale amore alla
«Bella Vergine», di cui daremo qui solo un cenno generale. Padre Pio
recitava l’Angelus con slancio d’amore, con lo sguardo rivolto alla
Madonna delle grazie, e con profondo raccoglimento. Quando qualche
figlio o figlia spirituale gli presentava qualche immaginetta della
Madonna da benedire, egli dopo averla benedetta, non poteva fare a meno
di baciarla con trasporto. Parlava spesso della Madonna, la pregava e
invocava con giaculatorie sussurrando: «Mamma mia Maria, a Te il gemito
dell’anima mia». Celebrava il mese di maggio «il mese della bella
Mammina», con particolare intensità e godeva in questo periodo di una
speciale presenza della Madonna; scriveva a padre Agostino: «Oh, che
bel mese è il mese di maggio. È il più bel mese dell’anno. Sì,
Padre mio, questo mese come predica bene le dolcezze e la bellezza di
Maria... il mese di maggio è per me il mese di grazie...» (Ep. I, p.
276). Ma il
monumento dell’amore alla Vergine in padre Pio è soprattutto il
Rosario, diventato fra le mani del Beato una preghiera incessante, una
supplica ininterrotta alla Mediatrice di tutte le grazie, che ha
alimentato l’unione più profonda e continua di padre Pio con la
Madonna ed è stata la sorgente di tutte le grazie riversate sulle anime
attraverso il suo ministero sacerdotale, soprattutto attraverso le
confessioni. é ormai scultorea la sua esortazione ai figli spirituali:
«Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario». Ciò che
è detto di san Francesco si può attribuire senza nessuna forzatura
anche a padre Pio che dal grembo di santa Maria degli Angeli attinse non
solo l’amore alla Madonna ma anche la «venerazione per gli Angeli». Padre Pio
inculcò l’amore e la fiducia negli Angeli a tutti i suoi figli
spirituali, ai quali insegnava a non far «arrugginire le ali all’Angelo
custode». Un numero altissimo di anime da lui dirette e persuase,
secondo le numerose testimonianze raccolte in diverse pubblicazioni,
sperimentarono, a volte anche in maniera straordinaria, la presenza dell’Angelo
custode. L’insegnamento
e l’esempio di padre Pio hanno contribuito non poco a ravvivare la
verità della presenza e dell’attività dell’Angelo custode che oggi
viene trascurata e a volte ridicolizzata o negata, mostrando al mondo
moderno della tecnologia e del materialismo uno squarcio di
soprannaturale, operante accanto a ciascuno di noi e di cui molto spesso
ci si dimentica. Fonte della notizia http://www.addolorata.it/eco/Luglio99/mariadegliangeli.htm
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