Novissima Guida pel Viaggiatore in Sicilia: Catania

   Estratto dalla "Novissima Guida pel Viaggiatore in Sicilia" compilata
   da Salvatore Lanza di Trabia, Stab. Tip. di Francesco Lao, Palermo,
   1884, una rielaborazione della sua precedente opera "Guida del
   Viaggiatore in Sicilia" del 1859.
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   CATANIA (1)

   Alberghi: Grande Albergo di Catania, piazza Cappellini; Albergo
   Centrale, via santa Maria al Rosario, 9; Commercio via Gestai [oggi
   via Cestai -NdR] 1. -- Trattorie: Aurora, via Garibaldi 6; Genovese,
   via Vasta 10; Siani, piazza s. Placido, 6; e ve ne sono molte altre.
      Catania, che conta 100108 abitanti ha molte istituzioni di credito,
   un gran commercio prodotto dalle abbondantissime derrate del suo
   feracissimo suolo, e dalla manifattura dei tessuti della seta, nella
   quale industria occupa da tempi lontanissimi un posto onorevole. E'
   capoluogo di prefettura ed ha una provincia divisa in quattro
   circondarii, che complessivamente contano 450 460 abitanti in 64
   comuni. Sono capoluoghi dei circondarii Catania, Caltagirone, Nicosia
   ed Aci-Reale.
      Catania e` sede di una Corte di appello, di un Tribunale civile e
   correzionale, ed ha le molte istituzioni, che fan parte del sistema
   vigente, che da` tante attribuzioni ai capoluoghi di provincia. --
   Passiamo a farne la descrizione.
      Per la magnificenza dei suoi fabbricati, per la spaziosita` delle
   sue piazze e per la larghezza delle sue bellissime vie e` la prima
   delle citta` dell'isola. Pero`, Catania pago` a caro prezzo la sua
   bellezza, poiche` la deve alla rovinosa caduta di quella, che la
   precedette, la quale cadde per intero nel tremuoto del 1693.
   Importante nella moderna Sicilia, ebbe grandissima celebrita` anche
   negli antichi secoli, e nei tempi della vetusta civilta`. Fu edificata
   dai Sicani, e da costoro abbandonata per l'orrore dei fuochi
   dell'Etna; fu tenuta dai Siculi, e finalmente occupata dai Nassii, 730
   anni avanti Gesu` Cristo. Se in quei giorni non ebbero qui luogo degli
   avvenimenti clamorosi e grandi fatti di guerra, furono pero`,
   bellissimi fenomeni di civile sapienza. Caronda, nato in questa citta`,
   filosofo sommo e legislatore dei suoi concittadini e delle citta` della
   Magna Grecia e Stesicoro nato in Imera, ma qui tramutato, e rimasto in
   questa citta` per la piu` parte della sua vita, e qui morto, e qui
   onorato di un sepolcro, e di cui e` vivo il nome nella via e nella
   piazza, che cosi` si appellano, sono nomi che ricordano la sapienza di
   grandi uomini. Nel medio-evo, e massime nell'epoca degli Aragonesi,
   furono molti gli avvenimenti e le vicende di cui Catania fu teatro, ma
   quasi sempre chiamata ad essere la sede del sapere, sotto i
   Castigliani, e proprio sotto Alfonso il Magnanimo nel 1444 vi si fondo`
   l'Universita` degli studii, che per piu` secoli fu la sola che esistesse
   in Sicilia. -- Surta dalle rovine del tremuoto del 1693, offresi
   magnifica in tutti i suoi punti, anzi nonostante tanta rovina, offre
   degli avanzi cosi` importanti di antichita` greche da doversi
   assolutamente visitare. Per procedere ordinatamente incominceremo
   dalla Cattedrale, che ha innanzi una magnifica piazza. Nel centro di
   essa e` un bel fonte, sormontato da un elefante di un sol pezzo di
   lava, tranne i piedi. Su di esso posa un antico obelisco di granito
   rosso, che si crede egizio, che e` scompartito in varie zone istoriate
   colle solite figure caratteristiche, sulla interpretazione delle quali
   sudarono cotanto gli archeologi, col non poterne avere in fine che
   pochissima o nissuna conoscenza. Vuolsi da alcuni che questo obelisco
   fosse servito di meta al Circo, e l'esistenza di esso in Catania deve
   esser di antichissima data. All'incontro sospettasi da taluno che
   fosse stato trasportato dall'Egitto al tempo delle crociate. Fu cosi`
   poco apprezzato nei secoli andati, che sino al 1620, servi' di
   architrave al portone del vescovado. Dopo di essere giaciuto a terra,
   per mezzo secolo, fu nel 1677 eretto innanzi al palazzo senatorio. Il
   tremuoto del 1693, quasi non pago di tante rovine, abbatte` anche
   l'obelisco, che venne collocato in questo fonte nel 1736. -- Anche
   intorno al sottoposto elefante si e` detto tanto, e si e` preteso dargli
   moltissima antichita`. Certo e` che ignorasi come e quando Catania
   avesse concepito si` grande affezione per questo animale. Il certo e`
   che in varie monete, sotto il regno di Federico III vi si osserva; e
   Catania ne assunse l'immagine come suo stemma.
