ADOLFO TANQUEREY
Compendio di Teologia Ascetica e Mistica
PARTE PRIMA
I principii
CAPITOLO IV.
Dell'obbligo di tendere alla perfezione.
Capoversi:
360. 2° Vi sono precetti gravi che in certe occasioni non possono essere osservati se non con atti eroici. Ora, tenendo conto delle leggi psicologiche, non si è ordinariamente capaci di compiere atti eroici, se prima non vi si è preparati con sacrifici, cioè con atti di mortificazione. A rendere questa verità più palpabile, diamo qualche esempio. Prendiamo il precetto della castità e vediamo quali sforzi generosi, talora eroici, richiede a poter essere conservata tutta la vita. Fino al matrimonio (e molti giovani non si sposano che a 28 o 30 anni) bisogna praticar la continenza assoluta sotto pena di peccato mortale. Ora le tentazioni gravi cominciano, quasi per tutti, all'età della pubertà e talora anche prima; a vittoriosamente resistervi, bisogna pregare, tenersi lontani dalle letture, dalle rappresentazioni delle relazioni pericolose, deplorare anche le più piccole debolezze e approfittarne per subito e generosamente rialzarsi; e ciò per un lungo periodo della vita. Or questo non suppone forse sforzi più che ordinarii e qualche opera di supererogazione? Il matrimonio, contratto che sia, non mette al riparo da gravi tentazioni; vi sono periodi in cui bisogna praticare la continenza coniugale; al che è necessario un coraggio quasi eroico, che non si acquista se non con una lunga abitudine di mortificazione dei sensuali diletti e con la pratica assidua della preghiera.
361. Prendiamo ora la legge della giustizia negli affari finanziari, commerciali, industriali, e si pensi al gran numero di occasioni che si presentano di violarla; alla difficoltà di praticare una perfetta onestà in tempi in cui la concorrenza e la bramosia del guadagno fanno salire i prezzi oltre i limiti permessi; e si vedrà che, per restare semplicemente onesti, è necessaria una somma di sforzi e un'abnegazione più che ordinaria. Sarà capace di questi sforzi chi si abituò a non rispettare che le prescrizioni gravi, chi venne con la coscienza a compromessi prima leggieri, poi più seri, e da ultimo veramente gravi? A schivar questo pericolo, non è forse necessario fare un poco di più di ciò che è strettamente comandato, affinchè la volontà, rafforzata da questi atti generosi, abbia maggior vigore a non lasciarsi trascinare ad atti d'ingiustizia?
S'avvera quindi dovunque quella legge morale che, per non cadere in peccato, bisogna fuggirne il pericolo con atti generosi che non cadono direttamente sotto precetto. In altre parole, per colpire nel segno si deve mirare un poco più in alto; e per non perdere la grazia bisogna rinvigorir la volontà contro le tentazioni pericolose con opere di supererogazione; bisogna insomma tendere alla perfezione.