      In questa piazza del Duomo convergono le principali vie della
   citta`. La piu` larga, in punta alla quale torreggia l'Etna, chiamasi
   Stesicoro-Etne`a; l'altra che viene tagliata dalla piazza, e` il corso
   V. E. e la terza che va a terminare alla porta del fortino, e` la via
   Garibaldi, una volta Ferdinande`a. -- Pria di entrare nella Cattedrale
   faremo osservare al viaggiatore che le sei colonne di granito, che
   adornano il prospetto, appartennero, come si vuole, alla scena
   dell'antico teatro di Catania, al quale appresso faremo la nostra
   visita.
      Entriamo nel tempio. E' vastissimo; eretto dalla pieta` dei Normanni.
   Fu quasi per intero rovinato dai due tremuoti del 1169 e del 1693.
   Quindi dell'antico null'altro rimane che gli absidi, le mura esterne e
   le cappelle del Santissimo Crocifisso e della Immacolata. La prima
   porta laterale e` fregiata di basso-rilievi e di arabeschi, che forse
   furono lavorati dal Gagini, e quivi dopo la sua morte situati. --
   Entrando per la medesima porta, a sinistra vedesi un bellissimo quadro
   di Filippo Paladini, che esprime il martirio di santa Agata. La sacra
   famiglia con s. Giovanni e` di Abbadessa, catanese, quadro che campo`
   dallo esterminio del 1693. Il s. Francesco di Paola e` di Giuseppe
   Guarnaccia, e fu inviato da Roma, ove l'artista catanese passo` gran
   parte della sua vita. Il s. Carlo e` del Veneziani. Nella sagrestia e`
   un gran quadro a fresco dipinto dal Mignemi, che rappresenta Catania
   nella celebre eruzione del 1669. La lava che sgorga dal fianco
   dell'Etna, e proprio dai Monti Rossi, che allora si formarono, che
   scorre per le campagne, e poi invade Catania, e va al mare, e forma un
   promontorio, vi e` rappresentata in modo da darne una idea. E` un bel
   monumento artistico di quel fenomeno, e dei disastri che
   l'accompagnarono. Il lavacro di questa sagrestia si vuole del Gagini,
   o di altro abile artista, che seppe imitarne lo stile. La porta della
   cappella del Crocifisso e` opera del Mazzola, scolare del Gagini. Gli
   affreschi della volta e delle mura del coro sono di Corradino Romano
   eseguiti nel 1628. Il coro viene decorato dai sepolcri di sovrani e di
   principi e principesse reali. A dritta vi e` quello di Federico II
   Aragonese (1337), di suo figlio Giovanni di Randazzo, del re Ludovico
   (1355), della regina Maria moglie di Martino I, e di suo figlio
   Federico morto in piccola eta`. A sinistra, osservasi il monumento
   della regina Costanza (1363) moglie di Federico III. La cappella di
   s. Agata nell'abside a diritta, conserva un mezzo busto della santa di
   argento dorato e smaltato, adorno di molte gioie, doni di sovrani e di
   altri devoti. Vuolsi che Riccardo Cuor di Leone abbia fatti dono alla
   santa della corona che le cinge il capo. E` noto come questo principe
   fu a Catania transitando per la Palestina. Entro questo busto e` la
   testa della santa. Una cassa foderata di argento, e molto lavorata a
   rilievo, contiene insigni reliquie di lei.
      Nella medesima cappella notevole e` il monumento di D. Ferdinando De
   Acugna, nel quale vedesi la statua di lui di mezzana grandezza sculta
   nella prima meta` del secolo XVI.
      Nella grande nave sono notevoli due monumenti; quello di Monsignor
   Deodato Arcivescovo di Catania, perche` il busto marmoreo del presule e`
   poggiante su di una base di basalto vulcanico; e l'altro dove furono
   deposte le ceneri di Vincenzo Bellini, sculto in questi ultimi tempi
   dal Tassara fiorentino, e nel quale il genio della melodia, per le
   forme e la compostezza della persona sembra ben collocato in un luogo
   sacro.
      Uscendo dalla porta maggiore, a sinistra, per una scala di 21
   gradini, scendesi alla Antiche Terme. Si rifletta che il livello
   dell'antico suolo era al di sotto dell'attuale; e puo` dirsi che oltre
   alla presente Catania, ne esista un'altra al di sotto. In fatti,
   bisogna sempre scendere per visitare gl'interessanti monumenti, che
   esistono, e che additano a quale grado di civilta`, magnificenza e
   raffinamento d'arte sia arrivata questa citta`.
      Devesi al principe di Biscari, benemerito archeologo di Catania nel
   passato secolo, la scoverta della maggior parte di questi monumenti.
   -- Visitiamo le terme. A pie` di scala, e` un corridoio di 16 metri e 1/2,
   largo 2 m. e 26 cent. alto 6 e 13 cent. A man sinistra metteva alle
   stufe una porta, ora chiusa dalle fondamenta della cattedrale. In
   fondo ad esso corridoio e` una porta ad arco, che da` ingresso ad una
   stanza lunga 2 metri e 30 centimetri, e larga 2 metri e 1/2. In fondo e`
   un portico con altre stanze, simili alle gia` descritte, ed un
   acquidotto del quale se ne vedono 11 metri e 60 centimetri e che e`
   largo 90 centimetri, profondo un metro e 30. Vi scorrono ora tacite e
   limpide le acque dell'Amenano, al quale fu dato corso per evitarne
   l'impaludazione, che produceva una malsania, che venne in questo modo
   corretta.
      E` notevole una stanza adorna di bellissimi lavori plastici di viti
   con grappoli di uva, fronde intrecciate, ed altri ornati, dei quali si
   ammirano gli avanzi.
      Usciti di nuovo alla luce nella piazza della Cattedrale,
   incamminiamoci per la strada Stesicorea. Offresi a sinistra, il
   Palazzo di Citta`, bello ed imponente fabbricato. Si apre poi una
   piazza, che chiamasi della Universita` degli Studii, per essere innanzi
   a quell'edifizio, che e` a sinistra, e che bisogna visitare. Fu essa
   fondata dal re Alfonso il Magnanimo nel 1444. Entrando, trovansi a
   destra le spaziose scale, che conducono al primo piano, in un
   corridoio, che mena alle stanze ove i professori dettano le lezioni,
   ed alla grande aula, nelle pareti della quale si osservano i ritratti
   dei piu` celebri professori che da quattro secoli e mezzo vi han reso
   celebre il proprio nome. Questa Universita` ha non poche cattedre
   divise in piu` facolta`, ma particolarmente vi si coltivano le scienze
   fisiche e le matematiche pure e miste. Merita di essere visitata la
   Biblioteca, nella quale sono alcuni volumi stampanti nel secolo XV;
   l'Orto secco, autografo di Francesco Cupani, celebre botanico del
   secolo XVII; ed un codice in pergamena con caratteri semigotici col
   titolo Consuetudines Civitatis Cathaniae. Questa biblioteca contiene
   quaranta mila volumi, compresi gli undicimila conservati nelle due
   stanze della Ventimiliana, dove sono i libri lasciati dal benemerito
   Monsignore Salvatore Ventimiglia Vescovo di Catania, e da altri che vi
   aggiunsero opere pregiatissime. Francesco Strane, bibliotecario di
   essa, ne fece, gia` sono cinquanta anni, il catalogo ragionato.
      Nel secondo piano di questo grandioso edifizio, e` la tanto rinomata
   Accademia Gioenia fondata nel 1824 da varii dotti e zelanti catanesi,
   e dal commendatore fra Cesare Borgia, il quale ne fu eletto
   presidente. Una citta` cosi` prossima al piu` grande vulcano d'Europa ha
   un vasto campo da studiare sotto il rapporto della storia naturale; e
   quest'Accademia e` esclusivamente destinata ad un tale studio. Ne`
   poteva dedicarsi al nome di altro piu` benemerito, perche` il cav.
   Gioeni, al nome di cui e` consecrata, fu un minuzioso indagatore ed un
   diligente raccoglitore dell'immenso numero di prodotti esibiti dai tre
   regni della natura. Una numerosa serie di stanze offre molti e spesso
   prezioso e rari oggetti di storia naturale, tra i quali e` l'intera
   collezione del soprannominato cav. Gioeni, che l'universita` acquisto`
   dagli eredi di lui, scientificamente distribuita secondo la direzione
   del chiarissimo ed illustre professore Carlo Gemmellaro, trapassato
   venti anni or sono, dopo di essere stato per lunghi anni il decoro di
   questo Atene`o. -- Questa immensa raccolta va formata da quel che
   segue: Da una collezione delle produzioni litografiche vesuviane,
   levigate e grezze, ascendenti oltre a mille saggi; da 199 saggi di
   minerali delle isole Eolie; da una collezione di rocce etnee e dei
   vulcani estinti di val di Noto; da una collezione mineralogica
   generale della Sicilia, escluse le sostanze vulcaniche; da 158 varieta`
   di marmi grezzi e levigati dell'isola; da una collezione esotica di
   1366 saggi di mineralogia; da 150 saggi di diaspri e di agate di
   Sicilia, di rocce primitive, legni petrificati, fossili organici, e
   molte conchiglie, tra le quali una bella raccolta di microscopiche. Vi
   si osservano anche pesci diseccati, nidi di uccelli con uova, 440
   saggi di ambre tra grezze e levigate, pregevolissime per la varieta`
   dei colori. In fine vi sono 112 saggi di ambre insettifere.
   Raccomandiamo al viaggiatore la visita di questa celebre collezione
   dell'universita`.
      Dalla piazza degli Studii per la via Stesicoro-Etne`a, si va alla
   piazza Stesicoro, in fondo alla quale e` a sinistra la chiesa del santo
   Carcere, cui da` il nome la tradizione, che qui sia stata carcerata
   sant'Agata. A preferenza invitiamo l'attenzione del viaggiatore alla
   porta d'ingresso, pregevole opera del secolo XI, nella quale campeggia
   lo stile gotico, il greco ed il normanno. Nell'interno si osserva la
   stanza, che servi` di carcere a sant'Agata dopo il suo martirio, [sic!]
   e nella quale termino` la sua vita. Si vuole che tale stanza facesse
   parte dell'anfiteatro. Si osserva la cassa nella quale furono
   trasportate le reliquie della santa a Catania da Costantinopoli, dove
   le avea trasferito Maniace ai tempi dell'imperatore Giustiniano. --
   All'altare maggiore si vede una tavola raffigurante sant'Agata
   condotta al martirio, di bellissimo effetto, con questa iscrizione:
   Bernardinus Niger Graecus faciebat 1388.
      Nella medesima piazza Stesicoro, e` il monumento di Vincenzo
   Bellini, pregevolissimo lavoro dell'illustre scultore Giulio
   Monteverde. La statua centrale rappresenta il celebre compositore,
   nato in Catania nel 1801, e morto a Parigi nel 1835. Le quattro statue
   sottostanti rappresentano quattro dei principali drammi da lui
   musicati: la Norma, la Sonnambula, il Pirata ed i Puritani. Fu qui
   collocato nel 1882.
      Procedendo; si ha sulla sinistra la villa Bellini, giardino
   amenissimo. In un viale a lastrico trovansi i busti marmorei di dotti
   e celebri catanesi, cosi` degli antichi come dei tempi moderni. Negli
   ultimi anni questa villa e` stata allargata, ed offre una piazza in cui
   il pubblico trova come spassarsi, passeggiandovi anche in carrozza ed
   a cavallo, mentre le piu` squisite melodie fan ricordare che si e` nella
   patria del Bellini. Nella medesima via Stesicoro-Etnea, non lungi
   dalla villa Bellini, e` il nuovo Orto Botanico fondato non e` guari
   sotto la sapiente direzione dell'illustre padre D. Francesco
   Tornabene, sin dai primi anni giovanili professore di botanica nella
   universita` di Catania.
      Ritornando al centro della citta` si potra` visitare l'anfiteatro. Il
   livello del suolo pel quale vi si entra conduce in un sotterraneo, che
   era la loggia esteriore, che per lungo tratto cammina sotto terra. Si
   e` dunque molto al di sopra dell'antico suolo. La parte che se ne puo`
   osservare consiste in tre archi, che sostenevano l'ordine superiore,
   alcuni massi di pietre riquadrate con buchi, ove fissavansi le aste,
   che sostenevano il velario, il corridore inferiore con varie stanze,
   alcuni pilastri, un passaggio scoverto, che gira intorno all'edifizio;
   avanzi di sedili di pietra calcarea, avanzi di un acquidotto, che si
   dirigeva verso l'arena. Dalla curva visibile e scoverta di questa
   parte del monumento ben si puo` calcolarne la grandezza della elittica,
   e si puo` ben conoscere la sua magnificenza, che e` la piu` bella
   testimonianza dell'antica catanese grandezza, e che nel rimanente e`
   sepolto sotto il vico della Neve, lo spedale S. Marco, la piazza
   Stesicoro, la chiesa della Calcarella, la strada del santo Carcere e
   la strada del Penninello. Quanto dunque si osserva non e` che un
   piccolo avanzo dell'anfiteatro catanese del quale il grande asse
   esterno misurava metri 125, l'interno 51. La circonferenza esterna
   809, l'interna 139. Vi erano 56 archi, 32 sedili a tre ordini, due
   numeri di precisione. Era alto metri 31, e vi entravano 15 mila 591
   spettatori. -- Questo monumento, eretto dai Romani, o meglio da una
   colonia composta da emigrati romani, che lontani da Roma non vollero
   rinunziare alle abituali scene alle quali volentieri solevano
   assistere, fu abbandonato quando quella razza d'inumani spettacoli
   ando` in disuso, e mano mano fu distrutto dalla mano dell'uomo. Totila
   re dei Goti permise che se ne cavassero i materiali per cingere di
   mura la citta`. Il conte Ruggiero normanno fece uso delle magnificenze
   dell'anfiteatro onde adornare la cattedrale da lui fondata. Nel secolo
   XVI il senato di Catania concedeva le rovine dell'anfiteatro per
   farsene abitazioni. In seguito ne furono abbattuti gli avanzi,
   spianato il suolo, e colmato di terra per dar comodo alle truppe di
   potervi fare le rassegne e gli esercizii militari. Cosi` venne
   distrutto l'ordine superiore, e seppellita profondamente l'arena. Per
   il tremuoto del 1693 vi si ammassarono altre rovine, e l'anfiteatro
   spari` interamente. L'illustre e benemerito principe di Biscari,
   addolorato nel sentire alcuni stranieri, che negavano a Catania questo
   edifizio rammentato dagli antichi scrittori, impiego` non indifferenti
   somme del suo denaro per restituirlo alla patri. In due anni ne porto`
   al giorno un intero corridoio di quelli, che sostenevano i sedili, e
   quattro grandi archi della galleria esterna. -- Il viaggiatore potra`
   condursi a visitare la bella e grandiosa chiesa di s. Nicolo` l'Arena,
   a cui e` contiguo il monastero dove sino al 1866 furono i Padri
   Benedettini Cassinesi. Cosi` la chiesa che il monastero sono una
   riedificazione, perche` gli edifizii, che dianzi vi erano, furono
   rovinati dal tremuoto del 1693. Il prospetto della chiesa e`
   incompiuto. Quasi ogni altare ha un bel quadro; e tutti sono di scuola
   romana. Quello di s. Gregorio Magno e` del Camuccini, il martirio di
   s. Placido e santa Flavia del cavaliere Campolo, e due quadri di
   s. Benedetto del Cavallucci. Il coro scolpito a mezzo rilievo
   rappresentante fatti biblici, fu lavorato con gusto da Niccolo`
   Bagnasco palermitano. Il magnifico altare e` di agate, e tutto ornato
   di fregi di bronzo dorato. In fondo alla chiesa, nel coro, e` il famoso
   armonico organo, opera del calabrese Donato Del Piano. Costo` al
   modesto artista dodici anni di lavoro ed ai monaci dieci mila once
   (127000 lire) di spesa. Vi sono 72 registri, cinque ordini di tastiere
   e 2916 canne. Fu fatto nella seconda meta` del secolo XVIII. Il buono
   fabbricante volle che il suo cadavere fosse seppellito sotto questo
   suo capolavoro. -- La meridiana che si osserva in questa chiesa e`
   opera dei signori barone di Waltershausen e Peters, cosi` conosciuti
   pei profondi lavori fa`tti sull'Etna. -- Nella sagrestia un quadro del
   Novelli esprime Tobia liberato dall'angelo; e la istituzione delle
   varie congregazioni benedettine e` opera di Mariano Rossi detto lo
   Sciacchitano. Vi si conservano dei pregevoli arredi sacri, e molte
   reliquie, tra le quali una dei chiodi di Nostro Signore. -- Il grande
   edifizio unito alla chiesa, da monastero fu tramutato in luogo di
   pubblico insegnamento, e vi sono il Liceo, l'Istituto tecnico ed il
   nautico, il Ginnaseo, e molte altre scuole. -- Le suddivisioni fatte
   nel locale ne hanno ecclissato la grandiosita` dell'euritmia interna.
   -- Nella biblioteca, che e` di 20000 volumi, sono degni di essere
   osservati alcuni diplomi, vari codici, alcuni pregevoli manoscritti,
   una Bibbia sacra con miniature in oro, un ufficio della Madonna, una
   regola benedettina in dialetto siciliano, un codice antichissimo in
   pergamena, un codice della Divina Commedia ed altri volumi. Il degno
   bibliotecario che la regola ha in quest'ultimi tempi illustrato molti
   diplomi, codici e libri di prima stampa. Vi si osservano anche delle
   stampe del secolo XV. Nell'Archivio si conservano 3000 pergamene. Il
   Museo che occupa non poche spaziose stanze, offre un pregevolissimo
   quadro di Antonello ivi gelosamente depositato; tramutato da altro
   posto da dove forse avrebbe potuto sparire. -- Al locale descritto e`
   vicino l'antico Ode`o. Si sa come questi edifizii servivano per le
   pruove della musica, ed erano contigui al teatro, come si osserva in
   questo di Catania, dove una bella scala dava il passaggio dall'uno
   all'altro di questi edifizii. L'Ode`o e` molto ben conservato. Ha due
   ordini di sedili, un solo ingresso, ed una orchestra. E' circondato da
   17 stanze a volta inclinata, delle quali ne rimangono 11, trasformate
   in abituri di poveri. Secondo il duca di Carcaci questo Ode`o era
   capace di 1312 persone. La semicirconferenza interna di questo
   edifizio misurava 22 metri e 6, l'esterna metri 67 e 7.
      Dall'Ode`o si va facilmente alla via del Teatro Greco e puo`
   visitarsi quest'altro monumento dei giorni della civilta` greca. Una
   magnifica scala, meta` scoverta, e l'altra no, che e` a volta, formata
   da grossi mattoni a piu` ordini, conduce al teatro. Tuttora si
   osservano avanzi di tre ordini di corridoi, i quali conducevano
   all'orchestra ed al primo ed al secondo precinto della volta, che
   sosteneva il colonnato del terrazzo; varie nicchie, una vasca
   impellicciata di marmo nel suolo, nella quale vasca scorrevano acque
   correnti e piovane, che servivano a lavare il teatro; un sotterraneo
   acquidotto fabbricato di pietre calcaree, del quale non si sa l'uso;
   una stanza curule destinata al personaggio, che presedeva allo
   spettacolo; pezzi di pavimento dell'orchestra, formati di marmo bianco
   con rosso antico, sotto i quali sono dei piccoli condotti di acqua,
   che prendono varie direzioni. Il rimanente di questo edifizio e` in
   parte distrutto ed in parte sepolto sotto la strada. -- Da questo
   luogo si puo` andare alla chiesa del Collegio, nella quale all'altare
   maggiore si osserva una statua di s. Ignazio di Lojola, colle quattro
   parti del mondo, opera insigne del passato secolo. Nella chiesa del
   Monastero di s. Benedetto si osservano dei buoni quadri moderni, fra i
   quali uno del valente Michele Rapisardi. -- E' vicina la chiesa
   dell'Immacolata, dove si puo` ammirare una copia dello Spasimo di
   Sicilia, nella quale si legge il nome di Giacomo Vigna e l'anno 1541.
   Si vuole che il Vigna sia stato scolare di Raffaele di Urbino. -- E`
   vicina la Piazza di s. Filippo [oggi Piazza Mazzini -NdR], che e`
   adorna di portici, le di cui colonne che la circondano, furono cavate
   dal posto del convento di sant'Agostino. Vi rimasero giacenti nel
   chiostro sino al 1693, e fu dopo la catastrofe del tremuoto di
   quell'anno che nella riedificazione della rovinata citta`, furono qui
   collocate. -- Qui presso vedesi una lapide la quale fa conoscere che
   in quella casa addi` 3 novembre 1801, nacque Vincenzo Bellini. -- Dalla
   piazza di s. Filippo si va al Castello Ursino. Dicesi che fu edificato
   da Federico II Svevo nel 1232 onde tenere la citta` in freno poiche` una
   volta da questo punto veniva dominata. La celebre eruzione del 1669
   cambio` assolutamente il livello di questa parte della citta`. Il fuoco
   uscito dal posto in cui sono i Monti Rossi, che formaronsi allora e ne
   furono il cratere, devastando campagne, distruggendo paesi, e da per
   tutto spargendo desolazione e lutto, venne in citta`, ed oltre
   all'avere bruciato varii quartieri, copri` i bastioni di s. Giorgio e
   di santa Croce sotto questo castello, ne riempi` i fossati, e circondo`
   le due grandi torri di mezzogiorno. Cosi` la faccia del luogo fu
   cambiata, ed ora il castello serve di quartiere, ed esiste come
   monumento, che ricorda i tempi delle guerre aragonesi, quando fu
   spesso residenza di sovrani, e testimone di fatti importanti della
   storia siciliana.
      Il castello era prima alla spiaggia del mare, ma le lave che lo
   circuirono, nel rispettarlo, trascorsero sulle acque e formarono la
   nuova spiaggia, li` dove, quasi stanche del tanto distrurre campagne e
   case, e di spaventare la misera umanita`, che ne era spettatrice, si
   fermarono in quel modo che tuttora puo` osservarsi.
      Dalla piazza del castello Ursino, retrocedendo un poco sopra i
   proprii passi, e poi piegando verso diritta, si va al convento
   dell'Indirizzo, dentro del quale osservasi una bellissima stanza
   ottagona coperta di maestrevole cupola, formata di pietre riquadrate,
   tutte di uguale altezza, in modo da sembrare composta da tante zone
   regolari. Questo edifizio e` certamente un Laconico, lo che, come dice
   il Biscari, non si potea con certezza affermare nell'anno 1779,
   restando allora la maggior parte sepolta, ed occupati i posti
   adiacenti da varii oratorii per uso di alcune congragazioni di devote
   persone. Sloggiate queste per volonta` sovrana, e sgombrata la terra,
   oramai quel luogo offre dei particolari di grande soddisfazione pei
   visitatori. Vi si vede il luogo della fornace, il passaggio per
   andarvi, e parte anche del sotterraneo, che riceveva il calore del
   fuoco. Si osserva anche il modo come il calore comunicavasi. Passando
   gradatamente sotto il pavimento delle stanze laterali, vi si ravvisa
   come un luogo comodo, ed il posto della sedia stercoraria e
   l'orinatorio. -- Da questo punto puo` il viaggiatore recarsi al porto,
   di modernissima costruzione, e che ha gia` dato a Catania immensi
   vantaggi. -- Da qui si puo` andare al Museo del principe di Biscari,
   Ignazio Paterno` Castello principe di questo titolo, cultore esimio
   delle patrie cose, che ne fu il fondatore, e lo apri` nel 1758. Gli
   oggetti, che vi si osservano furono nella maggior parte rinvenuti dal
   dotto principe nelle sue ricerche archeologiche in piu` luoghi della
   Sicilia. Nei due cortili del museo appositamente fabbricato, si
   osservano dei sarcofagi e delle figure a mezzo rilievo, delle statue,
   e fra tutti gli oggetti primeggia la statua del fondatore.
      Il lastrico di questi cortili e` formato da pezzi di pietra calcare,
   che formavano il pavimento dell'antico foro. Quanto si osserva nelle
   sette stanze, che formano il museo Biscari e nelle altre piu` piccole,
   puo` dirsi un avanzo di quanto vi fu collocato dal fondatore. Vi sono
   oggetti antichi, cosi` greci che romani, e non ne mancano dei bassi
   tempi, in fatto particolarmente di armature. Presso la famiglia del
   fondatore esiste una raccolta di monete.
      Non mancherebbe qualche altro avanzo di anticaglie; ma essi
   richiedono che colla immaginazione su supplisca al molto che vi manca,
   desumendolo dalle poche vestigia che rimangono.
      Non sara` spiacevole il dire alcun che degli acquidotti, dei quali i
   piccolissimi avanzi pare che esistano perche` non se ne perda
   assolutamente la memoria. Avevano incominciamento il Licodia, dove se
   ne osserva il principio, che chiamano oggi la botte dell'acqua, e per
   venti e piu` chilometri portavano l'acqua a Catania, racchiusa talora
   in sotterranei condotti; e talora sopra lunghe arcate. Non lungi dalla
   citta`, in un luogo dietro il monastero dei Benedettini se ne osservano
   due pezzi, uno di quattro archi, e l'altro di due, avanzo miserabile
   di quel monumento, che venne rovinato o dalla eruzione dell'Etna del
   1669, o dalla mano dell'uomo, quando si edificarono le mura della
   citta`, sotto la vicereggenza di Los Velas (1641-1647) come narrano
   Carrera ed altri scrittori di memorie patrie.
      Uscendo di citta` per la via Garibaldi si va al Cimitero, che gia` da
   qualche anno si costruisce, e che ha un disegno grandioso. Vi sono
   delle sculture decorative, tra le quali dodici busti in alto rilievo
   rappresentanti i dodici apostoli. Vi sono anche dei monumenti, che
   ricordano i nomi ed i fatti di coloro, i di cui cadaveri vi hanno
   avuto sepoltura.

Nota

   (1) A chi voglia avere nelle mani delle indicazioni
   particolareggiate su questa importante citta`, proponiamo:
   1. Descrizione di Catania e delle cose notevoli nei dintorni di essa.
   Fu pubblicata senza nome dall'illustre Francesco Paterno`-Castello duca
   di Carcaci, che ne fece due edizioni. -- 2. Guida Letteraria,
   Scientifica, Amministrativa e Commerciale di Catania. Catania 1881. --
   3. Catania, Guida tascabile per il viaggiatore. Catania 1882.

Bibliografia su Catania

   Guida letteraria, Scientifica, Artistica di Catania. Catania 1884.

   Prof. Orazio Silvestri, Un viaggio all'Etna. Roma Torino Firenze,
   Ermanno Loescher, 1879. Tale prezioso volume dall'illustre autore
   dedicato agli aplinisti italiani, offre una succinta istoria
   scientifica del piu` famoso fra i vulcani, e ne espone le vicende e i
   fatti piu` notevoli in modo da destare il piu` grande interesse ed il
   desiderio di visitarlo.
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   Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy 
   Prima edizione digitale: 30 aprile 2002.

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